- di Marcello Crinò -
Castroreale, cittadina di origine medievale (la torre del castello di Federico II risale al 1324), fa parte del club dei “Borghi più belli d’Italia”, dove solo 250 comuni possono farvi parte, e per mantenere il titolo bisogna salvaguardare costantemente le caratteristiche storiche dei luoghi. Città d’arte e di tradizioni, Castroreale è sede di una festa unica al mondo che si svolge due volte l’anno.
Nella Settimana Santa e ad agosto viene portato in processione “U Signuri Longu” (Il Cristo lungo), un Crocifisso in cartapesta realizzato nel XVII secolo da un anonimo artista, custodito e venerato nella Chiesa di S. Agata, richiamando un gran numero di fedeli e cultori della tradizioni locali. La chiesa di Sant'Agata conserva altre opere degne di rilievo, tra le quali spicca l'importante trittico marmoreo dell'Annunciazione (1519) dello scultore Antonello Gagini.
Il Crocifisso, a misura d’uomo, montato su un palo di cipresso lungo circa tredici metri, è inalberato e messo a piombo su un pesante fercolo mediante un complicato meccanismo di pertiche lignee con terminali a forcina, e viene portato in processione il Mercoledì e il Venerdì Santo. L'attrazione maggiore della festa è l’emozionante trasporto della vara, che tiene per tutta la sua durata col fiato sospeso i presenti che da ogni parte accorrono ad assistervi. La manifestazione religiosa è accompagnata da luminarie, concerti bandistici, spettacoli folkloristici, gare sportive e fuochi d’artificio.
La vara di legno massiccio è molto pesante, circa trecento chilogrammi, mentre il fercolo nel suo complesso raggiunge il peso di circa quattrocentocinquanta chilogrammi ed è portato a spalla da sedici uomini. A manovrare le forcine delle pertiche ci sono degli esperti “maestri di forcina” che permettono al simulacro di muoversi bene tra le strette strade dell’antico paese, che spesso sono in discesa.
Secondo un'antica tradizione i portatori erano un tempo quasi tutti contadini, mentre i forcinari erano artigiani del legno o assimilati. Osservando da lontano l’incedere della vara durante il percorso, la Croce sembra scivolare lentamente sui tetti delle case quasi a voler proteggere Castroreale e i suoi abitanti.
Il percorso del Mercoledì Santo si sviluppa in questo modo: Chiesa di Sant'Agata, Via Siracusa, Via 3 Novembre, Piazza Duomo, interno Chiesa Madre, celebrazione S. Messa, Piazza Duomo, Corso Umberto I°, Piazza della Candelora, Corso Umberto I°, Salita SS. Salvatore, Piazza Pertini (Municipio), Via Siracusa, Chiesa di Sant'Agata.
Il percorso del Venerdì Santo è lo stesso, senza l’ingresso nella Chiesa Madre, con il Crocifisso accompagnato dalle seguenti “varette”: Ecce Homo (legno dipinto del ‘600), Gesù nell’Orto degli ulivi (legno dipinto del ‘600), L’Addolorata (opera di Michele Gangeri del 1860), Gesù morto (legno del ‘600). Esiste anche una “varetta” raffigurante Maria ai piedi della Croce (in legno e cartapesta, da restaurare). Attualmente è custodita nelle cripte della Chiesa di Santa Marina, adibita di recente a piccolo museo degli arredi sacri.
La processione, nata per la Settimana Santa intorno al 1646-1655, viene replicata il 23 e il 25 agosto. Ciò avviene perché nel 1854 il Crocifisso fu portato in processione per impedire il propagarsi dell’epidemia di colera che si era diffusa a Messina. A seguito di questa processione sarebbe avvenuta la “miracolosa” guarigione della signora messinese Giuseppina Vadalà, che giunta a Castroreale per scampare all’epidemia, manifestò i primi sintomi del colera. I cittadini allarmati portarono in processione il 25 agosto “U Signuri Longu” il quale, giunto in prossimità della casa della signora avrebbe compiuto il miracolo di guarirla. Non si verificarono altri casi della malattia, i fedeli gridarono al miracolo e il marito, Orazio Nicosia, donò al clero venti onze in onore del Crocifisso, come riferì lo storico Mario Casalaina nel suo testo su Castroreale del 1910.
In quest’occasione il simulacro esce dalla chiesa di Sant’Agata, e seguendo lo stesso percorso della Settimana Santa, viene portato nella Chiesa Madre, all'interno della quale rimane esposto alla venerazione dei fedeli fino al pomeriggio del giorno 25, quando viene restituito, sempre processionalmente, alla Chiesa di S. Agata.