- di Marcello Crinò -
Venerdì 7 aprile nelle sale del Villino Liberty è stata inaugurata “L’invisibile visibile”, una bellissima mostra di icone sacre “scritte” da Eugenio Cotrupi. Le Icone, infatti, pur essendo dipinte, si “scrivono” in quanto rappresentano teologia per immagini che attinge alla scrittura.
Cotrupi, di nascita milanese, vive a Reggio Calabria, città d’origine del padre. Dopo una vita di fotografo pubblicitario free-lance, a quaranta anni sentì un vuoto interiore, e dopo un percorso tra centri orientali e Assisi, ha trovato la strada delle Icone, che vanno al di la delle immagini, in quanto è una realtà che non si vede. Ha prodotto lavori per chiese e per privati, e infine è stato coinvolto in questa mostra di grandissima qualità, che ha stupito il pubblico presente all’inaugurazione, seppur non foltissimo a causa dell’orario scelto, il primo pomeriggio, per via degli orari del villino non propriamente adatti per visitare le mostre. Cotrupi usa la tecnica tradizionale delle Icone: dipinge sulla tela incollata su tavola, utilizzando la tempera all’uovo, e per i fondi e i particolari dei vestiti utilizza l’oro. Il tutto in maniera estremamente raffinata e perfetta.
A fare gli onori di casa Maria Sottile, dello staff del Villino e l’assessore Gianluca Sidoti. Dopo un intervento dell’artista, che ha ripercorso il suo approccio alle Icone, un intervento di padre Alessio Mandanikiotis, monaco di rito greco che vive in un eremo a Santa Lucia del Mela, spesso presente a Barcellona in occasione di eventi culturali-religiosi. Padre Alessio si è soffermato sul significato delle Icone, sul loro mistero, intessendo il suo intervento di rimandi all’arte occidentale, da quando gli artisti del Trecento, Giotto in primo luogo, interruppero il modo di dipingere, passando dal linguaggio “greco” (bizantino) al linguaggio “latino” col Rinascimento. Si è addentrato sugli aspetti reconditi delle Icone, incrociando Sacre Scritture e testi rabbinici. Non ha tralasciato di ricordare la presenza dei monaci greci (Basiliani) nella nostra città, dove portarono cultura e fede.
Le opere esposte ripercorrono la tradizione iconografica orientale: Madonne con Bambino, Crocefissioni, Angeli, Santi, anche un omaggio alla Sicilia con il Pantocratore, e non ultima quella che è considerata la più bella icona di tutti i tempi, la Santissima Trinità del monaco-artista russo Andrej Rublëv, che gli appassionati di cinema conoscono attraverso il capolavoro cinematografico di Andrej Tarkovsky.
La mostra rimarrà aperta fino al 20 aprile. Per info sui giorni di apertura e gli orari: 340 3855686.