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IL GLADIATORE AL CASTELLO DI MILAZZO Esperienza unica della compagnia teatrale “Testugine”. Là dove la politica non agevola chi promuove cultura

- di Giuseppe Messina -

   La stima che ho per il giovane regista-attore Salvatore Cilona mi ha portato ad accettare di ricoprire la parte dell’imperatore Marco Aurelio nell’opera teatrale “Il Gladiatore”, così come nel settembre dello scorso anno quando è andata in scena all’arena “Michele Stilo” di Barcellona Pozzo di Gotto dove ritornerà il 22 p. v. Non era mia intenzione parlare di me o degli amici che in vesti diverse hanno collaborato per la riuscita del lavoro in due atti, ma credo sia giusto, a questo punto citarli tutti, dallo stesso Cilona che ha vestito i panni del Gladiatore a Rosemary Calderone che ha interpretato Lucilla a Daniele Bisignani che è stato Commodo, ma anche da Vincenzo Cannistrà a Alasi Sawan, Sergio Lupo, Stefano impallomenni, Adriano Russo, Il piccolo Giuseppe Monteleone, Alessandro Monteleone, Mario Lanza, Carmelo Bellinvia, Giuseppe La Malfa, Pasquale Gitto, Faburama Celesaji, Loum Ismaila, Francesca Alesci, le ragazze del “Don Bosco Dance” di Antonella Scolaro, compreso il P. M. S. Servis l’aiuto regista Nino Trapani  e la costumista Francesca Furnari.

In scena a Milazzo

   Da non credere! I componenti l’associazione teatrale “Testugine” hanno fatto i salti mortali per mettere in scena un lavoro teatrale incredibilmente difficile: appunto “Il Gladiatore”, una tragedia ambientata nella Roma antica tratta dall’omonimo film di Ridley Scott, curata e diretta da Salvatore Cilona che ha anche ideato i costumi. Tutto sarebbe andato per il verso giusto se il lavoro non fosse andato in scena al castello di Milazzo, dove nei pressi non esiste un parcheggio per cui ciò scoraggia chi, per vari motivi, non può attraversare mezza città a piedi per arrivare sul posto non essendoci alcun servizio di navetta (Come chiunque può notare più ci si avvicina al castello e più aumentano i divieti di sosta, e non pochi dicono che ciò serva all’Amministrazione Comunale per fare cassa con le multe che gli avventori trovano sul parabrezza delle proprie auto). Come se ciò non bastasse, gli organizzatori questa attività culturale-artistica al castello suddetto, hanno constatato le imposte condizioni che lasciamo valutare a chi legge: pagare al Comune un contributo di 200 euro per un giorno più il 10% sull’incasso, spese S. I. A. E.,procurare estintori, fare arrivare al castello non più di 150 sedie, servis luci ed audio etc. etc. etc. facendo grossolanamente i conti c’è da considerare che 150 biglietti a 7 euro ciascuno portano 1050 euro, togliendo le spese e le percentuali per il Comune, praticamente chi affronta sacrifici, organizza e spende è destinato a fare un lavoro gratis, sempre ammettendo che ci siano i 150 spettatori paganti, che non è il nostro caso. A questo punto l’Amministrazione Comunale dovrebbe spiegare in che modo spende i finanziamenti destinati alla cultura, se poi il “Mastio” del castello è infestato di erbacce e rovi (che in certi punti abbiamo dovuto attrezzarci per toglierli) e alla fine dello spettacolo teatrale, gli spettatori sono costretti ad illuminarsi il buio percorso con i telefonini per non inciampare tra l’acciottolato che dal castello conduce fuori le sue mura. La verità è che, probabilmente, gli Amministratori sono persone che non hanno l’idea di che cosa sia la cultura, sono come chi possiede una Ferrari e non sa neppure come si mette in moto. Noi ci consoliamo sapendo di aver fatto il nostro dovere di operatori culturali e lo continueremo a fare proprio per amore di questa bistrattata materia ostacolata spesso da chi dovrebbe agevolarne il passo. Crediamo dovrebbe essere doveroso, specie da parte di chi rappresenta le pubbliche istituzioni, pensare che l’arte, la cultura sono i componenti di un’industria pulita che permette la crescita della società dal momento che la civiltà di un paese si misura dal suo livello culturale. Per quanto riguarda Milazzo è personale convincimento che i suoi amministratori non agevolino la divulgazione della cultura mettendo gratuitamente i propri locali a disposizione di chi onora la città, come fanno tanti altri comuni, ma crei ostacoli se non difficoltà anche economiche oltre che burocratiche.

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