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U.S.A. - Lavorare

La ricchezza più grande che gli emigrati italiani portavano con sé era il desiderio di una vita più generosa e la forza delle loro braccia. Per questo finivano con lo svolgere i lavori più pesanti e rifiutati dagli altri: scavare in miniera, opere stradali o ferroviarie e il piccolo commercio, attività capaci di garantire un guadagno immediato da spedire alla famiglia rimasta in Italia.

Anche i bambini, purtroppo, erano coinvolti nella sopravvivenza dell'intera famiglia. I più fortunati impiegavano le ore pomeridiane in piccoli lavori manuali, altri si improvvisavano  lustrascarpe o strillone, i più sfortunati in miniera.

Da un’inchiesta del 1897 a Chicago risultò che il 22 per cento degli immigrati italiani lavorava per un padrone; ciò implicava il versamento di una tangente per ottenere un lavoro e l’abitazione e l’obbligo di acquistare le merci in uno spaccio indicato.

Nell’Ovest americano l’emigrazione italiana ha avuto esiti positivi in diversi ambiti: dal lavoro nei campi, alla coltivazione della vite, alla pesca, al piccolo commercio. Nel 1910 le aziende agricole, tenute da italiani, erano 2.500; in California c’erano 5 banche italiane nel 1908 (nessuna a New York nello stesso periodo), di cui la più famosa è la Bank of America and Italy, divenuta poi Bank of America. Le più importanti colonie italiane del West sono state la Italian Swiss Colony di Asti, California, la Italian Vinayard Co. di Cucamonga, California, le Colonie di Napa Valley, Sonoma, Santa Clara Valley, Mendoncino, San Joaquin Valley, Monterrey.

La storia dell’emigrazione italiana è segnata anche da grandi tragedie e lutti, dovuti a volte da calamità naturali e spesso da errori umani o da decisioni infami, come la strage di operaie accaduta a New York il 25.3.1911, quando un incendio devastò gli ultimi piani di un palazzo che ospitava una camiceria dove lavoravano in condizioni disumane, con le porte sbarrate dall’esterno, 500 donne: delle 146 vittime 39 erano italiane.

Il disastro di Monongah
Il 6 dicembre 1907, nelle gallerie 6 e 8 della miniera di carbone di Monongah, cittadina del West Virginia, ebbe luogo il più grave disastro minerario della storia degli Stati Uniti d’America.
L’incidente rappresenta anche la più grave sciagura mineraria italiana:  Monongah con i suoi morti rappresenta l’icona del sacrificio dei lavoratori italiani costretti ad emigrare per sopravvivere.
Le vittime furono inizialmente calcolate «in circa 350», ma già nei giorni successivi alcuni giornali parlarono di 425 morti e tale cifra divenne infine quella “ufficiale”, confermata dai rapporti della Monongah Mines Relief Committee, la commissione che provvide al risarcimento dei parenti dei minatori scomparsi.

Ultima modifica il Giovedì, 06 Ottobre 2016 17:03
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