- di Maria Teresa Prestigiacomo -
Intervista all'artista
Incontriamo l'artista che esporra' alla galleria di Catania il 18 maggio , Elio Comisso, un pittore che desta meraviglia attraverso le sue rappresentazioni in cui l ' uomo è spesso più in ossa che carne, una scarnificazione voluta giacche' simbolicamente possa esprimere gli affanni dell'esistenza dell'uomo condannato dalla civiltà occidentale al lavoro che stressa ed annienta.
Perché esprime gli uomini nel loro scheletro? Penso che il corpo non sia veicolo ed espressione di bellezza ... tramite le mie figure ossute cerco di rappresentare la fatica, il prezzo che ognuno di noi deve pagare per vivere, il duro lavoro per sbarcare il lunario.
Cioe' vuole che rispecchino il tormento esistenziale? Vorrei che riflettessero l'angoscia, il dolore e la miseria che l'uomo sopporta e che, ahimè, continua a sopportare l'umanità.
Esauriente, grazie.
Non so se sono riuscito nel mio intento ma questo è il motivo.
Oltre alle opere in cui la rappresentazione degli uomini con le loro ossa e lo scheletro assurge a racconto delle fatiche dell'uomo, Comisso si spinge ad una narrazione immaginifica, quasi favolistica, forse dettata da un voluto contrasto, come in un' ipallage di carducciana memoria, in cui la rappresentazione di grandi pesci, dallo sguardo antropomorfo e dai colori vivi e brillanti, sembrano ricondurci ai momenti più belli della nostra vita in cui l'acqua, simbolo di rigenerazione, appare quale medium di salvezza. Le carte da gioco , dal valore metaforico, allegorico del destino, della cosiddetta sorte giocata dalle nostre stesse mani e da un sottile filo misterioso, entrano in ballo per smorzare la fantasmagoria di colori che potrebbe indurre ad una falsa decodificazione delle opere dell'artista, variegato e composito e al contrario ne connotano la produzione di profondo significato anche evocatorio del mistero della nostra sempre piu' complessa esistenza.