REDAZIONALE
Nel Salone degli Specchi di Palazzo dei Leoni si è tenuta ieri una commemorazione della grande poetessa messinese Maria Costa, voluta dal Consiglio Direttivo del Centro Studi “Maria Costa” (Lillo Alessandro presidente, Anna Maria Celi vicepresidente, Gisella Schirò segretaria, Antonio Barbera, Maurizio Costa, nipote della poetessa, Giuseppe Ruggeri, Mario Sarica, Linda Schipani, Sergio Todesco) e molto apprezzata dal pubblico che ha seguito con viva partecipazione le varie fasi dell’evento.
Ha suscitato giustamente l’entusiasmo del pubblico il documentario del giovane regista Fabio Schifilliti, “Come le onde”, che riesce a tradurre in immagini (in movimento) momenti fondamentali della vita della poetessa: dagli anni giovanili sotto il fascismo e la guerra – di grande forza emotiva il ricordo di Maria che intona “Lilì Marleen” – al primo dopoguerra, agli anni della ricostruzione e dello sviluppo (che non fu sempre progresso).
Hanno incontrato il consenso caloroso degli astanti i poeti che hanno letto una loro poesia dedicata a Maria Costa (Gianni Amico si è commosso fino alle lacrime, leggendo, e ha commosso il pubblico).
Chiamato dal presidente del Centro Studi, è intervenuto Rosario Fodale, editore del giornale on line “messinaweb.eu”, il quale ha rievocato gli anni lontani del suo sodalizio con il prof. Giuseppe Cavarra, («il caro Peppino ha per primo capito, apprezzato e promosso la poesia di Maria Costa»), ricordando come, per il suo tramite, conobbe e amò Maria Costa e la sua poesia.
Rosario Fodale, Maria Costa e Peppino Cavarra
Sono stati, quindi, consegnati attestati di Socio Onorario al dott. Angelo Caristi, fondatore e presidente del Museo Provinciale Messina nel Novecento, «per il suo assiduo impegno espletato nella promozione della poesia di Maria Costa», e al prof. Giuseppe Rando, «per il suo lucido lavoro di critica sulla poesia di Maria Costa». Quest’ultimo ha sottolineato che «la poetessa di Case Basse, come tutti i veri poeti, aveva dentro di sé il mondo (il mondo intero e sfaccettato, povero ma giammai miserabile, dei pescatori messinesi del Novecento)»: un mondo che urgeva per essere comunicato e che trovò nella scrittura e nei moduli stilistici della poesia (che Maria, autodidatta, conosceva alla perfezione) il suo principale canale espressivo, essendo la poesia di Maria Costa soddisfazione di un bisogno vitale di comunicazione e non trastullo, più o meno lezioso, della mente (tipico dei poeti della domenica).
Ha concluso degnamente la serata un intervento di Italia Cicciò, cultrice della poesia di Maria Costa.