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Messina: Centro Polifunzionale “Magnificat” Incontro Culturale sulla Storia della Cappella Musicale a Messina

 

- di Maria Vadalà -

Monsignor Letterio Gulletta, parroco della Chiesa di “Santa Maria dell’Arco”, presso il Centro polifunzionale “Magnificat” ha organizzato un trittico storico molto interessante che si snoda nell’arco di tre incontri sullo sviluppo della Cappella Musicale a Messina, curato dal Prof. Demetrio Chiatto, cultore di Musica antica e docente presso l’Università della terza età. Con pazienza certosina lo studioso ha realizzato un’opera colossale in nove tomi per rendere fruibile a tutti la storia musicale della città di Messina, riportando alla luce le testimonianze musicali che risalgono fin al IV secolo a.C. e focalizzando l’attenzione anche sui codici liturgici musicali della tradizione bizantina e latina. Colonna portante della sua ricerca è il prospetto storico musicale dal XVI al XVII secolo che, con un exursus accurato, impreziosito da moltissime testimonianze e documenti originali, presenta l’opera dei Maestri di Cappella. La Cappella Senatoria venne costituita a Messina nel 1530 con un regolamento speciale, data la presenza di pochi musicisti in città vennero anche scritturati artisti provenienti da Roma, Napoli, Treviso e Padova. Tra i maestri di Cappella sono annoverati: Eliseo Ghibellino, Giulio Scala, Nicolò Truppo. Molto suggestiva è l’immagine che è stata proiettata del ricco Carro trionfale dei musicisti, descritta nel 1592 da Filippo Gotho, a proposito di Bartolomeo Lombardo, per i festeggiamenti dei gloriosi martiri Placido e compagni, in quell’occasione furono chiamati ben 140 musicisti. Dopo l’inno “O Messanensis Gloria”, venne intonato un Madrigale e poi seguivano altre scene in cui appariva la rappresentazione di Messina “riccamente vestita in oro” che recitava dei versi e dialogava con l’Angelo. Molto interessanti nel volume pubblicato dal prof. Chiatto sono le trascrizioni di alcune composizioni della Cappella rinvenute nell’archivio della famiglia Bottari.

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Tra i Maestri di Cappella del XVII secolo sono stati ricordati: Ottavio Catalano, personaggio di spicco siciliano che operò anche a Roma e mandò a stampa un libro di mottetti a più voci; Vincenzo Tozzi di Roma, compositore di chiesa e di camera, che compose anche due melodrammi: “Il ratto d’Elena” e “Annibale in Capua” dei quali sono giunti a noi solo i libretti. Pur non essendo pervenuta la partitura è noto il tragico avvenimento della morte del cantante protagonista, l’eunuco Giovanni Marquett romano, detto Giovannino e ucciso in cattedrale, a seguito di una lite, il 21 dicembre del 1675 dal violinista Antonio Pandolfi. Altra figura di rilievo fu Paolo Lorenzani Maestro di Cappella anche a Versailles, dove fu ostacolato dalla gelosia professionale di Lully. Importante la figura di Michelangelo Falvetti del quale possediamo la partitura completa manoscritta del “Diluvio Universale” conservata presso la biblioteca Giacomo Longo, che rappresenta l’unica testimonianza musicale del periodo. Antonino Benitti fu Maestro di Cappella per venti anni, di lui viene attestata una prodigiosa guarigione ottenuta per intercessione della Madonna della Lettera padrona di Messina e alla quale per devozione il musicista dedicò 17 libretti. Dopo la sua attenta disamina il prof. Chiatto ha fatto ascoltare di Luigi Platone “l‘Aria di Menabeo” per canto e pianoforte, tratta dal “Dialogo pastorale”. A conclusione della avvincente trattazione è stato rinnovato l’invito a partecipare alla terza conferenza fissata per lunedì prossimo per completare la panoramica storica dei Maestri di Cappella del XVIII secolo.

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