- di Giuseppe RANDO -
Per una improvvisa associazione di idee, trovandomi a leggere il Vangelo di Luca 12, 13-21, credo di avere finalmente capito una strana ammonizione che mio padre talvolta faceva, attribuendola a mio nonno Peppe, vecchio cariddoto. «Amici mei», – diceva mio padre – ricoddativillu: 'a ‘mbunnanza è castigu di Diu». Massima sicuramente antiprotestante, invero, ove si pensi che i seguaci di Calvino considerano il successo economico, cioè la ricchezza, un segno della benevolenza di Dio e che, forse, appunto per questo il capitalismo moderno nacque e si affermò dapprima in Germania. Si veda “L'etica protestante e lo spirito del capitalismo” di Max Weber (1864 - 1920), il fondatore della moderna sociologia.
Mi è, dunque, improvvisamente balzata agli occhi, invero, l’altro ieri, per la prima volta, la perfetta corrispondenza tra la semantica negativa del termine dialettale di mio nonno, «‘mbunnanza», e quella del corrispettivo termine in lingua «abbondanza», che campeggia nel suddetto passo evangelico:
Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni. […] Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita.
Ne ho, perciò, necessariamente dedotto che il popolo cattolico di Torre Faro, intorno agli anni Trenta del secolo scorso, per la probabile intermediazione dell’omelia di un parroco locale (visto che non leggevano il vangelo né in latino né in italiano), abbia tradotto in dialetto, accentuandone la carica pauperistica, antimaterialistica e antiedonistica, il succitato passo di Luca: accumulare beni con «cupidigia», stare "nell'abbondanza" («'a ‘mbunnanza» del nonno) non salva nessuno, anzi può causare la rovina: «questa sera stessa ti sarà richiesta la tua vita». Si direbbe, addirittura, che il messaggio evangelico abbia incrementato, nella versione stringata, sintetica, perentoria dei cariddoti, la sua incontrovertibile carica dissuasoria: «castigu di Diu».
Il che conferma, peraltro, se ce ne fosse bisogno, che la cultura del mondo popolare non era affatto “terra terra”, rispetto alla “cultura alta” delle accademie e delle Curie: elaborava e codificava oralmente una esegesi biblica che non ha nulla da invidiare alla più raffinata ermeneutica dei testi sacri. In altri termini: «’A ‘mbunnanza – cioè l’attaccamento ai beni materiali – è una negatività, una sciagura (un “castigu i Diu”) da scongiurare».