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La Trasfigurazione di Ferragina a Matera per i 750 della Cattedrale L’Arte Emozionale di Ferragina trasmette cromaticamente i sentimenti del mondo

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Matera. La città di Matera si riveste ancora di più di Bellezza con le opere astratte,(giocate tutte sulla trasmissione cromatica delle emozioni) del maestro prof Massimiliano Ferragina. La committenza è prestigiosa e l’evento attorno al quale si consuma, altrettanto importante. La Cattedrale di Matera celebra i suoi 750 anni dal completamento. Una solenne liturgia sabato 24 ottobre 2020 presieduta da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, Arcivescovo di Matera-Irsina aprirà i festeggiamenti, seppur limitati dal tempo di pandemia. Per l’occasione è stata commissionata all’artista contemporaneo Massimiliano Ferragina, il pittore teologo, una tela raffigurante la Trasfigurazione. Don Angelo Gallitelli, parroco della Basilica Cattedrale “Maria SS. della Bruna” ci spiega che la tela è stata collocata nella cappella di Costantinopoli, accanto al Museo Diocesano di Matera (MATA). E’ il regalo luminoso per i 750 dal completamento della costruzione della Cattedrale di Matera - un quadro particolare di fattura e stile contemporaneo, un’opera commissionata apposta, che ha colmato una lacuna, perché tra i tanti quadri su tela della Cattedrale di diverse epoche, infatti, non ce n’era nemmeno uno dedicato alla Trasfigurazione - ci racconta don Angelo.

L’opera di Massimiliano Ferragina sarà in bella mostra all’ingresso della Cappella di Costantinopoli. E ci resterà per molto tempo. Il direttore del Museo Diocesano, dott. Marco Pelosi e la dott.ssa Annunziata Bozza, archivista Arcidiocesi di Matera-Irsina, sostenitori del progetto d’acquisizione, non escludono che se le opere di artisti contemporanei dovessero aumentare è possibile che un’ala del MATA possa ospitare una sezione di arte sacra moderna.

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Il progetto

“Gesù salì sul monte a pregare insieme agli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni e, mentre pregava, si trasfigurò” (Lc. 9,28-29).

L’evento degli apostoli invitati da Gesù a salire sul monte indica che il maestro li ha voluti coinvolgere nella preghiera: in quella particolare preghiera. Egli ha voluto manifestare la sua luce interiore. Il suo volto s’illuminò e le sue vesti lasciarono trasparire lo splendore della Persona divina del Verbo incarnato (cfr. Lc 9,29).

Nel 1540 Altobello Persio ha realizzato il gruppo scultoreo posto sull’altare della Cappella di Santa Maria di Costantinopoli adiacente alla Cattedrale. In posizione centrale ha posto il Cristo nell’evento culmine della storia della salvezza qual è la risurrezione, circostanza anticipata nel dialogo tra Gesù con Mosè ed Elia nel momento della trasfigurazione (cfr.Lc. 9,31).

La tela “La Trasfigurazione” opera del 2020 di Massimiliano Ferragina, in dialogo con l’opera del Persio, invita il visitatore che entra nella Cappella della Madonna di Costantinopoli ad immergersi nel mistero della Resurrezione e nella preghiera, lasciando parlare Mosè, Elia e Gesù e vivendo l’esperienza di Pietro, Giacomo e Giovanni. Nella trasfigurazione di Gesù è rivelata all’uomo la trasformazione che avviene nel corso della vita dove la biologia del corpo è una continua metamorfosi che si conclude con la morte, mentre la trasfigurazione di Gesù aggiunge qualcosa di nuovo: la risurrezione. Questa è la fede; questa è la preghiera: non fuggire la realtà ma viverla fino in fondo.

La tela

Il Cristo trasfigurato di Ferragina è di spalle, firma inconfondibile dell’artista. Di spalle in alto, sollevato, luminoso, quasi abbagliante. Di spalle per dirci che siamo invitati alla sequela, invitati a credere a quello che stiamo vedendo, come spettatori esterni, possiamo contemplare, assaporare quella Luce ma non del tutto ancora, la Trasfigurazione non è il tempo dove possiamo guardare Dio faccia a faccia. Dobbiamo sperare e attendere con fede la Resurrezione. Il Cristo è chino in segno di umiltà che si affida al Padre, il capo chino che ci ricorda l’evento Croce, imprescindibile, necessario per la salvezza dell’umanità. Le vesti si riempiono di luce e lasciano intravedere una corporeità vera dell’uomo Gesù, una corporeità trasfigurata ma pienamente carne, rimando all’Eucarestia a quel corpo di Cristo luminoso che nutre i credenti. Sequela, peso dell’umanità, necessità della Croce, Eucarestia, elementi per ripensare la fede da una prospettiva nuova, quella di coloro che hanno bisogno di una nuova catechesi con nuovi linguaggi. Gli apostoli assistono alla scena, nella loro postura e nella loro posizione sulla tela stessa individuiamo la loro “identità”. Pietro, solo, a destra, la solitudine di chi ha contemplato il maestro trasfigurato e poi rinnegato, Pietro e la sua fede così umana e istintiva maturata dopo la Resurrezione in pienezza di santità, modello per tutti. Giovanni a sinistra, la figura col capo chino sulla spalla di Giacomo, rimanda al gesto dell’ultima cena dove Giovanni poggia il capo sul petto di Gesù. Ferragina lo immagina così nel momento della trasfigurazione. Le tre figure comunque appaiono disorientate, smarrite, vogliono stare lì ma il loro cuore trema. La visione della divinità è dolcemente insopportabile per l’uomo. Mosè è riconoscibile per le tavole che regge innanzi a sè a sinistra sulla tela, l’altra figura a destra è Elia, infuocato nel suo essere profeta. Guardano a Gesù, lo innalzano, s’inchinano a Lui in un dialogo mistico che predice la Nuova Alleanza che verrà. Il Cristo è Luce. Gli apostoli ed i profeti sono rossi, insanguinati della loro umanità e fragilità ma testimoni di un evento fuori dalla natura, fuori dalla loro ragione. La tela è il tentativo di fare teologia visiva senza una raffigurazione didattica, di dire e narrare il fatto evangelico lasciando spazio al mistero, fare in modo che la rivelazione rimanga mistero, ecco perché i personaggi sono di spalle tutti, dire senza raffigurare, evangelizzare partendo dal desiderio innato dell’uomo di “vedere Dio”. Nell’attesa, nella fede. E di Fede Ferragina ne ha tanta: tanto che sul numero di questa settimana della rivista “ Miracoli”, l’artista esprime la sua devozione di fede e racconta la sua Storia: l’essere stato miracolato, lui e la madre… un racconto struggente, di intensa Bellezza che ci invita alla speranza. Ferragina, oggi, è un pittore di successo: è entrato a far parte del gotha romano , in particolare, di chi ama l’arte e con simpatia, la associa ad altre forme d’arte, di Moda e di Spettacolo.

Sono felice di avere scritto per lui, in tempi non sospetti, come si suol dire, quando ancora non aveva raggiunto l’apice del successo, questo artista ed era ancora una Stella nascente, in cui ho creduto… senza se e senza ma…come usa dire il notissimo Sindaco di Messina: Cateno de Luca.

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