- di Maria Teresa Prestigiacomo -
Messina."Prima che si chiuda l’anno pirandelliano (il 150° dalla nascita del genio agrigentino), desidero festeggiarlo a modo mio (my way!), da siciliano che vive in una città siciliana distratta, riproponendovi le copertine del mio recente libro "Verga Pirandello e altri siciliani", pubblicato da FrancoAngeli a Milano nel 2015. Vi troverete notizie di prima mano su Pirandello (con incursioni nuovissime nelle “novelle siciliane” poco o punto conosciute, nonché sui modi in cui egli vide e rappresentò la condizione femminile protonovecentesca nelle novelle e in due drammi: "Il giuoco delle parti "e "L’amica delle mogli"); su Verga (sull’anti-romanticismo di certi suoi romanzi minori gabellati come romantici, sull’elaborazione di una malintesa "Fantasticheria", sull’equilibrato dosaggio di lingua e dialetto nei "Malavoglia" e in "Mastro don Gesualdo", sulla versione operistica della "Lupa"); sulla genialità di un giovane siciliano, Enrico Onufrio, benvoluto da Verga e scomparso troppo presto, autore tra l’altro di un saggio su "La mafia in Sicilia" del 1878, che dovrebbe interessare gli storici di quella effettiva cancrena; sul nostro Stefano D’Arrigo (con una rilettura in chiave nichilistica e antipasoliniana di "Horcynus Orca"); su Andrea Camilleri, sulla sua «trilogia delle metamorfosi» e sul commissario Montalbano come personaggio antipirandelliano. Ma avrete modo di misurarvi in ispecie, con un metodo storico-critico aggiornatissimo, antideologico, antidealistico, antimpressionistico, epperò “globale”, pronto cioè a usare tutte le possibili chiavi di lettura per aprire, almeno in parte, quello scrigno speciale che è il testo letterario.
Rischiando l’accusa (e la condanna morale) per autopromozione sfrontata, ritengo francamente che un libro come questo – nell’attuale dormitorio cui si è ridotta la critica letteraria – non dovrebbe mancare sul tavolo di tutti i cultori di letteratura (siciliana quantomeno) né sulla scrivania di un professore delle scuole di ogni ordine e grado (Università compresa) né tampoco nella borsa di uno studente universitario o di terza liceo, che voglia crescere". E con il pascoliano humour da fanciullino conclude:" Accusatemi di quello che volete ma accattatevillo". Il prof Giuseppe Rando è stato uno dei miei docenti universitari, a Messina. Un vero maestro, un Signore, il professore che bocciava con classe e signorilita', (come il prof Lombardi Satriani) ma soprattutto, il Prof. Rando è un profondo conoscitore dei piu' importanti autori del Novecento.Mi consentano, avrebbe recitato Berlusconi, l'esternazione di considerazioni personali, non certo contemplate nel mondo giornalistico e nel suo registro linguistico. Ma un' eccezione, a volte...ci può stare.