- di Maria Teresa Prestigiacomo -
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Con “Il presidente Liccasarda” hai raggiunto il traguardo di ben 19 libri pubblicati. Qual è il segreto di questa copiosità di scrittura?
R: Scrivere mi è sempre piaciuto. Se resto un giorno senza scribacchiare comincio ad innervosirmi. Due giorni e tremo d’ansia. Una settimana e vado in tilt. Comincio a perdere l’orientamento, a sbagliare strade, mi passa l’appetito, entro in crisi d’astinenza e divento infrequentabile per chi mi sta vicino. Scrivere mi è indispensabile quanto vivere. Si tratta di sopravvivenza della mia identità.
Ami la produzione letteraria di altri autori? Chi sono i tuoi modelli di riferimento?
R.: Ho sempre letto anche in luoghi, contesti e situazioni inimmaginabili e indicibili. La mia voracità non mi concede respiro. Come un alcolista, tracanno tutto, alla rinfusa, tuttavia ho i miei scrittori preferiti. Boccaccio, Tolstoj, Hugo, Hemingway, Saroyan, Pirandello,Christie, Ellis, Fallaci, Follet sono quelli che mi hanno insegnato di più e a cui ritorno, quando rischio di smarrire il senso dei miei percorsi narrativi.
Pur avendo alternato poesia, commedia e saggistica negli ultimi anni hai mostrato una particolare predilezione per la narrativa. Quali sono gli input che hanno determinato questa scelta letteraria? Quale genere di storia racconti?
R.: La poesie e le commedie sono nate da particolari suggestioni, ispirazioni e momenti creativi. Questo romanzo racconta l’ascesa politica di un avvocato idealista tra appalti, raccomandazioni, sofferte problematicità del nostro tempo, laceranti contraddizioni e speranze di rigenerazione. Il romanzo svela impietoso le logiche della politica, eterne e immutabili, in una Sicilia che vuole rinnovarsi ma stenta a trovare la strada.
Quali sono gli steps significativi che evidenzieresti come particolarmente determinanti per la tua formazione e produzione letteraria?
R.: La mia inquietudine e la mia curiosità mi hanno spinto a viaggiare per le più vivaci città italiane, europee e del mondo, determinando la mia apertura alla rapidità del mio tempo e alla relatività dei valori. La passione per i sogni e le miserie della politica, il nottambulismo per strada e la poliedricità delle vita hanno alimentato la mia narrativa. I dualismi umani non mi spaventano, anzi mi affascinano, mi intricano.
Qual è il messaggio più innovativo del romanzo “Il presidente Liccasarda”?
R.: Liccasarda ci ammonisce in tal senso: che il Bene e il Male non sono facilmente riconoscibili ed isolabili. Spesso si annidano nella stessa persona, circostanza, azione, gesto. Sono indissolubilmente legati e connessi. La verità appare figlia della menzogna. Per raggiungere i fini più nobili si finiscono per percorrere sentieri tortuosi ed infidi. Per salvarsi ogni uomo ha bisogno del soccorso della sua Fortuna.
Copertina Il Presidente Liccasarda con effetti natalizi