- di Maria Teresa Prestigiacomo -
Palermo. Desideriamo ricordare la festa della mamma del 9 maggio, con una straordinaria poesia tratta dall' ennesima silloge poetica di Nicola Romano, brillante e valente esponente della Letteratura in Poesia, dalla fine del Novecento ai giorni nostri. Ricordiamo che Romano è stato un valente rappresentante della Sicilia in Irlanda, per la poesia, alcuni anni fa, giornalista e critico letterario ha al suo attivo dozzine di sillogi poetiche edite da Editori di notevole profilo.Le sue poesie, viaggio interiore senza confini, hanno sempre affrontato tematiche significative: dalla disillusione del mondo con "Non chiedermi nell' ora delle stelle..." ai "Bonsai" pillole filosofiche in versi...Ricordiamo
i "Tonfi" evocatori dei nostri tonfi quotidiani da intellettuali, divisi tra la trance delle nostre creazioni letterarie e i piatti del giorno o le ricette della nonna o "i carciofi ...pronti in tavola". In conclusione, una poesia ricercata, raffinata, colta, quella del poeta palermitano, mai d' officina o "ruffiana", ma sempre elegante e metricamente equilibrata, nella compostezza del suo funzionale contrappeso ritmico e, soprattutto, una poesia sempre coinvolgente emotivamente, come questa, in cui il poeta, nato nel periodo bellico, immagina e rivive con la madre, momenti di gioia e di "arcobaleni d' amore", vissuti in un piacevole contrasto al dolore della guerra e funzionale al godere maggiormente del piacere dell' esistenza, resa felice dalla nascita di un bimbo. Pertanto, una poesia autobiografica, questa che pubblichiamo oggi. Nicola si rivolge alla madre, con un vocativo coinvolgente emotivamente, ("madre")nella struggente poesia di memoria storica personale; ne consegue il desiderio da parte del poeta di accostare ai suoi versi, la foto della mamma stessa, Angelina e del padre Vincenzo che lo accoglievano, nel secolo scorso, felici, nelle loro braccia...in una doppia felicità: assistere alla gioia di un figlio, contrastando le morti della Grande Guerra! Felicita' per quello che senza tempo e senza spazio è il miracolo della vita, la nascita di un bimbo, il loro primo figlio..."allegria di cieli sovrapposti"...come recita un verso della stessa poesia di Nicola Romano che occorrerebbe candidare al Nobel come Quasimodo, orgogliosi noi tutti, come per il poeta di Modica.