- di Giuseppe RANDO -
Io che – alla mia età, e con tanti oceani di difficoltà attraversati, nell’Università e non solo, tenendomi a galla solo sui miei zoccoli – non sono certamente una mammola; io che posso vantarmi di non avere mai avuto padroni in terra; io che non ho mai stravisto per alcun uomo politico nostrano; io che non sono mai stato estremista né in politica, né tampoco nella vita vissuta; io che mi sono sempre professato, e sono, un intellettuale democratico di sinistra, pieno di dubbi e di limiti, come tutti gli esseri umani, ma immune da ogni “abbaglio” rivoluzionario, miracolistico o palingenetico; proprio io, ieri sera, davanti al televisore, mi sono stupito.
Era la prima volta, nella storia della televisione – devo dire –, che il conduttore, la conduttrice nella fattispecie, gli ospiti in studio e in diretta esterna, contro ogni prassi (più o meno formale) di pari opportunità, fossero esplicitamente schierati contro uno solo: che questo uno si chiamasse Matteo Renzi o Pasqualino Settebellezze, in questo caso, non conta. Certamente Lilli Gruber, che ha sempre mirato all’immortalità (televisiva), passerà alla storia come la conduttrice che ha fatto saltare il principio di pari opportunità nelle trasmissioni televisive.
Ma il mio stupore era accresciuto dal fatto che, molto evidentemente, i due più famosi e potenti editori del Paese, vale a dire Agnelli-FCA (padrone di due testate: “La Repubblica” e “La Stampa”, rappresentate in studio da Giannini) e Urbano Cairo, padrone del “Corriere della Sera” (rappresentato in studio dalla Gruber), si sono allineati sulle posizioni di Travaglio e del “Fatto quotidiano”, sposando quindi il connubio Cinquestelle-PD, la salita immediata di Draghi al Colle e la terza presidenza del Consiglio a uno-nessuno-centomila Conte. È il trionfo di Travaglio, che nemmeno Travaglio si aspettava. Ed è il trionfo, vero stavolta, del «pensiero unico»: mala tempora, dunque, per la repubblica italiana e per la democrazia. Lo si lasci dire a me, che non ho alcuna familiarità né con la profezia né con l’apocalisse. E ciò, senza alcun mio allineamento sulle posizioni di Renzi.