- di Maria Teresa Prestigiacomo -
Abbiamo veicolato una splendida iniziativa dell'Istituto Italiano di Cultura di Monaco di Baviera comunicataci da Giulio Bailetti docente di Italiano per stranieri
( L'Iniziativa è stata sponsorizzata dalla Società Dante Alighieri Monaco di Baviera e.V.)
Da Giulio Bailetti:"Ci siamo collegati in 9, 3 dal'Italia e cioè da Roma, da Alghero (Sassari) e da vicino a Soriano nel Cimino (Viterbo) e 6 dalla Germania, di cui 5 da qui da Monaco, con provenienza da Livorno, da Napoli, da Battipaglia (Salerno) e da Roma 2 ed una da Nürtingen (Stoccarda) con provenienza da Roma.
- Emilia di Roma, ma da qui da Monaco, ci ha prima letto:
"Prova a cantare il mondo mutilato.
Ricorda le lunghe giornate di giugno
e le fragole, le gocce di vino rosé.
Le ortiche che metodiche ricoprivano
le case abbandonate da chi ne fu cacciato.
Devi cantare il mondo mutilato.
Hai guardato navi e barche eleganti;
attesi da un lungo viaggio,
o soltanto da un nulla salmastro.
Hai visto i profughi andare verso il nulla,
hai sentito i carnefici cantare allegramente.
Dovresti celebrare il mondo mutilato.
Ricorda quegli attimi, quando eravate insieme
in una stanza bianca e la tenda si mosse.
Torna col pensiero al concerto, quando la musica esplose.
D’autunno raccoglievi ghiande nel parco
e le foglie volteggiavano sulle cicatrici della terra.
Canta il mondo mutilato
e la piccola penna grigia persa dal tordo,
e la luce delicata che erra, svanisce e ritorna."
Poi ci ha spiegato:
"È la poesia più famosa del poeta polacco Adam Zagaiewski, dopo gli attentati dell’11 settembre 2001.
Adam Zagajewski era nato nel 1945 a Leopoli (Lwów, L’viv, L’vov, Lemberg) e già questo basterebbe per un trattato: nascere a Leopoli nel 1945 significava nascere in una città che fino al 1939 era stata polacca, ma attaccata più volte dagli ucraino-sovietici nel 1920 e, naturalmente, dal 1939 al 1944 occupata dalla Wermacht, ma prima ancora, fino al 1919, era stata parte dell’impero Austro-Ungarico con la Galizia e dopo la prima spartizione della Polonia nel 1772; ne sarebbero seguite altre otto fino al 1939.
Poi ci ha letto dal Don Chisciotte della Mancia (Capitolo LVIII) di Miguel de Cervantes:
"Della bellezza che fa innamorare
Mutando discorso, disse Sancio al suo padrone: — Mi ha maravigliato, signore, la sfrontatezza di Altisidora, la damigella della duchessa: deve averla ferita e trafitta crudelmente quello che chiamano Amore, un monello cecolino, a quanto si dice, il quale, con tutto che sia cisposo o, per meglio dire, che non ci veda, se prende a bersaglio un cuore lo coglie, per piccolo che sia, e lo passa da parte a parte con le sue frecce. Ho sentito dir pure che contro la verecondia e il riserbo delle fanciulle si spuntano e ottundono le amorose saette; ma in questa Altisidora pare che si aguzzino piuttosto che spuntarsi.
— Pensa, Sancio — disse don Chisciotte, — che l'amore non ha riguardi né serba limiti di ragione nel suo procedere, ed è della stessa natura della morte: ché tanto assale gli alti palagi dei re quanto le umili capanne dei pastori; e quando prende pieno possesso di un'anima, la prima cosa che fa è toglierle il timore e la verecondia; e perciò, non avendone, Altisidora dichiarò le sue brame, che ingenerarono nel mio petto impaccio anziché pietà.
— Crudeltà degna di menzione! — disse Sancio. — Ingratitudine inaudita! Io di me posso dire che mi avrebbe vinto e assoggettato la più piccola sua parola amorosa. Figlio d'una troia, ma che cuore di marmo, che viscere di bronzo, che anima di cemento! Ma io non so pensare cosa mai ha veduto in vossignoria quella damigella, da vincerla e assoggettarla così: quale leggiadria, quale vivacità, quale graziosità, quale bella faccia, sì che ciascuna di queste doti per se sola o tutte insieme dovessero innamorarla; perché davvero davvero molte volte mi faccio a guardare vossignoria dalla punta dei piedi fino all'ultimo capello della testa e vedo cose più fatte per spaventare che per innamorare. Ed avendo io sentito anche dire che la bellezza è la prima e principale qualità che fa innamorare, dal momento che vossignoria non ne ha proprio, io non so di cosa s'è innamorata la poveretta.
— Considera, Sancio — rispose don Chisciotte, — che ci sono due specie di bellezza: una dell'anima e l'altra del corpo; quella dell'anima spicca e si rivela nell'intelligenza, nell'onestà, nel procedere decoroso, nella generosità e nella buona educazione; tutte le quali doti si contengono e possono trovarsi in un uomo brutto. Or quando mira a questa bellezza e non a quella del corpo, l'amore di solito germoglia impetuoso e più forte. Io, Sancio, vedo bene che non sono bello; ma so anche che non sono deforme; pertanto, per un uomo dabbene basta il non essere un mostro per essere amato, purché possegga le doti dell'anima che t'ho detto."
Grazie Emilia, la saggia!
- Britta di Hanau (Francoforte), ma da vicino Soriano nel Cimino ci ha letto questi tre illuminanti estratti:
"Albert Einstein
I mezzi di comunicazione di massa, la stampa, la radio hanno portato all’asservimento di corpi ed anime ad un’autorità strategica mondiale. E in ciò sta la principale fonte di pericolo per l’umanità. Le moderne democrazie mascherano regimi tirannici; utilizzano i mezzi di comunicazione di massa come strumenti di disinformazione e di stravolgimento delle coscienze degli uomini. Nelle condizioni attuali, i capitalisti privati controllano inevitabilmente in modo diretto o indiretto, le principali fonti di informazioni. Per cui è estremamente difficile, e nella maggior parte dei casi impossibile, che il singolo cittadino possa arrivare a conclusioni oggettive e avvalersi in modo intelligente dei propri diritti politici. La minoranza, la classe dirigente attuale, possiede la scuola, la stampa e di solito anche la Chiesa. Questo consente loro di organizzare e influenzare le emozioni delle masse e di farle diventare un proprio strumento.
Pier Paolo Pasolini
Finché l’uomo
sfrutterà l’uomo
finché l’umanità
sarà divisa
in padroni e servi,
non ci sarà
né normalità né pace.
La ragione
di tutto il male
del nostro tempo
è qui.
Bertolt Brecht :
La guerra che verrà
non è la prima. Prima di
questa
ci furono altre guerre.
Quando finí l’ultima
ci furono vinti e vincitori
Tra I vinti la povera
gente
moriva di fame.Tra I
vincitori ugualmente,
moriva di fame la
povera gente."
Grazie Britta, la nostra coraggiosa e unica tedesca!
- Romina di Roma, ma da Nürtingen, dal suo diario ci ha letto del suo vagare tra le case delle donne:
"11 marzo 2021
Partenza da Schwäbisch Gmünd alle ore 08:42. Ieri le signore della Casa mi
hanno comunicato il prezzo del biglietto, tra €89,90 e €130,60, sottintendendo che
dovrei provvedere all'acquisto, come già avvenuto per il biglietto del treno
precedente. Rimasta basita, ho comunicato loro di non avere più un centesimo.
Finalmente hanno deciso di provvedere. Mi hanno comunicato gli orari di partenza, di
cambio di treno e di arrivo a Berlino centro, visto che nessuna di loro mi
accompagnerà. Per concludere mi hanno consegnato un foglio su cui sono appuntate
delle frasi in tedesco che devo osservare:
( traduzione)
1. andare alla Caritas
2. chiamare Berlino Caritas numero di telefono (che inizialmente mi viene dato
errato). Se il treno avesse subito ritardo, oltre le ore 15:30, avrei dovuto
chiamare un secondo numero di telefono e passare la notte in albergo.
3. farmacia per test corona "io ho un posto alla Caritas".
4. Punto dell’incontro, appuntamento.
Quindi, da come è scritto e da come mi è stato spiegato da Frau S., arrivata alla
stazione sarebbe stato tutto molto semplice. Si è rivelato esattamente il contrario!
Arrivo alla stazione centrale di Berlino alle 14:52 e chiamo come da programma. La
signora che mi risponde, la mia assistente sociale, inizia a parlare un veloce tedesco.
Inutile comunicarle in tedesco che non capisco. Alla fine intendo che devo cercare
una strada di cui mi dice velocemente il nome. Dopo molto tempo riesco a farle capire
che deve sillabarmelo anziché vomitarmelo cinque volte di seguito. La Bundeshalle,
ecco il nome della via e con tanto di civico, 92.
Quindi, con tre borsoni pesanti contenenti i documenti, qualcosa per vestirmi ed il necessario per lavarmi, acquistati con gli ultimi soldi a disposizione e quattro ernie al collo, me la dovrei cercare ed arrivarci senza conoscere né la lingua né la città. Dopo dovrei cercare questa benedetta farmacia che immaginavo fosse nei pressi della fermata della metro. La signora mi fa anche capire che devo arrangiarmi e che nessuna di loro verrà in mio soccorso. Inutile dirle che. da quanto ho appreso, la farmacia è molto lontana. Nonostante che io le comunichi le mie difficoltà, lei non mostra interesse e chiude la telefonata.
Mi armo di pazienza, mi ricarico tutti bagagli sulle spalle e cerco un posto di polizia
con la speranza di ricevere aiuto. Nel mio tedesco sbagliato, fatto di pochissime
parole, presento la mia situazione al poliziotto, ma nulla da fare. Il poliziotto mi indica la biglietteria, dove chiedere informazioni. Pensavo che la polizia tedesca fosse
sensibile a problemi come il mio. Mi sono dovuta ricredere.
Esco all'esterno della stazione e, disperata, inizio a chiedere alla gente aiuto, sperando che qualcuno si impietosisca. Dopo circa 10 minuti un uomo si ferma e mi spiega che è impossibile andarci a piedi, perché la farmacia è molto lontana e mi porta ad un ufficio informazioni, dove posso chiedere meglio quali mezzi dovrò prendere. Per fortuna l'operatore parla un po' di spagnolo. Ci si intente e mi stampa un foglio con le indicazioni dei mezzi e dove scendere.
Inizia a far freddo e già mi vedo a trascorrere la notte per strada da sola e senza
cibo. Leggo il foglio e capisco che devo rientrare nella stazione, cercare un treno,
prenderlo per qualche fermata, poi scendere, cercare una metropolitana per arrivare
all'inizio di quella Bundeshalle. Chiedo subito dove posso acquistare il biglietto. Mi
indicano una macchinetta automatica. E lì di nuovo il panico! Non capendo il tedesco
per me tutto è molto complicato, perché non trovo la scelta della lingua.
Sono già le 15:41. Richiamo il mio riferimento della Caritas e provo a supplicarla di mandare qualcuno a prendermi, ma inutilmente. Mi dice anche che in 5 minuti potrei arrivare sul posto a Zoologhisce o un qualcosa del genere. Non so neanche di cosa parli. Infatti mi dico...e ora? Un altro nuovo indirizzo? Me ne frego del biglietto. Chiedo ad un passante dove si ferma il treno, indicando il nome sul foglio e, intuita dai suoi gesti la direzione, corro a prenderlo. Scesa, inizio a cercare la metropolitana fuori dalla stazione Berlin Zoologischer. Chiedo ancora e la seconda persona mi dà la correttaindicazione. Scendo le scale per raggiungere la fermata e richiedo per la direzione.
Vedo un uomo non più giovanissimo, con passo deciso ed elegante, che mi ispira fiducia. Mi avvicino per chiedere la direzione. Lo chiamo e per fortuna parla un poco di spagnolo. Vedendomi in difficoltà già con i soli bagagli, si mostra preoccupato e prova ad aiutarmi. Gli spiego in breve che sono fuggita da mio marito e lui, con qualche parola un po’ colorita di disappunto, mi aiuta a fare anche il biglietto alla macchinetta automatica che logicamente di nuovo non aveva l'opzione di scelta della lingua. Pago e lo ringrazio per l'estrema gentilezza."
Grazie Romina per le tue peripezie! Ma continua.
- Daniele da Roma ci ha letto da Come vi piace, Jacques,
Atto secondo, Scena settima. (Shakespeare):
"Tutto il mondo è un palcoscenico, e gli uomini e le donne sono soltanto attori. Hanno le loro uscite come le loro entrate, e nella vita ognuno recita molte parti, ed i suoi atti sono sette età. Prima, l'infante che miagola e vomita in braccio alla nutrice. Lo scolaro poi, piagnucoloso, la sua brava cartella, la faccia rilucente nel mattino, che assai malvolentieri striscia verso la scuola a passo di lumaca. E poi l'innamorato, che ti sospira come una fornace, e in tasca una ballata tutta lacrime sopra le ciglia della sua adorata. Poi, un soldato, armato dei moccoli più strambi, un leopardo baffuto geloso dell'onore, lesto di mano, pronto a veder rosso, che va a cercar la bubbola della reputazione persino sulla bocca d'un obice. E poi il giudice, con un bel ventre tondo, farcito di capponi, occhio severo, barba ritagliata a regola d'arte, gonfio di sentenze e di luoghi comuni: e in questo modo recita la sua parte. L'età sesta ti muta l'uomo in magro pantalone in ciabatte, le lenti al naso, la borsa sul fianco, e quelle braghe usate da ragazzo, ben tenute ma ormai spaziose come il mondo per i suoi stinchi rattrappiti, e il suo vocione da maschiaccio che ridiventa un falsetto infantile, un suono fesso e fischiante. L'ultima scena infine, a chiuder questa storia strana, piena di eventi, è la seconda infanzia, il mero oblio, senza denti, senz'occhi o gusto, senza niente."
Grazie Daniele per questa impietosa descrizione del nostro crudele destino.
- Jessica di Battipaglia, ma da Seefeld vicino a Monaco, ci ha prima letto questo bel frammento di Chourmo di Jean Claude Izzo:
„Dal cielo al mare, era un'infinita varietà di blu. Per il turista, quello che viene dal nord, dall'est o dall'ovest, il blu è sempre blu. Solo dopo, quando ci si sofferma a guardare il cielo e il mare, ad accarezzare con gli occhi il paesaggio, se ne scoprono altre tonalità: il blu grigio, il blu notte e il blu mare, il blu scuro, il blu lavanda. O il blu melanzana, nelle sere di temporale. Il blu verde. Il blu rame del tramonto, prima del mistral. O quel blu così pallido, quasi bianco.“
Poi ci ha letto L'altro di Eugenio Montale (tratto da"Satura")
"Non so chi se ne accorga
ma i nostri commerci con l'Altro
furono un lungo inghippo. Denunziarli
sarà, più che un atto di ossequio, un impetrare clemenza.
Non siamo responsabili di non essere lui
né ha colpa lui, o merito, della nostra parvenza.
Non c'è neppure timore. Astuto il flamengo nasconde
il capo sotto l'ala e crede che il cacciatore
non lo veda."
Grazie Jessica per queste tue attuali letture.
-Mario da Alghero ci ha letto queste sue recenti invettive:
"FINITELA ! Finitela con la guerra! Con la minaccia della bomba!
Finitela...state rovinando anche le nuove generazioni. A me avete rovinato l’esistenza, già da ragazzino. Ci si è messa la pseudo religione delle profezie, come ai tempi di Giona: convertitevi, ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta!…E lì paura e notti insonni con gli occhi sbarrati in attesa del bagliore, del boato immane, della fine e del buio perenne…
Per decennici ci siamo sorbiti i Blocchi contrapposti USA e URSS con la minaccia della bomba atomica. E nel sottofondo: convertitevi, ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta!. Caduto il Muro, neanche il tempo di respirare, ecco la paura che la bomba finisse nelle mani sbagliate…le vostre mani invece…Ora con la questione dell’Ucraina avete ripreso la nenia profetica di morte: ancora quaranta giorni…76 anni con questa canzone lugubre
Poveri ragazzi…Notti e giorni di paura… Ma buttatela sta bomba! Buttatela e facciamola finita! Oppure smettetela una volta per tutte con le minacce… O meglio, fatela finita di terrorizzare il mondo, andate nella Fossa delle Marianne e buttatevi voi e la bomba e la finite di rompere!
RICONOSCERE I SEGNI DEI TEMPI- Raccomandazione del Vaticano II-
(Chiusura l’otto dicembre del 1965- Io c’ero!)
Le Ideologie, La Politica, la Religione, Lo Sport, hanno in nuce il Fanatismo. Quando quest’ultimo prevale, l’altro non viene più percepito come tuo simile. Nell’agonismo l’avversario è considerato un nemico da abbattere, con qualunque mezzo, anche con lo spargimento di sangue.
Il passo ulteriore dei fanatici, al grido di “Dio è con noi”, oppure “La verità è con noi”, “il Progresso è con noi”, oppure ancora “L’emancipazione è con noi”, è la formazione di gruppi chiusi, più o meno segreti…Avantieri le unioni dei privilegiati del clero e della nobiltà, ieri la P2, oggi la Partitocrazia e la Lobby gay. SEMPRE comunque il FANATISMO!
RICONOSCI I SEGNI DEI TEMPI, ALTRIMENTI…TI MANGIANO."
Grazie Mario, siamo in guerra e ti sei presentato infatti con l'elmetto.
- Antonio di Napoli, ma da qui da Monaco, ci ha naturalmente parlato della sua città. Così:
"Napoli, città porosa
Superfetazione oppure porosità o compenetrazione?
Da uno scritto di Leonardo Distaso, Professore di estetica all'Università Federico II.
Definizione di superfetazione in architettura :
Nell’edilizia storica costituiscono superfetazioni tutte le addizioni recenti all’edificio che ne diminuiscono la coerenza e la leggibilità rispetto al suo assetto originario. Si devono considerare recenti le addizioni successive alla seconda guerra mondiale. Si deve considerare assetto originario dell’edificio quello assunto ad esito di tutte quelle stratificazioni storiche che, in un corretto intervento di restauro, devono essere conservate e documentate.
Osservazioni del filosofo tedesco Walter Benjamin su Napoli.
Walter Benjamin fa una giusta osservazione riguardante
la perentoria presenza del cattolicesimo che, nelle strade e nello spirito
popolare napoletani, è ben più appariscente che a Roma, città il cui
tessuto sociale è più laico e disincantato di quello napoletano.
Gli elementi della compenetrazione, insieme a quello di porosità, costituiscono la griglia concettuale che Benjamin utilizza per restituirci la sua idea di Napoli:
compenetrazione e porosità che costituiscono il nucleo di quell’immagine
della città moderna in grado di cogliere alcuni paradigmi chiave della modernità in generale.
Benjamin ci mostra nella vita napoletana la profonda compenetrazione del giorno e della notte, del giorno festivo e del giorno feriale, del silenzio e del frastuono,
della strada e della casa, quale tessuto che ne caratterizza gli aspetti quotidiani.
-Si evita ciò che è definitivo, formato. Nessuna situazione appare come essa è, pensata per sempre, nessuna forma dichiara il suo ‘così e non diversamente.-
Il non definitivo e il non formato per sempre, colpisce lo sguardo di
Benjamin, un non so che di non finito che continuamente appare e scompare nell’orizzonte visivo senza reclamare il conflitto – là dove nulla appare finito e concluso e dove è «difficile distinguere le parti dove si sta continuando a costruire da quelle ormai già in rovina»–
Egli però non si arresta alla superficie visiva, ma riconduce queste percezioni al senso dell’agire e alla vita quotidiana deinapoletani, che osserva utilizzando il metodo micrologico per rintracciare nel quotidiano quelle polarità dialettiche che altrove sarebbero
inconciliabili.
La porosità dell’architettura riflette, perciò, la porosità della vita:
tratti che si incontrano nella passione per l’improvvisazione che rendono
incerta ogni forma, negli spazi che vede diventare teatro popolare,
nel circolare raggiante della musica per le strade vissuta come residuo
del passato giorno festivo e insieme preludio del successivo.
Anche Goethe era stato travolto dal vortice quotidiano della folla, dall’infinita
varietà dei piccoli commerci, dal ciarpame degli ambulanti, dal godimento
accidioso, dalla bella presentazione delle merci – la mostra del
pesce, delle carni, della frutta – e dal buon gusto nel mangiare.
L’esperienza di Goethe fu quella di chi rimbalza di continuo -tra le
manifestazioni della natura e quelle dei popoli- in piena partecipazione
del mondo e della sua vita: le sue osservazioni sulla vita popolare
trovano continuo rifugio nell’accoglienza dei nobili e degli intellettuali
incastonati sul terreno della città plebea.
L’esperienza della passeggiata
tra la folla è caratterizzata dalla presa di distanze da essa: -Il trovarsi in mezzo a una massa così innumerevole e perennemente agitata è straordinario e insieme salutare
[…] In tanta ressa e animazione mi sento perfettamente tranquillo e
isolato-. Goethe attraversa la folla carica di ebbrezza senza riconoscere
più in se stesso quel carattere e quelle abitudini proprie del suo comportamento nordico: O eri matto prima, oppure lo sei adesso.
Quel bel Ginepro di Vittoria Colonna (1490-1497)
Sulla morte del marchese di Pescara (Francesco d’Avalos)
Quel bel ginepro, cui dintorno cinge
Irato vento, che né le sue foglie
Sparge, né i suoi rami apre, anzi raccoglie
La cima, e tutt'n se stesso si stringe;
Qual sia l'animo mio, donna dipinge,
Che fortuna combatte, e non si scioglie
Dall'alte cure ed onorate voglie:
E chi vincerlo pensa, addietro spinge;
Perché sicuro, sotto i gran pensieri
Ristretti di quel sol ch'ama ed adora,
Vincitor d'ogni guerra altero riede.
A quell'arbor natura insegna i fieri
Nemici contrastar; ed in me ancora
Ragion vuol che nel mal cresca la fede."
Grazie Antonio anche per gli indelebili ricordi d'infanzia, di cui ci hai parlato a braccio, che non hai però inserito in questi tuoi testi.
- Sergio di Livorno, ma da qui da Monaco, ha continuato così a parlarci della razza:
"I germi del mito della razza.
Come ho avuto modo di esplicare nel secondo capitolo, la società romana
non conteneva il mito della razza, ma altri miti.
Una forte componente sociale della Antica Roma agli inizi era
la diversità.
È vero che Roma conquistava territori e popoli, ma assimilava anche
alcune caratteristiche di questi, cultura, modi di pensare,
forme sociali ecc.
Tipico esempio sta nella assimilazione del popolo Etrusco. I romani non
distruggevano totalmente le popolazioni, ma cercavano di inglobarli
nella loro area di dominio. Avevano bisogno di uomini, schiavi/e,
lavoratori nei campi,nelle miniere, militari e cosi via.
Per questo davano la possibilità anche ai popoli conquistati di
emergere, di progredire.
Tarquinio un re di Roma era etrusco,comandanti di legioni erano barbari,
stranieri diventavano politici. Chiaro che imponevano la loro visione e
il comando.
Sempre parlando degli Etruschi, in particolare delle donne, mentre la
donna etrusca era libera, partecipava alle riunioni politiche, si univa
con altri uomini, veniva rappresentata sdraiata accanto al marito, la
donna romana era rappresentata con due bambini tenuti in braccio.
La tipica matrona romana, fattrice di figli e sottomessa al marito.
Qui si inizia a vedere un accenno al mito della razza e della
superiorità della società romana.
Ma un altro mito si insinua e porta Roma alla decadenza.Il mito della
figura dell imperatore come dio supremo e vincitore. Regolarmente
nelle provincie, venivano inviati uomini di esperienza con grande
retorica che esaltavano le gesta dell imperatore, il compleanno dell
imperatore, le conquiste e cosi via. Riasssumendo possiamo affermare
che Roma una volta diventata troppo grande, l avvento della religione
cristiana in particolar modo nelle regioni lontane, l`imperatore non era
visto come un dio, ma un despota. Roma succhiava le risorse della terra,
pretendeva tributi, soldati, schiave, in nome della superiorità.
Qui nasce il germe del mito della razza, che non avrà modo di
progredire per la caduta dell impero.
L’origine religiosa del mito del sangue.
Nelle religioni indoeuropee e nel Cristianesimo, il sangue diventa
elemento quintessenziale ovvero l’essenza originaria, caratterizzante e
“divina” dell’uomo: così accade secondo la religione indù, secondo quale
Kali, dea nera e sanguinaria, esige sacrifici umani; così accade anche,
per esempio, secondo il dogma della transustanziazione oppure nel mito
del Sacro Graal, coppa che avrebbe raccolto il sangue di Cristo e che
sarebbe stato custodito nel tempo dai Templari, per mezzo dei quali
avrebbe poi raggiunto l’Europa e sarebbe stato custodito dalla dinastia
francese carolingia (la vera nobiltà dal sangue blue).
Certamente non è un caso che già nella Genesi, il peccato abbia luogo a
causa del delitto di sangue di Caino contro Abele e che la colpa sia
segnata da uno stigma comminato da Dio sulla fronte di Caino.
Né deve meravigliare che un altro brano della Genesi, quello della
cosiddetta ubriachezza di Noé, sia stato utilizzato nel tempo come
giustificazione teologica sia della distinzione delle razze sia della
natura dell uomo.
In questo passo della Bibbia si troverebbe giustificata la differenza
fra la discendenza degli uomini, originata dai tre figli di Noè:
Sem (gli asiatici),Cam (gli africani) e Jafet (gli europei).
Genesi, 18-28 (Testo CEI2008)
In realtà, le Scritture non sono l’unico libro che si richiama a un
mito di questa fattura. Per esempio, si potrebbero osservare le
decorazioni tombali egizie ispirate al Libro dei Cancelli e datate
intorno a 1100 anni fa.
Fra le anime che aspettano di accedere all’oltretomba gli esperti
riconoscono i tratti tipici di quattro gruppi umani, identificati come
egiziani, asiatici, libici e nubiani."
Grazie Sergio di questo tuo scavare e ricercare.
- Io di Roma, ma da qui da Monaco, ho letto:
"ELOGIO DELLA SOBRIETÀ E DELLA FRUGALITÀ
Per esempio non ti senti mai pesante e depresso. Non puoi. Sei troppo impegnato a galleggiare. Quindi sei sempre leggerissimo.
Nessuno ti sfrutta. Non possono. Manca l’oggetto necessario a tale azione. Se qualcuno ti parla è sicuro almeno che non vuole di preciso una cosa da te.
Del fastidioso sentimento dell’invidia poi, nemmeno a parlarne. Ed è molto bello vivere senza alcuna invidia. Scende ed a volte anche sale una gran pace.
Se sei creditore, diciamo che i tuoi debitori non tiferanno troppo, affinché tu ti mantenga sano e felice in vita. Si percepisce piuttosto distintamente spesso della rabbia e perfino dell’astio attorno. E questo non fa bene.
Se sei debitore, i creditori si preoccupano invece di te e delle tue condizioni. C’è tanto affetto e tanta solidarietà intorno. La qualità della vita di certo ne guadagna.
Hai un buonissimo rapporto con gli immigrati, per fare un altro esempio. Con te loro si aprono e vieni a sapere tante cose belle e vere, di cui si sa sempre troppo poco. Tu resti un indigeno sì, ma sei anche un po’ come loro.
Non c’è poi sicuramente nessuno concentrato sulla tua successione per causa di morte. Manca infatti il patrimonio ereditario. E quest’assenza facilita e semplifica di molto tutti i tuoi bei rapporti, anche quelli familiari.
Se sei povero ma distinto poi, comunichi bene anche con i ricchi. Loro apprezzano molto la compagnia di qualcuno che finalmente non li invidia affatto. Con te si rilassano un poco e gli fa pure di sicuro tanto bene.
Il lavoro ce l’hai e ti piace. Certo, non ci fai dei gran soldi. Non vendi infatti semplici cose o determinati servizi, quanto piuttosto un approccio alla vita, difficile da valutare e quantificare correttamente.
Ma tant’è. (25 aprile 2011)
Le cose non dette
Le cose non dette sono quelle che poi contano.
Le cose non dette sono quelle da scoprire
se vuoi muoverti ed andare.
Le cose non dette sono quelle su cui lavorare.
Le cose non dette sono quelle che più fanno male
se le rimuovi
o anche se le lasci lì stare.
Le cose non dette sono quelle del retroterra.
Le cose non dette sono quelle che reggono tutta la costruzione.
Le cose non dette sono quelle accumulatesi.
Le cose non dette sono macigni
formatisi piano piano
progressivamente.
Poi diventano mostruosi scogli.
Le cose non dette sono quelle che non ti lasciano più
né andare, né stare."
Grazie dell'attenzione ed alla prossima
giulio
INCONTRO DI LETTERATURA SPONTANEA venerdì prossimo 25 marzo 2022 dalle 19 alle 21 a Monaco di Baviera su skype
(Iniziativa sponsorizzata dalla Società Dante Alighieri Monaco di Baviera e.V.)
(Se non l’avete già fatto, mandatemi per favore il vostro indirizzo skype, il mio è come l'e-mail, così che vi possa aggiungere al gruppo)
La necessità di raccontarsi agli altri e di essere ascoltati diventa sempre più importante di giorno in giorno. Se hai una poesia, un piccolo racconto o anche un pensiero, un sogno o un’idea, che vuoi leggere o raccontare, vieni che sarai la/il benvenuta/o. In pratica se vorrai, ci racconterai qualcosa di tuo o di altri, ma scelto da te. Poi riceverai spesso in cambio anche altri venti racconti o storie. Quindi ti conviene comunque. Le testimonianze e le storie di tutti sono importanti e hanno dignità. Esprimersi, ascoltare e conoscersi fa comunque bene. Nel primo giro della tavola rotonda ci si presenta e poi negli altri giri si portano i propri contributi all'incontro. Prepariamone almeno due, se possibile. I dibattiti non sono molto graditi.
Alcune raccomandazioni per favore:
- attenzione ai rumori molesti del microfono,
- allontanare il telefonino ed altri apparecchi elettronici ecc... dal microfono,
- spegnere il microfono, quando gli altri parlano,
- alle 19 si comincia. Cliccate, anche se non sentite la chiamata, che in caso di molte persone non si sente,
- colleghiamoci puntuali e sentiamo così anche le presentazioni di tutti gli altri,
- raccontiamo storie brevi e leggiamo lentamente a voce alta, per facilitare la comprensione.
Un invito particolare a partecipare e a non sottovalutare quest’iniziativa va agli italiani di qui, ma anche a quelli in Italia, che hanno già pubblicato. La vostra presenza naturalmente ci arricchirebbe molto e credo che sarebbe in fondo anche interessante per voi.
Ancora un'ultima preghiera: se credete nel presente e nel futuro di quest’iniziativa, segnalatela e condividetela per favore nei vostri gruppi di riferimento. Grazie!
Un caro saluto Giulio Bailetti