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La Sicilia ancora in parte legata ai Borboni

- di Maria Teresa Prestigiacomo  -

Messina. Che la Sicilia sia ancora legata in parte ai Borboni,  cosi come la Francia è  legata a Napoleone ed alla sua Storia, lo dimostrano i continui approfondimenti. Oggi ne riportiamo fedelmente uno del dr commercialiata Nunzio Marotta:"Per ricordare a voi ed a me stesso.

Essendo un appassionato di storia in questo fine settimana, ho ripreso  una ricerca su Ferdinando Carlo Maria di Borbone detto Ferdinando II.

Dalle centinaia di pagine che ho letto e dagli eventi esaminati posso dirvi che i problemi di allora sono gli stessi che stiamo affrontando oggi. 

Sono cambiate le forme ma la sostanza e' la stessa.

 Ho il piacere di condividere con voi una sintesi di quello che ho selezionato.

Ferdinando Carlo Maria di Borbone nasce a Palermo il 12 gennaio 1810 e muore a Caserta il 22 maggio 1859. Visse 49 anni.

Fu re del Regno delle due  Sicilie  dal 8 novembre 1930 al 22 maggio 1859 

Succedette  giovanissimo al padre Francesco, e fu autore di un radicale processo di risanamento delle finanze del Regno. Sotto il suo dominio, il Regno delle Due Sicilie  conobbe una serie di riforme burocratiche e innovazioni in campo tecnologico, come la costruzione della prima ferrovia in Italia, e di impianti industriali avanzati.

Il suo agire da  conservatore e del perdurante contrasto con la borghesia liberale, culminò nei moti rivoluzionari del 1848,  il suo regno, dopo un breve esperimento costituzionale, fu segnato fino al termine della sua carica da una progressiva stretta in senso assolutista, che lo portò ad accentrare fortemente su di sé il peso dello Stato, oltre ad attuare una politica economica parsimoniosa e paternalista che lasciò il reame, negli ultimi anni, in una fase statica. 

Ventenne Sali’  al trono del  Regno delle due Sicilie l'8 novembre  1830, mirò subito alla riorganizzazione dello Stato, alla riduzione del debito pubblico e alla pacificazione delle parti sociali ancora in tumulto dopo il periodo napoleonico. Infatti, con una serie di decreti, il nuovo re rimise ordine nei ministeri e provvide alle economie di bilancio statale, che era in passivo di 1.128.167 ducati: ridusse la sua lista civile, abolì le riserve di caccia reali  restrinse la paga dei ministri a seimila ducati annui e distribuì fra cinquanta comuni le terre destinate al pascolo dei regi armenti, abolì la odiata tassa sul macinato Inoltre, Ferdinando II condonò la pena a molti detenuti politici, mise nel governo uomini capaci,  espulse dall'amministrazione molti elementi e reintegrò in servizio i migliori ufficiali e uomini politici che erano stati sospesi durante i moti del 1820. 

Tutti i liberali italiani accolsero con favore le riforme del giovane sovrano, credendo che potesse mettersi alla testa del movimento unitario, ma ben presto Ferdinando deluse le loro aspettative. Infatti, allo scoppiare dei Moti del 1830, fatto che provocò l'intervento austriaco a favore dei sovrani spodestati, il re napoletano non solo accolse con favore la notizia dell'intervento degli austriaci  ma licenziò e fece esiliare il ministro dell'Interno. il sovrano borbonico si dimostrò implacabile. 

Ferdinando poté inaugurare, il   3 ottobre 1839, la Ferrovia Napoli-Portici, prima linea ferroviaria italiana, lunga poco più di 7 km, che collegava Napoli con Portici. Questa linea era solo il progetto di un tracciato ferroviario più ampio, che si sarebbe concretizzato negli anni successivi. 

Ferdinando ebbe il coraggio di tenere testa alla potente Inghilterra per via delle miniere di zolfo date prima in concessione ai francesi. 

Sembrava che fra Napoli e Londra stesse per scoppiare la guerra, quando il governo francese si pose a mediatore, riuscendo a far passare, nel luglio di quell'anno, un progetto che aboliva il privilegio dato alla compagnia francese sullo zolfo e costituiva una commissione mista anglo-napoletana per risarcire i danneggiati. Da ciò il prestigio internazionale e personale del re delle Due Sicilie uscì decisamente distrutto e umiliato. 

L’ondata rivoluzionaria  che scosse l’Europa nel 1848 tocco’ anche il Regno delle Due Sicilie.

Alla fine di marzo del 1849 si offrì alla Sicilia, per porre termine alla secessione, una Costituzione diversa rispetto a quella napoletana, con un parlamento separato e l’abolizione della promiscuità d’impiego, nella pubblica amministrazione, tra siciliani e napoletani. Il nuovo Statuto stabilì, anche, l’amnistia per i reati politici. Ciò non bastò ai siciliani che, per bocca del loro capo Ruggero Settimo, respinsero le proposte del re. L'epicentro della guerra fu Messina, che venne assediata dalle truppe borboniche e semidistrutta dopo una serie di bombardamenti durati da gennaio a settembre del 1848. Vi furono centinaia di morti. L'assedio di Messina valse al sovrano l'epiteto di "re bomba". Il 15 maggio 1849 le truppe napoletane, dopo numerosi successi, entrarono a Palermo, ponendo fine alla secessione dell’Isola. 

Poco prima della sua morte era iniziata la seconda guerra di indipendenza che vedeva schierati Vittorio Emanuele II di Savoia e Napoleone III contro Francesco Giuseppe d’Austria. Tra il  1860 e il 1861, la  spedizione dei mille guidata da  Giuseppe Garibaldi portò alla caduta del Regno delle Due Sicilie che fu annesso al neonato Regno d'Italia.

Come potete constatare Messina ha gia' pagato un alto prezzo. Quanto dovra' dare ancora? 

Nunzio Antonino Marotta."

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