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- di Giuseppe RANDO -

Ho scaricato e sto leggendo, dopo le due precedenti, l’ultima enciclica, “Fratelli tutti”, di Papa Francesco, con cui mi sento in perfetta sintonia da quando è salito al soglio pontificio (prima non lo conoscevo). Ho sentito, alla radio, qualche intervista da lui rilasciata in questi giorni sull’enciclica stessa nonché il parere, pro o contro, di semplici cittadini, di uomini politici, di intellettuali e di uomini di chiesa.

Ho notato innanzitutto la caduta della maschera e la decisa posizione antipapale della destra cattolica, prima dissimulata sotto i veli dell’ipocrisia vaticana, nonché, parallelamente, la esplicita dichiarazione di guerra del centro destra – ma sarebbe meglio dire della destra – italiana contro l’enciclica e il suo autore, accusato di essere «di sinistra» o addirittura «comunista» (senza considerare che Gesù Cristo venne prima, molto prima, del Comunismo).

Intanto, Papa Francesco si rivela, ogni giorno di più, l’unico leader – ci si passi il termine – capace di uno sguardo universale non solo sulle miserie dell’Uomo (che ha, certamente, bisogno di trovare/ritrovare la via del Signore o almeno quella del Bene), ma anche, contestualmente, sulle ingiustizie che opprimono singoli, gruppi sociali e interi popoli del pianeta, nonché sulle sofferenze disumane patite dagli «ultimi», sui danni prodotti nell’ecosistema dall’industrializzazione forzata, sui limiti ideologici e sulle contraddizioni intrinseche dei sistemi politici ed economici vigenti: l’unico che sappia, perciò, proporre soluzioni alte ma concrete, congrue e alternative («l’economia solidale», per esempio) al disagio esistenziale di tutti gli abitanti della Terra e, parimenti, alla crisi mondiale che ci attanaglia in ogni settore dell’attività umana. Il papa vola alto, insomma, sottraendosi alle infime logiche piccoloborghesi e agli interessi di parte e di partito, a cui soggiacciono molti suoi detrattori, annidati anche dentro le mura vaticane. Su questa via, egli riesce a ridurre (se non ad abbattere) il solco che si è scavato, nel corso dei secoli, tra mondo laico e mondo religioso, non riducendo questo a quello, ma risvegliando – parrebbe – potenzialità inespresse di quello.

Tali risultati consegue, infatti, Papa Francesco, tenendosi – occorre ribadirlo – sulla via maestra del messaggio cristiano più autentico, basato sull’amore di Dio e del prossimo (Matteo 22, 34-40) nonché sulla compassione degli emarginati – gli «scarti» di Francesco (Matteo 5, 1-14; Luca 6, 20-23) – e sulla fede in Dio come padre misericordioso («Papà», Matteo 6, 7-13) degli uomini e del creato (si veda Luca 15, 11-32) e non già come giudice irrevocabile di chissà quali delitti-peccati (Giovanni 3, 14-21).

Pope Francis Korea Haemi Castle 19

 

Certo, la riscoperta della faccia misericordiosa di Dio (dopo secoli di esaltazione del Dio onnipotente della chiesa triumphans) si deve considerare uno dei pilastri della instancabile opera di evangelizzazione di Papa Francesco, insieme con il tentativo di ripristinare, cristianamente, la connessione tra la salvezza dell’anima e la solidarietà sociale con i poveri (“nudi” e “affamati”), i forestieri, i malati, i carcerati (si veda Matteo 25, 31-46). È forse inutile ricordare, a questo proposito, che Gesù non si limitava ad annunciare la buona novella, ma si prendeva cura, concretamente, dei bisogni della gente: cacciava i demoni, guariva i malati e, all’occorrenza, moltiplicava, per il nutrimento dei fedeli, i pani e i pesci (Matteo 15, 32-39), contestando spesso l’inerzia e l’ipocrisia dei sommi sacerdoti, degli scribi e dei farisei (Matteo 23, 1-7).

Mentre opera fattivamente a vantaggio dei poveri, dei diseredati, delle vittime della violenza, degli afflitti, dei migranti, dei perseguitati, Francesco dà, invero, piena concretezza pastorale, a una prassi che, nella storia della chiesa, è stata operativa, di norma, nell’opera illuminata di singoli cristiani, magari toccati dalla santità (Francesco di Assisi nel XIII secolo e Teresa di Calcutta nel XX secolo, per esempio) e non sempre nella vita dei cristiani da sacrestia o da salotto e nelle alte sfere vaticane.

Per non dire di un altro merito effettivo di Papa Francesco, non meno significativo, consistente nella glorificazione dell’unico Dio, a prescindere dalla diaspora dei Protestanti e dalle varie credenze delle singole religioni storiche. Donde, peraltro, l’auspicata riunione di tutti i cristiani (preconizzata da Giovanni XXIII e dai successivi grandi papi della seconda metà del Novecento), come fratelli di Cristo, e di tutti gli uomini della terra, come figli di un unico Dio.

Non sorprende pertanto che Francesco, muovendosi sulla scia di Gesù Cristo, primo assertore della fraternità degli uomini, tutti figli dello stesso, unico Dio padre (Romani 8, 14-17, Ebrei 2, 14-17), abbia recuperato, nell’ultima enciclica, il grande valore della «fraternità», che era stato riesumato, diciotto secoli dopo Cristo, dalla rivoluzione francese, insieme con «libertà» e «uguaglianza», e che era stato poi di nuovo sommerso nel gran mare del tempo.

Certo, con tale, effettiva rivoluzione si misurano oggi, e si misureranno nei secoli avvenire, storici, filosofi, scrittori, poeti, teologi che riempiranno pagine e pagine di migliaia e migliaia di libri. Qui ci si limita a ricordare che il pensiero innovativo, apostolico, fattivo, propulsivo di Papa Francesco è contenuto nelle tre encicliche finora da lui firmate (Lumen fidei del 2013; Laudato si’, nel 2015; Fratelli tutti nel 2020), nella Esortazione apostolica postsinodale Amoris Laetitia del 2016, ma anche in centinaia di interviste concesse in ogni parte del mondo e nelle Omelie in Santa Marta, dove ogni mattina, quando è a Roma, il papa stesso celebra la messa.

Queste ultime, per la loro stessa natura contingente, trattano di argomenti della quotidianità e della vita vissuta (all’interno a del quadro generale, qui sommariamente delineato), che riassumiamo per sommi capi: la debolezza degli uomini e l’aiuto di Dio; la dignità del lavoro e la giusta retribuzione ai lavoratori; l’esigenza dell’analisi interiore e il riconoscimento dei propri limiti; lo Spirito Santo protagonista della vita cristiana; la pazienza come virtù antitetica alla rassegnazione; l’amicizia di Gesù; la vera libertà (che è anche interiore e libera gli uomini dalla schiavitù delle passioni autodistruttive); testimonianza e fede come servizio; la tenerezza di Dio: padre e madre, grande e piccolo; la vicinanza perenne di Gesù, la compassione; la bussola del pastore; l’insulto e l’invidia; perdonare per essere perdonati; il rischio della misericordia; l’ipocrisia e la verità.

 

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Catania.Il regista e direttore artistico Enrico Castiglione punta sempre in alto... Appuntamento attesissimo  a Catania per il debutto di Hui He in Concerto alla Badia di Sant’Agata per la dodicesima edizione del BELLINI FESTIVAL. Dopo aver dato voce nei giorni scorsi alla Deutsche Oper di Berlino ai tormenti de La Gioconda di Ponchielli in due esecuzioni in forma di concerto, il soprano cinese Hui He, uno dei più celebri ed amati soprano cinese dello star system internazionale della lirica, debutterà nella città di Catania il prossimo 15 Ottobre, con uno speciale recital intitolato “Malinconia” per il prestigioso Festival Belliniano fondato nel 2009 e da allora sempre diretto dal regista e direttore artistico Enrico Castiglione.

​Il Concerto, la cui capienza è stata ridotta in rispetto delle prescrizioni di sicurezza sanitaria per la pandemia in corso, avrà luogo alle ore 20.00 nella suggestiva cornice della Badia di Sant'Agata, gioiello della città di Catania, opera dell'architetto Giovanni Battista Vaccarini, uno dei più brillanti esponenti del Barocco siciliano. Ad accompagnare il soprano la pianista Anna Maria Calì.

​Il programma del Concerto vedrà Hui He non solo cantare per la prima volta a Catania ma anche debuttare nel repertorio belliniano, mai affrontato prima d'ora. La cantante eseguirà due pagine di straordinaria bellezza del repertorio cameristico del cigno catanese: "Malinconia, ninfa gentile" e "Per pietà, bell'idol mio". Successivamente sfileranno per il pubblico catanese tutti i grandi personaggi che l'hanno resa tra le più apprezzate interpreti della sua generazione, tra cui Tosca, Madama Butterfly, La Gioconda, Maddalena di Coigny in Andrea Chènier, e personaggi debuttati recentemente con grandissimo successo di pubblico e critica nei maggiori teatri del mondo, come Turandot e Adriana Lecouvreur.

​In occasione del debutto catanese e belliniano Hui He racconta: "Sono emozionata di cantare per la prima volta a Catania, la città di Bellini, e di affrontare per la prima volta qui la musica di Bellini. Catania è una città meravigliosa, ricca di perle artistiche e di cultura. Bellini è un compositore nuovo per me, che mi sta insegnando moltissimo e mi aiuta anche nel mio continuo impegno nel perfezionarmi tecnicamente. Per questo sono onorata e felice dell’invito del Maestro Enrico Castiglione, che ho già conosciuto ben cinque anni fa come grande regista della Tosca ad Hong Kong, a cui va anche il merito di aver fatto scoprire ed amare la musica di Bellini in Cina, dove non era per nulla conosciuto e dove le sue opere non sono state mai rappresentate tranne la Norma che proprio Castiglione ha rappresentato in Cina a Shenzhen per la prima volta nel 2012 destando grande ammirazione ed entusiasmo. Bellini è il maestro del legato e dell'espressione belcantista, e richiede un'attenzione quasi maniacale al suono e all'accento. Spero presto di affrontare sul palcoscenico Norma, un ruolo monumentale che ogni soprano sogna".

​Dopo questo impegno catanese Hui He sarà a Bologna per una masterclass dedicata alle voci drammatiche e poi volerà a Bilbao per il suo atteso debutto nelle vesti della rara Alzira di Verdi.

​Anche quest’anno il BELLINI FESTIVAL sta riscontrando notevole successo nella città di Catania, dove si svolge ininterrottamente da dodici anni quale omaggio alla vita e all’opera di Vincenzo Bellini, principe del Belcanto, riconosciuta manifestazione a grande valenza turistica da parte dell’Assessorato al Turismo, sport e spettacolo della Regione Siciliana, che però anche quest’anno non ha stanziato alcun finanziamento finanziario costringendo ad una programmazione ridotta e non concedendo come da tradizione il Teatro Antico di Taormina per alcuni dei suoi eventi più importanti.

​La dodicesima edizione del BELLINI FESTIVAL, fondato a Catania nel 2009 dal regista e scenografo Enrico Castiglione insieme all’allora Provincia di Catania (oggi Città Metropolitana di Catania), in collaborazione con il Comune di Catania, la Regione Siciliana, l’E.A.R. Teatro Massimo Bellini, l’Università degli Studi, la Camera di Commercio e l’Arcivescovado, è stata inaugurata lo scorso 23 Settembre – giorno in cui celebriamo la scomparsa di Vincenzo Bellini – a Palazzo Biscari con il Concerto “Casta Diva” che ha visto protagonista un’acclamatissima Amarilli Nizza, è proseguito con concerti di grande eco e qualità con il tenore Filippo Micale e il baritono Roberto Abbondanza, e si concluderà il 3 Novembre – giorno in cui festeggiamo la nascita di Bellini – con una giornata di eventi e concerti che si concluderrano alle 20 con il tradizionale Concerto Straordinario al Duomo di Catania, dove riposano le spoglie mortali del grande compositore.

FESTIVAL BELLINIANO 2020

dodicesima edizione 

BELLINI FESTIVAL

Direttore Artistico

ENRICO CASTIGLIONE 

Concerto MALINCONIA

HE HUI Soprano 

Anna Maria Calí Pianista 

15 Ottobre 2020 ore 20

Badia di Sant’Agata, Catania 

www.bellini-festival.org

www.festivalbelliniano.org

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- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Villafranca Tirrena,Messina. In occasione della splendida mostra delle opere di Francesca Privitera al Viola Palace Hotel By Roger, ho intervistato l’interessante pittrice catanese, artista poetessa, scultrice, artista a 360 gradi, sulle mostre che sono state allestite per lei: “Quando dici di mostre mi metti in difficoltà, ne ho realizzate tantissime; l'ultima, di grande  successo, è stata ospitata presso il meraviglioso Castello, Leucatia  Comune di Catania, alla presenza di illustri personaggi e autorità cittadine , studiosi, Maestri pittori e giornalisti di grande spessore...con numerose recensioni e rassegna stampa corposa.

ACI E GALATEA OPERA SU PIETRA LAVICA

ACI_E_GALATEA_OPERA_SU_PIETRA_LAVICA

Ricordiamo, quindi le mostre presso l’Accademia internazionale Lutece Sicilia: Hotel 900, Catania: scelta tra le  eccellenze  siciliane. La stampa ha sempre reso un ottimo servizio per la mia arte e sono grata: articoli sempre ben titolati e notevoli riscontri  artistici. Tantissime altre mostre di notevole prestigio: conservo con cura e gioia tutto in archivio:mostre, premi e  riconoscimenti alla carriera ma credo che non sia il caso di elencarli tutti; anche con l’accademia euromediterranea delle arti ho conquistato brillanti riconoscimenti. 

Ricordiamo anche Arte in Cortile: alla Corte dell’Auditorium Carlo Alberto dalla Chiesa con altrettanto grande successo.” L’artista, eccellente scultrice, ha realizzato su pietra lavica “Aci e Galatea”, un’opera straordinaria che affonda le radici nel mito e nella leggenda di Acitrezza ed ha presentato inoltre “Donna che legge”, omaggio a Mario Tozzi, un’opera in pittura che mostra le notevoli capacità tecniche della pittrice che unitamente alle corde dell’anima, fondendosi in un mix poetico rendono l’opera accattivante e piena di fascino.

                                     Messina, 13 OTTOBRE 2020

Amiche e amici

il perdurare della diffusione della pandemia covid 19 , con la conseguente impossibilità di riunioni, dovendo evitare l’avvicinamento tra le persone e la possibilità di viaggiare per raggiungere la località di incontro per i premiati, costringe questa Associazione Messinaweb.eu a rinviare ,data da destinarsi, lo svolgimento del “Premio Orione” giunto alla sua undicesima edizione.

Sicuri della Vostra comprensione presto daremo, attraverso comunicato stampa , notizie più precise sulla possibilità di svolgere il “Premio Orione” , che rappresenta ormai un fiore all’occhiello per la Città di Messina.

Grazie per l’attenzione ed in attesa di comunicarVi notizie positive, si coglie l’occasione per porgere cordiali saluti.

                                                                       Il Presidente Messinaweb.eu    

                                                                               (Rosario Fodale)

- di Libero Gioveni-

Nel giorno del 15° anniversario della scomparsa di Mons. Giuseppe Malgioglio, indimenticato primo parroco di Camaro S.Paolo che guidò amorevolmente per ben 35 anni la locale comunità che lui stesso fondò, il consigliere comunale Libero Gioveni e della terza Municipaltà Alessandro Cacciotto, chiedono che si dia seguito alla delibera n. 8 del 16 gennaio 2007 dell’allora Consiglio della terza Circoscrizione per l’intitolazione del futuro parco urbano di Camaro S. Antonio alla memoria di padre Malgioglio.

I due consiglieri annunciano che presenteranno nei prossimi giorni all’Ufficio Tonomastica una nuova formale istanza che richiamerà i contenuti della delibera n. 8/2007 e le iniziative che subito dopo la sua scomparsa vennero poste in essere a sostegno della delibera e che in sintesi si riportano qui di seguito:

- Mons. Giuseppe Malgioglio rappresentò, non soltanto una guida spirituale per i residenti del quartiere, ma anche un autentico punto di riferimento nell’intera diocesi di Messina per le preziose indicazioni che egli seppe dare in ambito sociale e pastorale a presbiteri, laici e organismi istituiti;
- furono numerose le opere realizzate e fatte realizzare da Mons. Malgioglio (come l’Oasi-Eremo di Massa San Giovanni o le attuali strutture parrocchiali come la chiesa, il centro sociale e il teatro), nonché alcuni importanti eventi organizzati (come l’istituzione, negli anni ’90, del Corso di Formazione al socio-politico che riscosse un grandioso successo in tutta la città e che vide la partecipazione di illustri docenti universitari e importanti personalità delle Istituzioni) e, inoltre, la significativa pubblicazione nell’anno 2005 del libro “In Terra di Samaria – Frammenti di pastorale e di politica”, in cui vengono riportati gli articoli più eloquenti che egli scrisse per quasi vent’anni per il settimanale diocesano “La Scintilla”;
- il compianto Arcivescovo Mons. Giovanni Marra in data 10/01/2007 produsse una nota con la quale espresse il suo compiacimento e la sua approvazione per l’intitolazione dell’area;
- tantissime furono le numerose testimonianze sia di persone comuni che dichiararono di aver ricevuto molteplici forme di aiuto da Mons. Malgioglio, sia di alcune personalità cittadine appartenenti al mondo della scuola, dell’università, dell’associazionismo, del volontariato e della politica, che avevano sempre visto in Don Giuseppe un’autentica guida da cui poter trarre preziosi suggerimenti e importanti indicazioni nello svolgimento delle rispettive attività professionali, sociali ed istituzionali;
- la biografia di Mons. Malgioglio venne riportata nel Bollettino Ecclesiastico Diocesano del 2° semestre 2005;
- il settimanale diocesano “La Scintilla” del 20/11/2005 e del 08/10/2006 pubblicò due articoli dedicati alla figura di Don Giuseppe;
- la parrocchia di San Paolo Apostolo in Camaro Inferiore produsse un opuscolo intitolato “Mons. Giuseppe Malgioglio – Uomo delle Beatitudini”;
- la rivista “Essere Annuncio” n. 3 Anno XXIV pubblicò l’articolo “Le mille Chiese di Don Giuseppe – I 40 anni di missione di un sacerdote tra le baracche di Messina”.

La delibera n. 8/2007 venne respinta all’epoca in quanto non trascorsero i 10 anni dalla morte così come previsto dal Regolamento sulla Toponomastica, ma adesso che sono trascorsi esattamente 15 anni – dichiarano fiduciosi Gioveni e Cacciotto – non ci potrà più essere alcun ostacolo che possa impedire con una intitolazione di onorare la memoria di un uomo “seminatore di bene” non soltanto per la sua comunità, ma anche per una città che durante il suo mandato pastorale ha potuto godere delle sue immense qualità umane e pastorali.

Giardini - Naxos - L' Associazione Italiana Assistenza Consumatore Europeo - che ha sede nella cittadina naxiota ed a Roma - raccoglie in queste ore la rabbia e la rassegnazione di decine e decine di imprese siciliane che avevano preso parte al “click day” per l’accesso ai 125 milioni di risorse del “BonuSicilia”, destinate ad alleviare le perdite economiche causate dalla pandemia.

"Al netto di ogni considerazione in merito alla disastrosa gestione del “click day” - riferisce il vicepresidente di Aiace, Alberto Maugeri - stupisce e non poco la scelta della Regione Siciliana di sospendere le procedure e di rivedere le “regole del gioco”, in maniera del tutto illegittima e irrazionale ed in violazione del legittimo affidamento delle imprese.

Per questo motivo, nel censurare severamente l’operato dell’Amministrazione Regionale, Aiace, insieme a diverse imprese, avvierà un’azione collettiva a tutela dei diritti e degli interessi di quanti sono stati colpiti da un esercizio del potere amministrativo molto più che discutibile.

A tal riguardo - prosegue Maugeri,  l’associazione si è già rivolta allo studio legale dell’Avv. Giovanni Francesco Fidone, specializzato in diritto amministrativo e pubblico, che curerà ogni aspetto dell’azione giurisdizionale che sarà avviata".

- di Gennaro Galdi -

Catania. Sarà il noto critico d’arte, operante in campo internazionale, a presentare la mostra d’arte collettiva I Colori della Luce, mostra di opere di pittori italiani, siciliani in particolare (fatta eccezione per una tedesca, ormai con doppia cittadinanza).

La mostra si svolgerà da domenica giorno 11 ottobre al 20 ottobre, con vernissage in tre turni, con prenotazioni, per l’osservanza rigorosa della normativa h 17:00; h18:00 ;h19:00 e qualche visita eccezionale ore 20:00. La Galleria Arte Civita 28 di Catania non si arrende al post Covid e con i turni garantisce distanziamento e sicurezza. Gli artisti sulle cui opere il critico Maria Teresa Prestigiacomo giornalista, si è espressa, in sede di comunicato e si esprimerà ( ne riportiamo le linee critiche integralmente) sono: Rosaria Angelini “Autodidatta ma pittrice di lungo corso, scrive Prestigiacomo, in lei, reduce da una splendida mostra a Bruxelles, forte è il senso di attaccamento ed immersione totale nella natura che costituisce come una sorta di regia- filo conduttore della scena pittorica dell’artista messinese, tra “i sentieri dei sensi” e “l’albero della vita”; Domenico Venuti, nel febbraio 2020, con le sue opere a Parigi (in uno splendido centro culturale orientale) ha mostrato di essere un vero maestro nell’uso della penna-biro che non ammette cancellature, offre l’immediatezza del tocco, del suo gesto con una rappresentazione pittorica sempre elegante e misurata, ed allo stesso tempo, esaltando lo Stretto di Messina ed il Mediterraneo, evidenziando il suo amore per lo Stretto di Messina ed i suoi Beni Culturali. Morena Meoni con la pittura con le mani, in cui gestualità, sentimento e poesia si fondono in un mix che crea un’affascinante scenografia specie nel quadro Autunno a Parigi rappresentazione trattata opportunamente, con degli appositi colori, da illuminarsi di luce, al buio; l’opera è stata ispirata nel corso delle due brillanti mostre di Parigi da me presentate, per l’artista; Veronica Diquattro, numerose mostre al suo attivo, con successo, con la sua pittura di genere astratto, racconta col rosso, di eros e anche di passione per la sua Terra; una pittura che parla, in tandem con l’altra, gemella, come un dittico, parla del suo amore per il Mediterraneo, pur nella massima sintesi, operata dalla pittrice. Gi Otto (Giovanni Oteri) è il maestro del dribbling che si presenta con opere dunque, di genere astratto, dalla fantasmagoria di colori che rimandano ad altrettanti simboli cromatici ed al filosofo Nietzsche con il suo motto “Dal caos nasce una stella”; opere accattivanti ed intriganti che coinvolgono immediatamente gli avventori di Galleria. Achille Baratta: dell’ingegnere pittore, brillante e creativo alla Mirò (nelle sue enormi tele del passato), ricordiamo la memoria (alla presenza delle figlie e della moglie); Baratta si presenta con due opere: una che evoca gli angeli della luce, oggi suoi amici del cielo e l’altra che sembra evocare la leggerezza dell’essere, di quel suo essere di uomo-fanciullino pascoliano, attraverso la sua brillante fantasia creativa, declinata in un figurativo o astratto che affascina e conquista; ricordo con aneddoti simpatici le sue brillanti mostre. Angela Maria Torrisi, pittrice di genere astratta: pochi segni, semplici ma efficaci: coloratissimi ed equilibrati, cromaticamente, esprimono la sua gioia di vivere, il suo temperamento sereno ed allegro che ha esportato con le sue opere, a Bruxelles per contrastare il grigiore esistenziale. Rosetta Gionbarresi si esprime, con uno stile tutto suo, originale, non riconducibile ad altri artisti; il suo stile, pertanto, inconfondibile, si impone, alla vista, quale marchio distintivo dell’artista, quasi un pointillisme di Seurat rivisitato, unitamente ai profondi significati sottesi ai segni: basta leggere i titoli delle sue opere. Salvo Privitera -continua il critico prof.ssa Prestigiacomo” La pittura di Salvo Privitera evoca in me i versi della splendida canzone di Mario Venuti “ Echi di infiniti”, con i suoi meditabondi sguardi sul mare e sull’infinito e con i suoi notturni magici: una pittura di massima sintesi che partiva, nelle precedenti esperienze pittoriche di Privitera, dal figurativo descrittivo, per declinarsi, oggi, attraverso atmosfere mistiche ed arcane, di profondo respiro leopardiano; Salvatore Spina, in questa mostra, in un’opera, canta la civiltà contadina ed il tempo slow, considerato che il tempo, oggi, non concede alcuno spazio; la scena è declinata attraverso quelle particolari luci ed ombre dell’estate siciliana; sul carrubo, rappresentato, una miriade di miti e leggende siciliane e della penisola balacanica;nelle Dune, avvertiamo attraverso l’impianto dinamico-scenico, il soffio del vento di scirocco africano sulla sabbia. Giovanni Pennisi ama, invece, bearsi nel respiro della natura, nel rapporto intimo con la sua amata Etna, quel vulcano buono che Pennisi esalta sempre nelle sue rappresentazioni pittoriche di qualità; l’Etna assurge, pertanto, ad emblema di Grande Madre Terra che alleva, custodisce, cura e protegge e dalla quale è struggente staccarsi; Vincenzo Portuese, giovane pittore, si esprime nel genere astratto, amato dalle new generations; il giovane artista, attraverso una fantasmagoria caleidoscopica di colori, attraverso una efficace tecnica con un perfetto bilanciamento nel contrappeso cromatico, traduce il suo amore del vivere, a colori; pertanto, nonostante tutto, ci comunica un messaggio di speranza di un’esistenza migliore. Sara Nicoletti si presenta con un’opera di guttusiana memoria, composta ed elegante, attraverso un impianto scenico che, tra piani e volumi, opportunamente studiati, ma mai accademici, lascia spazio all’infinito, in una suggestione di vibranti emozioni…una natura morta, dunque, che rivive attraverso la mano dell’artista. Stella Meli, reduce dal successo dei suoi tramonti sul mare siciliano, a Bruxelles, da me presentata, unitamente a Meoni , Angelini, Popolo, Pietrafitta e Grillo e Marullo, alla presenza di personaggi di Forbes: vi era pure Brio, il mitico calciatore difensore Iuventus! Meli ama i tramonti sul mare e li ritrae, con i colori della poesia, attraverso le corde della sua anima, unitamente ai notturni di Luna che inducono ad una piena riflessione ed al profondo raccoglimento. Orazio Musumeci Scultore, premiato a Taormina, neolaureato all’Accademia, riflette sul mondo trafitto dal dolore delle violenze del mal du vivre e dalle cattiverie del genere umano e compone una scultura che racconta con pathos d esorcizza insieme, la paura di un incerto divenire. Riccardo Musumeci, orafo e pittore, dopo il successo di Parigi, affronta la complessa tematica della trasformazione, della metamorfosi dell’uomo, in senso lato, da crisalide a farfalla, in un sofferto dolore verso una piena liberazione, in un equilibrio segnico ricco di pathos. Nell’altra sua opera, l’artista rimanda, esplicitamente, al messaggio degli appuntamenti perduti con la vita. Santina Rapisarda è pittrice del sublime; l’artista adotta una tecnica particolare, nei suoi paesaggi sintetici ma di genere figurativo-impressionista che delineano una rappresentazione romantica, innestata in un elegante impianto poetico- scenico pre-impressionista di stampo inglese, alla Turner.

Antonella Tornello-continua il critico Prestigiacomo:” Nelle sue opere ( già da me rpesentate al Vativano con successo, per la tematica religiosa) ritroviamo una fusione intima dell’artista nel rapporto con la natura; pertanto, i valori romantici vengono contrapposti al controllo formale; è il primato del sentimento e della poesia che prevalgono e conducono, attraverso il binomio arte-natura, al mistico ed al divino.

Angela Vicari, numerose mostre nel suo curriculum, è la pittrice che coglie la memoria storica della sua terra, miti e leggende ( i Mori, Mata e Grifone, i fondatori di Camaro, Messina) una memoria storica coniugata con un’accurata tecnica ed una coloristica funzionale ed efficace.                

Alessandra Gugliotta è pittrice etnica che racconta (in un accattivante mix) di epopee perdute ed evocate con la gioia di chi ama il viaggio, come conoscenza e con la gioia di chi nutre profonda ammirazione per le grandi civiltà del passato che hanno espresso immensa cultura e brillanti pensatori, dagli Azteki agli Incas dell’America Latina all’Africa, di Gugliotta vista come nell’immaginario collettivo, solo con le sue gioie e non con i suoi dolori, con i suoi fantasmagorici colori, espressioni di immensa libertà.

Antje Laxgang si presenta con due opere completamente diverse, l’una dall’altra: un’opera astratta, in cui le caleidoscopiche cromìe dominano la scena, in un intrigante e voluto caos; nell’altra, il raccoglimento e la meditazione conducono verso la sommessa ed accorata scena di un Golgota universale che unisce i Fratelli di un mondo cattolico, attorno ad un’arcana luce divina.

Angela Arena; dell’artista orafa, scrive, continuando il critico Maria Teresa Prestigiacomo: “Con le creazioni orafe di Angela Arena si consuma uno sposalizio con il cuore antico del Mediterraneo, i suoi fondali, di conchiglie, di cavallucci marini di Stelle marine e pietre azzurre, evocano racconti di mare, di miti e leggende del Mare Nostrum, con una eleganza e compostezza uniche e tali da potere essere indossati da tutti coloro che amano la magia del mare.

La direzione artistica è affidata alla gallerista prof.ssa Angela Vasta, la presentazione critica al critico Maria Teresa Prestigiacomo, giornalista, direttrice di nota testata giornalistica cartacea e on line, inglese ed italiano, direttrice Arte e Cinema di Red Carpet Magazine. Ospite d’onore il Principe Giuseppe Capuana architetto. Presente la biologa nutrizionista dott.ssa Domenica Iero ed il regista rampante Roberto Cella.

Linee critiche sintetiche saranno tracciate dal critico per tre turni, nel corso del vernissage, cui sarà anche presente il maestro Gieffe Fratantonio ed altri illustri ospiti come la prof.ssa Clara Magnano ed il Prof. Felice Belfiore, scrittore, già docente ed incaricato MAE presso la Biblioteca Alessandrina in Egitto; inoltre, ci onorerà della sua presenza il dr Tullio Amato e, dulcis in fundo, il prof. Gianfranco Pappalardo Fiumara, docente presso il Conservatorio di Palermo ed organizzatore di eventi spettacoli musicali e d’Opera di elevato profilo con Mythos.

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