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- di Gennaro Galdi -

Messina.“L’artista contemporaneo deve essere profeta. Profeta del bello”. Con questa affermazione Massimiliano Ferragina, artista, pittore teologo, dichiara il fine stesso della sua ricerca e produzione artistica. Ideatore della pittura emozionale biblica, artista che ha fatto del colore il suo linguaggio specifico e della tela memoria visiva dei moti del suo spirito, inaugura il 29 agosto la sua mostra di pittura in Sicilia, a Messina.

Prospettive In-Quiete a cura della prof.ssa Maria Teresa Prestigiacomo (giornalista, crutico d’arte e direttrice del magazine internazionale Red Carpet) è il titolo della nuova mostra personale che Massimiliano Ferragina ha progettato per una location d’eccezione, la chiesa barocca di san Giuseppe al Palazzo(,nella città di Messina, corso Cavour giorno 29 agosto, il vernissage, ore 19.00) PROSPETTIVE IN-QUIETE è il risultato finale di una finissima ricerca che da anni l’artista, di origini calabresi ma con studio a Roma, porta avanti sul senso dell’Oltre, inteso come il bisogno di interrogarsi sull’Essere e sull’Esistere. Concetti che provocano una certa inquietudine nella maggior parte delle persone, dai quali però non si dovrebbe fuggire. Ferragina prova, e ci riesce, a rispondere alle sue inquietudini attraverso la pittura, con i diversi linguaggi dei suoi colori e tecniche, l’intento è quello di trasformare questo bisogno filosofico e teologico in un esperienza estetica. Dare prospettive dove sembra non ci siano. Il titolo scelto per la mostra gioca con le parole IN-quiete, col trattino, cioè con un elemento in più, l’elemento della fede che fa la differenza nelle opere di Massimiliano Ferragina. Fede che pone pace, in una ricerca che sarebbe altrimenti terribile. Senza uscita. Non una fede sentimentale, cieca, ma teologica, ragionata, dove ci si possa interrogare in libertà e dialogare con l’Assoluto senza essere giudicato o perseguitato, mediati dall’espressione artistica. Nove opere pensate proprio per dialogare col pubblico, non ci saranno titoli o didascalie, per offrire un’esperienza personale di riflessione, meditazione, contemplazione. Utilizzare come spazio espositivo le chiese è altro segno distintivo dell’artista, riportare nel luogo di culto cristiano la possibilità di riunirsi e mettere al centro i contenuti proposti nelle sue opere dense di mistero, simboli, fascino e forti nel loro potere attrattivo e percettivo, per comunicare, emozionare, riflettere. “Le chiese sono così belle! Sono spazi sospesi tra la bellezza estetica e il mistero. Perché non far dialogare la contemporaneità con la memoria storico, artistica, religiosa dei nostri territori?”. Così Massimiliano Ferragina s’interroga sull’utilizzo dello spazio sacro come spazio di partecipazione della bellezza alla bellezzginaa. 

L’apertura della mostra si terrà il 29 agosto 2019 alle ore 19.00 presso la Chiesa Rettoriale di san Giuseppe al Palazzo via Cesare Battisti Messina. 

Il critico  Prof Prestigiacomo che  abbiamo interpellato, ci ha anticipato che parlerà  delle cromie, dell' armonia  delle allegorie, dei simboli e delle metafore sottese alle nove opere e della finzione didascalica dell' opera che, apparentemente, senza figurazioni ma di genere astratto, necessita di un input  per una possibile chiave di lettura che offrirà  non solo il critico ma lo stesso Ferragina, pittore e teologo al tempo stesso. "Pertanto-continua la  Prestigiacomo, la mostra di Ferragina si traduce in un dialogo sulla pittura che assume anche una valenza di pretesto per parlare di fede, di teologia, di pace, di amore universale,  di rigenerazione dello spirito".

Alla mostra saranno  presente  come programma accluso, personaggi illustri.

 Apertura al pubblico fino al 12 settembre nei seguenti orari: domenica e festivi 9.15 – 11.30;

Mercoledì 9.30 – 11.30/16.30 – 19.00; Venerdì 9.30 – 11.30/17.00 – 19.30;

Info 3383613864 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

www.confraternitasangiuseppealpalazzo.it wwww.ferraginart.onweb.it

- di Maria Teresa Prestigiacomo - 

Belpasso, CT. Un programma d' eccellenza si profila per il teatro di Belpasso con la direzione artistica dell' attrice  Guia Ielo

 

 

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  - di  Alessandro Fumia -

La favola si è abbattuta sulla storia rendendo la trama avvincente. L'argomento più gettonato dai movimenti indipendentisti siciliani in chiave storica, non vi è dubbio alcuno è il presunto oltraggio patito dalla Sicilia, quando Ferdinando I di Borbone secondo queste frange, istituirà per la prima volta il regno delle due Sicilie. Mai, si afferma da quella parte, il glorioso regno di Sicilia fu politicamente "sporcato" da quando l'anno 1130 Ruggero II il normanno l'ebbe istituito. Non esiste menzogna più grande di chi la costruisce dovendosi confrontare con la storia. La politica che manipola la memoria rappresenta il punto più basso raggiunto dalla civiltà contemporanea. Il famoso regno delle due Sicilie ne è l'esempio più grande. Dopo la crisi politica scaturita dalla dominazione napoleonica, in Europa si fa strada la pace. Per raggiungere questa condizione di fratellanza fra i popoli, i vincitori di allora, pensarono di restaurare quel mondo perduto, sconvolto dalle idee di quella generazione che aveva disseminato fra i popoli europei la zizzania. Attraverso il congresso di Vienna 1812, si farà avanti il diritto della restaurazione. Si scelse la via più corta uniformando le monarchie al tempo storico antecedente la comparsa di Napoleone Bonaparte, per accontentare tutte le teste coronate. Cosa era accaduto di così grave nell'antico regno fondato da Carlo di Borbone? Una iattura politica. A Napoli si insedierà il cognato di Napoleone Gioacchino Murat, introducendo fra le varie novità, la restaurazione dell'antico regno delle due Sicilie perpetrata la prima volta dal sovrano d'Aragona Alfonso il Magnanimo, il quale impossessatosi del regno di Napoli nel 1443 cacciando gli Angiò, unirà in un solo regno i vecchi feudi di Napoli e di Sicilia con il motto "utriusque Siciliae"

                           «Alfonso V de Aragon, conseguio à despecho de la segunda casa de Anjon, que le disputabas a Napoles, efectuar la reunion de las dos coronas, y renovò el reino de las dos Sicilias».

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Illustrazione 1: Stemma Ferdinando II detto il Cattolico, come re del Regno delle due Sicilie (1505 - 1516)


             In pieno quattrocento su iniziativa di un sovrano innovatore, si verificò il tentativo di saldare la politica spagnola a quella francese nonché, ai rispettivi interessi in Europa. Progetto questo che era destinato a non riuscire, per l'ingerenza della chiesa di Roma che non amava il partito aragonese, spingendo per il ritorno delle armi francesi al fianco di Roma in Italia. Affinché questo progetto continuasse sulla base costruita dalla corona aragonese, dopo la morte di Alfonso V, i suoi discendenti erano portati a coltivarne l'idea. Invece, fin dai primi anni dalla sua morte, si crearono i primi distinguo.

                       «Però quando (Alfonso) murio, hubo nueva separation, y una linea bastarda de la casa de Aragon poseyò a Napoles, en tanto que la linea legitima reinaba en Sicilia; por ultimo, en 1504, Fernando el Catolico volvio a reunir los dos reinos, y esta vez, la union durò hasta la estincion de la casa austro-espanola».

Era accaduto nell'Italia meridionale, che il regno aragonese dopo la morte del Magnanimo si spaccasse di nuovo in due parti, seguendo la strada di due linee dinastiche. In Napoli regnava una linea bastarda essendo il figlio di re Alfonso, Ferdinando, concepito con l'amante Margherita Fernández de Hijar. Il ramo di Napoli fu governato da Ferrante I, mentre il ramo siciliano consanguineo ad Alfonso, fu governato da suo fratello, sotto le insegne di Giovanni II d'Aragona.

Sarà quest'ultimo, che nel 1460 porterà la Sicilia ad essere unificata al regno d'Aragona, creando nuove rivoluzioni all'interno dell'isola. Accadde che con l'ascesa di Fernando II detto il cattolico, il trono di Sicilia fu congiunto per la seconda volta al trono di Napoli; investitura avvenuta a Napoli l'8 marzo 1506 sotto le insegne del Regno delle due Sicilie. Dunque dopo Alfonso di Trastamàra detto il Magnanimo, Ferdinando il Cattolico recupererà le insegne del trono del Regno delle Due Sicilie. Non fu questa l'ultima volta che un sovrano aragonese in linea di discendenza da Federico III re di Sicilia ed Eleonora D'Angiò, realizzerà sotto le insegne di un Regno delle due Sicilie, il tentativo di tenere insieme i territori dell'Italia meridionale con la Sicilia.

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Illustrazione 2: Pezza d'onore di Gioacchino Murat come sovrano del Regno delle due Sicilie

Accadrà al tempo di Vittorio Amedeo 1721, per la terza volta, restaurando le riunione di entrambi gli stati meridionali sotto le insegne dell'Austria.

                       «La paz de Utrecht (1713) diò la Sicilia à Victor Amedeo, y Napoles con la Cerdena pasò a poder de Austria: però 1720, Victor Amedeo permutò la Sicilia volverion a reunirse, primero en favor de Austria (1721)».

Così come era accaduto in passato, cambiata la politica cambiarono gli intenti. Trascorso il tempo in cui Carlo VI d'Asburgo regnava legittimamente sopra il "Regno delle due Sicilie" con la discesa in campo di Carlo di Borbone, i due stati, di Napoli e di Sicilia furono di nuovo separati. Fino a quando, la Francia di Napoleone rivolgendosi al passato, e instaurando l'impero, ripercorrerà le strade nobiliari sotto le insegne dell'antico Delfinato francese (Angiò) attribuendosi le insegne reali di un trono, per la quarta volta restaurando il Regno delle due Sicilie.

Decreto napoleonico del 10 settembre 1808. Il Ministro degli Affari Esteri di Napoli comunica all'Incaricato delle Relazioni Estere in Milano la proclamazione di Gioacchino Napoleone, Grand'Ammiraglio dell'Impero francese, a sovrano del Regno delle due Sicilie.

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  Illustrazione 3: Stemma del Regno delle due Sicilie  1816

Passata la peste liberista prodotta dalle armate francesi, dopo il mentovato congresso di Vienna, l'8 dicembre 1816 re Ferdinando I di Borbone, per la quinta volta ristabilisce l'antico casato del Regno delle due Sicilie; mentre oggi, molti ignoranti strappandosi le vesti si attaccano alla storia, e alla purezza ariana di una Sicilia indipendente mai esistita nei fatti, così come i documenti continuano a dimostrarcelo.

                                                                                                   


di Maria Teresa Prestigiacomo  -

Castello di Butera.  Non si poteva scegliere una location migliore per ospitare le opere del maestro Crice Armonia che ho seguito dai lontani 

Anni ottanta ed ancor prima quando giovanissima presentai le sue mostre al Circolo Ufficisli con la giornalista Silvana Polizzi di RAI tre allora giornalista di Telespazio,  a Messina. La memoria storica della civiltà mineraria non può perdersi (come afferma Proust nella ricerca del tempo ritrovato....La recherche du temps retrouvée)pertanto Croce  Armonia racconta ai giovani il duro lavoro nelle miniere di zolfo, lavoro che ha temprato i siciliani del cuore della Sicilia e forgiati con energie nuove e brillanti da trasmettere  alle nuove generazioni. Un lavoro didattico didascalico che indica le tappe i percorsi del Caruso di miniera e invita  riflettere  sulle civiltà che nascono e scompaiono....

Questa è  solo una delle migliaia di mostre di Croce Armonia;ne ricordo solo una, oltre quella di Messina già citata, una splendida mostra  da me presentata per Armonia, a Benidorm, in Spagna, a due passi da Alicante,  in una galleria ,  la galleria d' arte più bella che abbia mai vista al mondo...era presente per il maestro, il presidente della Camera di Commercio Angelo Morello ed il noto gallerista Corbalan....uno dei tasselli di quel puzzle che compone il back ground di Croce Armonia ormai uno degli ultimi  valenti e brillanti cantori della grande civiltà mineraria siciliana ....basti pensare che le sue opere sono servite per la scenografia del film di Aurelio Grimaldi La discesa di Acla' a Floristella...

Ricordiamo ai nostri lettori 

L'alba del 10 agosto al Teatro Antico Con Monica Guerritore e la sera con Carmen Consoli....

Attivato tra l’Associazione Ulisse e l’Istituto comprensivo di Santa Margherita

MESSINA, 5AGO – Avviato il progetto ‘Potenziamoci’, promosso dall’Associazione Ulisse con l’Istituto comprensivo di Santa Margherita di Messina e la dirigente scolastica Laura Tringali. Le attività laboratoriali prenderanno il via il prossimo 1 settembre.

 ‹‹Tramite quest’azione ci prefiggiamo di intervenire nell’ambito della povertà educativa e dispersione scolastica››, spiega la dirigente Tringali. ‹‹Obiettivo del progetto – prosegue - è eliminare le cause di privazione delle competenze cognitive fondamentali e migliorare il rendimento scolastico dei minori coinvolti nel progetto. Il nostro istituto – considera -  soffre un frazionamento delle sedi (ben 12 plessi dislocati nei villaggi della periferia), un’insufficiente dotazione infrastrutturale e la scarsa presenza di molti servizi (trasporti pubblici e connessioni wi-fi in primis). La periferia di Messina si configura per un tessuto socio economico estremamente sfibrato, caratterizzato da nuclei familiari monoreddito o privi di reddito e da attività poco remunerative››, osserva la dirigente scolastica che lascerà l’incarico proprio quest’anno per avvicendamento: ‹‹Per tale ragione – aggiunge - sono molto felice di avere contribuito in questi anni allo sviluppo della scuola, nonostante le difficoltà, e sono fiduciosa che questo istituto possa essere ancora di più un punto di riferimento per l’educazione di tanti ragazzi della zona Sud. Ringrazio il corpo docente che ha collaborato con me e lascio il mio lavoro al nuovo dirigente scolastico, che sicuramente lo continuerà nel modo migliore e al quale formulo i miei auguri››.

Gli aspetti tecnici del progetto ‘Potenziamoci’ li spiega il presidente dell’Associazione Ulisse, Carmelo Cutrufello: ‹‹Il progetto è stato cofinanziato grazie all’intervento del Fondo di Beneficienza di Intesa San Paolo, che ringraziamo per l’attenzione verso il territorio messinese e le sue periferie. Nel corso della coprogettazione abbiamo più volte rimarcato l’interesse delle parti verso lo sviluppo del territorio cercando di coinvolgere nelle attività la più ampia platea possibile. I destinatari diretti del progetto sono i circa 200 docenti dell’Istituto Comprensivo ai quali forniremo un percorso formativo, gli oltre duemila genitori che beneficeranno di strumenti di analisi del contesto e delle azioni da intraprendere per ridurre le situazioni di disagio, circa mille studenti che saranno coinvolti in laboratori, attività di animazione e incontri››.

‹‹L’obiettivo principale del progetto – afferma il presidente di Ulisse - è quello di ridurre il contesto di povertà educativa e dispersione scolastica relativo all’Istituto. Viviamo in una realtà socio-economico molto delicata. Le azioni previste sono di tipo formativo, in alcuni casi con l’accompagnamento del minore da parte di uno psicologo e si dovranno tradurre nello sviluppo non solo di capacità scolastiche, ma anche, e soprattutto, nella crescita della motivazione, dell’autostima, delle aspirazioni, dei sogni, della cooperazione, dell’empatia e della capacità di relazionarsi con gli altri. L’obiettivo specifico di progetto – analizza Cutrufello - consiste nel portare fuori dal bacino dei soggetti in condizioni di povertà educativa almeno il 50 per cento degli alunni impegnati nei nostri laboratori. Tale risultato viene considerato positivamente raggiunto se essi superano i test Invalsi con una media superiore alla sufficienza. ‘Potenziamoci’ – conclude Cutrufello - ha lo scopo di rispondere ai bisogni di aiuto espressi dalle famiglie, sia in termini di relazionali che di responsabilità educative, manifestati all’interno di contesti scolastici o extra familiari››. 

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Lillo Maiolino

- di Marcello Crinò -

L’arrivo in Sicilia degli Spagnoli (XVI secolo) favorisce un rinnovato interesse religioso che si concretizza nell’edificazione di chiese e conventi dotati di beni finalizzati ad opera di assistenza e istruzione. I conventi si iniziano a costruire nel 1583 quando i Carmelitani s’insediano su una collina di Pozzo di Gotto costruendo la chiesa ed il convento.

Carmine foto antica Copia

La chiesa, a tre navate, rimase danneggiata assieme al convento durante il terremoto del 1783. Il prospetto principale è organizzato a salienti, affiancato in origine da due torri laterali, e caratterizzato da un portale d’ingresso principale con stipiti e architrave scolpiti in pietra con forme lineari. Il timpano è posto a coronamento del prospetto.

Nei primi decenni del XX secolo le due torri sono state demolite e nella parte posteriore è stata aggiunta sull’abside una cupola a bulbo di tipo orientale. Inizialmente in lamiera zincata, alcuni anni fa è stata sostituita con una di analoga forma ma in lamiera di rame.

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Nel 1982 la chiesa, decorata all’interno con gusto barocco, è stata sottoposta a restauro. Tra le opere di pittura da segnalare i quadri ad olio su tela con la Madonna del Carmelo e Santi Simone Stock e Cirillo e Crocifisso e Santi Carmelitani, di fattura tardo-barocca della pittura siciliana del Settecento. Dei fratelli Vescosi è la tela con San Spiridione che risana un ragazzo, mutila della parte inferiore del supporto perché vittima di un furto avvenuto nell’inverno del 1988. In quell’occasione furono trafugati altri due quadri del Vescosi: la Presentazione di Maria al Tempio e il Sant'Andrea Apostolo.

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Per quando riguarda la scultura troviamo un Crocifisso settecentesco in cartapesta e il bellissimo simulacro della Madonna del Carmine scolpita in legno da Carmelo Occhino sul finire del Settecento. La statua della Madonna viene portata in processione lungo le strade del quartiere l’ultima domenica di luglio.

5 agosto 2019

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