Login to your account

Username *
Password *
Remember Me
rfodale

rfodale

 

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina. Così come le partite del cuore, allo stesso modo l'Ordine degli avvocati di Messina si impegna nella rappresentazione teatrale  a favore della Casa Famiglia fondata dalla poetessa scomparsa Maria Celeste Celi,  considerato che 

Il Cirs di Messina chiede sostegno alla città per acquistare lo stabile di via Monsignor Francesco Bruno.  La casa famiglia “La Glicine” ospita gestanti, ragazze madri con i loro piccoli e donne vittime di violenza. Dopo trent’anni, l’immobile che le ospita, di proprietà dell’Ipab “Asili Riuniti”, rischia di lasciare spazio a qualche speculazione edilizia. Il Cirs Onlus ha deciso di non permettere che questo accada. Per farlo ha bisogno della partecipazione della città (contributo € 15,00).             NOI DICIAMO CIRS.                 Vi aspettiamo al Teatro Vittorio Emanuele, giovedì 24 maggio 2018 alle ore 20.30. 

              Info e prenotazioni: 328/4268923 (Ciraolo) 337/883072 (Celeste)               347/2354066 (Magrofuoco)

Messina, 16 maggio 2018. Sabato 19 maggio 2018 si terrà alla libreria Dedalus di via Camiciotti 16 alle ore 18:00 la presentazione di "Zefiro in ovest" di Antonello Iovane edito da Link edizioni. Dialogherà con l'autore Roberto Cavallaro, titolare della libreria Dedalus. L'evento è inserito all'interno del programma del Maggio dei libri 2018 a Messina. 

Zefiro in ovest è la prima pubblicazione di Antonello Iovane, classe 1978, e contiene tanti piccoli racconti scritti di getto mescolando fantasia e realtà, vita vissuta, romanzo e poesia. I racconti sono stati scritti dall'autore nel corso degli anni quando le parole gli si affacciavano nella mente e si caratterizzano per la loro spontaneità, leggerezza e semplicità.
Antonello Iovane è nato e vive a Lamezia Terme. Laureatosi in Scienze Politiche, da sempre si è dedicato all'associazionismo e impegnato nella cultura, curando la sua passione genuina per la scrittura attraverso numerose collaborazioni con giornali e siti di informazione.

Dedalus è una giovane libreria di varia presente sul mercato dal 9 dicembre 2016 e il cui nome rinvia a Stephen Dedalus, il protagonista del Ritratto dell’artista da giovane di James Joyce e che fa la sua apparizione anche nell’Ulisse, il capolavoro dell’illustre scrittore irlandese.

Contatti

Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Telefono aziendale: 0909030803

Per il ciclo di conferenze dedicate  a  “Messina, dalle macerie alla ricostruzione: il terremoto, i bombardamenti e la nuova città”,  dopo i due precedenti incontri , in cui   Nino Principato ha relazionato su" La Citta in baracca "e   Franz Riccobono su “La città nuova, Messina dal 1918 al 1938, nell’ incontro di sabato prossimo , dopo i  saluti e l’ introduzione, il direttore del Museo Angelo Caristi   con  il pubblico presente porranno al relatore  Ruggeri una legittima domanda < la ricostruzione di Messina  seguita  al sisma del 1908 e agli ingenti danni provocati dal 2° conflitto mondiale ha tenuto davvero conto dell’importanza della memoria urbana?>.

Perché, mentre è fuor di dubbio che luoghi e monumenti – simbolo della città – come Piazza del Duomo e la Via 1° Settembre – non hanno subito modifiche né rimaneggiamenti sostanziali, è altrettanto indubbio che , con il piano Borzì, la pianta cittadina è stata ridisegnata radicalmente cancellando monumenti come la Chiesa Annunziata dei Teatini, la Palazzata e tanti altri, un tempo punti  sicuri di riferimento memoriale.

Se è vero che le nuove identità cancellano quelle vecchie perché il processo identitario  è dinamico e non conosce soste, è ugualmente  vero che a nessuna vecchia città se ne può sostituire una completamente nuova, smarrendo così le coordinate che ne hanno connotato la sua evoluzione nel tempo. Le nuove identità, semmai, devono convivere con le testimonianze storiche il cui rispetto e preservazione concorreranno, insieme con altre identità permanenti – paesaggistiche, etnoantropologiche e culturali – a costruire il “genius loci” della città, l’anima cioè che da essa traspira e la rende riconoscibile in mezzo alle altre.

La nuova città, inoltre, non dovrebbe, mai mancare di spazi aggregativi ( piazze, sagrati, isole pedonali) utili allo scambio e alla comunicazione tra i suoi abitanti, così come vanno riqualificate le periferie le quali , da territori emarginati e privi di identità, devono trasformarsi in tanti piccoli centri attrezzati in cui si respira l’anima urbana.

Cordiali Saluti

Messina  16 maggio 2018

                                                              Ufficio Comunicazione


Museo Provinciale Messina nel '900

ORARIO DA MAGGIO A SETTEMBRE

  Mattina ore 10:00 – 13:00

Pomeriggio 16:30 – 19:30

Chiuso:

 Domenica e Sabato pomeriggio

È possibile prenotare visite, ad orari diversi di quelli indicati per gruppi di minimo 10 adulti

Viale Boccetta alto  - Messina

( seguire segnaletica dal Liceo Archimede

info: 3897623501  email:  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

www.museomessinanel900.it

- di Marcello Crinò -

La storia artistico-architettonica di Barcellona Pozzo di Gotto affonda le radici negli interventi di organizzazione agricola del territorio attuata dai monaci basiliani intorno all’XI secolo in Val Demone con la costituzione di veri e propri centri aziendali. Scrive Illuminato Peri a pagina 43 della sua opera Uomini città e campagne in Sicilia dall'IX al XIII secolo: “C’era bensì una dinamica volenterosa, ancor se non di rado asfittica, che ebbe manifestazione nell’attacco alle fiumare, e cioè nell’impegno a popolare e sfruttare quanto più largamente gli spazi e le possibilità che offrivano gli irrequieti rivoli avanti di esaurirsi nel mare. L’attacco alle fiumare si sviluppò nei territori di Castroreale promotori i basiliani di S. Maria di Gala...”.

DSCF6992

 

A Gala, oggi frazione collinare di Barcellona, ed allora facente parte del territorio di Castroreale, i monaci edificarono un monastero, utilizzando le fondazioni ed i resti di un “castrum” fortificato di epoca romana (dove sorgeva pure un colosso di marmo bianco, raffigurante forse una divinità pagana), parallelamente ad altri monumenti normanni come quelli di Forza d’Agrò, Mili, Itala. Secondo la tradizione la chiesa e il relativo monastero esistevano già nel VII secolo, e furono ricostruiti per volontà del Re Ruggero I, che prima di morire lasciò le sue disposizioni, raccolte dalla moglie Adelasia nel Diploma del 1105.

Dalle descrizioni fatte dagli antichi storici, Santa Maria di Gala risultava sormontata da cinque cupole, secondo il modello delle chiese centriche orientali, mentre in un disegno di fine Ottocento, dovuto alla matita di Placido Lucà Trombetta, si legge perfettamente il motivo degli archetti intrecciati in mattoni emergenti dalla muratura, che oltre alla funzione statica, conferivano una valenza qualificante alle murature stesse. All’interno pare fosse affrescata con scene della vita di Santa Venera, nata secondo la tradizione proprio in territorio di Gala nel X secolo.

DSCF6993

 

Della chiesa oggi rimangono scarse tracce; il muro disegnato da Lucà Trombetta è crollato, e sopravvive solo il relitto del campanile del XVII secolo. Il degrado del complesso architettonico iniziò dopo l’abbandono del luogo da parte dei monaci nel 1776 al fine di spostarsi in un posto più vicino alla città, dove edificarono un nuovo monastero, completato nel 1791, che sorge su una collinetta sita sul margine occidentale del centro urbano, nel quartiere Immacolata.

Tutto l’insediamento è stato ora riutilizzato e trasformato in abitazioni, stalle e magazzini che ne hanno stravolto l’immagine originaria. Secondo quanto riferisce Antonino Quattrocchi (Sui sentieri dei monaci di Vanella, Edizioni Quattrocchi, Barcellona P.G., 2017, p. 223) citando Salvatore Cucinotta (Sicilia e Siciliani. Dalle riforme borboniche al “rivolgimento” piemontese. Soppressioni, Edizioni Siciliane, Messina, 1996, p. 217), a seguito delle leggi di soppressione degli ordini religiosi del 1866 e 1867 vennero alienati numerosissimi monasteri basiliani. Tra questi quello di Gala, acquistato nel 1891 da un certo Giovanni Molino, vendita n. 3079 (Cucinotta, op. cit., p. 223).

La Soprintendenza per i Beni Culturali di Messina nel 2013 avviò le procedure propedeutiche all’emanazione del provvedimento di tutela del Monastero Basiliano di Gala, in quanto ritenuto di particolare interesse storico architettonico ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio del 2004. Ma adesso pare che non ci siano stati ulteriori sviluppi.

Come in tutti i monasteri, anche a Gala si volgeva l’attività “scriptoria”. Come ha ricordato il professore Angelo Raffa (I Basiliani nella storia di Barcellona P.G., Atti del Convegno “900° Anniversario del Monastero di S. Maria di Gala”, Barcellona P.G., Pungitopo Editrice - Marina di Patti, 2006), autore di numerose ricerche e di studi pubblicati da autorevoli riviste, e membro della Società Messinese di Storia Patria, nel monastero operò un famoso copista, autore di pergamene basiliane, Bartolomeo da Reggio. Questi, che probabilmente fu il primo Abate di Gala (come riportano sia Rocco Pirri che padre Carmelo Biondo nel libro sulle chiese di Barcellona), realizzò nel 1141 una pergamena contenente la vita di San Simeone lo Stilita. E’ probabile, secondo il Raffa, che a Gala quel codice sia stato riprodotto e conservato, assieme ad altri. Ma i codici manoscritti del monastero sono tutti scomparsi, ed i motivi andrebbero ricondotti alla presenza di Silvestro Maurolico abate a Gala fino al 1589, il quale avrebbe venduto alla biblioteca reale dell’Escorial l’intera biblioteca manoscritta di Gala.

- Giuseppe Rando -

Mi è capitato di fare (alla mia età!), in dieci giorni, quasi un giro d’Italia, partecipando a tre convegni in tre diverse regioni: nel Veneto, nel Lazio, in Calabria, cioè nell’Italia settentrionale (Venezia), nell’Italia centrale (Roma) e nell’Italia meridionale (Serra S. Bruno). 
Un viaggio bagnato, bagnatissimo: pioggia torrenziale a Venezia dal 2 al 4 maggio (tanto che ho dovuto comprare in un’edicola, presso la Libreria Toletta [pron. Toleta], nei paraggi di San Barnaba, per due euro, un ridicolo mantello di plastica trasparente, in aggiunta all’ombrello che avevo portato da Messina, su consiglio di mia moglie: se non ci fossero, le mogli, bisognerebbe inventarle); pioggia battente a Roma, tutta la giornata di martedì otto maggio, dove mi è tornato utile il mantello veneziano di plastica trasparente che ha fatto sorridere di cuore i commensali stranieri al mio ingresso in un’accogliente trattoria non molto distante dalla stazione Termini; pioggia leggera ma persistente, con nebbia diffusa, a Serra S. Bruno, che non mi ha però impedito di riassaporare la spiritualità diffusa nei pressi del laghetto, sotto i pini secolari, davanti alla chiesa che costruì, intorno al 1100 (!), lo stesso santo e davanti al suo dormitorio in una grotta antistante.
Ringrazio Dio per il lungo viaggio sotto la pioggia (ma, toccando ferro, senza malanni di sorta), per l’opportunità di portare il mio verbo (!) a tre diversi, selezionati gruppi di auditores, per le sensazioni, le esperienze, i pensieri nuovi che ho potuto provare ed elaborare in questa fortunata prima decade di maggio: frutti tardivi, invero, ma graditissimi, di una vita trascorsa, in gran parte, tra i libri, non senza risultati tangibili sul terreno della critica letteraria (per i miei «innovativi» saggi alfieriani, quantomeno) e della didattica.
Sono però fiero di continuare a dare qualcosa alla diffusione della cultura e – perché no? – alla mia Università. Non sono mai stato preside, né direttore di Dipartimento, né prorettore né delegato di alcuno dei rettori che ho avuto la fortuna di conoscere, ma, venendo dalle barche del Faro, ho avuto, per caso, l’opportunità di girare, in una mattinata piovosa, per calli, ponti, campielli di Venezia, entrando in tutte le chiese che mi è capitato di incrociare e godendomi gli affreschi di Giorgione e di Tintoretto: che potrei volere di più?
A Roma, mi sono deliziato a seguire, insieme con l’avvocato Carlo Mastroeni e col professore Carlangelo Mauro, i “Percorsi 900” della Biblioteca Nazionale, architettati, con grande competenza, dal Direttore (di origini siciliane) Andrea De Pasquale e dalla sua collaboratrice, dott.ssa Eleonora Cardinale, visitando lo studio di Laura Morante, entrando nella stanza dell’Accattone di Pasolini, riascoltando da un totem multimediale Quasimodo che legge le sue poesie, osservando manoscritti, foto, filmati di Ungaretti, di Montale, di Sereni, di Caproni, di Bertolucci … Ah!, Roma.
Ma non solo lo spirito. Per un marinaio siculo e terragno come me, ci sono anche i piaceri della gola: della cucina, cioè di tre cucine diverse, nella fattispecie: delicata, più tendente al dolce, quella veneziana (ricordo un bel baccalà mantecato con polenta bianca); gustosa, con sommo equilibrio, quella romana (ho apprezzato un succoso primo di linguine ai funghi porcini e un secondo di trippa alla romana con contorno di bietole passate all’aglio); saporitissima, abbondante, piccante, appetitosa quant’altre mai quella calabrese (una montagna di antipasti con salame, capocollo, funghi, fagioli cannellini tenerissimi; due primi di pasta con funghi e peperoncino; un arrosto misto di carni e salsicce che non finivano più).
A Serra San Bruno mi ha molto gratificato l’entusiasmo degli studenti del liceo locale, a cui mi sono soprattutto rivolto nel corso della mia relazione su “La passione di Cristo da Jacopone a Pasolini e Turoldo”. Ho evidenziato la forza dell’espressione poetica che resiste all’usura dei tempi e la sua indiretta funzione educativa, che il cinema talvolta recupera, nonché la necessità di non perdere i legami col passato e di vivere il presente anche in funzione di un futuro migliore da conquistare (contro l’antistoricismo edonistico, giocoso, ironico del postmoderno neocapitalistico da cui i giovani rischiano di essere soffocati). Quando ho accennato allo psicoanalista Massimo Recalcati, al bisogno che i giovani hanno di punti di riferimento stabile, di valori, di un padre reale (magari non perfetto, ma non assente, né banalmente amico), e ai sentimenti che non sono naturali (sono invece naturali gli istinti), poiché s’imparano attraverso gli esempi, i comportamenti degli adulti responsabili e anche attraverso la poesia, la buona letteratura, il buon cinema, il buon teatro, la buona televisione, si è levato un applauso lungo e fragoroso: da stadio o da teatro.
Per chi ci crede, si vive anche di questo.

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Catania. Un Museo Diocesano da ammirare ed un concerto da gustare, unitamente alle prelibatezze mediterranee di un gradevole aperitivo

Sicuramente da n on perdere lo spettacolo Donne tra musica e poesia

DOMENICA 20 MAGGIO ore 19 - Museo Diocesano - P.zza Duomo  - Catania

WINE NOTES

Calice di vino e petit buffet

DAMEINCANTO

DONNE TRA MUSICA E POESIA

Prevendita

  • per telefono:392 0889640

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo." alt="20 maggio 2018 dameincanto.jpg">

 

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

EDUCARE ALLA BELLEZZA

Da Caravaggio a Magritte

Domenica 20 maggio 2018

presso la

FONDAZIONE CASA DELLA DIVINA BELLEZZA

Via Roma 7 – Forza D’Agrò (ME)

ore 18.00

EDUCARE ALLA BELLEZZA. Da Caravaggio a Magritte
Incontro – conferenza

a cura di Maria Gloria Riva

ore 19.00
cocktail

 ingresso libero

Calendario

« Aprile 2025 »
Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30