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DSCF1592 - Marcello Crinò -

Domenica 27 l’Orchestra Sinfonica di Plovdiv, città della Bulgaria, si è esibita nel Teatro Mandanici per il Concerto di Pasqua organizzato dall’Amministrazione Comunale, con la guida all’ascolto e il coordinamento artistico curato da Annamaria Puliafito. L’Orchestra, diretta dal maestro messinese Orazio Baronello, ha eseguito musiche di Mozart e Beethoven. Baronello ha iniziato il suo percorso artistico studiando contrabbasso a Palermo, dove si è poi diplomato in Composizione e Direzione, perfezionandosi all’Accademia di Pescara. E’ stato assistente del direttore austriaco Gustav Kuhn, ed ha realizzato concerti per la RAI con l’Orchestra Scarlatti di Napoli. Di Mozart ha proposto due brani. Il primo l’Ouverture delle Nozze di Figaro, una delle sue opere più conosciute, composta nel 1786 su libretto di Lorenzo Da Ponte, la cui Ouverture è spesso eseguita in concerto come brano autonomo. Il secondo il Concerto per clarinetto e orchestra K622 in La maggiore, del 1791, l’ultima delle composizioni per strumento solista, scritta due mesi prima della morte. In tre movimenti: allegro, adagio, rondò: allegro, è stato eseguito al clarinetto dal messinese Roberto Saccà, che vanta collaborazioni con orchestre di prestigio, e corsi di perfezionamento con maestri di altissimo livello, come Fabrizio Meloni (Orchestra della Scala di Milano) e Alessandro Carbonare (Orchestra di Santa Cecilia). Di Beethoven l’orchestra ha eseguito il concerto per pianoforte e orchestra Imperatore, in Mi bemolle maggiore op. 73, del 1811. Il nome Imperatore gli fu assegnato in maniera impropria, e non inerente a Napoleone Bonaparte, a cui fu dedicata la Terza Sinfonia Eroica. Il concerto fu invece dedicato all’arciduca Rodolfo d’Asburgo. In tre movimenti: allegro, adagio un poco mosso, rondò, è stato eseguito al pianoforte da Mihai Ungureanu, di Cracovia (Romania), pianista considerato un talento della Romania, dove ha vinto il primo premio assoluto al Festival Nazionale e il premio dei critici dell’Unione di Music and Drama. In conclusione il sindaco Roberto Materia ha ringraziato il direttore Baronello per la bella serata, (seguita da circa duecento spettatori in un teatro di quasi mille posti), auspicando entrambi un prosieguo della collaborazione. In questo momento il Teatro Mandanici si trova in una fase intermedia della sua vita. Si è da poco conclusa la gestione del Vittorio Emanuele di Messina, iniziata sin dall’apertura del teatro, avvenuta il 6 dicembre 2014, e dovrebbe partire quanto prima la nuova programmazione, a cura del direttore artistico recentemente nominato, il regista genovese Sergio Maifredi.

 

Buona Pasqua

Nov 27, 2024

 

 

 e da tutti i componenti l'Associazione Culturale Messinaweb.eu

Marco Alibrando rid

 

 

 - di Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina. Il bel canto e la valente direzione del giovane Marco Alibrando, preparazione brillante acquisita attraverso  Master a Berlino ed a Milano segna il ritorno a Messina, dopo un lungo periodo di assenza. Andrà in scena al Teatro Vittorio Emanuele mercoledì 30 marzo alle 21, con repliche venerdì 1. aprile alle 21 e domenica 3 aprile alle 17,30, La bohème di Giacomo Puccini, con la regia di Giorgio Bongiovanni.

Protagonista di questo allestimento del capolavoro pucciniano, una produzione dell’E.A.R. Teatro di Messina, un cast di altissimo livello formato da Elisa Balbo (Mimì), Danilo Formaggia (Rodolfo), Paola Cigna (Musetta), Vittorio Prato (Marcello), Eugenio Di Lieto (Colline), Salvatore Salvaggio (Schaunard) e Angelo Nardinocchi (Benoit/Alcindoro). Gli artisti saranno accompagnati dal coro lirico “F. Cilea” di Reggio Calabria, diretto dal maestro Bruno Tirotta, e dal coro di voci bianche “Biancosuono” di Messina, diretto invece da Agnese Carrubba.

Sul podio, a dirigere l’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele, ci sarà il maestro Marco Alibrando.

Opera lirica in quattro quadri, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, La bohème fu rappresentata per la prima volta al Teatro Regio di Torino il 1. febbraio 1896. L'esistenza gaia e spensierata di un gruppo di giovani artisti bohémiens – il poeta Rodolfo, il pittore Marcello, il musicista Schaunard e il filosofo Colline - costituisce lo sfondo dei diversi episodi su cui si snoda la vicenda dell'opera, ambientata nella Parigi del 1830.

Quella proposta da Giorgio Bongiovanni, sarà una Bohème assolutamente fedele al libretto di Giacosa e Illica, tratto da Scene della vita di Bohème, il romanzo di Henri Murger che, attraverso le vicende dei protagonisti, racconta di quel fenomeno che definire solo letterario sarebbe riduttivo: bohème, infatti, è soprattutto uno stile di vita, bohèmiens sono giovani dallo spirito rivoluzionario, decisi a scardinare il sistema per realizzare una società nuova. L’impostazione tradizionale emergerà anche dai costumi, firmati da Carla Ricotti, e dalla scenografia. Un allestimento scenico di assoluto valore che impreziosirà lo spettacolo in scena al Vittorio Emanuele. A creare infatti un effetto da sogno saranno i teli dipinti interamente a mano - un esempio di vecchio artigianato – realizzati sui bozzetti originali del grande scenografo Nicola Benois, direttore degli allestimenti scenici della Scala di Milano dal 1937 al 1970.

«Ogni volta che riascolto La bohème – spiega Giorgio Bongiovanni – provo lo stesso senso di sconcerto: il sipario si apre sulle facezie e gli scherzi dei giovani artisti pronti a tutto pur di sbarcare allegramente il lunario, e si chiude con l’urlo straziato di Rodolfo sul cadavere di Mimì. Sembra impossibile che queste scene appartengano alla stessa opera. Eppure, a seguire la storia atto per atto, le vicende e la musica conducono fatalmente a quella disperata scena finale come ad una conclusione naturale. Cosa è accaduto in mezzo, tra l’allegria spensierata e la morte? La risposta è semplice quanto disarmante: la vita, è trascorsa la vita. E in questa semplicità l’opera appare, appunto, sconcertante».

Bohème è la celebrazione della giovinezza. E il capolavoro pucciniano, sottolinea il regista, «fotografa spietatamente il momento di passaggio dalla giovinezza all’età adulta, quella stagione dell’esistenza che tutti dobbiamo affrontare prima o poi: nessuno se ne può sottrarre. Sarà per questo che La bohème ci pone davanti uno specchio impietoso che ci fa riconoscere, con affetto e rassegnazione, in quegli artisti squattrinati. Nelle prime scene, in quella spensierata e favolosa vigilia di Natale, nessuno prova pietà per la misera condizione di Rodolfo, né per le pene amorose di Marcello. Perché? Perché sono giovani e spensierati. I giovani non pensano alla morte, alla fine, alla malattia; da giovani si ama, si ride, si vive felici, nonostante freddo e miseria. Poi, un giorno, ci si sveglia e ci si trova di fronte alla tragedia del vivere; e di colpo, fatalmente, si è diventati adulti.

Esattamente questo avviene sotto gli occhi degli spettatori de La bohème. E si rimane sconcertati». «Si potrebbe obbiettare che tutto ciò è naturale, perfino banalmente risaputo; questa è la vita, perché stupircene? Eppure quel terribile istante in cui la festa goliardica viene interrotta dall’arrivo di Mimì morente, a vederlo accadere sotto i nostri occhi provoca un effetto dirompente. Proprio l’alternanza così improvvisa (e naturale) fra tragedia e farsa, fra melodramma e opera buffa, provoca quel senso di sconcerto nello spettatore. Ma, a pensarci bene, è lo stesso smarrimento – conclude Giorgio Bongiovanni – che si prova di fronte alle grandi opere d’arte perché rappresentano la vita, che non è tragedia o commedia, ma è tutto insieme. E perché parlano diretto, senza filtri, con la stessa disarmante semplicità, d’amore, gioia, giovinezza e morte».

LA BOHÈME

di Giacomo Puccini

Dramma lirico in quattro quadri su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica

(tratto dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henri Murger)

Maestro concertatore e direttore di orchestra: Marco Alibrando

Regia: Giorgio Bongiovanni

Con: Elisa Balbo (Mimì)

         Danilo Formaggia (Rodolfo)

         Paola Cigna (Musetta)

         Vittorio Prato (Marcello)

         Eugenio Di Lieto (Colline)

         Salvatore Salvaggio (Schaunard)

         Angelo Nardinocchi (Benoit/Alcindoro)

         Davide Scigliano (Parpignol)

         Alessandro Vargetto (Sergente dei doganieri)

         Giuseppe Lo Turco (Doganiere)

         Giulio Arena (Venditore di prugne)

Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele

Coro “F. Cilea” di Reggio Calabria diretto dal M° Bruno Tirotta

Coro di voci bianche “Biancosuono” di Messina diretto da Agnese Carrubba

Costumi: Carla Ricotti

Scene su bozzetti originali di Nicola Benois

Disegno Luci: Renzo Di Chio

Produzione: Teatro di Messina

30 marzo – 1/3 aprile

Teatro Vittorio Emanuele

Mercoledì e venerdì ore 21,00

Domenica ore 17,30

                                      

L’autunno, è risaputo, è la stagione ideale per la fruttificazione fungina; in questo periodo, stante le particolari e favorevoli condizioni atmosferiche caratterizzate dalle abbondanti piogge e dalle temperature ancora elevate, numerose sono le specie fungine che, singolarmente, in forma gregaria, cespitosa, in filari, in cerchio o a zig zag, fanno la loro apparizione nei boschi, confondendosi, con le loro caratteristiche forme ed i loro stupendi colori, tra i fiori e la vegetazione del sottobosco, attirando l’attenzione “mangereccia” dei numerosi raccoglitori-micofagi che si riversano nei boschi alla loro ricerca.

Non dobbiamo dimenticare, però, che i funghi, per la loro particolare natura, contengono sostanze tossiche in misura più o meno maggiore a seconda delle varie specie, assumendo, per alcune specie in particolare, la consistenza di veri e propri veleni che possono causare, all’essere umano, effetti irreversibili con danni di notevole entità.

Ricordiamo, senza andare molto indietro nel tempo, che la stagione autunnale 2012 fu, in Italia, caratterizzata da numerosi casi di intossicazioni da funghi nei quali, purtroppo, restarono coinvolti anche bambini; diverse furono le morti registrate ed i casi di trapianto di organo. Nel 2014, nella regione Calabria, si ripetono casi di intossicazione da funghi che interessano famiglie intere: muore un imprenditore di 43 anni e tre familiari in gravi condizioni a Corigliano Calabro (CS) (Il quotidiano del Sud 20.10.2014); a Modena muore un anziano per avvelenamento da Amanita phalloides (La Gazzetta di Modena 15.8.2014). L’autunno 2015 conferma la regola: a Torino (11.10.2015), ospedale “Le Molinette” un muratore rumeno di 54 anni viene sottoposto a trapianto di fegato per avvelenamento da Amanita phalloides e, il giorno successivo, come pubblicato dal quotidiano torinese “La Stampa” ben sette persone appartenenti allo stesso nucleo familiare, tra le quali una bambina di sette anni, vengono ricoverate presso lo stesso ospedale per intossicazione da funghi: responsabile, come accertato, Entoloma sinuatum (ex Entoloma lividum);

Foto01 Entoloma sinuatumed ancora, come riportato dal quotidiano “La Stampa” di Novara (17.11.2015) due coniugi muoiono per avvelenamento da Amanita phalloides.

Quanto sopra riportato ci spinge a proporre una nuova “Riflessione Micologica” che, ovviamente, come le precedenti, vuole avere solo carattere informativo al fine di fornire, ai lettori del Magazine che gentilmente ospita la nostra rubrica, le nozioni basilari necessarie ad una conoscenza generica sul “Regno dei Funghi” e sui pericoli connessi al consumo dei funghi stessi.

La micotossicologia è quella branca della tossicologia che si occupa dello studio delle tossine contenute nelle diverse specie fungine, della sintomatologia conseguente alla loro assunzione e della terapia necessaria da seguire nei casi di intossicazione. Si tratta di una scienza ancora giovane che, in ogni caso, ha consentito di pervenire a conoscenze scientifiche di notevole importanza e valore.

Le Tossine: (sostanze chimiche più o meno tossiche prodotte da un organismo animale, vegetale o microbico, dannose per l’organismo umano – nel caso dei funghi si parla di micotossine)i funghi, come già detto, a seconda delle varie specie di appartenenza, contengono, in misura più o meno elevata, elementi tossici detti “micotossine” o, più semplicemente, come continueremo a chiamarle nel corso della presente “Riflessione”, tossine che, a seconda della loro reazione al calore, vengono diversificate in:

Termolabili: (eliminabili con il calore) quando la struttura chimica delle tossine può essere modifica con il calore. Portando i funghi ad una temperatura di circa 70- 80 gradi centigradi per un tempo prolungato, circa 20-30 minuti, le tossine in essi contenute modificano la loro struttura chimica divenendo prive di tossicità e inoffensive per l’organismo umano. Ne consegue che alcune specie di funghi, ritenute tossiche da crude, possono essere regolarmente consumate dopo adeguata cottura (Boletus luridus; B. erytropus, Amanita crocea, A. vaginata…).

Foto02 Boletus luridus

E’ opportuno, in ogni caso, non consumare mai funghi poco cotti oFoto03 Amanita vaginata crudi, anche se la loro commestibilità é certa e, per quei funghi ritenuti ottimi da crudi (Amanita caesarea, Boletus edulis, Russula vesca…) limitarne l’assunzione a piccole quantità. E’ preferibile, in ogni caso, evitare cotture alla griglia, alla piastra o fritture in quanto tali sistemi non garantiscono una corretta cottura della parte interna del fungo.

Termostabili-solubili: (eliminabili con ebollizione) quando le tossine contenute in alcune specie fungine possono essere eliminate sottoponendo il prodotto a bollitura. Si tratta di tossine termostabili ma solubili ovvero che si liberano nell’acqua a temperatura di ebollizione. E’ consigliabile effettuare la bollitura con pentola scoperchiata che consente l’eliminazione di parte dell’acqua che, successivamente, deve essere totalmente eliminata, procedendo poi al completamento della cottura con i sistemi tradizionali e l’aggiunta di eventuali condimenti. Esempio tipico: Armillaria mellea, conosciuto come “Chiodino”, fungo particolarmente ricercato e consumato che, purtroppo, in Italia, è al primo posto nella classifica dei funghi responsabili di ricoveri ospedalieri.

Termostabili:(non eliminabili)quando la struttura chimica delle tossine è resistente a qualunque tipo di trattamento e le stesse mantengono la propria tossicità anche se sottoposti a trattamento termico come cottura prolungata o bollitura. Altri trattamenti artificiosi quali l’essiccazione, la salamoia, il passaggio in aceto, olio o altro, non producono alcun effetto sulle tossine che continuano a mantenere inalterata la loro tossicità. Si tratta quindi di trattamenti empirici il cui uso si perde nella notte dei tempi ma, purtroppo, per disinformazione, ancora in uso con conseguenze spesso drastiche.

Le Sindromi da avvelenamento:

Gli studi di micotossicologia, pur essendo questa una scienza ancora giovane, hanno portato a conclusioni univoche tra i vari studiosi che hanno inteso classificare le sindromi da avvelenamento da funghi a seconda del tempo intercorrente tra il consumo del prodotto fungino e la manifestazione dei primi sintomi di malessere. Il tempo intercorrente viene definito “periodo di latenza”. Se i sintomi si manifestano tra la fine del pasto e le sei ore successive, si parla di “sindrome a breve latenza”, se invece si manifestano dopo le sei ore dall’assunzione del pasto, si parla di “sindrome a lunga latenza”.

Sindromi a breve latenza:

Sono quelle che si manifestano, come già detto, nell’immediatezza del consumo dei funghi e fino a sei ore dopo. Si tratta di sindromi precoci e sono le meno pericolose in quanto consentono un rapido ricorso alle cure mediche ed una conseguente eliminazione delle sostanze tossiche non ancora completamente assimilate. Sono dovute al consumo di funghi che causano disturbi funzionali più o meno seri che, generalmente, si risolvono nel giro di pochi giorni senza lasciare traccia o danni d’organo. E’ opportuno però evidenziare che, in soggetti anziani o con particolari patologie, possono avere conseguenze anche gravi e, in qualche caso, anche mortali. (vedi sindrome panterinica).

Tali sindromi si distinguono principalmente in: gastrointestinale; muscarinica; panterinica; coprinica; emolitica; paxillica, neurotossica, atassica… ed altre ancora.

Sindromi a lunga latenza:

Sono quelle che si manifestano, come già detto, dopo almeno 6 ore dal consumo dei funghi e fino a oltre 24-32 ore. Sono sindromi che possono causare gravi danni ai principali organi e condurre, come spesso si è verificato, anche a morte. Le cause di tali devastanti effetti sono da ricondurre, ovviamente, tanto alla tipologia ed alla composizione chimica delle tossine, quanto al fatto che l’insorgenza ritardata della sintomatologia non consente un tempestivo intervento medico che spesso arriva quando i principi tossici hanno già causato danni gravi ed irreversibili.

E’ opportuno precisare che esistono specie fungine velenose il cui effetto, spesso mortale, si manifesta anche 10-15 giorni dopo il loro consumo (Cortinarius orellanus, C. speciosissimus).

Le sindromi a lunga latenza si distinguono principalmente in: falloidea; orellanica; giromitrica; rabdomiolitica; acromelalgica; nefrotossica; encefalica… ed altre ancora.

Tra le numerose sindromi a breve e lunga latenza conosciute - sopra non tutte menzionate - riteniamo opportuno, al solo fine di mantenere lo scopo unicamente informativo della presente “Riflessione Micologica”, rimandando il lettore, per un eventuale approfondimento in materia, ad un testo specifico di valenza scientifica, soffermarci su alcune di esse:

  • Sindrome gastrointestinale (a breve latenza entro 6 ore)
  • Sindrome panterinica(a breve latenza entro 6 ore)
  • Sindrome giromitrica (a lunga latenza dopo 6 ore)

Si manifesta a circa 2-3 ore dal consumo dei funghi con manifestazione di nausea, vomito, diarrea, crampi addominali, prostrazione. L’elenco delle specie responsabili è abbastanza lungo tanto da rendere difficoltosa la sua stesura, si ritiene che possa allungarsi nel tempo a seguito di ulteriori approfonditi studi che potrebbero individuare altre specie, in atto ritenute commestibili o di commestibilità non comprovata, responsabili di tossicità.

Tra le specie maggiormente indiziate citiamo: Boletus satanas, Boletus pulchrotinctus, B. legaliae, B. rhodoxanthus, B. rhodopurpureus, B. luteocupreus, B. torosus; Entoloma lividum, E. vernum, E. rhodopolium; Tricholoma pardinum, T. josserandii, T. saponaceum, T. sulphureum; Omphalotus olearius; Hypholoma fasciculare; Armillaria mellea; Agaricus xanthodermus; Lactarius torminosus…

Foto04 Tricholoma saponaceumSindrome      muscarinica (a breve latenza entro 6 ore)

Ha un periodo di latenza variabile tra i 15 minuti e le tre ore.

La sintomatologia tipica si manifesta con dolori addominali, vomito, diarrea, cefalea, ipersalivazione, intensa sudorazione, disturbi visivi, lacrimazione, tremori, bradicardia, broncocostrizione. L'intensa perdita di liquidi può portare a disidratazione.

E’ l’unica forma tossica per la quale è stato individuato un antidoto specifico: l’atropina.

Il principio attivo tossico è la “muscarina”, un alcaloide isolato dall’Amanita muscaria. Si tratta di una tossina resistente alla cottura ma parzialmente idrosolubile: portata ad ebollizione solo una piccola parte viene eliminata mentre una parte consistente rimane nel fungo.La muscarina pur se è stata isolata suAmanita muscariasi trova in quantità insignificanti in tale fungo mentre è presente in notevole quantità nei generi Clitocybe, Micena ed Inocybe. Le principali specie interessate sono:Clitocybe dealbata, C. cerussata, C. rivulosa C. phyllophila, C. candicans ed altre Clitocybe bianche; Mycena pura, M. rosea, M. pelianthina; tutte le specie appartenenti al Genere Inocybe.

Ha un periodo di latenza variabile tra i 30 minuti e le tre ore.

I sintomi si manifestano, in un primo momento con disturbi gastrointestinali ed eccitazione psico motoria, per passare, successivamente, a manifestazioni di euforia, ebbrezza, stato confusionale, difficoltà di coordinazione, allucinazioni, ed ancora, in una fase più avanzata, astenia, sopore, amnesia e, come avvenuto in alcuni casi, decesso.

I principi tossici sono acido ibotemico, muscazone e muscimolo che si trovano, principalmente, sotto la cuticola e nello strato sottocuticolare. Anche se la cuticola viene eliminata il fungo mantiene la sua tossicità.

Le specie responsabili dell’intossicazione sono Amanita pantherina, A. muscaria, A. junquillea e le loro varietà e forme che mantengo la loro tossicità anche dopo bollitura.

  • Foto05 Amanita pantherinaSindrome      falloidea (a lunga latenza dopo 6 ore -      mortale)

Il periodo di latenza varia tra le 6 e le 24 ore dal consumo dei funghi.Foto06 Amanita muscaria

I sintomi si manifestano in fasi progressive di aggravamento: inizialmente disturbi gastrointestinali, dolori addominali, vomito, diarrea, stato di disidratazione; successivamente, nei giorni seguenti, dopo un apparente miglioramento, inizia a manifestarsi danno epatico che, in una fase ancora successiva, si avvia verso insufficienza epatica acuta, ipoglicemia ed ittero, coma epatico, insufficienza renale, decesso.

I principi tossici si identificano in fallolisine, falloidine e amanitine, queste ultime le più pericolose: la dose letale è pari a 0,1 mg per Kg di peso corporeo, basti pensare che un esemplare fungino di medie dimensioni contiene da 5 ad 8 mg. di amanitina, più che sufficienti per causare la morte di un individuo adulto (I. Milanesi 2015).

Le specie responsabile dell’intossicazione sono:Amanita phalloides, A. phalloides Var. Alba, A. verna, A. virosa, A. porrinensis; Galerina marginata, G. autunnalis, G. badipes; Conocybe filaris, Lepiota helveola, L. josserandii, L. brunneoincarnata, L. castanea, L. subincarnata, L. clypeolariodes

Le statistiche riferiscono di numerosi casi di decesso e numerosi altri risolti con trapianto di fegato.

  • Foto07 Amanita phalloidesSindrome      orellanica (a lunga latenza dopo 6 ore -      mortale)Foto08 Amanita phalloides var alba

Il periodo di latenza varia tra le 12 ore e 3-4 giorni, spingendosi, a volte, anche fino a 10 - 15 giorni o più.

Sintomi principali: fase iniziale caratterizzata da disturbi gastrointestinali, nausea, vomito, diarrea, dolori epigastrici, spesso è presente un sapore metallico in bocca (sintomo caratteristico della sindrome orellanica), seguita da un periodo di apparente miglioramento con successivo aggravamento caratterizzato da dolori muscolari e lombari, cefalea, brividi, inappetenza, riduzione della quantità di urina, vomito biliare, iperazotemia, uremia, coma e possibile decesso. L’evoluzione verso un’insufficienza renale è spesso irreversibile. L’unica terapia a disposizione è la dialisi, di supporto durante il periodo di sofferenza renale ed è previsto il trapianto di rene nei casi in cui l’insufficienza renale è irreversibile.

La tossina responsabile è l’orellanina, una sostanza cristallina dall’aspetto simile a quello dello zucchero.

Specie responsabili: Cortinarius orellanus, C. speciosissimus.

La maggiore concentrazione di orellanina si ha nel C. orellanus dove, oltre che nel carpoforo, si trova anche nelle spore. Si stima che 40 – 50 grammi di fungo fresco contengono orellanina in dose letale per un individuo adulto (I. Milanesi 2015).

Il periodo di latenza spazia tra le 6 e le 48 ore.

Sintomi principali: si manifestano con disturbi gastrointestinali caratterizzati da nausea, vomito, diarrea, cefalea, generalmente di modesta entità che, nei casi più gravi, dovuti generalmente all’assunzione abbondante ed in pasti ravvicinati, in dipendenza della quantità di giromitrina ingerita, possono evolvere verso un progressivo peggioramento con comparsa di ittero, disturbi neuropsichici, convulsioni, emolisi, anemia, danni consistenti al fegato ed ai reni, arresto cardiaco con possibile decesso.

La tossina responsabile è la giromitrina così chiamata in quanto contenuta in notevoli quantità in alcune specie del Genere Gyromitra nelle quali è stata individuata ed isolata.

Specie responsabili: Gyromitra esculenta, G. gigas, G. infula ed altre specie appartenenti ai generi:Helvella, Verpa, Ptychoverpa…

La Gyromitra esculenta, specie tipo, per la particolare somiglianza con le specie appartenenti al genere Morchella viene spesso confusa con queste ultime con ovvie conseguenze. A conferma di tale possibilità, si vuole fare riferimento alla trasmissione televisiva “La prova del cuoco” del 22 maggio 2014, durante la quale sono stati cucinati esemplari di Gyromitra scambiati, appunto, per Morchelle, specie fungine commestibili.

Foto09 Gyromitra esculentaSulla pericolosità di quanto accaduto, soprattutto perFoto10 Morchella esculenta l’informazione sbagliata che attraverso i media giunge al grande pubblico, sono prontamente intervenuti i Dirigenti del Centro Antiveleni (CAV) di Milano e dell’Associazione Micologica Bresadola di Trento.

  • Sindrome      rabdomiolitica (a lunga latenza dopo 6 ore -      mortale)

Il periodo di latenza varia da 24 a 72 ore.

La rabdomiolisi è una patologia che colpisce la muscolatura scheletrica e cardiaca; è provocata oltre che dall’ingestione di tossine contenute nel fungo Tricholoma equestre anche da numerosi altri fattori come traumi, sforzi eccessivi, uso di sostanze tossiche….

Foto11 Trichloma equestreSintomi principali: astenia, dolori muscolari, eritema facciale, sudorazione, nausea modesta senza vomito, urine scure, rossastre. Nella fase evolutiva si manifestano: iperpiressia (oltre 42° C), aritmie cardiache, miocardite acuta, aumento della dispnea, grave alterazione della funzione renale. In seguito, con la lesione e distruzione delle fibre muscolari del diaframma e del miocardio avviene il decesso. L’intossicazione evolve positivamente se il trattamento medico è tempestivo e prestato nelle prime fasi dell’insorgenza dei sintomi.

La specie responsabile è stata individuata nel Tricholoma equestre, conosciuto ed apprezzato da sempre come ottimo commestibile che, invece, si è reso responsabile di intossicazioni di grave entità, anche mortali, dopo il consumo abbondante ed in pasti ravvicinati (effetto accumulo). La casistica in materia fa riferimento ad episodi di intossicazione collettiva verificatisi in una circoscritta zona della costa atlantica della Francia interessando ben 12 persone, con evoluzione infausta per tre di esse. Il fatto è stato documentato da un gruppo di ricercatori francesi nel 2001con una ricerca approfondita. Anche se in Italia non sono mai stati registrati casi di intossicazione da Tricholoma equestre, il consumo e la raccolta di questa specie sono stati vietati, per disposizione di legge, su tutto il territorio nazionale (Ordinanza Ministero della Salute del 20 agosto 2002).

Ritenendo che le poche nozioni di micotossicologia che abbiamo inteso trattare in questa “Riflessione Micologica”, siano sufficienti per fare nascere la consapevolezza della pericolosità nell’utilizzo in cucina dei funghi e dei rischi di notevole consistenza cui si va incontro consumandoli senza le opportune cautele, desideriamo chiudere la nostra “Riflessione” con le solite raccomandazioni: consumate funghi della cui commestibilità siete certi ricorrendo sempre al giudizio di un micologo professionista richiedendo il rilascio della certificazione di commestibilità.

Foto:

  • Archivio      fotografico del micologo Franco Mondello

Bibliografia essenziale:

  • Assisi      Francesca, 2012: I funghi: guida alla prevenzione delle intossicazioni. Azienda      Ospedaliera Ospedale Niguarda – Centro Antiveleni Milano, Milano
  • Assisi      Francesca, Balestreri Stefano, Galli Roberto, 2008:      Funghi velenosi. dalla Natura,      Milano
  • Cocchi      Luigi, Siniscalco Carmine, 2012: Micotossicologia: una visione moderna.      5° Convegno Internazionale di Micotossicologia (5CIMT), Milano 3 – 4      dicembre
  • Crocè      Gianni, 2013:      Micotossicologia: sindrome giromitrica. Estratto da      “Funghi d’Aspromeonte” (http://www.funghidaspromonte.it)
  • Della      Maggiora Marco, 2007: Gli avvelenamenti da funghi. Micoponte – Bollettino del Gruppo      Micologico Massimiliano Danesi, n. 1: 24-40, Ponte a Moriano (LU)
  • Donini      Marco, 2004: Una      subdula intossicazione. Bollettino del Gruppo Micologico G. Bresadola      - Trento anno XLVII n. 3: 5-12, Trento
  • Marra      Ernesto, Macchioni Claudio, 2015: Il consumo in sicurezza dei funghi.      Regione Calabria Giunta Regionale Dipartimento tutela della salute e      politiche sanitarie – Confederazione Micologica Calabrese
  • Milanesi      Italo, 2015: Conoscere i funghi velenosi ed i loro sosia. A.M.B. Fondazione      Centro Studi Micologici – Trento
  • Pelle      Giovanna, 2007: Funghi velenosi e sindromi tossiche. Bacchetta Editore,      Albenga (SV)

Riferimenti Siti Web:

             

     - di Angelo Miceli -                                            

L’autunno, è risaputo, è la stagione ideale per la fruttificazione fungina; in questo periodo, stante le particolari e favorevoli condizioni atmosferiche caratterizzate dalle abbondanti piogge e dalle temperature ancora elevate, numerose sono le specie fungine che, singolarmente, in forma gregaria, cespitosa, in filari, in cerchio o a zig zag, fanno la loro apparizione nei boschi, confondendosi, con le loro caratteristiche forme ed i loro stupendi colori, tra i fiori e la vegetazione del sottobosco, attirando l’attenzione “mangereccia” dei numerosi raccoglitori-micofagi che si riversano nei boschi alla loro ricerca.

Non dobbiamo dimenticare, però, che i funghi, per la loro particolare natura, contengono sostanze tossiche in misura più o meno maggiore a seconda delle varie specie, assumendo, per alcune specie in particolare, la consistenza di veri e propri veleni che possono causare, all’essere umano, effetti irreversibili con danni di notevole entità.

Ricordiamo, senza andare molto indietro nel tempo, che la stagione autunnale 2012 fu, in Italia, caratterizzata da numerosi casi di intossicazioni da funghi nei quali, purtroppo, restarono coinvolti anche bambini; diverse furono le morti registrate ed i casi di trapianto di organo. Nel 2014, nella regione Calabria, si ripetono casi di intossicazione da funghi che interessano famiglie intere: muore un imprenditore di 43 anni e tre familiari in gravi condizioni a Corigliano Calabro (CS) (Il quotidiano del Sud 20.10.2014); a Modena muore un anziano per avvelenamento da Amanita phalloides (La Gazzetta di Modena 15.8.2014). L’autunno 2015 conferma la regola: a Torino (11.10.2015), ospedale “Le Molinette” un muratore rumeno di 54 anni viene sottoposto a trapianto di fegato per avvelenamento da Amanita phalloides e, il giorno successivo, come pubblicato dal quotidiano torinese “La Stampa” ben sette persone appartenenti allo stesso nucleo familiare, tra le quali una bambina di sette anni, vengono ricoverate presso lo stesso ospedale per intossicazione da funghi: responsabile, come accertato, Entoloma sinuatum (ex Entoloma lividum);

Foto01 Entoloma sinuatumed ancora, come riportato dal quotidiano “La Stampa” di Novara (17.11.2015) due coniugi muoiono per avvelenamento da Amanita phalloides.

Quanto sopra riportato ci spinge a proporre una nuova “Riflessione Micologica” che, ovviamente, come le precedenti, vuole avere solo carattere informativo al fine di fornire, ai lettori del Magazine che gentilmente ospita la nostra rubrica, le nozioni basilari necessarie ad una conoscenza generica sul “Regno dei Funghi” e sui pericoli connessi al consumo dei funghi stessi.

La micotossicologia è quella branca della tossicologia che si occupa dello studio delle tossine contenute nelle diverse specie fungine, della sintomatologia conseguente alla loro assunzione e della terapia necessaria da seguire nei casi di intossicazione. Si tratta di una scienza ancora giovane che, in ogni caso, ha consentito di pervenire a conoscenze scientifiche di notevole importanza e valore.

Le Tossine: (sostanze chimiche più o meno tossiche prodotte da un organismo animale, vegetale o microbico, dannose per l’organismo umano – nel caso dei funghi si parla di micotossine)i funghi, come già detto, a seconda delle varie specie di appartenenza, contengono, in misura più o meno elevata, elementi tossici detti “micotossine” o, più semplicemente, come continueremo a chiamarle nel corso della presente “Riflessione”, tossine che, a seconda della loro reazione al calore, vengono diversificate in:

Termolabili: (eliminabili con il calore) quando la struttura chimica delle tossine può essere modifica con il calore. Portando i funghi ad una temperatura di circa 70- 80 gradi centigradi per un tempo prolungato, circa 20-30 minuti, le tossine in essi contenute modificano la loro struttura chimica divenendo prive di tossicità e inoffensive per l’organismo umano. Ne consegue che alcune specie di funghi, ritenute tossiche da crude, possono essere regolarmente consumate dopo adeguata cottura (Boletus luridus; B. erytropus, Amanita crocea, A. vaginata…).

Foto02 Boletus luridus

E’ opportuno, in ogni caso, non consumare mai funghi poco cotti oFoto03 Amanita vaginata crudi, anche se la loro commestibilità é certa e, per quei funghi ritenuti ottimi da crudi (Amanita caesarea, Boletus edulis, Russula vesca…) limitarne l’assunzione a piccole quantità. E’ preferibile, in ogni caso, evitare cotture alla griglia, alla piastra o fritture in quanto tali sistemi non garantiscono una corretta cottura della parte interna del fungo.

Termostabili-solubili: (eliminabili con ebollizione) quando le tossine contenute in alcune specie fungine possono essere eliminate sottoponendo il prodotto a bollitura. Si tratta di tossine termostabili ma solubili ovvero che si liberano nell’acqua a temperatura di ebollizione. E’ consigliabile effettuare la bollitura con pentola scoperchiata che consente l’eliminazione di parte dell’acqua che, successivamente, deve essere totalmente eliminata, procedendo poi al completamento della cottura con i sistemi tradizionali e l’aggiunta di eventuali condimenti. Esempio tipico: Armillaria mellea, conosciuto come “Chiodino”, fungo particolarmente ricercato e consumato che, purtroppo, in Italia, è al primo posto nella classifica dei funghi responsabili di ricoveri ospedalieri.

Termostabili:(non eliminabili)quando la struttura chimica delle tossine è resistente a qualunque tipo di trattamento e le stesse mantengono la propria tossicità anche se sottoposti a trattamento termico come cottura prolungata o bollitura. Altri trattamenti artificiosi quali l’essiccazione, la salamoia, il passaggio in aceto, olio o altro, non producono alcun effetto sulle tossine che continuano a mantenere inalterata la loro tossicità. Si tratta quindi di trattamenti empirici il cui uso si perde nella notte dei tempi ma, purtroppo, per disinformazione, ancora in uso con conseguenze spesso drastiche.

Le Sindromi da avvelenamento:

Gli studi di micotossicologia, pur essendo questa una scienza ancora giovane, hanno portato a conclusioni univoche tra i vari studiosi che hanno inteso classificare le sindromi da avvelenamento da funghi a seconda del tempo intercorrente tra il consumo del prodotto fungino e la manifestazione dei primi sintomi di malessere. Il tempo intercorrente viene definito “periodo di latenza”. Se i sintomi si manifestano tra la fine del pasto e le sei ore successive, si parla di “sindrome a breve latenza”, se invece si manifestano dopo le sei ore dall’assunzione del pasto, si parla di “sindrome a lunga latenza”.

Sindromi a breve latenza:

Sono quelle che si manifestano, come già detto, nell’immediatezza del consumo dei funghi e fino a sei ore dopo. Si tratta di sindromi precoci e sono le meno pericolose in quanto consentono un rapido ricorso alle cure mediche ed una conseguente eliminazione delle sostanze tossiche non ancora completamente assimilate. Sono dovute al consumo di funghi che causano disturbi funzionali più o meno seri che, generalmente, si risolvono nel giro di pochi giorni senza lasciare traccia o danni d’organo. E’ opportuno però evidenziare che, in soggetti anziani o con particolari patologie, possono avere conseguenze anche gravi e, in qualche caso, anche mortali. (vedi sindrome panterinica).

Tali sindromi si distinguono principalmente in: gastrointestinale; muscarinica; panterinica; coprinica; emolitica; paxillica, neurotossica, atassica… ed altre ancora.

Sindromi a lunga latenza:

Sono quelle che si manifestano, come già detto, dopo almeno 6 ore dal consumo dei funghi e fino a oltre 24-32 ore. Sono sindromi che possono causare gravi danni ai principali organi e condurre, come spesso si è verificato, anche a morte. Le cause di tali devastanti effetti sono da ricondurre, ovviamente, tanto alla tipologia ed alla composizione chimica delle tossine, quanto al fatto che l’insorgenza ritardata della sintomatologia non consente un tempestivo intervento medico che spesso arriva quando i principi tossici hanno già causato danni gravi ed irreversibili.

E’ opportuno precisare che esistono specie fungine velenose il cui effetto, spesso mortale, si manifesta anche 10-15 giorni dopo il loro consumo (Cortinarius orellanus, C. speciosissimus).

Le sindromi a lunga latenza si distinguono principalmente in: falloidea; orellanica; giromitrica; rabdomiolitica; acromelalgica; nefrotossica; encefalica… ed altre ancora.

Tra le numerose sindromi a breve e lunga latenza conosciute - sopra non tutte menzionate - riteniamo opportuno, al solo fine di mantenere lo scopo unicamente informativo della presente “Riflessione Micologica”, rimandando il lettore, per un eventuale approfondimento in materia, ad un testo specifico di valenza scientifica, soffermarci su alcune di esse:

  • Sindrome gastrointestinale (a breve latenza entro 6 ore)
  • Sindrome panterinica(a breve latenza entro 6 ore)
  • Sindrome giromitrica (a lunga latenza dopo 6 ore)

Si manifesta a circa 2-3 ore dal consumo dei funghi con manifestazione di nausea, vomito, diarrea, crampi addominali, prostrazione. L’elenco delle specie responsabili è abbastanza lungo tanto da rendere difficoltosa la sua stesura, si ritiene che possa allungarsi nel tempo a seguito di ulteriori approfonditi studi che potrebbero individuare altre specie, in atto ritenute commestibili o di commestibilità non comprovata, responsabili di tossicità.

Tra le specie maggiormente indiziate citiamo: Boletus satanas, Boletus pulchrotinctus, B. legaliae, B. rhodoxanthus, B. rhodopurpureus, B. luteocupreus, B. torosus; Entoloma lividum, E. vernum, E. rhodopolium; Tricholoma pardinum, T. josserandii, T. saponaceum, T. sulphureum; Omphalotus olearius; Hypholoma fasciculare; Armillaria mellea; Agaricus xanthodermus; Lactarius torminosus…

Foto04 Tricholoma saponaceumSindrome      muscarinica (a breve latenza entro 6 ore)

Ha un periodo di latenza variabile tra i 15 minuti e le tre ore.

La sintomatologia tipica si manifesta con dolori addominali, vomito, diarrea, cefalea, ipersalivazione, intensa sudorazione, disturbi visivi, lacrimazione, tremori, bradicardia, broncocostrizione. L'intensa perdita di liquidi può portare a disidratazione.

E’ l’unica forma tossica per la quale è stato individuato un antidoto specifico: l’atropina.

Il principio attivo tossico è la “muscarina”, un alcaloide isolato dall’Amanita muscaria. Si tratta di una tossina resistente alla cottura ma parzialmente idrosolubile: portata ad ebollizione solo una piccola parte viene eliminata mentre una parte consistente rimane nel fungo.La muscarina pur se è stata isolata suAmanita muscariasi trova in quantità insignificanti in tale fungo mentre è presente in notevole quantità nei generi Clitocybe, Micena ed Inocybe. Le principali specie interessate sono:Clitocybe dealbata, C. cerussata, C. rivulosa C. phyllophila, C. candicans ed altre Clitocybe bianche; Mycena pura, M. rosea, M. pelianthina; tutte le specie appartenenti al Genere Inocybe.

Ha un periodo di latenza variabile tra i 30 minuti e le tre ore.

I sintomi si manifestano, in un primo momento con disturbi gastrointestinali ed eccitazione psico motoria, per passare, successivamente, a manifestazioni di euforia, ebbrezza, stato confusionale, difficoltà di coordinazione, allucinazioni, ed ancora, in una fase più avanzata, astenia, sopore, amnesia e, come avvenuto in alcuni casi, decesso.

I principi tossici sono acido ibotemico, muscazone e muscimolo che si trovano, principalmente, sotto la cuticola e nello strato sottocuticolare. Anche se la cuticola viene eliminata il fungo mantiene la sua tossicità.

Le specie responsabili dell’intossicazione sono Amanita pantherina, A. muscaria, A. junquillea e le loro varietà e forme che mantengo la loro tossicità anche dopo bollitura.

  • Foto05 Amanita pantherinaSindrome      falloidea (a lunga latenza dopo 6 ore -      mortale)

Il periodo di latenza varia tra le 6 e le 24 ore dal consumo dei funghi.Foto06 Amanita muscaria

I sintomi si manifestano in fasi progressive di aggravamento: inizialmente disturbi gastrointestinali, dolori addominali, vomito, diarrea, stato di disidratazione; successivamente, nei giorni seguenti, dopo un apparente miglioramento, inizia a manifestarsi danno epatico che, in una fase ancora successiva, si avvia verso insufficienza epatica acuta, ipoglicemia ed ittero, coma epatico, insufficienza renale, decesso.

I principi tossici si identificano in fallolisine, falloidine e amanitine, queste ultime le più pericolose: la dose letale è pari a 0,1 mg per Kg di peso corporeo, basti pensare che un esemplare fungino di medie dimensioni contiene da 5 ad 8 mg. di amanitina, più che sufficienti per causare la morte di un individuo adulto (I. Milanesi 2015).

Le specie responsabile dell’intossicazione sono:Amanita phalloides, A. phalloides Var. Alba, A. verna, A. virosa, A. porrinensis; Galerina marginata, G. autunnalis, G. badipes; Conocybe filaris, Lepiota helveola, L. josserandii, L. brunneoincarnata, L. castanea, L. subincarnata, L. clypeolariodes

Le statistiche riferiscono di numerosi casi di decesso e numerosi altri risolti con trapianto di fegato.

  • Foto07 Amanita phalloidesSindrome      orellanica (a lunga latenza dopo 6 ore -      mortale)Foto08 Amanita phalloides var alba

Il periodo di latenza varia tra le 12 ore e 3-4 giorni, spingendosi, a volte, anche fino a 10 - 15 giorni o più.

Sintomi principali: fase iniziale caratterizzata da disturbi gastrointestinali, nausea, vomito, diarrea, dolori epigastrici, spesso è presente un sapore metallico in bocca (sintomo caratteristico della sindrome orellanica), seguita da un periodo di apparente miglioramento con successivo aggravamento caratterizzato da dolori muscolari e lombari, cefalea, brividi, inappetenza, riduzione della quantità di urina, vomito biliare, iperazotemia, uremia, coma e possibile decesso. L’evoluzione verso un’insufficienza renale è spesso irreversibile. L’unica terapia a disposizione è la dialisi, di supporto durante il periodo di sofferenza renale ed è previsto il trapianto di rene nei casi in cui l’insufficienza renale è irreversibile.

La tossina responsabile è l’orellanina, una sostanza cristallina dall’aspetto simile a quello dello zucchero.

Specie responsabili: Cortinarius orellanus, C. speciosissimus.

La maggiore concentrazione di orellanina si ha nel C. orellanus dove, oltre che nel carpoforo, si trova anche nelle spore. Si stima che 40 – 50 grammi di fungo fresco contengono orellanina in dose letale per un individuo adulto (I. Milanesi 2015).

Il periodo di latenza spazia tra le 6 e le 48 ore.

Sintomi principali: si manifestano con disturbi gastrointestinali caratterizzati da nausea, vomito, diarrea, cefalea, generalmente di modesta entità che, nei casi più gravi, dovuti generalmente all’assunzione abbondante ed in pasti ravvicinati, in dipendenza della quantità di giromitrina ingerita, possono evolvere verso un progressivo peggioramento con comparsa di ittero, disturbi neuropsichici, convulsioni, emolisi, anemia, danni consistenti al fegato ed ai reni, arresto cardiaco con possibile decesso.

La tossina responsabile è la giromitrina così chiamata in quanto contenuta in notevoli quantità in alcune specie del Genere Gyromitra nelle quali è stata individuata ed isolata.

Specie responsabili: Gyromitra esculenta, G. gigas, G. infula ed altre specie appartenenti ai generi:Helvella, Verpa, Ptychoverpa…

La Gyromitra esculenta, specie tipo, per la particolare somiglianza con le specie appartenenti al genere Morchella viene spesso confusa con queste ultime con ovvie conseguenze. A conferma di tale possibilità, si vuole fare riferimento alla trasmissione televisiva “La prova del cuoco” del 22 maggio 2014, durante la quale sono stati cucinati esemplari di Gyromitra scambiati, appunto, per Morchelle, specie fungine commestibili.

Foto09 Gyromitra esculentaSulla pericolosità di quanto accaduto, soprattutto perFoto10 Morchella esculenta l’informazione sbagliata che attraverso i media giunge al grande pubblico, sono prontamente intervenuti i Dirigenti del Centro Antiveleni (CAV) di Milano e dell’Associazione Micologica Bresadola di Trento.

  • Sindrome      rabdomiolitica (a lunga latenza dopo 6 ore -      mortale)

Il periodo di latenza varia da 24 a 72 ore.

La rabdomiolisi è una patologia che colpisce la muscolatura scheletrica e cardiaca; è provocata oltre che dall’ingestione di tossine contenute nel fungo Tricholoma equestre anche da numerosi altri fattori come traumi, sforzi eccessivi, uso di sostanze tossiche….

Foto11 Trichloma equestreSintomi principali: astenia, dolori muscolari, eritema facciale, sudorazione, nausea modesta senza vomito, urine scure, rossastre. Nella fase evolutiva si manifestano: iperpiressia (oltre 42° C), aritmie cardiache, miocardite acuta, aumento della dispnea, grave alterazione della funzione renale. In seguito, con la lesione e distruzione delle fibre muscolari del diaframma e del miocardio avviene il decesso. L’intossicazione evolve positivamente se il trattamento medico è tempestivo e prestato nelle prime fasi dell’insorgenza dei sintomi.

La specie responsabile è stata individuata nel Tricholoma equestre, conosciuto ed apprezzato da sempre come ottimo commestibile che, invece, si è reso responsabile di intossicazioni di grave entità, anche mortali, dopo il consumo abbondante ed in pasti ravvicinati (effetto accumulo). La casistica in materia fa riferimento ad episodi di intossicazione collettiva verificatisi in una circoscritta zona della costa atlantica della Francia interessando ben 12 persone, con evoluzione infausta per tre di esse. Il fatto è stato documentato da un gruppo di ricercatori francesi nel 2001con una ricerca approfondita. Anche se in Italia non sono mai stati registrati casi di intossicazione da Tricholoma equestre, il consumo e la raccolta di questa specie sono stati vietati, per disposizione di legge, su tutto il territorio nazionale (Ordinanza Ministero della Salute del 20 agosto 2002).

Ritenendo che le poche nozioni di micotossicologia che abbiamo inteso trattare in questa “Riflessione Micologica”, siano sufficienti per fare nascere la consapevolezza della pericolosità nell’utilizzo in cucina dei funghi e dei rischi di notevole consistenza cui si va incontro consumandoli senza le opportune cautele, desideriamo chiudere la nostra “Riflessione” con le solite raccomandazioni: consumate funghi della cui commestibilità siete certi ricorrendo sempre al giudizio di un micologo professionista richiedendo il rilascio della certificazione di commestibilità.

Foto:

  • Archivio      fotografico del micologo Franco Mondello

Bibliografia essenziale:

  • Assisi      Francesca, 2012: I funghi: guida alla prevenzione delle intossicazioni. Azienda      Ospedaliera Ospedale Niguarda – Centro Antiveleni Milano, Milano
  • Assisi      Francesca, Balestreri Stefano, Galli Roberto, 2008:      Funghi velenosi. dalla Natura,      Milano
  • Cocchi      Luigi, Siniscalco Carmine, 2012: Micotossicologia: una visione moderna.      5° Convegno Internazionale di Micotossicologia (5CIMT), Milano 3 – 4      dicembre
  • Crocè      Gianni, 2013:      Micotossicologia: sindrome giromitrica. Estratto da      “Funghi d’Aspromeonte” (http://www.funghidaspromonte.it)
  • Della      Maggiora Marco, 2007: Gli avvelenamenti da funghi. Micoponte – Bollettino del Gruppo      Micologico Massimiliano Danesi, n. 1: 24-40, Ponte a Moriano (LU)
  • Donini      Marco, 2004: Una      subdula intossicazione. Bollettino del Gruppo Micologico G. Bresadola      - Trento anno XLVII n. 3: 5-12, Trento
  • Marra      Ernesto, Macchioni Claudio, 2015: Il consumo in sicurezza dei funghi.      Regione Calabria Giunta Regionale Dipartimento tutela della salute e      politiche sanitarie – Confederazione Micologica Calabrese
  • Milanesi      Italo, 2015: Conoscere i funghi velenosi ed i loro sosia. A.M.B. Fondazione      Centro Studi Micologici – Trento
  • Pelle      Giovanna, 2007: Funghi velenosi e sindromi tossiche. Bacchetta Editore,      Albenga (SV)

Riferimenti Siti Web:

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- di Marcello Crinò -

 

Venerdì 25 si è rinnovata a Barcellona e a Pozzo di Gotto la doppia processione delle “Varette” del Venerdì Santo, che per le sue peculiarità è stata recentemente iscritta nel Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia (Gazzetta Ufficiale della Sicilia del 9 maggio 2014, pp. 38-44).I modi di formazione della città (due nuclei originariamente separati dal torrente Longano) hanno fatto si che a Barcellona, caso unico, si sviluppassero due processioni con ben ventisei “varette”, costituite da sculture ispirate a opere d’arte rinascimentali, manieriste e barocche. La processione di Pozzo di Gotto, risalente al 1621, seppur in forma ridottissima rispetto all’attuale, è iniziata dal Duomo di Santa Maria Assunta, dove sono confluite anche le “varette” custodite durante l’anno nelle altre chiese e magazzini. Sobriamente addobbate con i fiori e con le luci, spesso solo con candele, hanno mantenuto nel tempo le caratteristiche iniziali. Le origini di questa manifestazione, con chiari riferimenti alla tradizione spagnola, risalgono alla prima metà del Seicento, con l’Ecce Homo, datato 1621. I gruppi statuari sfilano secondo questo ordine: Ultima cena (1863), Cristo nell’orto (1864), Cristo alla colonna (1864), Ecce Homo (1621), Cristo portacroce (1864), Incontro con le pie donne (1950), Cristo caduto sotto la croce (1911), Cristo spogliato dalle vesti (1970 circa), Cristo in croce (1872), Pietà (1921), I simboli della Passione (1981), Urna col Cristo morto (1895), Addolorata (1872). L’Urna col Cristo morto è accompagnata dai “Giudei”, in realtà soldati romani caratterizzati da un elmo sormontato da penne di pavone, che sin dal periodo paleocristiano era il simbolo della consacrazione della Chiesa, e le cui carni erano ritenute incorruttibili e pertanto simbolo della Resurrezione. Un simbolismo ormai dimenticato ma ben chiaro a chi per primo li fece realizzare. La processione si è conclusa con il baldacchino e il sacerdote recante la reliquia della Croce, custodita in un ostensorio, e la Banda musicale.DSCF5288

Le “varette” di Barcellona si sono mosse dalla chiesa di San Giovanni dove si erano radunate anche quelle provenienti da altre chiese e magazzini. L’origine di questa seconda processione, che presenta caratteri di maggiore sfarzo rispetto all’altra, con addobbi floreali molto ricchi, risale alla metà del Settecento (con il Crocefisso e l’Addolorata, del 1754), cioè quando la chiesa di San Giovanni fu ingrandita acquisendo l’assetto architettonico attuale. I gruppi scultorei procedono in quest’ordine: Ultima cena (1801), Cristo nell'orto (1801), Pretorio di Pilato (1980), Cristo alla colonna (1801), Ecce Homo (1801), Cristo portacroce (1801), Incontro con la Veronica (1801), Crocefisso (1754), Discesa dalla croce (1948), Pietà (1948), Cristo portato al sepolcro (1948), Urna col Cristo morto (1929), Addolorata (1754), ed infine la Banda Musicale. Anche qui l’Urna del Cristo morto è accompagnata dai “Giudei”, senza le penne di pavone ma con un semplice elmo con pennacchio. La processione è stata conclusa dal baldacchino col sacerdote recante la reliquia della Croce e la banda musicale. Quest’anno è stata inserita anche la copia della Sacra Sindone, recentemente acquisita dalla parrocchia di San Giovanni.

Le due processioni, accompagnate dal canto delle “Visilla”, cioè un canto polivocale basato sul testo della Vexilla Regis del poeta latino Venanzio Fortunato, nella serata si sono incontrate sulla copertura del torrente Longano, percorrendola da nord verso sud quelle di Barcellona, e in senso inverso quelle di Pozzo di Gotto. Durante l’incontro le due processioni si sono fermate e i gruppi statuari ruotati di novanta gradi, secondo un’usanza iniziata nel 2010, e quest’anno, per la prima volta nella storia, due gruppi di “Visillanti” di Barcellona (varetta del Cristo porta croce) e di Pozzo di Gotto (Confraternita di S. Eusenzio, varetta dell’Ecce Homo) hanno intonato assieme il canto della “Visilla”. L’incontro delle due processioni del Venerdì Santo sulla copertura del torrente Longano risale al 1968, artefice Don Rodolfo Di Mauro, direttore dell’Oratorio Salesiano di Barcellona dal 1961 al 1968.

Quest’anno la manifestazione religiosa è stata attenzionata dalla sede regionale della Rai, con un ampio servizio curato dalla giornalista Lucia Basso per la rubrica del sabato “Il Settimanale”, e anticipato con passaggi anche nei TG.

 

Vi proponiamo i momenti più emozionanti della processione delle Barette che sin dalla sua prima apparizione fu considerata la più importante manifestazione religiosa pasquale di Messina.

 

2013-Messina: Secolare Processione delle Barette - foto

Messina - La Baretta della "Cena"

Messina - La Baretta della "Caduta"

Messina - La Baretta dell'Addolorata.

 

 

Copertina albumr

- di Marcello Crinò -

L’Amministrazione Comuale di Barcellona ha portato avanti una interessante iniziativa dietro proposta del dott. Giovanni Macrì, riuscendo a coniugare cultura, sport e vita sociale. E’ stato infatti realizzato dalle edizioni Akinda Italia di Milano l’album delle figurine degli sport della città. Giunto nei punti vendita autorizzati mercoledi 23, l’album ha riscosso un immediato successo. Si apre con le foto del Sindaco e degli Assessori (da raccogliere come le figurine degli sportivi), presenta poi delle pagine con testi e foto sulla storia, i beni culturali, le tradizioni e i personaggi di Barcellona. Un testo di Giovanni Macrì è dedicato alla figlia Roberta, che a causa di un grave incidente è costretta sulla sedia a rotelle. Roberta, con grande forza d’animo, è riuscita a superare il trauma riprendendo la sua passione iniziale, la danza, portando avanti la Wheelchair Dance, la danza in carrozzina, e divenendo, a seguito delle sue campagne di sensibilizzazione, esperta per l’abbattimento delle barriere architettoniche nei Comuni di Terme Vigliatore e Barcellona. Queste le società sportive inserite nell’album con i relativi atleti: Exario ASD, Play Time ASD, A.S.D. Città di Barcellona, Barcellona P.G. ASD, Nuova Azzurra ASD, Pallavolo WG Morgan ASD, Tiger’s Den Barcellona ASD, A.S.D. Igea Virtus, Dai-Ki-Dojo Barcellona, ASD S. Antonino, Polisportiva Promosport.

 

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