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Antonio Cattino

 

Antonio Cattino

Sarebbe opportuno che le due tendenze su questa "vexata questio" si confrontassero in un pubblico convegno, almeno per rispetto della memoria di Antonello da Messina ... credo che ci siano tutti gli elementi per ristabilire la verità.

Concetta De Pasquale Carte di Mare olio e catrame su carte nautiche cm80x120  2015

 

Concetta De Pasquale Trittico corpi del Vento olio e catrame su carta cm150x300 2015- di MARIA TERESA PRESTIGIACOMO -

Messina. Ho presentato più volte la pittrice Concetta De Pasquale da Assisi a Berlino, città in cui ha riscosso notevole successo, in particolare nella metropoli tedesca esigente e colta. Oggi, il presidente del Teatro Vittorio Emanuele Maurizio Puglisi mercoledì 13 gennaio, ha inaugurato la mostra del ciclo espositivo “R-esistenza d’artista – visioni d’arte contemporanea” dal titolo:CARTE DI MARE; erano presenti illustri personalità del mondo della cultura e dell'arte da Angelo Savasta al mecenate Antonio Presti a Linda Schipani ed ad Antonello Arena, Alessandra Lanese, Giovanni Allio e tanti altri artisti messinesi come Demetrio Scopelliti,  intervenuti per la Personale della De Pasquale, unitamente a Mariella Bellantone, scenografa e pittrice. Nella personale di pittura Carte di Mare Concetta De Pasquale espone l’ultima sua produzione su carta ispirata alla tematica del Mare come luogo fisico e onirico del vivere. Proprio alla città di Messina e al suo mare che da anni la accolgono e la fanno sognare, la De Pasquale vuole dedicare questa mostra. È in Sicilia che avviene l’incontro, quando da bambina passa lunghe vacanze nell’Isola del padre e il fascino e il mistero di questo elemento liquido che avvolge e penetra ogni corpo non la abbandona più. I viaggi in barca a vela, sono occasione per l’artista  di conoscere e ascoltare il mare prendendo appunti nei suoi taccuini di viaggio; ‘una pittrice di bordo’ come ama definirsi. In mostra, al ritmo del ‘respiro del mare’ si susseguono: appunti di viaggio in barca a vela, dipinti su vecchie carte nautiche che narrano rotte intraprese e sognate, sottofondi marini tra le azzurrità degli abissi e i coralli del ‘mare di sotto’. Le opere esposte raccontano il mare nella sua duplice natura : “…la  dimensione fisica del ‘viaggio orizzontale’, … e quella metafisica del ‘viaggio verticale’, alla ricerca di se stessi …”così come racconta Anna Di Leo nel suggestivo video Mare che accompagna la mostra, un felice connubio di espressioni artistiche.

Il finale di questa esperienza artistica potremmo racchiuderlo nelle parole di Sant’Agostino: “Dio fornisce il vento, ma l’uomo deve alzare le vele”.                                  

 Breve biografia

Concetta De Pasquale nasce a Salò (Brescia) nel 1959 e dopo la laurea in lettere e la specializzazione in Storia dell'Arte all'Università di Urbino, si diploma in pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera. A Milano, frequenta gli studi degli scultori Fausto Melotti e Nanni Valentini, suoi maestri nell’uso minimale e rigoroso della materia.   Dopo le prime esperienze con materiali diversi, la sua attenzione si ferma sulla carta che diventa supporto privilegiato per una pittura organica  essenziale ed intima, che indaga il  corpo nella sua doppia valenza, fisica e spirituale. La sua è una pittura visionaria che scaturisce dall’ esperienza che il proprio corpo compie incontrando direttamente la carta. La pittrice infatti nelle sue grandi carte non si limita a deporvi pittura, ma lascia che la carta si faccia sudario “… ad incarnare segni, impronte e tracce di una esperienza che prima di essere pittorica, è mentale e spirituale, ma al tempo stesso fisica e sensuale …”.  Durante il suo percorso artistico,  la pittrice ha spesso privilegiato il rapporto della pittura con le altre arti, poesia, musica, teatro, realizzando  libri d'arte, spettacoli, performance ed installazioni in team con architetti, fotografi,  registi e musicisti . Da alcuni anni ha scelto di vivere in Sicilia, isola di origine paterna, dove  attualmente  insegna al Liceo Artistico Statale “E. Basile” di Messina, pur mantenendo l’animo di viaggiatrice. Dal 1979 ad oggi ha esposto in prestigiosi spazi pubblici e gallerie in Italia e all’estero. Tra le più recenti mostre, le personali: Oltre l’Isola tenuta a Firenze in Palazzo Medici Riccardi e al Maschio Angioino di Napoli; Ritratti Interiori al Palazzo della Cultura di Catania; Ricette per la vita al Mo.C.A. di Roma e alla Fondazione Mazzullo di Taormina; Corpo dell’Acqua al Writing Shed di Venezia; la mostra alla galleria Etienne de Causans a Parigi;  ed ancora la recente partecipazione alla 54° Biennale di Venezia  ad Artisti di Sicilia e ad ExpoArteItaliana  curate da Vittorio Sgarbi.  Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private.

La mostra resterà aperta al pubblico, con ingresso libero, tutti i giorni dalle ore 9,30 alle 13,00 e dalle ore 17,00 alle 21,00 sino a domenica 24 gennaio.

 

Bentivegna

 

Donna di elevate virtù ed eccellente educatrice

Non è più con noi il suo nobile cuore ci ha lasciati

I Soci e i docenti volontari tutti  del       

Centro Europeo Di Studi Universitari di Pace

Central University of Peace –European

Human Rights and Peace

ne piangono la scomparsa.

Si  associano i  componenti dell'Ass. Cult. Messinaweb.eu

 

Messina 13/01/2016

Nell’avviare una qualsiasi attività che abbia come fine la costituzione di nuove forme di aggregazione non si può dimenticare che la nostra è già e sempre più diventa una civiltà multiculturale. Oggi, prescindendo dal gruppo etnico a cui appartiene, l’uomo è immerso in un tessuto socio-comunicativo dove i media, moltiplicandosi, determinano un policentrismo culturale così complesso che gli stessi studiosi delle comunicazioni spesso non riescono a decifrare. D’altra parte, la diffusione di forme sempre nuove di comunicazione (si pensi soprattutto all’informatica) apre prospettive alle quali facciamo sempre più fatica a tener dietro. Dovremmo mettere in moto azioni di ricerca capaci di mutare gradualmente le strutture socio-culturali piuttosto invecchiate sulle quali facciamo ancora leva e aprirci a nuove tecnologie comunicative da utilizzare in funzione esclusivamente partecipativa e non in quanto strumenti di subordinazione culturale o, peggio, di eterodirezione politica.

Toccherebbe alla scuola insegnare ai giovani come strutturare, analizzare e integrare le informazioni necessarie a comprendere i linguaggi che descrivono e interpretano la realtà del nostro tempo; invece la nostra scuola trascura i linguaggi iconici per fare ancora largo posto al linguaggio verbale.

Se poi il discorso interessa la nascita (è il nostro caso) o il mantenimento in vita di un periodico, non si può dimenticare che le scelte da operare debbono essere indirizzate verso il decentramento delle strutture di informazione, formazione e promozione. Un periodico, a maggior ragione se diffuso on-line, “parla” contemporaneamente a milioni di individui con tradizioni, culture e religioni diverse l’una dall’altra. Un periodico del nostro tempo che voglia condurre ad una maggiore comprensione tra gli uomini non può non chiedersi come aiutare gli uomini a “riconoscersi” prescindendo dal cielo sotto il quale vivono. Comunque una cosa è certa: parola e immagine, lavorando insieme, possono fare molto perché gli uomini si riconoscano come “uguali” e come tali lavorare insieme per il bene comune.

 

- di Giuseppe Cavarra -

L’irruzione del papa Benedetto XVI nella questione sociale mondiale ha uno spessore forse poco sottolineato, sia perché di alto profilo, sia perché spiazza la cultura dominante.

L’impegno che egli chiede a tutti gli uomini si colloca nella matrice cristiana del primo comandamento, di origine biblica e fatto proprio dal Redentore: ama sempre il prossimo tuo.

Ma tale impegno deve diventare legge e modello di comportamento, in modo particolare ed elitario, presso i cattolici, che devono uscire da una fase di latitanza della loro identità, camuffata da velleitari richiami al lievito e al piccolo seme delle parabole evangeliche, per assumere responsabilmente e a viso scoperto il ruolo autonomo, che loro compete, nella realtà politica ed amministrativa, a tuttti i livelli in cui sono impegnati, compresa la responsabile partecipazione alle decisioni gerarchiche della Chiesa cattolica.

Essere un cattolico adulto non è sinonimo di essere cattolico ribelle, bensì essere un convinto credente e assertore del messaggio di Cristo, che sa uscire da un’attesa di orientamenti e suggerimenti, in dipendenza diretta dalla gerarchia, che solo possono riferirsi ad una situazione pregressa e non all’attualità di vita del cittadino nel ritmo travolgente della società, nella quale tutti viviamo e soffriamo.

In particolare la carità del cattolico è vera se smonta con tutti i mezzi a disposizione alcuni tabu derivanti da matrice marxista o libertinaria (e talora contrabbandati come cristiani o da questi irresponsabilmente difesi). Intendo riferirmi allo strapotere delle organizzazioni sindacali a difesa del lavoratore, il cui ruolo è stato ed è solo politico. Può un cattolico (anche se c’è stato notevole cedimento della morale cattolica in tal senso) sostenere la liceità dello sciopero, ad ogni piè sospinto, nelle strutture pubbliche? Si può ancora tollerare che vengano calpestati in tali manifestazioni i diritti di tanti poveri della nostra nazione? Può ancora esistere, nel settore sanitario, la distinzione preconcetta tra pubblico e privato? Non è venuta l’ora di promuovere l’eccellenza del servizio? Può un cattolico concepire la scuola, sia quella sovvenzionata dallo stato, sia quella sovvenzionata liberamente da cittadini, come una merce di scambio in cui un partito o gruppi di partiti sistematicamente boicottano ogni adeguamento alla società e alla prevenzione contro manifestazioni delittuose? La scuola d’obbligo e l’istruzione universitaria può ancora essere lasciata in monopolio o in balia di facinorosi e delinguenti, che ne danneggiano persino le strutture? Può un cattolico restare indifferente davanti al fenomeno della TV e della carta stampata, tanto di stato, che di altre proprietà, che si appropriano della funzione giudiziaria, sostituendosi al giudice legittimo e anticipando sentenze avventate e devastanti per i cittadini?

La verità della carità non può sostenere l'ambientalismo romantico e violento, schieratosi per finalità di basso profilo, contro il progresso e la civiltà, falsificando la storia e i dati della corretta ricerca scientifica.

Ed ancora, che ha a che fare con l’impegno della solidarietà, l’autolesionismo dei cattolici anticapitalisti , anticolonialisti ed antioccidentali? Che valore umano porta in sé l'ecologismo esasperato e paralizzante le istituzioni e le imprese, il terzomondismo di maniera, la rivolta distruttiva dei no global?

Il cattolico, per vocazione, deve favorire il bene comune, ponendosi a servizio dei fratelli in tutte le istituzioni. La bioetica deve contribuire allo sviluppo, e la questione antropologica deve diventare questione sociale, ove il controllo delle nascite, l'eutanasia, le manipolazioni eugenetiche, devono sensibilizzare all'accoglienza del debole, ed evitare affrettate delibere di tipo solo utilitaristico immediato.

«Senza la verità, la carità viene esclusa dai progetti e dai processi di costruzione di uno sviluppo umano di portata universale, nel dialogo tra i saperi e le operatività».

- di Biagio Amata -

(già preside della Facoltà di Lettere dell’UPS)

 

….ch'era la festa di tutti santi del paese e che quest'anno, nel rispetto di una "rinnovata"

             tradizione, torneranno in processione per un festino che si spera…speciale.

 

Centoquarantasei, centoquarantotto, centocinquanta.

                                               

“Accade spesso specie durante incontri di natura conviviale, che uno o più dei presenti, a conoscenza della mia ormai ben nota passione per lo studio dei funghi, mi rivolga qualche domanda, al fine di chiarire le proprie idee e conoscenze o anche per semplice curiosità, su questo meraviglioso mondo che da sempre ha destato l’interesse e la curiosità umana. E fu così che ieri l’altro (5 settembre 2015), sulla spiaggia di Rometta marea, ridente cittadina turistica affacciata sul litorale tirrenico della provincia di Messina, durante un incontro serale con numerosi amici per godere, attorno ad un fumante barbecue, della brezza marina serale in riva al mare a conclusione delle vacanze estive, uno dei presenti, appassionato di trekking, mi ha mostrato, sul proprio smart phone, la foto di un bellissimo esemplare fungino nel quale si era imbattuto durante una delle sue passeggiate naturalistiche, chiedendomi delucidazioni in merito alla sua denominazione e fornendomi, al contempo, lo spunto per questa ulteriore “Riflessione Micologica”:

Foto01Langermannia gigantea(Batsch) Rostk, = Calvatia gigantea (Batsch) Lloyd

Con la denominazione originaria di Lycoperdon giganteum,sostituita nel tempo con Langermannia gigantea e, ancora, con la più recente ed attuale denominazione di Calvatia gigantea, si è soliti fare riferimento ad un fungo facilmente identificabile stante le sue peculiari caratteristiche morfologiche e le notevoli dimensioni che generalmente raggiunge. Si posiziona, nella sistematica fungina, nel Genere Langermannia, Famiglia Lycoperdaceae, Ordine Lycoperdales, Classe Basidiomycetes; viene inserito nel Gruppo Informale dei Gasteromiceti (gruppo al quale appartengono funghi con forma globosa al cui interno si formano gli elementi riproduttivi: le spore). Ha dimensioni notevoli che si spingono fino ad un diametro di 50-70 cm, raggiungendo, per gli esemplari più grandi, un peso che può arrivare fino ai 20-25 chilogrammi. Si presenta globoso, privo di cappello e gambo.

Esoperidio(parte esterna che avvolge il fungo – vedi appresso) leggermente feltrato, di colore biancastro con tendenza a screpolarsi ed a scurire a maturazione.

Gleba(parte interna del fungo – vedi appresso) compatta, da inizialmente bianca a giallo-olivastro, poi bruno-olivastro e pulverulenta a maturazione.

Columella (parte della gleba – vedi appresso) assente.

Fruttifica generalmente in estate-autunno, in giardini, prati e pascoli, generalmente su resti marcescenti di piante morte presentandosi, quindi, come fungo saprofita. E’ ritenuto commestibile solo se consumato da giovane, fino a quando è ben consistente e la carne soda e bianca; viene maggiormente apprezzato se tagliato a fette e cucinato a cotoletta. Foto02

Non si può dire che i funghi appartenenti a tale gruppo siano inseriti in un ordine vero e proprio, tanto che più che di “Ordine” si può meglio parlare di “Gruppo Informale” in quanto il raggruppamento è piuttosto artificioso ma, in ogni caso, basato su caratteri morfologici comuni ben riscontrati nelle varie specie fungine che ne fanno parte. Al gruppo appartengono funghi di forma globosa, almeno nella fase iniziale della loro formazione, che racchiudono al proprio interno l’imenio (parte fertile del fungo ove si formano le spore) che, quindi, non è esposto all’aria; per tale caratteristica vengono inseriti nella Sottoclasse Gastromyceditae. Per maggiore chiarezza dobbiamo dire che i funghi con imenio esposto all’aria appartengono, invece, alla Sottoclasse Hymenomycetidae.

I Gasteromiceti sono racchiusi, nella generalità delle specie ad essi appartenenti, in un involucro esterno denominato “peridio”, delimitato, all’esterno, da uno strato detto “esoperidio” ed all’interno da uno detto “endoperidio”. All’interno del peridio è racchiusa la parte fertile del fungo chiamata “gleba” ove si formano le spore, deputate alla riproduzione della specie. In alcune specie, nella parte centrale della gleba, è presente una zona sterile chiamata “columella”. La dispersione delle spore, giunte a maturazione, avviene o in maniera naturale con la rottura del peridio attraverso l’apertura di uno o più pori apicali o in maniera meccanica con la rottura del peridio, che rimane permanentemente chiuso, per azioni esterne. In considerazione di ciò la dispersione delle spore avviene in maniera diversa a seconda della specie di appartenenza: le spore che a maturazione diventano masse pulverulente (Genere Lycoperdon, Calvatia, Langermannia, Bovista…) vengono disperse e diffuse dal vento; le spore che sono immerse in una gleba gelatinosa e maleodorante (Genere Phallus, Mutinus, Clathrus…) si disperdono per intervento degli insetti che attirati dal cattivo odore degli esemplari fungini fungono da veicolo di diffusione. Anche le specie ipogee (basidiomi che crescono sotto la superficie del terreno, esempio: Genere Rhizopogon) diffondono le proprie spore utilizzando, quale veicolo di diffusione, gli animali che attirati dal loro odore se ne cibano con conseguente dispersione delle spore.

Foto03I Gasteromiceti, come sopra accennato, si presentano, generalmente, in forma arrotondato-globosa e sono privi di cappello e gambo ben definiti. A questa regola fanno eccezione alcuni generi che inizialmente, nella fase primordiale della loro formazione, si presentano in forma sferica, assumendo, a maturazione, una forma generale con gambo e cappello definiti o quasi (Genere Tulostoma, Battaraea, Gyrophragmium, Phallus…).

Per completezza espositiva, concludendo la nostra “Riflessione Micologica”, ci piace precisare che ai Gasteromiceti appartengono le seguenti famiglie: Lycoperdaceae; Geastraceae; Sclerodermataceae; Nidulariaceae; Phallaceae; Hymenogastraceae.

Ricordiamo sempre, come ormai nelle nostre abitudini, di non consumare funghi della cui commestibilità non si è certi, richiedere sempre il giudizio di un micologo professionista accompagnato dal rilascio di certificazione mico-sanitaria.

Foto: Angelo Miceli

Bibliografia essenziale:

  • Boccardo Fabrizio, Traverso Mido, Vizzini Alfredo, Zotti Mirca, 2008: Funghi d’Italia, Zanichelli, Bologna (ristampa 2013)
  • Papetti Carlo, Consiglio Giovanni, Simonini Giampalolo, 2004:Atlante fotografico dei Funghi d’Italia. Vol. I (seconda ristampa), A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento
  • Phillips      Roger, 1985: Riconoscere i funghi. Istituto Geografico De Agostini, Novara
  • Sarasini      Mario, 2005:Gasteromiceti      epigei. A.M.B. Fondazione Centro Studi      Micologici, Trento

Riferimenti siti Web:

**********

Per approfondire le vostre conoscenze micologiche

frequentate la nostra Associazione:

“Centro di Cultura Micologica”

presso Dopolavoro Ferroviario Via Reggio Calabria Is. Quater – Messina

incontri settimanali mercoledì ore 17,00 – 19,00 con esercitazioni pratiche sul riconoscimento dei funghi dal vero

Info: Enzo Visalli 368676063 Franco Mondello 3282489544 – Angelo Miceli 3286955460

http://www.micologiamessinese.altervista.org

  - di Angelo Miceli -                                                  

“Accade spesso specie durante incontri di natura conviviale, che uno o più dei presenti, a conoscenza della mia ormai ben nota passione per lo studio dei funghi, mi rivolga qualche domanda, al fine di chiarire le proprie idee e conoscenze o anche per semplice curiosità, su questo meraviglioso mondo che da sempre ha destato l’interesse e la curiosità umana. E fu così che ieri l’altro (5 settembre 2015), sulla spiaggia di Rometta marea, ridente cittadina turistica affacciata sul litorale tirrenico della provincia di Messina, durante un incontro serale con numerosi amici per godere, attorno ad un fumante barbecue, della brezza marina serale in riva al mare a conclusione delle vacanze estive, uno dei presenti, appassionato di trekking, mi ha mostrato, sul proprio smart phone, la foto di un bellissimo esemplare fungino nel quale si era imbattuto durante una delle sue passeggiate naturalistiche, chiedendomi delucidazioni in merito alla sua denominazione e fornendomi, al contempo, lo spunto per questa ulteriore “Riflessione Micologica”:

Foto01Langermannia gigantea(Batsch) Rostk, = Calvatia gigantea (Batsch) Lloyd

Con la denominazione originaria di Lycoperdon giganteum,sostituita nel tempo con Langermannia gigantea e, ancora, con la più recente ed attuale denominazione di Calvatia gigantea, si è soliti fare riferimento ad un fungo facilmente identificabile stante le sue peculiari caratteristiche morfologiche e le notevoli dimensioni che generalmente raggiunge. Si posiziona, nella sistematica fungina, nel Genere Langermannia, Famiglia Lycoperdaceae, Ordine Lycoperdales, Classe Basidiomycetes; viene inserito nel Gruppo Informale dei Gasteromiceti (gruppo al quale appartengono funghi con forma globosa al cui interno si formano gli elementi riproduttivi: le spore). Ha dimensioni notevoli che si spingono fino ad un diametro di 50-70 cm, raggiungendo, per gli esemplari più grandi, un peso che può arrivare fino ai 20-25 chilogrammi. Si presenta globoso, privo di cappello e gambo.

Esoperidio(parte esterna che avvolge il fungo – vedi appresso) leggermente feltrato, di colore biancastro con tendenza a screpolarsi ed a scurire a maturazione.

Gleba(parte interna del fungo – vedi appresso) compatta, da inizialmente bianca a giallo-olivastro, poi bruno-olivastro e pulverulenta a maturazione.

Columella (parte della gleba – vedi appresso) assente.

Fruttifica generalmente in estate-autunno, in giardini, prati e pascoli, generalmente su resti marcescenti di piante morte presentandosi, quindi, come fungo saprofita. E’ ritenuto commestibile solo se consumato da giovane, fino a quando è ben consistente e la carne soda e bianca; viene maggiormente apprezzato se tagliato a fette e cucinato a cotoletta. Foto02

Non si può dire che i funghi appartenenti a tale gruppo siano inseriti in un ordine vero e proprio, tanto che più che di “Ordine” si può meglio parlare di “Gruppo Informale” in quanto il raggruppamento è piuttosto artificioso ma, in ogni caso, basato su caratteri morfologici comuni ben riscontrati nelle varie specie fungine che ne fanno parte. Al gruppo appartengono funghi di forma globosa, almeno nella fase iniziale della loro formazione, che racchiudono al proprio interno l’imenio (parte fertile del fungo ove si formano le spore) che, quindi, non è esposto all’aria; per tale caratteristica vengono inseriti nella Sottoclasse Gastromyceditae. Per maggiore chiarezza dobbiamo dire che i funghi con imenio esposto all’aria appartengono, invece, alla Sottoclasse Hymenomycetidae.

I Gasteromiceti sono racchiusi, nella generalità delle specie ad essi appartenenti, in un involucro esterno denominato “peridio”, delimitato, all’esterno, da uno strato detto “esoperidio” ed all’interno da uno detto “endoperidio”. All’interno del peridio è racchiusa la parte fertile del fungo chiamata “gleba” ove si formano le spore, deputate alla riproduzione della specie. In alcune specie, nella parte centrale della gleba, è presente una zona sterile chiamata “columella”. La dispersione delle spore, giunte a maturazione, avviene o in maniera naturale con la rottura del peridio attraverso l’apertura di uno o più pori apicali o in maniera meccanica con la rottura del peridio, che rimane permanentemente chiuso, per azioni esterne. In considerazione di ciò la dispersione delle spore avviene in maniera diversa a seconda della specie di appartenenza: le spore che a maturazione diventano masse pulverulente (Genere Lycoperdon, Calvatia, Langermannia, Bovista…) vengono disperse e diffuse dal vento; le spore che sono immerse in una gleba gelatinosa e maleodorante (Genere Phallus, Mutinus, Clathrus…) si disperdono per intervento degli insetti che attirati dal cattivo odore degli esemplari fungini fungono da veicolo di diffusione. Anche le specie ipogee (basidiomi che crescono sotto la superficie del terreno, esempio: Genere Rhizopogon) diffondono le proprie spore utilizzando, quale veicolo di diffusione, gli animali che attirati dal loro odore se ne cibano con conseguente dispersione delle spore.

Foto03I Gasteromiceti, come sopra accennato, si presentano, generalmente, in forma arrotondato-globosa e sono privi di cappello e gambo ben definiti. A questa regola fanno eccezione alcuni generi che inizialmente, nella fase primordiale della loro formazione, si presentano in forma sferica, assumendo, a maturazione, una forma generale con gambo e cappello definiti o quasi (Genere Tulostoma, Battaraea, Gyrophragmium, Phallus…).

Per completezza espositiva, concludendo la nostra “Riflessione Micologica”, ci piace precisare che ai Gasteromiceti appartengono le seguenti famiglie: Lycoperdaceae; Geastraceae; Sclerodermataceae; Nidulariaceae; Phallaceae; Hymenogastraceae.

Ricordiamo sempre, come ormai nelle nostre abitudini, di non consumare funghi della cui commestibilità non si è certi, richiedere sempre il giudizio di un micologo professionista accompagnato dal rilascio di certificazione mico-sanitaria.

Foto: Angelo Miceli

Bibliografia essenziale:

  • Boccardo Fabrizio, Traverso Mido, Vizzini Alfredo, Zotti Mirca, 2008: Funghi d’Italia, Zanichelli, Bologna (ristampa 2013)
  • Papetti Carlo, Consiglio Giovanni, Simonini Giampalolo, 2004:Atlante fotografico dei Funghi d’Italia. Vol. I (seconda ristampa), A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento
  • Phillips      Roger, 1985: Riconoscere i funghi. Istituto Geografico De Agostini, Novara
  • Sarasini      Mario, 2005:Gasteromiceti      epigei. A.M.B. Fondazione Centro Studi      Micologici, Trento

Riferimenti siti Web:

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Per approfondire le vostre conoscenze micologiche

frequentate la nostra Associazione:

“Centro di Cultura Micologica”

presso Dopolavoro Ferroviario Via Reggio Calabria Is. Quater – Messina

incontri settimanali mercoledì ore 17,00 – 19,00 con esercitazioni pratiche sul riconoscimento dei funghi dal vero

Info: Enzo Visalli 368676063 Franco Mondello 3282489544 – Angelo Miceli 3286955460

http://www.micologiamessinese.altervista.org

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