- di Giovanni Tomasello -
Per noi di Messinaweb.eu assistere questa mattina alla presentazione alla città, della restituzione di questa importantissima, per la storia di Messina, lapide di Costanza d’Altavilla, restaurata grazie, e proprio il caso di dirlo, alla costanza di tre persone eccezionali come Daniele Espro, Daniele Rizzo e Aurora Smeriglio nostra socia e nume tutelare della Associazione Culturale “Messinaweb.eu”, è stata una grande emozione.
Peccato per l’assenza del nostro amato Presidente Rosario Fodale, fuori città per motivi personali, ma presente con la mente e lo spirito di un cittadino, che malgrado la non nascita messinese, ha dimostrato con i fatti di voler bene a questa nostra città come fosse sua. E’ stato grazie al forum presente nel sito dell’Associazione l’incontro tra questi tre ricercatori che nell’arco di due anni, come ci hanno spiegato in una intervista che leggerete a parte, hanno portato a termine tra mille difficoltà, soprattutto di natura burocratica, il restauro di un’opera che merita giustamente di tornare in possesso della comunità messinese e non solo.
Nel salone delle bandiere di Palazzo Zanca, gremito in ogni ordine di posti, e anche in piedi, nello spazio lasciato libero dall’ufficio del soggetto attuatore per affrontare i danni dell’alluvione dell’Ottobre 2009, erano presenti tutti gli esponenti degli Enti che hanno reso possibile questa operazione di enorme valore culturale: il Sindaco Giuseppe Buzzanca in primis, che ha reso possibile il restauro grazie ai fondi del Comune, il direttore del Museo Regionale di Messina Prof. Gioacchino Barbera, dove la lapide era confinata fin dal terremoto del 1908 che tolse alla sua originaria dimora (il Duomo) questa inestimabile opera, il consigliere culturale della Fondazione Bonino-Pulejo Piero Orteca, il quale a nome della Fondazione si è reso disponibile da subito a procedere al restauro dell’altra lapide quella dedicata al marito di Costanza d’Altavilla, l’imperatore Enrico VI, Michele Cappotto, altro socio della nostra Associazione, che ha dato anche lui un importante contributo, il Presidente del Consiglio Comunale Giuseppe Previti, e un folto pubblico soprattutto di giovani amici dei nostri Daniele Espro e Daniele Rizzo che si sono contraddistinti, malgrado la loro giovane età, per questo grandissimo amore che hanno dimostrato per Messina, alla quale hanno donato fin da adesso un prezioso lascito.
I lavori sono stati coordinati dal capo dell’ufficio stampa del Comune Attilio Borda Bossana che in avvio dell’incontro non ha disdegnato di ricordare che proprio nel 1989 Palazzo Zanca “ospitò la pergamena che parlava dell’evento del porto franco e della conferma che venne data da Costanza d’Altavilla”, dando subito la parola al nostro Daniele Rizzo, il quale si sofferma sul periodo storico della fine del 1100, quando Enrico VI decise di concedere il “porto franco” a Messina: “l’impero romano-germanico, indebolito nei rapporti con il papato, seppe espandersi verso il sud Italia, governato dagli Altavilla da quasi un secolo, dopo la dominazione araba. Guglielmo II in fin di vita, nomina Costanza destinata alla vita monacale come erede piuttosto che l’unico erede maschio Tancredi d’Altavilla figlio illegittimo.
In vista di questa svolta, Federico imperatore di Svevia, si accorda con gli organi del Regno di Sicilia per celebrare un matrimonio di stato, affinché gli Oustaffen si impadronissero del Regno di Sicilia senza le armi, al contrario degli Altavilla che volevano un erede legittimo. Purtroppo la regina Costanza che aveva già superato i 30 anni, e che per il periodo medievale equivaleva ad una persona di mezza età, dovette cedere il posto a Tancredi. Enrico VI marito di Costanza si oppose a questa decisione, presa in accordo con il Papato, e mosse contro la flotta siciliana che però lo sconfisse, abbandonando la Sicilia. Nel 1194 Tancredi muore, e il trono passa all’infante Guglielmo.
A quel punto Enrico decide nuovamente, ma stavolta con una armata di terra, di scendere ad impossessarsi del trono di Sicilia e stavolta sottomette facilmente la popolazione. Nel secolo di dominazione degli Altavilla, Messina conosce una fioritura.
Il restauro della lapide di Costanza d’Altavilla nasce dal desiderio di far rivivere questo florido periodo storico della città, da molti dimenticato”.
L’intervento dello studente ricercatore Daniele Espro verte invece sulla descrizione dell’importanza della concessione del “porto franco”. “Dal 1194, iniziano una serie di interventi a favore di Messina da parte di Enrico VI del Sacro Romano Impero. Il primo porto franco, il primo beneficio da parte del sovrano è a favore del Monastero del Santissimo Salvatore dei Greci. Il porto franco,detto anche “zona economica libera” è un territorio delimitato che gode di molteplici benefici, come l’esenzione dal pagamento delle tasse. Nel caso di Messina, questa poteva importare e esportare merci senza pagare tasse.
Il porto franco confermato da Ferdinando II di Borbone nel 1853, non è nient’altro che la concessione fatta da Enrico VI e Costanza d’Altavilla. Questa istituzione durerà fino al 31 Dicembre 1879 quando i Savoia decisero di eliminarlo. Da questo momento in poi Messina entra in un periodo di decadenza. Le sue fortune, comunque, risalgono all’Aprile – Maggio del 1197, quando l’imperatore Enrico VI concesse il suddetto privilegio, in quanto Messina non era solo una città nobilissima , ma fedelissima. L’importante disposizione prevedeva non solo l’annientamento delle tasse per tutte le navi che entravano o uscivano dal porto, ma anche l’allargamento del distretto messinese fino all’estremità del territorio catanese. Le città comprese in questo comprensorio dovevano aiutare Messina, nel caso veniva attaccata da terra o da mare. Il porto franco prevedeva anche che lo Stratigoto, il magistrato cittadino, un capitano d’armi, non potesse essere in alcun modo messo in discussione. Il 22 Settembre 1197, accade una cosa importantissima, all’interno dell’attuale Duomo.
Enrico VI, Costanza d’Altavilla e il piccolo Federico II, accompagnati dall’arcivescovo, decide di regalare a Messina un feudo calabrese, dopo le concessioni del 1194 e del porto franco. Morto Enrico VI, Costanza d’Altavilla, in memoria del marito, decide di riconfermare la concessione del porto franco. Quindi la lapide a Lei dedicata, rappresenta la riconferma di questo privilegio.
Le tavole di Enrico VI e della stessa Costanza erano conservate nel Museo Regionale. E qui voglio ringraziare il direttore Barbera per averci consentito, assieme al Sindaco e altre persone di realizzare questo che per noi è un sogno. Per noi, il sottoscritto, Daniele Rizzo e Aurora Smeriglio, questo non è un traguardo, bensì un punto di partenza, verso il rifacimento della lapide di Enrico VI così da essere ricongiunta a quella della moglie. Collocate per secoli nel Duomo nella parte del trono del legato apostolico. Il legato apostolico era un delegato papale che permetteva la consacrazione dei vescovi messinesi nella loro città, invece di recarsi a Roma.
Quindi le due lapidi, per motivi di prestigio vengono poste in quel punto. Ma il 13 Marzo 1871 la legazia apostolica scompare, e il cardinale Guarino, decide di eliminare quel trono per sostituirlo con la soglia arcivescovile. Il terremoto del 1908 provoca la distruzione del Duomo, e le due lapidi già danneggiate dal tempo e dalle conseguenze del precedente terremoto del 1783, si staccano dal muro e si riducono in frammenti. Ma dopo qualche giorno, grazie all’indefesso lavoro di alcuni cittadini messinesi, fra cui il Mandalari che ha scritto anche un libro sulle due lapidi, i monumenti vengono recuperati e portati nel Museo Nazionale, poi Regionale.
La lastra di marmo, quando si è iniziato il restauro, si presentava fratturata e alcune parti mancanti. La pulitura è stata di tipo chimico, tramite l’utilizzo del carbonato di ammonio. Ed anche di tipo meccanico, con scalpelli e altro, per rendere nuovamente visibili i caratteri, su marmo poroso. Poi, la fase di montaggio. Possibile grazie all’unione dei pezzi con bastoncini di vetroresina che collegano ogni singolo pezzo. Quindi la lapide è stata riunita di tutti i pezzi, quelli esistenti e quelli no, compensati con del sughero, e dopo è stata applicata, tra i frammenti, della resina, in modo da rendere tutto il monumento più elastico e meno rigido. Poi la fase finale di riempimento delle vaste lacune. Molto delicata, perché il marmo di Paros è fragilissimo. Come ultima procedura si è dedicato all’applicazione di cera microcristallina. Quindi la lapide ha un supporto in fibra di carbonio, lo stesso materiale usato per costruire le ali di un aereo. E poi l’inserimento di acciaio”.
Interviste
- di Giovanni Tomasello -
A margine dell’incontro, abbiamo voluto avvicinare i tre artefici della restituzione alla città di questa importante opera d’arte: Daniele Espro, Daniele Rizzo e Aurora Smeriglio.
Prima, però, voglio brevemente ricordare le parole del direttore del Museo Regionale Gioacchino Barbera, che ha sottolineato la necessità, dopo l’esposizione nell’atrio di Palazzo Zanca, della lapide di Costanza d’Altavilla che bisognerà mettere in totale sicurezza, che verosimilmente durerà circa un anno, di riportarla alla sua antica dimora, il Duomo di Messina, assieme all’altra lapide restaurata di Enrico VI, cui la Fondazione Bonino-Pulejo ha già preso l’impegno di provvedervi.
“Aurora Smeriglio, in quanto tempo avete realizzato questo restauro?”
“L’opera è iniziata nel Giugno 2008. Innanzitutto, cercando di capire se questa lapide era presente al Museo Regionale. Poi, una volta accertato questo, abbiamo valutato con il direttore Barbera la possibilità di visionarla. Cosa che ci è stata concessa. Quindi la certezza che si poteva cominciare il lavoro. Dopo, abbiamo cercato di appassionare qualcun altro nell’opera di restauro. Perché, ovviamente, per restaurarla occorrevano ingenti finanziamenti. Abbiamo messo in giro questa nostra volontà di restaurare la lapide, e a volte siamo stati demoralizzati da parte di chi diceva che non era possibile il restauro, e di contro altri che ci incoraggiavano ad andare avanti. Abbiamo aspettato risposte che puntualmente non sono arrivate, finchè il Comune non ha deciso di finanziare l’opera. Da quel momento è partita la lungaggine burocratica, più il restauro in se stesso che consisteva in quattro mesi di lavoro”.
“Daniele Espro, le difficoltà sono state più che altro di natura burocratica?”
“Si. Perché navigare all’interno dei meandri della burocrazia è difficilissimo. Molte volte ci siamo demoralizzati per questo. Ma siamo sempre andati avanti con determinazione e poco per volta abbiamo centrato l’obiettivo”.
Daniele Espro è uno studente di 22 anni, nativo di Abano Terme in provincia di Padova. Il padre è messinese, la mamma finlandese. Studente presso la Facoltà di Archeologia a Padova. Si interessa di storia, collezionando cartoline della sua città natia.
“Daniele Rizzo, come è nato questo incontro con gli altri due?”
“Dobbiamo ringraziare la piattaforma di Messinaweb.eu con il suo forum che ci ha fatto incontrare. Accomunati, in primis, dalla passione verso la storia di Messina. Da questo incontro è nato il progetto a distanza di un anno di conoscenza. Guardando una foto del Duomo pre terremoto, ci eravamo soffermati sulle lapidi esposte a fianco del portone principale. A quel punto ci siamo chiesti: dopo tanti studi e ricerche, c’è qualcosa che possiamo fare concretamente per dire ho servito Messina, ho aiutato Messina? Questo è stato il motore di tutto”.
Daniele Rizzo studente messinese presso la Facoltà di Farmacia, indirizzo chimica e tecnologia farmaceutica. Cresciuto con la passione verso la storia della sua città, fin dall’età di 10 anni, quando lesse un libro del prof. Franz Riccobono, man mano realizza una piccola biblioteca personale che gli è servita per coltivare questa storia della città.
Da evidenziare, infine, che per il restauro della lapide di Enrico VI non saranno loro i primi attori, anche se daranno un contributo per così dire esterno alla Fondazione Bonino-Pulejo che si è intestata questo intervento di restauro.
Comunicato stampa
LA LAPIDE DI COSTANZA D'ALTAVILLA POSTA NEL DUOMO DI MESSINA NEL SITO ORIGINARIO SOTTO LA CATTEDRA EPISCOPALE |
"Un grande esempio di qualificata, puntuale sinergia tra Istituzioni": è quanto hanno evidenziato stamani, il sindaco di Messina, on. Giuseppe Buzzanca; il direttore del Museo Regionale di Messina, dott.ssa Giovanna Maria Bacci; il decano del Capitolo dei Canonici della Cattedrale, mons. Angelo Oteri, ed il parroco mons. Letterio Gulletta, intervenuti al Duomo alla cerimonia di concessione in deposito della Lapide di Costanza d´Altavilla, rientrata dopo quasi un secolo, nella sua sede originaria.
La lapide infatti è stata posta ai piedi della Cattedra episcopale, proprio limitrofa la sua originaria collocazione del gennaio 1198 e sotto la successiva posizione che aveva assunto, vicino l'organo lungo la navata, dopo il sisma del novembre nel 1894, per decisione del cardinale Giuseppe Guarino, 104º Arcivescovo di Messina. Il sindaco Buzzanca ha evidenziato il valore dell'iniziativa e la spinta propositiva venuta da tre appassionati di storia patria, Daniele Espro, Daniele Rizzo ed Aurora Smeriglio che permise di avviare nel settembre del 2009, la sinergia tra il Comune ed il Museo Regionale per il progetto di restauro dell´importante cimelio.
Dal marzo del 2010 la Lapide è stata esposta sino a ieri nell´atrio comunale, da dove la responsabile delle collezioni museali, dott.ssa Caterina Di Giacomo, l'ha ripresa in consegna per il trasferimento al Duomo, grazie al provvedimento autorizzativo di concessione di deposito esterno, dell´Assessorato Regionale per i Beni Culturali e dell´Identità siciliana.
Il prossimo 3 luglio, alle 19.30 per gli appuntamenti di Fede Arte e musica estate, promossi dalla Diocesi di Messina, il professore Giovan Giuseppe Mellusi, relazionerà sulle vicende storiche della Lapide e sarà proposto anche un concerto di un Decimino con arpe celtiche. Transitata in frammenti, alle collezioni del Museo regionale in seguito al sisma del 1908, con il suo pendant dedicato all'Imperatore Enrico VI, tuttora custodito nei depositi museali ed in attesa anch'esso di restauro, la Lapide di Costanza del gennaio 1198 è testimonianza di una pagina storica della città. Figlia di Ruggero II,"il Normanno" e di Beatrice di Rethel, Costanza d´Altavilla, sposò Enrico VI; dopo la morte del sovrano, avvenuta a Messina il 28 settembre del 1197, Costanza tenne la tutela e la reggenza del figlio, facendolo poi incoronare re di Sicilia.
Prima di tornare a Palermo, volle confermare in segno di rispetto per Messina, il privilegio del Porto Franco, emanato dal marito a favore della città. La cittadinanza messinese, quale riconoscimento allo scomparso imperatore del Sacro Romano Impero che aveva concesso alla città di Messina il privilegio del Porto Franco, realizzò le "lapidi di Enrico VI e Costanza d'Altavilla" che furono collocate all´interno della cattedrale di Messina. Realizzate in marmo proveniente dall'isola greca di Paros, nell'arcipelago delle Cicladi, contengono caratteri a sesto acuto e misurano rispettivamente 0,75 centimetri per 1 metro e 93 centimetri.
Comune di Messina - Ufficio Stampa
Comunicato n.1307 del 24-06-2011
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