Messina. Sabato, 26 maggio 2012, “Salone delle Bandiere” del Palazzo Comunale, è stato presentato il libro di Giuseppe Messina “Ulisse destino di se stesso”, “Poemetto per un atto unico teatrale” con prefazione della poetessa Roberta Tomaselli Arrigoni, stampato a cura del “Movimento per la Divulgazione Culturale” di Barcellona Pozzo di Gotto.
Ad aprire la serata il presidente di “Messina Web.eu”, Rosario Fodale, coordinatore dei lavori, spiegava che il motore che fa muovere i passi a Giuseppe Messina è il desiderio di svelare la “Gnosi” attraverso lo studio e la ricerca, perfettamente cosciente che nulla è come appare. “Ecco allora che l’accostarsi alla filosofia Gnostica, per il Messina, non si limita al pensiero Alessandrino – in quanto, come risaputo, gran parte degli scritti che a noi pervengono qui trovano Custodia, – ma il bisogno di dare un messaggio primigenio lo spinge a ricercare oltre quello che è il limite posto da quella che comunemente si considera l’origine del pensiero Gnostico”.
Cedeva la parola per primo alla prof.ssa Maria Torre, biografa del maestro Messina ,che ha definito l’artista “poliedrico, dalla vulcanica vitalità e creatività”, dal momento che da sempre si dedica non soltanto alla pittura e alla scultura. E qui si è soffermata a citare le parole di Nicola Alosi, giornalista di RAI 3, il quale nel 2003 nella presentazione del poema “La leggenda di Omero”, così lo descrive: “Giuseppe Messina è un sorriso, lui è così, una bocca che sorride. Ma state attenti perché è il tipo più ricco tra i tanti sorrisi possibili. Quest’uomo è un incantevole folle per le enormità delle imprese artistiche in cui si imbarca, però se poi si guarda alle cose con minore superficialità, mentre Pippo Messina parla della sua nuova grande idea – che può riguardare, indifferentemente e con la stessa forza travolgente, la scrittura, la pittura, la scultura, oppure niente di tangibile, un’idea e basta, un’idea bellissima e smisurata – bisogna argomentare oltre. Quello è il sorriso vigoroso dell’eterno fanciullino, il sorriso dell’arte e dell’artista. Pippo Messina è colui che fa vivere e vedere quello che altrimenti non avremmo visto e vissuto”.
Il coordinatore faceva intervenire la a prof.ssa Torre che parlando delle opere pittoriche, delle sculture in legno, in pietra, in ossidiana e quelli in bronzo per i monumenti allo storico di Barcellona Pozzo di Gotto, Nello Cassata, e all’eroe Luigi Rizzo, istallato sul porto di Milazzo, ma anche di quelle realizzate per illustrare il suo stesso poema “Odissea ultimo atto”. Ha anche citato le opere teatrali da lui scritte e messe in scena: “Lamento per Placido Mandanici”, “Nel segno di Socrate”, “Non sono Cyrano di Bergerac” ed altri.
La biografa ha concluso menzionando gli importanti riconoscimenti ricevuti dal maestro Giuseppe Messina: la Medaglia d’Oro del Senato della Repubblica per i tre poemi (i già citati “Odissea ultimo atto” e “La leggenda di Omero” e “Stirpi di Atlantide”); la targa d’argento del Presidenza della Repubblica per i suoi 40 anni di attività artistica; il trofeo dell’assemblea Regionale Siciliana per i suoi 45 anni di attività artistica.
- il Maimone, che parlava di un Messina “Reduce dal suo eterno peregrinare, tempo in cui sono materializzate le tante domande, i dubbi, le rade risposte che hanno visto nascere idee, opere e poemi; viene così alla luce “Ulisse destino di se stesso”, un poemetto il cui filo conduttore lo ricollega alle opere già partorite e dalle quali m’appare evidente come legato ad un cordone ombelicale: l’autore non ha mai avuto distacco, vero è che questo libro sembra aggiungersi ad un ciclo del quale già fanno parte “Odissea ultimo atto” e “La leggenda di Omero”, una trilogia, temporanea certamente, che rappresenta un felice momento prosaico e poetico dell’autore, il quale, attraverso un linguaggio metaforico, e spesso animando mondi arcani, percorre e trapassa il mito, la leggenda, fa rivivere le gesta degli eroi, degli dei, e cosparso il poema del gesto Atride, di quel linguaggio omerico, ben ci porge dal suo essere il sedimento”.
Tra la prima e la seconda parte della serata, è intervenuto il maestro Alessandro Monteleone che con la sua chitarra ha eseguito “Kojun baba”.
Il coordinatore della bella serata, Fodale, ha poi dato la parola all’artista a Fortunata Cafiero Doddis, la quale ha tracciato una breve testimonianza sulla figura di Giuseppe Messina.
Poi, l’intervento della prof.ssa Teresa Rizzo, presidente dell’Accademia “Amici della Sapienza”, scavare tra i ricordi e attestare la sua ammirazione per l’artista Messina, il quale, a suo parere, con quest’ultimo libro dimostra di avere raggiunto un ulteriore importante livello tanto che lo ha definito “uno straordinario pensatore dalla elevata crescita intellettiva e artistica”.
In fine è stata data la parola al maestro Giuseppe Messina, il quale non ha inteso aggiungere altro a quanto detto dagli intervenuti. Ha voluto soltanto ricordare la ricorrenza dell’assassinio del giudice Giovanni Falcone e della moglie ed ha ritenuto opportuno leggere una sua poesia in dialetto siciliano, pubblicata nel 1980 in una sua raccolta: “Puru chista è storia”.