Scorrendo la legislazione vigente sulla difesa e sulla conservazione del nostro patrimonio storicoculturale, ci accorgiamo che essa e a dir poco inadeguata all'ampiezza dei problemi; se poi spostiamo l'attenzione sulla Sicilia, il discorso si complica: ad ogni pie sospinto ci imbattiamo in norme che si aggiungono a norme senza chiarire a sufficienza che - tanto per fare un esempio - una cosa e il controllo e un'altra cosa sono i poteri nei vari campi d'intervento. "Occorre produrre senza inquinare" a uno slogan che, in se bellissimo e condivisibile, rischia di essere pura demagogia se, mentre diciamo che occorre cambiare il modello di sviluppo, nel contempo non ci preoccupiamo di trovare i necessari provvedimenti per "depurare" la dove abbiamo inquinato, "rifare" la dove abbiamo guastato. Fatto sta che, chiudendo un occhio oggi chiudendo un occhio domani, ci stiamo riducendo nella condizione di chi non ha più nulla da difendere e da salvare. In riferimento alla salvaguardia del patrimonio artistico in Sicilia si fa poco per far capire al cittadino cosa c'e dietro i fenomeni che producono gli inquinamenti o dietro un caso di troppo evidente speculazione edilizia. Se non viene informato il cittadino non conosce; se non sa, vuol dire che le istituzioni non hanno svolto nei suoi confronti compiti di responsabilizzazione nemmeno nei casi in cui l'intervento sarebbe improcrastinabile. Nel nostro Paese non si fa molto per istruire senza annoiare, distrarre senza avvilire, informare senza deformare. Non sapendo, il cittadino si interroga sempre meno sui motivi per cui la "cultura" complessiva in cui si svolge la propria vitae segnata da dati negativi quali il burocraticismo e l'inefficienza, per non parlare della "cultura dei favori" che induce sempre più frequentemente a trarre vantaggi - poco importa se grandi o piccoli - dalle istituzioni in cui veniamo a trovarci. Tutto questo e, naturalmente, il contrario del "sistema di relazioni" che dovrebbe garantirci di vivere nella consapevolezza che la Terra è l'unico luogo in cui e possibile vivere. Almeno per il momento, non ne possediamo un altro di ricambio. Purtroppo si tratta di una consapevolezza concettuale che fa ancora fatica a sboccare in prassi quotidiana, in concreti comportamenti individuali e collettivi. Ciò basta per continuare a comportarci come se la natura fosse una sorte di cornucopia che fornisce all'infinito beni da utilizzare. Cosi facendo, stravolgiamo interi sistemi naturali, distruggiamo definitivamente intere specie viventi, dimentichiamo che i padri hanno prodotto beni che noi abbiamo il dovere di difendere e di conservare. Purtroppo il nostro sistema scolastico lascia poco spazio ad una cultura di tipo conservazionistico basata sull'interazione con l' "ambiente" da intendere come città, paese, villaggio, quartiere, territorio. "Informare" e la via maestra per far capire soprattutto ai giovani cittadini di domani che ad eventuali modifiche dell'ambiente talora conseguono avvenimenti a dir poco disastrosi. Con "Turista per un giorno" Michele Cappotto e Rosario Fodale intendono richiamare la nostra attenzione su come si e svolta e continua a svolgersi la vita in 45 Comuni della provincia messinese compresa tra l'Alcantara e Castel di Tusa. Quello che in questo volume gli autori consegnano alla nostra attenzione e un approccio ai singoli ambienti da ogni possibile punto di vista: geografico, storico, ecologico, antropologico, artistico. Nella vita dei singoli gruppi non c'e aspetto lasciato nell'ombra. Quella che gli autori producono e una cultura concreta, basata sull'interazione uomonatura in ogni suo aspetto. Ogni paese "osservato" e un piccolo ecosistema. Un piccolo equilibrio che in esso si rompe può avere conseguenze imprevedibili. "Informare per conoscere" e la via preferita dagli autori per sensibilizzare l'individuo ad assumere un ruolo sempre più attivo. Essere informati non significa che ciascuno di noi può mettersi l'animo in pace quando ha tirato lo sciacquone del gabinetto o ha messo it sacchetto colmo di rifiuti fuori dalla porta. Essere informati significa farsi già parte promotrice, assumere un ruolo sempre più attivo, prendere una posizione ogni volta che dobbiamo ovviare agli errori che noi stessi commettiamo. In definitiva, Cappotto e Fodale vogliono dirci che i beni culturali non sono res nullius. Anche grazie a quei "beni" il pastore che vive nel villaggio sperduto sui Nebrodi e anch'egli dentro la storia. A lui la Costituzione assicura gli stessi diritti di cui gode un cittadino residente a Venezia o a Milano.
Giuseppe Cavarra
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