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ING. CARMELO CASCIO

                             Cara Fiorenza facendo seguito al nostro colloquio telefonico, ti scrivo queste poche righe per farti riflettere e pensare ..

   Soltanto dopo averle lette e rilette , con l’attenzione necessaria, comprenderai i concetti espressi che , se correttamente applicati, potranno condurti ad una vita più felice.

   La…. Figa… dà piacere (solo a chi, come te, e siete in pochissime) ha la sensibilità e l’umanità che sembrano appartenere al tuo animo e che si manifestano o meglio si materializzano nel fortissimo

piacere che ti avviluppa soltanto nel momento in cui pratichi il sesso (più o meno il concetto dell’alcool, che ti dà euforia fin quando c’è l’hai in…… corpo

     Ma il sesso , se fine a se stesso, dà piacere esclusivamente fisico e non psicologico, e solamente nel momento in cui è praticato e ,comunque, non con la giusta intensità ….

     Questo piacere, invece, potrà farti raggiungere l’estasi e la sublimazione del tuo essere se il rapporto fisico che unisce i due corpi, è governato dal cervello, ossia se entrano in gioco i sentimenti e il dialogo tra le anime.   Intendo dire che l’attrazione fisica (condizione necessaria, ma non sufficiente), imprime accelerazione alla coppia ma dopo solo il cervello è in grado di gestire lo stato emozionale creato dal rapporto dei due esseri , anime complici ,in totale sintonia.,pronte ad andare incontro all’estasi corporea e celebrale sotto la spinta della stessa carica emotiva.

       Se il teorema si realizza, potrai ben dire che sei innamorata e ,dunque , in grado di raggiungere quella felicità alla quale solo poche anime elette possono aspirare.

         Infatti ,la vera felicità è raggiunta insieme al partner, e, per entrambi , governa solo e soltanto il piacere ed il desiderio di stare insieme.

         E non c’è posto per tormenti, atteggiamenti nevrotici, inconcludenti e cose similari.

Se ciò è vero , l’amore si ciba di due anime innamorate che dialogano, anche se solo per un’ora …………..gli amori, infatti, hanno un inizio e, quasi sempre , anche una fine.:

Un amore vero che abita in due corpi che fremono governati dal cervello , può durare anche una sola ora, o una vita intera o addirittura oltre la vita terrena.

Ma, mia cara Fiorenza, al momento, tu, scopi soltanto, io, invece, faccio l’amore………….

Siamo ovviamente su pianeti diversi per cui non posso sottrarmi dal formulare alcune considerazioni sulla tua persona., considerazioni ovviamente solo a fin di bene, e non di….. pene,…….

Le persone di intelligenza normale ,qual tu sei, si vogliono migliorare., circostanza che ingenera in te un continuo travaglio perché vivi una condizione di vita diversa rispetto alle potenzialità. che possiedi.. E’ pur vero che se non si ha la maturità necessaria per porsi in discussione , ogni sforzo va in… fumo.

Ci sono momenti in cui una persona deve individuare le priorità, utilizzando i tempi per migliorarsi e fare il salto di qualità . Il tempo della storia di ciascun individuo , se perso , non ritorna e ti vedrai costretto ad una esistenza anonima , strangolata dalla depressione e dalla insicurezza   che nascono da un quotidiano vivere di scarso profilo e dalla incapacità di dar vita a   nuove ,forti emozioni. che solo la riscoperta dell’essere può dare.

Nel tuo caso, e, ancora una volta, te lo dico a fin di bene, abbandona il possesso del pene e concentrati sull’obiettivo della qualità della vita.

Cercati un nuovo lavoro, possibilmente l’attività imprenditoriale   perché attraverso il lavoro possa realizzarsi il tuo inserimento nella società., abbandonata la vita anonima e insignificante e guidata

da un cervello illuminato in grado di discernere il bene dal male.

Devi vivere da donna attiva che partecipa alle dinamiche sociali, magari come imprenditrice brillante ed accorta , ovviamente senza rinunciare ad accogliere ,consapevolmente nel tuo nido qualche fringuello…in ogni caso le donne si amano e non …si… scopano

Ing. Carmelo Cascio

                 e-mail     Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

- di Giuseppe RANDO -

Noi nativi di Torre Faro, quando eravamo ragazzi e andavamo a scuola, sentivamo molto la distanza dalla città di Messina (quindici chilometri!): già il viaggio in autobus, della durata di mezz’ora, era un intervallo troppo lungo tra l’uscita di casa e l’ingresso al “Galatti” o al “Gallo” o al “Nautico, o al “Tecnico” o all’ “Industriale” o al “Maurolico”; per non dire di quella mezz’ora di sonno che ci veniva rubata ogni mattina, proprio nell’età in cui il sonno è più dolce.

Avevamo peraltro la sensazione netta – che non era ancora coscienza di classe – del fatto che i messinesi e i nostri compagni messinesi fossero consapevoli del privilegio di abitare in città e di non essere costretti alle effettive «odissee» dei poveri faroti o ganzirroti, sentendosi, per certi versi, migliori. A tale presunzione noi rispondevamo, invero, considerando rammolliti o femminucce i ragazzi di città, magari esibendo nostre, altrettanto presunte, valentie.

La verità, storica e sociologica, era che, nel mondo ancora chiuso, provinciale, premoderno dei primi anni Sessanta, la distanza tra la città e i villaggi viciniori era davvero notevole. Tanto che i messinesi praticamente ignoravano Torre Faro e mostravano di conoscere solo Ganzirri (per loro, “faroto” e “ganzirroto” erano, fino a ieri, sinonimi), dacché a Ganzirri venivano a comprare o a mangiare le cozze e da Ganzirri giungevano i «cocciulari» che vendevano le «cocciule» (le vongole) per le vie della città.

Sono passati sessant’anni e il mondo è radicalmente cambiato. Ora, le distanze sono state annullate dalle automobili – anche più di una per famiglia (non povera) – e dai motocicli, tanto che non si avverte più la distanza dei villaggi rivieraschi dal «centro» e non pochi «signori» di città si mostrano orgogliosi di abitare in villa a Torre Faro o a Ganzirri. Insomma, Torre Faro o Ganzirri non sono più l’infima periferia nord di Messina, ma rappresentano il fiore all’occhiello per la città e per i messinesi, la meta preferita, quantomeno, dei loro tours culinari o delle loro gite al mare. Meglio tardi che mai.

Ma sembra ancora sfuggire ai messinesi e soprattutto agli amministratori messinesi l’importanza storica, culturale, paesaggistica – nonché l’enorme potenzialità turistica – di Capo Peloro, che è (non da oggi) un luogo davvero unico nell’orbe terracqueo.

Manca in effetti, da settant’anni almeno, una saggia politica di conservazione e valorizzazione del luoghi (delle spiagge, delle colline, del lago). E manca soprattutto un basilare intervento di recupero della denominazione originaria del sito: Torre Faro è, in realtà, un nome posticcio, attribuito, nel Settecento, al villaggio, come Torre di Faro (cioè di Faro Superiore), quando divenne una parrocchia autonoma (rispetto a quella di Faro Superiore) della diocesi di Messina; il nome vero, autentico, originario di questo sito impareggiabile è Cariddi, dapprima adottato da Omero nella sua Odissea, e conosciuto in tutto il mondo insieme con quello, indissolubile, di Scilla.

Ora, non si capisce perché il nome di Scilla si sia conservato intatto nel corso dei secoli, in Calabria, mentre quello di Cariddi è scomparso, in Sicilia. È ormai tempo, ad ogni modo, che Cariddi si riappropri del suo nome vero.

E ciò, non solo, per rigore filologico, ma anche e soprattutto per la forte risonanza turistica, pubblicitaria che ne deriverebbe. Scilla e Cariddi costituiscono, in effetti, un’endiadi nota anche in Papuasia, laddove Scilla e Torre Faro non dicono niente a nessuno.

Si pensi, a un (non ipotetico) dialogo tra due cittadini facoltosi, in Finlandia.

- Dove vai, quest’estate, in vacanza?

- A Torre Faro.

- Dove?

Ma mettete Caridddi, al posto di Torre Faro.

- Dove vai, quest’estate, in vacanza?

- A Cariddi.

- Oh! Scilla and Cariddi. Beatiful, Omero, Ulixes. Dante, Horcynus, the «nest cariddoto», the «cariddoti». Ci veniamo anche noi.

E, a proposito di Horcynus Orca: i messinesi morirebbero d’invidia, se i faroti diventassero improvvisamente, e giustamente, cariddoti, come li chiamò Stefano D’Arrigo. O no?

P. s. Valga, questo articoletto, che invio anche al sindaco e ai suoi assessori, nonché al Presidente del Consiglio Comunale, come proposta di un cittadino innamorato della sua città e desideroso di contribuire alla sua rinascita (anche turistica).

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Muore un cantante originale strairdinario e d' eccellenza come Dalì nella pittura, Battiato ha fatto scuola con le sue canzoni che già  dagli anni Settanta contenevano testi originali e unici che rompevano gli schemi tradizionali. I suoi testi che recavano al 90 per cento la firma del filosofo poeta Sgalambro, contengono versi pregnanti di quella sua filosofia dall' essenza profondamente religiosa, una religione, la sua che al di là delle confessioni religiose, varcava tutti i  confini dei sentimenti e dei temi e valori universalmente riconosciuti:la pace, l' amore, il superamento delle discriminazioni. Lo intervistai a Milo, ero con mia figlia Letizia sull' Etna nella sua villa accanto a quella del suo collega Lucio Dalla. Un' intervista straordinaria per un uomo dai sentimenti puri, fuori dal normale.

Amante dei misteri dell' universo, era persino affascinato dagli Ufo...

Adesso, Battiato percorre correnti ascensionali per comprendere i misteri di quell' al di la' che ha sempre cantato nelle sue canzoni con  una passione estrema ed intrigante dal fascino di un pifferaio magico delle favole di Grimm.

Cappello Introduttivo:  Chiedo ai parlamentari messinesi "nominati"" a VARIO titolo, per "MERITI"  .. NON "PERVENUTI". conclusi i Festeggiamenti,  per l'approvazione del Decreto Baracche, di cui non avete alcun "MERITO" . I Meriti sono esclusivamente del Sindaco di Messina Cateno de Luca e del Presidente del Consiglio dei Ministri prof Mario Draghi, RESTO IN ATTESQ DI Conoscere quali saranno le vostre  CONCRETE INIZIATIVE NEL MERITO DI QUESTA GRAVISSIMA VICENDA......attenzione non sono problemi vecchi e PRESCRITTI" per la circostanza che i debiti fuori bilancio  tuttora, arrivano  Comune, la comunità messinese

Ing. Carmelo Cascio

Via Luciano Manara,82 98123 Messina

                                                                            

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             Sito internet: www.carmelocascio.it                                                                                       

 

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NESSUNA AMMINISTRAZIONE COMUNALE HA INTESO RISCONTRARE QUESTA      NOTA (inviata a tutte le Amministrazioni comunali a far data dal 2006)

                          “TUTTI     INSIEME ………..APPASSIONATAMENTE .SIC!!! ”                                                                  

      

Oggetto: Edilizia residenziale pubblica-             

               Bilancio comunale

       Il comportamento omissivo posto in essere da questo Comune nella materia dell’ERP, comportamento concretizzatosi nella mancata, quanto dovuta emanazione dei Decreti di esproprio, ha dato luogo al notevole contenzioso attivato dai privati per il ristoro dei danni.

Il Comune di Messina”Repubblica autonoma” , non ha mai rispettato la norma inderogabile ex Legge quadro ERP n.865/71 art.35 , che disciplina i rapporti tra il Comune e gli operatori che realizzano i programmi costruttivi ( Imprese; Cooperative di abitazione) : detta norma prevede che i rapporti economici connessi al diritto di superficie vanno puntualmente regolamentati nella Convenzione (atto stipulato tra Comune e Cooperativa, per regolamentare i programmi costruttivi) nel senso che solo dopo il pagamento del costo del diritto di superficie è possibile sottoscrivere la convenzione tra le parti alla quale segue la consegna formale delle aree.

In sostanza , il Comune di Messina stipula una convenzione con la Cooperativa dal contenuto” anomalo” nel senso che il pagamento dei costi relativi alla acquisizione delle aree è rinviato alla emanazione del Decreto di esproprio; infatti negli anni il comune di Messina, ha consegnato i terreni alle cooperative edilizie per realizzare i loro programmi costruttivi tramite l’emanazione del DECRETO DI OCCUPAZIONE D’URGENZA..Sic|!

Prendendo atto che il tempo massimo necessario per arrivare all’emissione del Decreto di Esproprio è di 90 giorno circa è del tutto illegittimo ed ingiustificato occupare in via di urgenza i terreni.

Oltretutto il DECRETO DI OCCPAZIONE D’URGENZA non è giustificabile per costrure abitazioni di edilizia convenzionata, soltanto per eseguire lavori di estrema urgenza: occupazioni suoli per interventi urgenti a tutela della Pubblica incolumità|  

Nella convenzione veniva prevista una clausola che in presenza di eventuale soccombenza giudiziaria per azioni civili di ristoro da parte dei privati- espropriati, ovviamente nei confronti del Comune, i relativi costi dovrebbero essere a carico dei concessionari-imprese o cooperative- chiamati in giudizio : una clausola così concepita potrebbe, apparentemente , evocare la diligenza del buon amministratore che si cautela ma sostanzialmente sembra scaturire da un disegno premeditato perche’ il Comune non portando a compimento la procedura espropriativa nei termini fissati dalla Legge (5 anni dall’emissione del Decreto di Occupazione d’urgenza) coltiva il contenzioso civile acceso ovviamente dall’espropriato, senza chiamare in causa i concessionari per non danneggiarli economicamente , concessionari che , tuttavia , nella qualità di convenuti potrebbero invocare la nullità della clausola in quanto contraria a norme inderogabili (L.865/1971).

Nanny Ricevuto

Nanni Ricevuto

Infatti il Comune risulta inadempiente nei confronti della Cooperativa per la circostanza che non ha emanato nei termini di legge ( 5 anni) il Decreto di esproprio, con conseguente contenzioso giudiziario per occupazione abusiva dei suoli da parte del Comune.

In virtù della clausola capziosa che l’operatore dovrebbe osservare rifondendo gli oneri giudiziari al Comune, i Dirigenti inviano una semplice nota al Concessionario del diritto di superficie, invitandolo entro 30 giorni al pagamento del dovuto.

Decorsi infruttuosamente i 30 giorni, la pratica viene archiviata rispetto al destinatario ma non rispetto al bilancio, nelle cui voci in attivo (Residui attivi) vengono inclusi , con effetto moltiplicatore, i presunti crediti vantati……ma inesigibili giuridicamente per mancanza del Decreto di esproprio per motivi intuibili, non emanato.

Il danno economico per il Comune si è elevato all’ennesima potenza per la circostanza che trascorsi i 5 anni (dal giorno dell’occupazione del terreno in via d’Urgenza) senza   che il Comune abbia emesso il Decreto di esproprio, nel contenzioso giudiziario attivato dall’espropriato nei confronti del Comune lo stesso Comune viene condannato anche per l’occupazione abusiva dei terreni.

 

 

I responsabili di questo enorme debito sono da individuare tra i Dirigenti e gli Amministratori che si sono succeduti a partire dagli anni ‘70 in poi. Negli anni il Consiglio comunale ha esitato innumerevoli Delibere (probabilmente anche in questi ultimi anni) per riconoscere questi debiti-ovviamente fuori bilancio (debiti non previsti nei bilanci previsionali ) ed autorizzare la Tesoreria del Comune ad emettere il relativo mandato di pagamento.

     Il Consorzio “La Casa Nostra”……docet (Il Comune ha pagato per i contenziosi relativi all’assegnazione dei terreni, assegnati al medesimo Consorzio, sicuramente una cifra non inferiore ai 40 miliardi di lire SIC!!!)  

Presumibilmente, gli Amministratori hanno temuto sempre che l’Autorità Giudiziaria competente, all’atto della ufficializzazione del dissesto finanziario del Comune, potesse accertare abusi e ruberie perpetrati negli anni dai medesimi (Ipotizzo che il danno subito dal Comune sia almeno di 150 milioni di euro).Vi è da considerare che le Leggi Urbanistiche statuiscono che l’Edilizia economica e popolare deve essere a costo zero per il Comune..SIC!!!!

 

Addirittura, negli anni recenti, sono stati elargiti lauti premi di produzione ai Dirigenti comunali !!!

 

Ma quali obiettivi hanno raggiunto i medesimi al punto da essere pure premiati?

Personalmente ritengo che l’unico obiettivo raggiunto sia stato l’assalto alla DILIGENZA…..le casse del Comune di Messina…… dissestate ……da questo GIOCO D’AZZARDO!!…

 

Su quanto esposto negli anni ho inviato nota diffida al Comune (precisamente, alla Giunta Comunale, al Consiglio Comunale, ai Dirigenti, competenti per materia, chiedendo il riscontro della stessa nota nel merito. Le note sono state inviate a tutte le Giunte comunali a far dal 2006, sempre inoltrate sempre ai sensi e per gli effetti della l.241/90 e successive modifiche ed integrazioni ed anche agli effetti dell’articolo 328 c.p. e norme applicative, compresa la Giunta comunale presieduta dal Sindaco Prof. Renato Accorinti. Ad oggi, non ho ricevuto NESSUN RISCONTRO….Sic!                        

   Messina 20 dicembre 2017                    Ing. Carmelo Cascio

 

La nota viene trasmessa a S.E. Il Presidente del Consiglio prof Draghi, a S.E. Il Prefetto di Messina e al Sindaco di Messina  on. dr. Cateno De LUca.

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Il Partito Comunista Italiano festeggia il centenario con immagini e film

Autoritratti con la macchina da presa

Maria Teresa Prestigiacomo

Una rassegna dedicata ai film prodotti dal Partito Comunista Italiano presentati da studiosi e testimoni

Un'iniziativa di

Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico

in collaborazione con Fondazione Gramsci .A cura di

Antonio Medici, Paola Scarnati, Giovanni Spagnoletti.

Dal 25 al 28 maggio 2021

Casa del Cinema di Roma

(25 maggio, dalle ore 16:30 - diretta streaming sulla Pagina FB di AAMOD)

ONLINE

Pagina FB di AAMOD

(26-27-28 maggio, dalle ore 18:00)

https://www.facebook.com/archivioaamod/

I film saranno disponibili online dopo ogni presentazione e rimarranno visibili sulla piattaforma Open DDB fino alle 24 di domenica 30 maggio 2021

https://www.openddb.it/cineaamod-virtual/

In occasione del centenario della fondazione del Partito comunista italiano, la Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (AAMOD), in collaborazione con Fondazione Gramsci, presenta IMMAGINI E IMMAGINARI DEL PCI. Autoritratti con la macchina da presa, una breve rassegna cinematografica, accompagnata da momenti di riflessione e confronto, con materiali costituiti da film documentari prodotti direttamente o indirettamente dal Pci nell’ambito delle sue attività di comunicazione politica, e i cui focus sono il partito stesso, i suoi leader, i suoi strumenti di propaganda e organizzazione, il suo rapporto con i cambiamenti del panorama mediale e con i cineasti. L’arco temporale preso in considerazione va dal secondo dopoguerra al 1991, anno in cui il Partito Comunista Italiano mutò il nome in Partito Democratico della Sinistra.

L'iniziativa, a cura di Antonio Medici, Paola Scarnati e Giovanni Spagnoletti, si terrà dal 25 al 28 maggio in forma "live", con l'apertura dalla Casa del Cinema di Roma, e "online" con presentazioni dei programmi audiovisivi della giornata a cura di diversi studiosi e testimoni. Dopo la presentazione del programma audiovisivo della giornata, i film saranno disponibili in streaming sulla piattaforma OpenDDB fino al 30 maggio. Si tratta di opere conservate dalla Fondazione Aamod, destinataria nel 1980 di una donazione dei materiali cinematografici di proprietà del Pci e promotrice, nel corso degli anni, di ulteriori produzioni, recuperi, studi e analisi riferiti alla storia del comunismo italiano.

I film prescelti richiamano snodi importanti della storia italiana del secondo Novecento: i contesti di analisi riguardano un primo periodo (1945-1963), in cui la comunicazione politica del PCI per mezzo di iniziative cinematografiche è più discontinua e si affida a diverse formule produttive, sia a livello centrale - facendo perno sull’Ufficio stampa e propaganda del partito o sulla Libertas film - sia a livello periferico, attraverso produzioni facenti capo a sezioni o gruppi di militanti, o a organizzazioni sociali e culturali collegate al Pci; e un secondo periodo, che va dal 1963, anno di fondazione dell’Unitelefilm - società di produzione cinematografica formalmente indipendente ma legata al partito - fino agli inizi degli anni Ottanta del Novecento, quando il Pci punta decisamente ad utilizzare l’emittenza televisiva per la sua comunicazione politica, chiamando all’impegno i cineasti più vicini al partito solo in particolari occasioni (come per il documentario sui funerali di Berlinguer nel 1984).

IMMAGINI E IMMAGINARI DEL PCI. Autoritratti con la macchina da presa è parte dell’iniziativa “Le forme e il progetto di un cinema politico”, giunta alla V edizione, che prevede nel 2021 un secondo appuntamento dopo l’estate, dal titolo provvisorio “La Sinistra e il Cinema si interrogano”.

PROGRAMMA

MARTEDÌ 25 MAGGIO / CASA DEL CINEMA

(diretta streaming su Facebook)

Ore 16.30

Vincenzo Vita (Presidente Aamod) - Saluti e introduzione

Antonio Medici e Giovanni Spagnoletti - Presentazione dell’iniziativa

Paola Scarnati e Claudio Olivieri - La produzione cinematografica del Pci nel patrimonio della Fondazione AAMOD

Ore 17.30 - Piero Di Siena e Ivelise Perniola presentano (omaggio a Carlo Lizzani):

Nel mezzogiorno qualcosa è cambiato di Carlo Lizzani (1949; 22’)

Togliatti è tornato di Basilio Franchina e Carlo Lizzani (1949; 37’)

Modena una città dell’Emilia rossa di Carlo Lizzani (1950; 28’)

I fatti di Modena di Carlo Lizzani (1950; 5’)

Ore 19.30 – Carlo Casula e Edoardo Novelli presentano

Viva L’Unità a cura della Sezione Stampa e Propaganda della Direzione del PCI (1949; 6’)

Pace, lavoro e libertà di Gillo Pontecorvo (1951; 27’)

Gli uomini vogliono vivere a cura della Sezione Stampa e Propaganda della Direzione del PCI (1958; 8’)

Milano 1959 a cura dell’Ufficio propaganda della Federazione milanese del Pci (1959; 37’)

MERCOLEDÌ 26 MAGGIO – ON LINE

Dalle 18 alle 19 diretta Facebook

Introduce e modera Ermanno Taviani

Ospiti: Luigi Perelli e Luciana Castellina

Film disponibili on line subito dopo la diretta (programma di circa tre ore):

Una città da salvare di Ennio Lorenzini (1963; 18’)

Essere donne di Cecilia Mangini (1965; 30’; commento di Felice Chilanti)

Comunisti di Giovanni Vento (1968; 23’; commento di Alfonso Gatto)

La fabbrica parla di Mario Carbone (1968; 30’)

Battipaglia; autoanalisi di una rivolta di Luigi Perelli (1970; 20’)

Emigrazione ’68: l’Italia oltre confine di Luigi Perelli (1968; 40’; commento di Dacia Maraini)

Le chienlit, i giorni del maggio di Luigi Perelli (1970; 60’)

GIOVEDÌ 27 MAGGIO – ON LINE

Dalle 18 alle 19 diretta Facebook

Introduce e modera Dario Cecchi

Ospiti: Christian Uva, Alexander Hobel, Gianluca Fantoni

Film disponibili on line subito dopo la diretta (programma di circa 2,5 ore):

La fiducia di crescere (1972, 12’)

Festival dell’Unità 1972 di Ettore Scola (1972; 33’)

Madre, ma come? di Rosalia Polizzi (1973; 33')

Caroselli contro l'abrogazione del divorzio di U. Gregoretti, A. Frezza, E. Scola, L. Comencini (1974; 13’)

Diario di un no di Gianni Serra (1974; 44’)

Oltre 11 milioni (1975; 20’) a cura dell’Ufficio cinema del Pci (immagini girate da Gregoretti e Perelli)

VENERDÌ 28 MAGGIO

Dalle 18 alle 19,30 diretta Facebook

Introduce e modera Vincenzo Vita

Ospiti: Marco Bertozzi, Francesco Giasi, Monica Maurer, Antonio Medici, Alma Mileto, Silvia Scola, Giovanni Spagnoletti

Film disponibili on line subito dopo la diretta (programma di circa cinque ore):

Panni sporchi (Milano) di Giuseppe Bertolucci (1981; 80’)

Comunisti quotidiani (Roma) di Ugo Gregoretti (1981; 80’)

Vorrei che volo (Torino) di Ettore Scola (1981; 80’)

Berlinguer la sua stagione di Ansano Giannarelli (1988; 90’)

Pci: Occhetto cambia il nome e il simbolo del partito (documento non finito, 1990, 14’)

(Conferenza stampa del 10 ottobre 1990; il segretario Achille Occhetto presenta il nuovo nome e il nuovo simbolo del partito).

Cent’anni dopo (2021, 30’) di Monica Maurer

 

PRESS KIT

ARCHIVIO AUDIOVISIVO DEL MOVIMENTO OPERAIO E DEMOCRATICO

Telefono +39 06 57305447 - e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Sito web: https://www.aamod.it/

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- di Maria Teresa Prestigiacomo -

 Ricordo di avere visitato una grandiosa mostra  di Hopper, a Parigi, al Grand Palais sugli Champs Elisées laddove alcuni artisti da me proposti al Salon, nelle sale attigue, presentavano le loro opere. Il 15 Maggio del 1967 moriva Edward Hopper, esponente "realista" contemporaneo americano ,è vissuto tra gli anni 20 e gli anni 30, cantando  un'epopea di luci ed ombre, conosciuto prevalentemente per essere uno dei pochi ad aver trattato  gli interni,attraverso il tema della incomunicabilità  della coppia, il tema della solitudine esistenziale, con senso poetico ed essenzialità, sfrondando  i dipinti dal superfluo e concentrando l'attenzione dello spettatore sulla solitudine, sull'alienazione dei soggetti e anche, in alcuni casi, sul senso di attesa e di delusione, come nella in un quadro in cui una ragazza  attende un probabile compagno, al tavolo di un locale. 

Il boy friend arriverà ?il viso deluso della figura femminile, la tazzina presa togliendo il guanto...non lascia presagire un probabile incontro...

Nei quadri di Hopper, come in pochi altri artisti, si avverte il senso di eternità,  realismo e astrattismo si fondono. Il tema della incomunicabilita' è  diffuso in questo originale, unico artista  Edward Hopper.

 - di Marcello Crinò -

Fresco di stampa è il libro di Francesco Sidoti: Gesù Cristo nella storia d’Israele e dell’uomo moderno, Casa Editrice Kimerik (Patti), prefazione di Nino Sottile Zumbo, cultore d’arte e studioso di storia delle religioni.

L’autore è un magistrato barcellonese  in pensione. Per due anni, fino al 2018, è stato presidente della Corda Fratres (la più antica associazione culturale barcellonese), dove lo abbiamo visto anche come conferenziere dotato di una memoria formidabile, svolgendo le sue relazioni senza alcun appunto scritto.

Sidoti, senza peli sulla lingua, evidenzia gli aspetti negativi degli ebrei, ma altresì  commenta negativamente i cristiani di comodo, “quelli che alla domenica e nei giorni comandati frequentano la Chiesa, ma che appena fuori di essa si dimenticano dell’uomo e che per quieto vivere non prendono le sue difese…”.

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Il libro si apre con un’analisi del regime politico religioso ai tempi di Gesù, dove l’autore sottolinea come Gesù “si accinse ad un’opera inaudita, che non era solo quella di contestare le strutture sacrali in cui era avviluppato il popolo ebraico, ma di rompere con la forza del suo amore tutti gli argini che le prescrizioni rituali e le formule imponevano come dighe alla sua passione e al suo vigoroso entusiasmo.”

Il secondo capitolo è dedicato alle strutture portanti del sacro nella cultura giudaica, dove  evidenzia come l’arrivo di Gesù non sia stato creduto come l’arrivo del Messia, in quanto Israele attendeva un Messia come restauratore della libertà politica, mentre invece Gesù capovolge la loro concezione messianica fatta di potenza e di forza, proclamandosi un servo che avrebbe restaurato il regno di Dio in ben altro modo.

Più avanti Sidoti opera un approfondimento della sacralizzazione del sabato degli ebrei e le caratteristiche della “razza santa”, in merito all’etnia ebraica e il loro modo di vivere.

La rivelazione cristiana apre quella che possiamo considerare la seconda parte del libro. L’autore analizza il pensiero di Gesù, laddove “le strutture portanti della cultura e della religione ebraica vanno eliminate, perché soffocano la genuinità del rapporto religioso, gestito da una classe sacerdotale condizionata dalla esteriorità e dalle fumosità delle liturgie rituali.” 

L’autore si sofferma sui miracoli, evidenziando come ai tempi di Gesù fossero ben più presenti rispetto ai nostri giorni, anche se, per imperscrutabili ragioni, ancor oggi il divino irrompe nella realtà umana, come avvenne a Fatima, a Lourdes e a Medjugorie.

Analizza il ruolo della Chiesa delle origini, l’editto di Costantino del 313 col quale viene sancita la libertà di culto e l’editto di Tessalonica del 380 col quale si impone la religione cristiana come unica religione nei confini dell’Impero, e ricorda che la storia della Chiesa dimostrerà che i fondamenti della dottrina di Cristo furono violati da certi uomini della Chiesa stessa. Ricorda  le vicende di Galileo, Campanella e Giordano Bruno. La libertà di coscienza fu riconosciuta solo con il Concilio Vaticano II, ma ancora nel 1864 il Sillabo di Pio IX la bollava come folle delirio.

Non tralascia di dedicare uno spazio a Martin Lutero, ai suoi errori e ai suoi meriti, e conclude con gli ultimi due capitoli dedicati al papato nel Novecento e al dibattito degli ultimi anni sul Crocifisso nei luoghi pubblici e il presepe nelle scuole.

Una notazione finale sul complesso rapporto tra chiesa cattolica ed ebrei, toccato dal nostro autore nel ricordare l’incontro di Giovanni Paolo II con il rabbino Elio Toaff nel 1981. In quell’occasione il Papa definì gli ebrei “i nostri fratelli maggiori”. Il dialogo tra le due religioni era ripreso dopo il Concilio Vaticano II, con il documento “Nostra aetate” del 1965 che rappresentò un passo importante per le relazioni con le altre religioni. La tradizione cristiana nei confronti degli ebrei era inizialmente di disprezzo, finché la Chiesa “scoprì” di avere radici ebraiche, esortando così cristiani ed ebrei al rispetto reciproco.

15 maggio 2021

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Comiso, Rg.Non si fermano mai  le attività  della Associazione  ragusana Arteinsieme.

Dopo l' idea di realizzare , attraverso le risorse dei pittori iscritti, un libro che illustrasse la favola di Pinocchio, dopo le programmazioni delle mostre  a Catania il 16 ottobre ed a Taormina, ed altre ancora a beneficio dei soci, Arteinsieme coinvolge le scuole con un concorso la cui premiazione avrà  luogo nel sontuoso Palazzo Fidone  di Comiso , giorno 17 maggio.

Ricordiamo che un socio di Arteinsieme  esporrà  a Messina il 29 maggio, presso la galleria del Corso Cavour: Enzo Napolitano, presentato dalla scrivente, alle ore 18:00.

Madrina la ragusana Avv Teresa Notaro. Ospite d 'onore la segretaria dell' Associazione dott.ssa Occhione  ed il Presidente.

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