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Il nuovo campanile

 

Pur mantenendo la generale composizione dell'antico, è assai diverso sia nella torre quadrata che nell'alta guglia.

Dalla cima di questa a terra misura circa sessanta metri. Su di una alta base tre cornici marcapiano lo dividono in zone ritmate da doppie finestre, i due ultimi piani contengono le celle campanarie. Si conclude con una cornice merlata, sostenuta da portichetto cieco, e su di essa si eleva la torretta, sorreggente la cuspide che agli angoli ha quattro altre piccole torri anche esse cuspidate.

La facciata verso la piazza e quello verso la chiesa sono state modificate per aprirvi ed inserirvi riquadri, cornici, mensole, aperture di vani necessari per far posto alle figurazioni e agli automi del grande orologio astronomico ché, voluto dall' arcivescovo Angelo Paino, è stato inaugurato nel 1933. Sui quattro lati della torretta si trova il quadrante luminoso ed in basso, sulla facciata verso la piazza, in sincronismo orario, si svolgono una serie di figurazioni di popolare attrattiva, comprendenti un complesso di sessantaquattro automi in metallo dorato, mentre sull'altra faccia, verso il Duomo, è contenuto il calendario astronomico.

Esso è costituito da un grosso globo rotante, metà nero e metà dorato, che raffigura la luna e ne segna le fasi mediante un meccanismo collegato al planetario sottostante. Questo si svolge su un disco a fondo nero, entro cui sta, al centro, una sfera dorata che rappresenta il sole; altre sfere dorate, i pianeti, collocati a distanza proporzionale alla reale distanza, ruotano intorno ad esso; una fascia intorno racchiude i segni dello zodiaco. Un altro grande disco dorato, più in basso, contiene un calendario perpetuo rotante, i cui dati sono segnati da una freccia tenuta in mano da un angelo marmoreo. Il fronte del campanile che guarda verso il Duomo, benché sia la parte meno appariscente, è tuttavia la più importante da un punto di vista scientifico.

Sulla facciata verso la piazza, sopra una mensola sottostante la più alta cella campanaria, è collocato un leone dorato, visto di fianco, rampante e coronato, con un vessillo tra le zampe anteriori: è la riproduzione plastica di un antico simbolo della città, assunto poi a figura araldica della Provincia: a mezzogiorno si mette in moto e, dopo aver agitato la bandiera, muove la testa ed emette un triplice ruggito. Più in basso, sulla cornice aggettante che fa da decoro al quadro inferiore, un grosso gallo agita le ali e canta.

Ai lati della cella campanaria stanno su mensole due grandi figure femminili che, tirando una fune, battono rispettivamente le ore ed i quarti. Raffigurano due leggendarie eroine della guerra del Vespro, le messinesi Dina e Clarenza, che durante l'assedio della città da parte di Carlo d'Angiò, sul Fortificato colle della Caperrina avvertirono con il suono delle campane gli assediati del notturno assalto nemico e contribuirono alla difesa delle fortificazioni scagliando dall'alto massi sugli assalitori.

Nel penultimo riquadro, contemporaneamente con lo scoccare delle ore e dei quarti, un automa anch'esso dorato, raffigurante la Morte, agita la falce al ritmo dei rintocchi, mentre passano lente e gravi le figure semoventi di un fanciullo, di un adolescente, di un uomo, di un vecchio, palesi simboli delle età dell'uomo.

Nella finestra più bassa è collocato il Carosello dei giorni, composto da sette carri guidati ognuno da una deità pagana: domenica, carro tirato da un cavallo e guidato da Apollo; lunedì, carro tirato da un cervo e guidato da Diana; martedì, carro tirato da un cavallo e guidato da Marte; mercoledì, carro tirato da una pantera e guidato da Mercurio; giovedì, carro tirato da una chimera e guidato da Giove; venerdì, carro tirato da una colomba e guidato da Venere; sabato, carro tirato da una chimera e guidato da Saturno.

La parte più spettacolare dei congegni si mette in moto, come già accennato, a mezzogiorno, dopo il ruggito del leone e il canto del gallo. Essa si svolge nei riquadri inseriti uno sotto l'altro tra la mensola sorreggente il gallo e il gruppo della morte e degli automi delle età dell'uomo.

Nel riquadro maggiore è rappresentata la scena della venerata tradizione secondo la quale nel lontano 42, agli albori del Cristianesimo, una deputazione di cittadini messinesi, guidata da San Paolo, si recò a rendere omaggio alla Vergine e ne ebbe una lettera di benedizione per la città ed i suoi abitanti; da ciò la particolare venerazione messinese verso la Madonna della Lettera.

La Madonna è in trono. Allo scoccare dell'ora un angelo si muove e le porge l'omaggio dei messinesi; segue San Paolo; dopo di lui i personaggi degli ambasciatori che si inchinano e sono benedetti; al primo di essi la Madonna consegna la lettera e poi benedice la città ed il popolo.

Nel riquadro sottostante si alternano le complesse figurazioni del Natale con l'Adorazione dei Pastori, dell'Epifania con l'Adorazione dei Magi, della Resurrezione con la resurrezione di Cristo e della Pentecoste con la discesa dello Spirito Santo, tutte composte da molte figure che entrano in azione compiendo vari movimenti.

Nel vano più basso ed alquanto più piccolo è illustrata un'altra tradizione messinese che si ricollega alla guerra del Vespro: quella della Sacra Colomba che, con il suo prodigioso volo sulla cima del colle della Caperrina, segnò il recinto del tempio che Arcivescovo e Senato avevano deliberato di elevare alla Vergine in ringraziamento della vittoria ottenuta contro le truppe di Carlo d'Angiò. La chiesa ebbe nome Madonna di Montalto e fu iniziata nel 1295, ad opera di un frate domenicano. Sul rilievo di una collina si vede apparire una colomba dorata che compie lentamente un giro e subito dopo appare una chiesa che riproduce le linee del moderno santuario di Montalto, costruito dopo il terremoto, e che oggi domina la piazza del Duomo dal colle omonimo.

Nelle due logge superiori si trovano otto campane del peso complessivo di 150 quintali, che ogni giorno suonano a stormo, a conclusione dei movimenti di mezzogiorno. I congegni dell'orologio, che per complessità di meccanismi supera certo quelli dello stesso genere collocati altrove, furono costruiti dai fratelli Ungerer di Strasburgo.

Ultima modifica il Domenica, 16 Ottobre 2016 12:33
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