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Sant'Agata di Militello

di Michele Cappotto

 

Altitudine: m. 30 s.l.m.

Etimologia: Il nome del paese deriva da una chiesa dedicata a Sant'Agata e da “meleto” che significa "campo di mele" legato all’attuale Militello Rosmarino.

Abitanti: santagatesi (13.102 unità nel 2008)

Densità: 391 unità per Km/q

Patrono: San Giuseppe (festa il 19 marzo)

Affacciata sulla costa tirrenica dei Nebrodi, S. Agata è circondata da floride campagne ricche di boschi, uliveti ed agrumeti specie lungo il Fiume dell'Inganno. Tra i prodotti locali ricordiamo appunto la qualificata produzione di agrumi (limoni ed arance) e frutta varia, di eccellente olio e grano. Di ottima fattura i prodotti artigianali quali il ricamo e i manufatti in ferro battuto. Gli allevamenti presenti sono quelli di ovini, bovini, suini e cavalli con produzione di latte, formaggi e derivati tipici. Rinomata e di gloriosa tradizione la lavorazione dei marmi rossi.

Personaggi : Vincenzo Consolo (Sant'Agata di Militello, 18 febbraio 1933) è uno scrittore e saggista.
Nato e cresciuto a Sant’Agata, dal 1969 vive e lavora a Milano. Nel 1992 ha vinto il prestigioso  Premio Strega con il romanzo “Nottetempo, casa per casa”. Vincenzo Consolo è considerato uno dei maggiori narratori italiani viventi. La sua scrittura unisce la passione civile a una colta ricerca linguistica. Ha pure vinto il Premio Pirandello con il romanzo Lunaria (1985), il Premio Grinzane Cavour con “Retablo” (1988) e il Premio Internazionale Unione Latina con “L’olivo e l’olivastro” (1994).

 


 

Storia

 

Le origini urbane del luogo possono ricondursi ai popoli sicano e greco. Con l’avvento dei Romani (VII secolo) si hanno le prome certezze storiche. Infatti nel 1902 fu ritrovata una lapide romana dedicata ad un certo Caninio Aniceto mentre tra il 1979 ed il 1985 altri reperti tra cui vasellame, anfore olearie, piatti e manufatti vari risalenti fino al periodo tardo imperiale. Con il disfacimento dell’Impero Romano si afferma la dominazione greco-bizantina e l’inizio degli insediamenti di Conventi Basiliani, torri d’avvistamento e nuclei abitativi arroccati sui monti vicini.

In tale contesto la nascita della litoranea S.Agata è da ricollegarsi a quella del borgo più a monte di “Melitum” (Militello Rosmarino) sorto a partire dal XI secolo intorno al castello normanno dopo la cacciata degli Arabi. In tale periodo fu costruita una torre a difesa del litorale e per comunicare con il castello di Militello.

Nel 1573, divenuto signore di Militello, Girolamo Gallego, di origine aragonese, avviò un processo di urbanizzazione intorno alla torre di S.Agata in una prospettiva di  rafforzamento della difesa costiera. La torre fu rinforzata da altre torri e corpi di fabbrica divenendo un vero e proprio castello. Questo sviluppo continuò nel XVII secolo tanto da creare un vero e proprio centro urbano. Nel 1657 infatti, i Gallego, nel frattempo divenuti duchi e poi principi, ottennero la  “licentia populandi” da Re Filippo IV. Nel 1700 gli stessi ottennero anche il privilegio di istituire una fiera che divenne negli anni un sempre più importante e tradizionale appuntamento di mercato e scambio di tutta l’economia pastorale ed agricola dei paesi nebroidei.

Nel 1821 i Gallego decisero di abbandonare il castello di Militello e di trasferirsi stabilmente in quello di S. Agata. L’incremento demografico e le maggiori possibilità di lavoro e di commercio consentirono a S. Agata di acquisire più importanza di Militello. Di qui l’autonomia da quest’ultimo avvenuta nel 1857.

 


 

Beni Culturali

 

Primo nucleo storico di S. Agata è il Castello Gallego il cui attuale aspetto risale al XVI secolo.
Sorto intorno ad una torre di presidio aragonese (sec.XIII) fu man mano ampliato e rinforzato con l’edificazione dei corpi di fabbrica che cingono la corte in due elevazioni fuori terra. La pianta è a trapezio con la base minore verso il mare munita di due massicce torri cilindriche contraffortate. Quella ad est è la più antica detta saracena perché sembra risalire al periodo medievale. I lati di collegamento ospitano al piano terra i locali di servizio ed una cappella. Al primo piano le stanze di residenza. Sul lato ovest si trova un piano seminterrato che compensa il dislivello tra i prospetti anteriore e posteriore che fu adibito a carcere. Al centro della facciata interna vi è il portale d’ingresso affiancato dai fori di scorrimento per il ponte elevatoio o di una controporta. Esternamente la struttura si presenta in pietra lasciata “a vista”.

Al castello è annessa la settecentesca Chiesa dell’Addolorata quale cappella di palazzo. Presenta un fronte semplice ma con un elegante portale sulla sommità di una gradinata di marmo,  sormontato da una finestra circolare, un campanile aperto e la Torre dell’orologio. Presenta una sola navata con tre altari laterali (due a dx) in marmo policromo ed un presbiterio rialzato oltre l’arco trionfale. L’altare, anch’esso in marmo policromo, è sormontato da un bellissimo Crocifisso attribuito a Filippo Quattrocchi (1700) e circondato da un pregevole coro in legno.
All’interno si possono ammirare una settecentesca tela di S. Agata Martire e quella del Miracolo di San Biagio (D’Antoni 1862). Di grande pregio è anche la settecentesca statua lignea della Madonna Addolorata. Arredano altresì la chiesa gli affreschi sul soffitto e sull’abside una particolare acquasantiera in marmo rosso ad alcune lapidi gentilizie.

La Chiesa Madre (Duomo) dedicata alla Madonna del Carmelo è una bellissima costruzione realizzata tra il 1842 ed il 1863 in stile neoclassico a tre navate con pilastri che sorreggono una massiccia cornice sulla quale si imposta una volta a botte finemente decorata. Presenta un profondo presbiterio e cappelle di fondo terminanti in grandi absidi. Sull’altare maggiore  circondato da un elegante coro ligneo e cantoria, spiccano tre opere del pittore Michele Amoroso (1957) raffiguranti scene del Vangelo.

Bellissimi sono gli altari minori barocchi in marmo intarsiato e decorato con le rispettive statue: quello del Sacro Cuore (di fattura francese con tabernacolo marmoreo di scuola gaginiana), dell’Immacolata (Bagnasco figlio 1887), del Crocifisso (di fattura palermitana) e di San Giuseppe col Bambino (Bagnasco figlio  1883). Sono presenti pure delle pregevoli tele raffiguranti la Pietà (G. Barchitta di Scordia nel 1906),  la Madonna del Carmelo (Francesco Nachera di Patti fine ‘800), Madonna del Rosario (di fattura fiorentina fine ‘800), San Agata e Santa Lucia (opera di fine ‘800 del Padre Cappuccino Antonio Balsamo di Motta S. Anastasia).

Arredano infine la chiesa un organo realizzato nel 1870 da Pietro La Grassa di Palermo ed un’ Urna di Gesù Morto (1951).
Il centro cittadino  è caratterizzato da eleganti palazzi ottocenteschi appartenuti a intraprendenti proprietari terrieri e ricchi commercianti che gareggiavano in sontuosità e decorazioni negli stili neoclassici e liberty. Esempi specifici sono
Palazzo Gentile (1880), Palazzo Faraci (1907), Palazzo Zito (1900), Palazzo Comunale (1825). Ritrovo dei Notabili fu il Casino di Compagnia (o Circolo della Cultura) realizzato nel 1860 nella centrale piazza Vittorio Emanuele.
Porta di Mare: Si tratta di un edificio ad arco in stile neoclassico realizzato alla fine del Settecento che costituì l’accesso principale alla cittadina attraverso l’antica via dei Pioppi oggi via Roma. Presenta ai lati due finestre i cui locali erano adibite a prigione. Di notevole significato è la statuetta di S. Agata che figura sulla chiave di volta dell’arco della porta, realizzata in pietra e caratterizzata dal ricco e fluente panneggio delle vesti, retaggio di un gusto barocco associato ad una particolare solennità dell’atteggiamento.

Tappa culturale del percorso turistico cittadino è il Museo Etnoantropologico dei Nebrodi. Istituito nel 1983 raccoglie una collezione etno-antropologica di attrezzi di lavoro, prodotti artigianali, arredi e costumi dei centri dei Nebrodi. Esso prevede una suddivisione in tre sezioni: la donna ed il lavoro femminile; la vita ed il lavoro pastorale e contadino; il folclore e il sentimento religioso.

 

 


 

Tradizioni

 

La Fiera Storica di Sant’Agata di Militello è la manifestazione più antica ed importante non solo per la comunità santagatese, ma per tutto l’hinterland ed anche al di fuori del territorio regionale. Risale infatti al medioevo e si è sviluppata con sempre maggiore fortuna per l’affermarsi del comune nebroideo quale nodale punto di scambi. Si svolge nei mesi di aprile e di novembre, nei giorni 14 e 15, costituendo il primo e l’ultimo raduno dell’anno per mercanti e compratori. Al mercato dei generi di consumo, che si svolge lungo il Viale della Regione Siciliana, si affianca quello tradizionale del bestiame, che prima aveva luogo sulla spiaggia mentre oggi e stato dirottato in un ampio spazio nei pressi  del vecchio "macello" comunale in prossimità del torrente "Inganno".  Come momento di incontro rappresenta assume un grande significato tanto dal punto di vista culturale, sociale ed economico per tutti gli operatori ed abitanti dell’intero territorio dei Nebrodi. Malgrado la crisi che interessa da tempo il settore zootecnico, la fiera di novembre conserva ancora una propria positiva consistenza.

Per quanto riguarda le tradizioni religiose, la festa più sentita è quella del Santo Patrono San Giuseppe il giorno 19 marzo. Dopo la celebrazione della Santa Messa si svolge lungo le vie del paese la solenne Processione.
La seconda domenica di agosto si svolge la replica di tale festa, istituita per gli emigranti. Alla Processione seguono eventi musicali giochi e fuochi pirotecnici. Da ricordare anche la festa della Madonna dei Pescatori la prima domenica di agosto con la processione in mare di barche addobbate ed illuminate.

 

 

Ultima modifica il Domenica, 09 Ottobre 2016 09:18
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