La Chiesa Madre, di stile rinascimentale, sorge nella piazza principale della cittadina ed è dedicata all'Assunta. L'interno è a tre navate su colonne a croce latina. In essa si conservano importanti opere d'arte tra le quali spiccano due gruppi marmorei bianchi della Bottega dei Gagini: il primo raffigura “l'Annunciazione” (1552), il secondo “la Trinità” (1535). Di notevole pregio sono anche una tela di Gaetano Mercurio (1774) raffigurante l'Immacolata e una tela raffigurante il Martirio di Sant'Agata di Pietro Novelli. Si possono poi ammirare varie tele firmate e datate da Giuseppe Tresca (1753-1818) una statua barocca di San Giacomo Apostolo, una di S.Rocco ed una scultura lignea di scuola fiammingo-renana raffigurante San Sebastiano (1480) collocata nell’Altare del Sacramento anch’esso in legno risalente al XVII secolo.
Castello Arabo-Normanno fu per quattro secoli la vita feudale di Galati. Si tratta di una imponente costruzione posizionata su di uno spuntone roccioso. Di esso oggi esistono solo i ruderi poiché tutto è andato in rovina a causa del tempo e dell’abbandono avvenuto nel corso del XVII secolo. Esso fu edificato dagli Arabi (sec.XI) sotto la dominazione dei quali potrebbe aver preso il nome l'intero abitato. Il castello aveva molte stanze e cisterne ed anche le prigioni. Nella parte di nord est esistono i ruderi dell'abside di una cappella normanna interna ad esso dedicata all'Arcangelo San Michele. Dal castello si poteva controllare tutto il territorio circostante fino alla costa, di concerto con quello di San Salvatore di Fitalia (Bufana) e di Frazzanò (Beddumunti).
La Chiesa di S. Caterina è molto antica, fu restaurata nel 1581. All’interno tra eleganti colonne in stile corinzio, custodisce una statua gaginesca della Santa titolare (1550), una statua lignea dell’“l’Immacolata” (1808) opera di Girolamo Bagnasco, un Crocifisso ligneo del XVII secolo della bottega di Frà Umile di Petralia dall'anatomia precisa e commovente, forse l’opera più bella del Frate madonita, e alcune ammirevoli tele, tra cui la “Madonna col Bambino” del Tresca (1753) ed il “Trapasso di S.Anna” (ignoto del sec.XVIII).
Chiesa del Rosario (già chiesa di S.Martino) è una semplice realizzazione novecentesca. Essa tuttavia contiene varie opere antiche e di pregio, tra cui, la statua marmorea della Madonna delle Grazie (o della Neve), bellissima opera di Antonello Gagini (1534), la statua barocca di San Rocco, il gruppo scultoreo in legno raffigurante Gesù che consegna le chiavi a San Pietro (opera di Gabriele Cabrera di Naso del 1666). Da ammirare altresì un armadio in legno di artigianato locale, posto in sacrestia, realizzato nel 1831, il coro ligneo, il pulpito e la “Porta Santa”. La Chiesa di S. Luca, in stile rinascimentale, è da tempo sconsacrata. Imponente la sua elegante scalinata realizzata in pietra locale.
Nell'ambito del patrimonio architettonico civile troviamo il Palazzo De Spuches (Palazzo del Principe) sontuosa costruzione del 1622 che Don Filippo I Amato fu il primo ad abitare. Essa rimane isolata rispetto agli altri coevi palazzi baronali (Palazzo Marchiolo e Palazzo Parisi) che a seguire delimitano da un lato l’ampia piazza S. Giacomo formando nel loro insieme la cd. “Palazzata baronale”. Il Palazzo è formato da numerose stanze, compreso il grande salone dove il Barone o il Principe oltre alle feste, teneva i suoi consigli di governo insieme coi Nobili e i Dignitari e dove nominava i Magistrati. D
al cortile interno dove si affaccia l’elegante e famosa loggia con “bifora” che si ispira al Montorsoli, si accedeva alle scuderie , ai magazzini e alle abitazioni delle servitù. Successivamente fu residenza di altri rinomati casati nobiliari quali gli Squiglio, i Lanza, i De Spuches, i Marchiolo e infine i fratelli Stazzone. Questi ultimi vendettero il palazzo alla Regione Siciliana che lo cedette all'Amministrazione Comunale per l'esercizio delle attività culturali e per essere adibito a sede del centro Museografico Polivalente della Valle del Fitalia, con sale riunioni e convegni, Biblioteca Comunale ed archivi vari. In posizione dominante sui quartieri del paese ma meno elevata rispetto al castello (in evidente subordinazione) si trova la sede della storica Universitas Galatensis edificata nel secolo XIII di cui oggi rimane solo la cd. Loggia dei Bandi formata da tre archi romanici rivolti ai tre quartieri che costituivano l’antico centro medievale interno alla cinta muraria. Da questa loggia venivano letti i bandi dei Signori del paese per essere portati a conoscenza dei sudditi.
Oggi sono ancora visibili due due dei tre archi mentre del terzo ne rimangono tracce inglobate all’interno dell’adiacente fabbricato cinquecentesco. Il panorama culturale infine offre altri due siti di grande rilievo: il Museo di oggetti di vita contadina sito presso il “ Palmento” cioè una serie di antiche strutture ed ambienti usati per la lavorazione dell’uva e vinacce; la Sezione Paleontologica del Museo Geologico Gaetano Giorgio Gemellaro di Palermo ove sono visibili interessantissimi reperti preistorici del mondo minerale, vegetale ed animale tra cui spicca un esemplare di Elephas Mnaidriensis vissuto in Sicilia circa 200.000 anni fa.
Storia
Raccuia domina una bellissima vallata attraversata dal fiume Mastropotimo. Si tratta di un territorio di particolare valore naturalistico e grande impatto paesaggistico.
Le origini storiche del borgo risalgono al 1091 quando il Gran Conte Ruggero, dopo la sanguinosa e vittoriosa battaglia contro i Saraceni, combattuta nella vallata "del Fico"fece ampliare una preesistente struttura fortificata di origine bizantina ed un vicino monastero basiliano, con annessa chiesa, che fu dedicato a San Nicola di Mira (detto poi di Bari) a cui fu aggiunto l’appellativo “del Fico”dal nome del luogo. Questo monastero era abitato da pochi monaci appartenenti all’Ordine di San Basilio che tuttavia si resero famosi per essere stati gli autori dei cosiddetti "Codici Raccuiesi", cioè svariate copiature di antichissime opere di scrittori latini e greci. Di questa struttura oggi restano solo dei ruderi e la piccola chiesa.
Il periodo medioevale vide Raccuia dominio di potenti famiglie quali gli Orioles (1296), gli Alagona (1393), i Valdina (1507) e i La Rocca, contro i quali la popolazione insorse nel (1549), accettando infine da Carlo V di Spagna la baronia di Nicolò Branciforti, il quale nel 1552 divenendo Conte di Raccuia. I Branciforti restarono signori di Raccuia fino a quando nel periodo risorgimentale nel paese si affermò un importante ceto di aristocratici e borghesi proprietari terrieri che col tempo finì per acquisire non solo tutte le terre del feudo ma anche gli immensi possedimenti e beni ecclesiastici derivanti dalla chiusura dei conventi disposta dal nuovo stato italiano nel 1866.
Beni Culturali
L'abitato conserva ancora molto del suo aspetto medioevale.
La Chiesa Madre (Santa Maria di Gesù), fu costruita nel sec. XI e rifatta nella prima metà del Cinquecento. Presenta una facciata barocca con lesene e capitelli corinzi. Il portale è sovrastato da un arco aperto ribassato. L'interno è a tre navate, con arcate di stile romanico, sorrette da colonne monolitiche in pietra. In essa si ammira il dittico in marmo della Madonna Annunziata, bellissima realizzazione della scuola del Gagini, e le due statue in marmo, di analoga fattura, raffiguranti San Sebastiano e Santa Maria di Gesù, entrambe con basi artisticamente istoriate con il Martirio del Santo e la Natività. Pregevoli sono poi due sarcofaghi gentilizi in marmo, uno dei quali, quello di Girolamo Giambruno, è del 1601. Molto bello, infine, un polittico del '500 (Madonna del Rosario) ed un dipinto del '600 che raffigura la Deposizione.
Chiesa di San Pietro Apostolo, fu costruita attorno all'antica torre araba che ora funge da campanile. L'interno presenta un raro impianto su due navate di diversa ampiezza divise da pregiate colonne con capitelli corinzi che sorreggono archi a tutto sesto, ciascuna recante lo stemma dei Branciforte. Il soffitto è ligneo a falde. In fondo alla navata minore vi è un prezioso altare ligneo del XVII secolo. L’altare maggiore, in marmo, è invece delimitato da un bellissimo arco arabo-normanno. Arredano il tempio un’antica statua di San Pietro, una dell’Addolorata ed altre opere di più recente realizzazione.
La Chiesa del Carmine edificata nel XVI secolo faceva parte del complesso conventuale delle Carmelitane Scalze. L'esterno in pietrame è lineare ma arricchito con elementi in stile neoclassico misto a barocco. La facciata presenta da un portale in pietra arenaria, con sovrastante stemma dell'Ordine del Carmelo. L'interno, ad una sola navata, presenta altari in marmo policromo e due preziose statue lignee del Settecento: una raffigurante la Madonna nera del Tindari e l’altra la Madonna del Carmelo.
Il Convento dei Frati Minori Osservanti, fu fondato alla fine del 500 e dedicato alla SS. Vergine Annunziata. Abitato da pochi monaci ebbe vita fino al 1866. Al suo posto oggi sorge il cimitero della città. Vi è annessa la chiesa che presenta un magnifico portale di stile barocco. L'interno è tutto rivestito in conci di pietra da taglio con quattro nicchie laterali ornate con lesene finemente scolpite sormontate da capitelli corinzi su cui poggia un elegante cornicione, anch'esso in pietra scolpita.
Il Castello, domina la parte alta del borgo e controllava strategicamente la sottostante fiumara. Fu edificato intorno all'anno 1000, per volere del Gran Conte Ruggero d'Altavilla, su di una probabile preesistente struttura bizantina dopo che il valoroso condottiero ebbe riportato una vittoriosa battaglia contro i Saraceni. Nel tempo l'aspetto della struttura è stata modificata, infatti le diverse caratteristiche architettoniche evidenziano tre fasi epocali (normanna, medioevale e rinascimentale) che lo trasformò da struttura tipicamente difensiva a palazzo nobiliare.
La costruzione occupa un'ampia area di forma rettangolare che si sviluppa su due piani messi in comunicazione da uno scalone in un'unica rampa. Negli ultimi secoli è stato adibito a carcere mandamentale e, a tale scopo, la torre di nord - ovest è stata utilizzata fino agli anni 60. Sono ancora visibili le robuste inferriare a protezione delle finestre.
Attraverso un elegante portale manieristico in pietra arenaria, sovrastato dallo stemma di casa Branciforti - Lanza, si accede al salone centrale arredato da un grande camino riquadrato in arenaria. La sala presenta una caratteristica copertura, ripresa dall'antica volta ad incannucciato. All’interno, attraverso stretti passaggi, corridoi ed archi si accede ai vari locali e stanze che conservano ancora singolari strutture di vita quotidiana. Parte del primo piano è attualmente adibito a Biblioteca Comunale.
Tradizioni
La festa più significativa è quella patronale, che si svolge il 21 settembre di ogni anno, dedicata alla Madonna Annunziata. Nell’occasione il bellissimo simulacro, ricoperto da un manto dorato, viene portato in solenne processione dalla Chiesa Madre per le vie della città sulla sua tradizionale vara processionale lignea, seguito dall'intera comunità che partecipa con canti preghiere, inni e manifestazioni di penitenza. Alle ritualità religiose fanno pure da contorno anche manifestazioni di spettacolo ed intrattenimento che arricchiscono la festa di una atmosfera giocosa e spensierata.
Altra festa religiosa di grade partecipazione popolare è la caratteristica processione della Madonna Odigitria. Si tratta di un'antichissimo rito bizantino che viene celebrato il martedì dopo Pasqua quando il simulcro della Madonna che "Guida del Cammino" viene condotto presso un'altura vicino al borgo, chiamato proprio Colle dell'Itria, presso il quale si trovava un’antica chiesetta bizantina ed ove, fino alla metà dell’Ottocento, ha vissuto una piccola comunità di religiosi. Qui, dopo la benedizione dei campi, viene consumato un pasto a base di prodotti tipici del tempo pasquale che comprende le cosiddette "cuddure" e le "nuvolette", che sono dolci tradizionali in pasta bianca a base di uova, farina e zucchero.