Nato a Patti nel 1938, oggi residente a Messina. Attore comico e cabarettista, ha recitato in diverse commedie e rappresentazioni teatrali nei più grossi centri Siciliani.
La sua vocazione per l’arte in genere è stata ed è abbastanza rilevante; compositore di due canzonette siciliane dal titolo “U sciccareddu spiritusu” e “Carminedda”, ha inciso un 45 giri che ha presentato alla trasmissione radiofonica “La Corrida di Corrado”, classificandosi al secondo posto. Ha partecipato come imitatore, cabarettista in vari spettacoli di varietà. Nel 1988 per opera di alcuni messinesi, ha recitato la parte del monaco in un telefilm da loro prodotto dal titolo “Lisa”, che ha partecipato a numerose rassegne cinematografiche nazionali. Alla prima edizione del premio nazionale “Beniamino Joppolo” nel 1990 ha ottenuto il “Premio per le attività teatrali”. Si è inserito inoltre, in manifestazioni ad alto livello, lavorando con artisti di fama nazionale ed internazionale. Anche nel campo della poesia dialettale e della pittura, ha manifestato una sensibilità non comune ed ha organizzato mostre in varie parti della Provincia di Messina fra cui quella realizzata nel 1978-79 alla Pro Loco di Patti, dove ha riscosso unanimi consensi. Ha altresì partecipato ad estemporanee e collettive, tra le quali il “Premio Tindari” di Milazzo ove l’artista si è rivelato come pittore naturalista, dipingendo paesaggi e natura morta.
"Mek Zodda è un poeta istintivo in lingua ed in vernacolo, satirico, pungente nel sollecitare il risveglio degli uomini alla luce del giorno che allieta, per frugare fra i sentimenti sopiti e per trovare la gioia di vivere.
Significativa la poesia “Alla donna mia” di cui traccia un quadro luminoso di affetti e di ammirazione, ed è sentimento che lega il passato all’avvenire con forza del cuore e con la speranza di crescente armonia.
L’altra poesia dedicata a “Marika”, ne solennizza la nascita come dono del cielo che si accoglie nella letizia e nella purezza dei sentimenti paterni.
Il rovescio della medaglia viene lamentato nell’altra poesia “Una vita penosa” con cui il poeta canta le asprezze della vita, generate dalla incomprensione e da una realtà tutta diversa dei sogni e delle speranze di una vita migliore.
In ogni sua poesia affiora tanta nostalgia per il bene che fugge e per il male che avanza e che matura fuori dalla volontà, perciò disegno imperscrutabile di un progetto supremo impossibile da comprendere.
Ciò che convince di questo poeta contemporaneo è la sua attitudine di esprimersi in vernacolo siciliano, tanto caro e congeniale al suo ingegno e di cui si serve per evidenziare aspetti particolari di una vita intessuta di inganni, di menzogne e di raggiri, onde chiarire il mistero della ipocrisia serpeggiante in ogni rapporto umano.
Mek Zodda riscuote larghi consensi della critica perché è a capo di una scuola fiorita sulle miserie umane, per dare vigore e significato alla parola sincera e noi vorremmo che il poeta continuasse a produrre opere sempre più degne di essere seguite ed apprezzate nella giusta misura della morale che esprime.
Non è un punto di arrivo, ma di partenza che deve concludersi nel trionfo pieno delle sue virtù espressive."
GAETANO ARNO’