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IL PONTE PASSATO-FUTURO DEL MEDITERRANEO

 

 

- di Cosimo Inferrera * -

 Nel panorama della civiltà siciliana la presenza del Mediterraneo ha esercitato nei secoli una condizione istituzionale per la realizzazione dei rapporti umani attraverso il superamento della condizione isolana senza perdere, però, la spinta marcatamente centrifuga, propria della sua posizione geografica. I fattori geografici, di cui la storia deve tenere conto, non assumono un ruolo decisivo se non messi in rapporto con altri elementi economici, sociali, culturali nella sovranità della pace.La linea di confine tra la compressione e la liberazione delle energie positive colloca la Sicilia al crocevia tra le nazioni mediterranee e il resto dell'Europa - con ampia e meritata apertura versi i Paesi dell'Est e dell'Oriente - in una dimensione di civiltà adulte e strutturate, in un processo di continuità come sistema plurale di culture e di economie (L. Lorenzini). 

Questo non appaia solo ricapitolazione di vicende secolari. Ancora oggi il fenomeno siciliano mantiene vivida attualità, proprio mentre il laborioso formichiere cinese ha bisogno di nuovo ossigeno per alimentare la sua crescita esplosiva, senza eguali nella storia umana. Per diversificare lo sviluppo evitando il rischio di rinsecchire “dans l’espace d’un matin”, i nuovi ricchi cercano altre aree di insediamento in posizione strategica. Insomma Bank of China vorrebbe portarci parti delle cospicue risorse, uscite dai forzieri della Grande Mela, e realizzare nella nostra isola strutture e megastrutture idonee ai collegamenti con i porti (Augusta, Gioia Tauro) e/o le reti integrate di trasporto con obiettivo mercati nel giro 24-48 ore. Straordinario esempio di lungimiranza riversata nel “business” dell’economia globale da parte di un popolo di antica saggezza !

Ma non basta. C’è un altro dato principe da infilare negli alambicchi dei soloni della Comunità Europea, che discettano su Corridoio 1 in mezzo ad alternative strampalate di marca anglofila (c. d. variante Bari-Malta). Purtroppo per loro il dato si presenta inconfutabile e verte la mitica Erice dalla cui sommità in ore favorevoli si intravede il profilo della costa africana. Nessuno come e meglio della Sicilia, confine naturale tra stati e continenti diversi, potrebbe interporsi più favorevolmente nell’imponente traffico nord-sud/est-ovest, ampiamente prevedibile solo riaprendo agli scambi pacifici l’Area di Libero Scambio Euro-Mediterranea e Panaraba con il resto del mondo.

Però tutto il contesto soffre della instabilità politica di questi ultimi periodi, mentre l’Italia è sempre alle prese con i mali profondi dei conti che non tornano, non da oggi. Dal miracolo economico postbellico in avanti, le litigiosità localistiche e corporative ci costringono a navigare a vista sul filo di una politica dell’emergenza; da decenni lo Stato si incarta in manovre finanziarie tappa buchi, epilogo di indecisioni croniche mai innocenti; oggi speranza e dignità rischiano di sparire dal nostro futuro. Proprio la mancanza di lungimiranza a livello di strategia nazionale è il recesso oscuro della mentalità italiana, la vera piaga torpida della sua “governance” dagli anni 80 ad oggi. La linea finora tracciata – sgangherata all’opposto di quella cinese - pur determinando fenomeni di crescita, anche esuberanti, non ha prodotto sviluppo sistemico sul territorio nazionale, neanche in termini di premesse strutturali che sono fra le più carenti. Si realizza una perdurante discrasia crescita/sviluppo (Orteca), perniciosa per le sfide che attendono l’Italia ed il suo meridione, soprattutto nei confronti dei rigurgiti neocoloniali di potenze concorrenti, mai più dome sin dai tempi di Mattei.

Svolta concettuale che ci porta dritti all’Area Vasta dello Stretto ed al suo architrave strutturale, il Ponte, epicentro tematico del nostro discorso per una inversione di tendenza concreta e fruttuosa su progetti organici di sviluppo di portata macroregionale e/o statuale. Sorretto da un project financing credibile e serio, come potrebbe essere quello di marca cinese, il fatidico crocicchio potrebbe coinvolgere l’intero Mar Mediterraneo nella risoluzione dei suoi drammi umani, offrendogli vita, sicurezza, lavoro.  E per l’intero contesto mediterraneo la realizzazione del Corridoio Berlino-Palermo, a suo tempo indicato come N.1 proprio dalla CE, stranamente rimesso in discussione con dietro i soliti a soffiare - non rimane l’unico veramente prioritario? Sembra di si, specie se avranno seguito le importanti iniziative della Presidenza della Regione Siciliana e del Ministero degli Affari Esteri che - disconnessi dalle conte delle pulci di questi giorni – sono riusciti finalmente ad alzare lo sguardo sui veri obiettivi di rinnovamento del Paese, formalizzando a Bruxelles la proposta cinese, corpo sostanziale per la realizzazione rapida del Ponte sullo Stretto. 

Tutta l’operazione è il più potente antidoto contro le manovre variegate e su più fronti che tendono a destabilizzare gli interessi italiani nel Mediterraneo nord-africano ed orientale.  Dal Ponte “Triescheles” riprenderà a roteare spazio-tempo nel Mare Nostrum con i piedini alati delle antiche raffigurazioni, mentre certe realtà socio-politiche-economiche del nord italico potrebbero ritrovare punti di coesione, dismettendo le attuali  posizioni rancorose. Sarebbe un rifare l’Italia da Sud, nuovamente e definitivamente questa volta: un modo fantastico di celebrarne il 150° anniversario !    

* Professore ordinario a.r.
Università degli Studi di Messina
<Gruppo Non Solo Ponte>

Ultima modifica il Sabato, 08 Ottobre 2016 19:22
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