- di Angelo Miceli -
Il suo primo ritrovamento risale al 1826, in località Monticelli, frazione del Comune di San Donato Milanese (MI), ad opera di Carlo Vittadini (San Donato Milanese, 11 giugno 1800 - Milano, 20 novembre 1865), la sua prima descrizione porta la firma del Prof. Giuseppe Moretti (Roncaro, 30 novembre 1782 - Pavia, 2 dicembre 1853), all’epoca titolare della cattedra di botanica presso l’Università di Pavia il quale, ritenendo, a ragione, che l’esemplare fungino “non sia stato peranco descritto da nessun botanico”, ne parla in un proprio articolo pubblicato sul “Giornale di fisica, chimica, storia naturale e arti” precisando che “la raccolta avvenne ad opera del signor Vittadini presso Monticelli, a circa sei miglia da Milano..... ho imposto ad esso il nome specifico di questo giovane, che ci dà le più fondate speranze di diventare uno dei più distinti micologi”
Seguendo i principi della sistematica dell’epoca che facevano espresso riferimento agli studi ed alla classificazione di Elias Magnus Fries (micologo e botanico svedese - Femsjö, 15 agosto 1794 – Uppsala, 8 febbraio 1878), la nuova specie fu posizionata nel gruppo dei funghi leucosporei (così denominati per il colore delle spore: bianco-biancastro), nel Genere Agaricus, Subgenere Amanita, con l’originaria denominazione di Agaricus vittadinii.
Successivamente, lo stesso Vittadini nella sua tesi "Tentamen mycologicum, seu Amanitarum illustratio" (Saggio micologico, ossia Illustrazione delle Amanite) - con la discussione della quale conseguì, nel 1826, presso l’Università di Milano, la laurea in medicina, descrive in maniera particolareggiata la specie scoperta elevandola, da Subgenere, a livello di Genere. Fatto, questo, di notevole importanza in quanto l’autore, precorrendo i tempi, è il primo studioso di micologia ad elevare il Subgenere Amanita a livello di Genere.
Viene posizionata, nella attuale configurazione sistematica, nella Classe Basidiomycetes, Ordine Agaricales, Famiglia Amanitaceae, Genere Amanita.
Si tratta di un fungo di particolare bellezza che, a differenza delle altre specie appartenenti al Genere Amanita, tipicamente legate in simbiosi ectomicorrizica con specie arboree in habitat boschivo, cresce da saprofita in ambiente praticolo. Viene ritenuta, da numerosi micologi, specie rara ma fedele ai luoghi di crescita ove si riproduce, anche in maniera abbondante, con periodicità annuale costante.
La nostra esperienza micologica ci consente di segnalare numerosi ritrovamenti, effettuati personalmente, in località San Marco nel comune di Novara Sicilia (ME) su terreno incolto destinato a pascolo, dove annualmente si riproduce in numerosi esemplari sparsi, sia in forma singola che gregaria, entro un raggio ben delimitato senza mai sconfinare dal sito di crescita.
Si presenta semplicemente bella, slanciata, elegante, totalmente bianca, ornata, su tutta la superficie, da verruche a forma piramidale, somigliante, nella sua strutturazione generale, anche se con marcate differenze specialmente nel colore, a carpofori appartenenti al Genere Lepiota, Macrolepiota o Armillaria, tanto che Fries la classificò, nella sua “Epicrisis Systematis” nel 1836, nel Sottogenere Lepiota, precisando, a supporto del suo posizionamento nella sistematica fungina: ”Fungus medius inter Amanita et Lepiota”.
Altri micologi, in considerazione delle particolari caratteristiche morfo cromatiche, hanno inteso posizionarla in altri generi come Lepidella, Aspidella, Armillaria o, come avvenuto recentemente, Saproamanita (S. A. Redhead e altri, 2016).
Nell’aspetto generale, la sua conformazione tipica è variabile in dipendenza dell’ambiente di crescita e delle condizioni ambientali esterne che influenzandone la crescita fanno sì che si presenti piccola e gracile o grande, massiccia, lussureggiante, dal bianco candido al bianco-sporco tendente all’ocra-brunastro.
Cappello: di medie, grandi dimensioni, inizialmente sferico, successivamente, nel progredire della maturazione, convesso, poi convesso-appianato. La cuticola, separabile, di colore bianco o biancastro-sporco, è ricoperta da numerose verruche a forma piramidale, residuo del velo generale, appressate nella zona centrale, che assumono, verso il margine, la conformazione di squamule, concolori negli esemplari giovani ed imbrunenti a maturazione, si presentano di consistenza friabile e, di conseguenza, per effetto della pioggia vengono facilmente asportate. Il margine si presenta eccedente per la presenza di residui fioccosi del velo generale.
Imenoforo: costituito da lamelle fitte, libere al gambo (quando si interrompono prima di arrivare al gambo con il quale, pertanto, non hanno alcun contatto), intervallate da lamellule, inizialmente bianche, tendenti, a maturazione, verso il crema-biancastro, poi giallo pallido, con riflessi verdini a maturazione avanzata. Le spore, in massa, si presentano di colore crema-biancastro, tipico dei funghi appartenenti al gruppo dei leucosporei.
Gambo: alto, slanciato, cilindrico, non bulboso, radicante, pieno, liscio nella zona apicale sopra l’anello, ricoperto da numerose squame in rilievo nella parte bassa. Inizialmente bianche, scurenti verso la maturità.
Anello: in posizione alta, ampio, fioccoso, persistente, bianco-biancastro.
Volva: dissociata in squame concentriche, revolute ed indistinte, inizialmente di colore bianco, scurenti, verso il crema-biancastro, a maturità.
Habitat: si riproduce, quale specie saprofita, sia singolarmente che in gruppi, spesso numerosi, a volte disposti in cerchio (cerchio delle streghe), in ambiente praticolo o in terreni precedentemente coltivati e concimati, nutrendosi delle sostanze organiche residue. Specie poco comune ma abbondante nell’habitat specifico. Da fine estate ad autunno inoltrato.
Commestibilità: commestibile dopo adeguata cottura ma di scarso valore organolettico. Per tale motivo ed anche al fine di evitare possibilità di confusione con specie velenose, si consiglia di non consumarla. Raccomandazione che viene ulteriormente rafforzata in considerazione della rarità della specie che deve essere salvaguardata: limitiamoci ad ammirarla, fotografarla e… lasciamola nel suo habitat naturale a completare il proprio ciclo vitale.
Etimologia: con espresso riferimento al micologo Carlo Vittadini, autore del primo ritrovamento.
Specie simili:
Si diversifica per le ornamentazioni sul cappello che si presentano più rade, meno appressate, piccole ed aculeate, per le lamelle che tendono ad ingiallire e per il gambo attenuato verso l’apice, bulboso-radicante alla base; liscio nella parte superiore con volva dissociata in verruche; per l’habitat boschivo essendo simbionte di latifoglie – prevalentemente querce. Specie tossica, responsabile di sindrome norleucinica, nefrotossica, smithiana
Ritenuta molto più rara, è praticamente simile ad A. vittadinii dalla quale si differenzia per la taglia gracile e per le dimensioni inferiori; per le ornamentazioni più scure, crema-tabacco, fin da giovane e persistenti fino a maturazione inoltrata; per il gambo relativamente corto - con altezza minore del diametro del cappello -; per l’habitat boschivo ove si riproduce in associazione con essenze arboree quali lecci (Quercus ilex) o querce da sughero (Quercus suber).
Curiosità tassonomiche:
Amanita codinae ha diviso e continua a dividere il mondo della micologia tra quanti sostengono che sia una specie a se, diversa da A. vittadini, e tra quanti, invece, sostengono l’identità tra le due specie con precedenza nomenclaturale per A. vittadini.
Affermano, questi ultimi, che le particolarità ipoteticamente diversificanti le due specie (taglia, verruche, colore, dimensione delle spore) sono elementi perfettamente variabili nella stessa specie in considerazione dell’ambiente di crescita e delle condizioni ambientali esterne e, quindi, non caratterizzanti una specie diversa.
La diatriba, a seguito recenti studi di natura molecolare, è stata definitivamente risolta con il riconoscimento di A. codinae quale specie a se ed inserita, alla stregua di A. vittadinii, nel nuovo Genere Saproamanita, con il nome corrente di Saproamanita codinae (Maire) Redhead, Vizzini, Drehmel & Contu, 2016 (S. A. Redhead e altri 2016).
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Basionimo:
- Agaricus vittadiniiMoretti 1826
Sinonimi:
- Lepiota vittadinii1873
- Mastocephalus vittadinii1891
- Lepidella vittadinii1925
- Aspidella vittadinii1940
- Armillaria vittadinii1952
Nome Corrente:
- Saproamanita vittadinii (Moretti) Redhead, Vizzini, Drehmel & Contu 2016
Recenti studi, condotti dai micologi Scott A. Redhead, Alfredo Vizzini, Dennis C. Drehmel e Marco Contu, hanno consentito, tenendo anche conto della particolarità nutrizionale della specie, che si configura essere a nutrizione saprofitica, di posizionarla nel nuovo Genere Saproamanita (Cfr. S. A. Redhead e altri, 2016: Saproamanita, a new name for both Lepidella E.-J. Gilbert and Aspidella E.-J Gilbert. IMA Fungus, The Global Mycological Jurnal - Vol. 7 n. 1: 119-129, Madrid)
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Foto: Emilio Pini che si ringrazia per la gradita concessione
Bibliografia essenziale:
- Boccardo Fabrizio, Traverso Mido, Vizzini Alfredo, Zotti Mirca - 2008: Funghi d’Italia. Zanichelli, Bologna (ristampa 2013)
- Brunori Andrea – Storie di funghi: l’Amanita vittadinii - http://abcdeifunghi.altervista.org/storie-di-funghi-l-amanita-vittadinii.html
- Brunori Andrea, Cassinis Alessandro – 2014: I funghi nella storia. Sandro Teti Editore, Roma
- Consiglio Giovanni, Papetti Carlo - 2003: Atlante Fotografico dei Funghi d’Italia, Vol. 2 (prima ristampa). A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento
- Foiera Fabio, Lazzarini Ennio, Snabl Martin, Tani Oscar - 1993, Funghi Amanite. Calderini edagricole, Bologna
- Galli Roberto - 2007: Le Amanite. dalla Natura, Milano
- Lazzari Giacomo, -1973: Storia della micologia italiana. Saturnia, Trento
- Scott A. Redhead, Alfredo Vizzini, Dennis C. Drehmel & Marco Contu – 2016: Saproamanita, a new name for both Lepidella E.-J. Gilbert and Aspidella E.-J Gilbert (Amaniteae, Amanitaceae). IMA Fungus, The Global Mycological Jurnal - Vol. 7 n. 1: 119-129, Madrid
Riferimenti Siti Web: