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Barcellona Pozzo di Gotto. Per “Impronta d’autore” all’Epicentro di Gala incontro con Carmelo Aliberti

- di Marcello Crinò - 

Il progetto culturale “Impronta d’autore”, promosso dal Museo Epicentro con l’Associazione “Barcellona Live” e la testata giornalistica “24live.it”, ha già visto la partecipazione dell’artista e poetessa Salva Mostaccio, dello scultore Salvatore De Pasquale, dell’artista e storico della città Marcello Crinò, del Direttore artistico del Teatro “P. Mandanici” Sergio Maifredi, del critico d’arte Andrea Italiano, del fondatore di Fumettomania Mario Benenati, dell’editore Pierangelo Giambra, del musicista Antonio Vasta, del cantautore Carlo Mercadante, del politico Domenico Nania, della giornalista e scrittrice Francesca Romeo.

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Domenica 16 luglio 2017 è stata la volta del poeta e critico letterario Carmelo Aliberti. La serata, svoltasi nel Giardino di pietra dell’Epicentro, è iniziata con i saluti di Nino Abbate, fondatore ed artefice dell’Epicentro, seguita dall’intervento di Flaviana Gullì, presidente della Pro Loco Manganaro e di Barcellona Live, oltre che ex alunna di Carmelo Aliberti al Liceo. Ricorda che il professore ha lasciato un’impronta indelebile negli alunni, per lo spessore culturale e per le doti umane. Ascoltava come ipnotizzata i suoi versi e grazie a lui è iniziata la sua passione per il giornalismo.

E’ seguita l’intervista condotta da Cristina Saja, di 24live.it, anche lei ex alunna di Aliberti. Nel corso dell’intervista il poeta e critico ha parlato di tutto: di politica, di società, di economia, di nord e sud, di scuola, senza lesinare critiche a tutto ciò che non va nella società. Così come parla di tutto in un testo in corso di elaborazione di oltre duemila pagine, che andrà ad aggiungersi agli innumerevoli altri libri pubblicati.

Nato nel 1943 a Bafia (frazione di Castroreale), dove tuttora vive, ha uno stretto rapporto con Barcellona, dove è stato docente al Liceo e dove ha pubblicato negli anni passati un corposo volume sulla letteratura barcellonese, senza contributo dell’Amministrazione Comunale, ha tenuto a sottolinearlo, e portando in alto il nome della città.

Per alcuni anni, in tempi recenti, è vissuto a Trieste, città della quale ha tessuto le lodi, anche in relazione alla sua Università, ma evidenziando pure l’antimeridionalismo che serpeggia nel nord Italia.

Incalzato da Cristina Saja, si è soffermato sul ruolo del poeta nella nostra società, che deve mantenere la memoria del passato, di ciò che è stato utile, e deve innalzare il cuore dell’uomo.

Alla domanda su quale delle sue tre attività, il critico, il poeta o l’insegnante, lo ha appagato maggiormente, ha risposto che l’insegnamento è importante per il rapporto con i giovani, anche se oggi la scuola non esiste più, non ha lo stesso valore che aveva anni fa. Comunque i tre ruoli sono complementari. Per quanto riguarda gli autori preferiti, ha risposto che sono sempre validi i classici, e per l’Otto-Novecento ha fatto i nomi di Verga, Montale, Ungaretti, Michele Prisco (suo padre spirituale) e il primo Bevilacqua, escludendo decisamente Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo) e Gabriele D’Annunzio. Ha ricordato infine il ruolo della rivista da lui diretta, Terzo Millennio, diffusa in tutto il mondo e con prestigiose collaborazioni. 

Per concludere, come da rituale dell’Epicentro, ha lasciato l’impronta della mano destra su una mattonella d’argilla cruda, che dopo la cottura andrà ad aggiungersi a tutte le altre della collezione.

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