- di Marcello Crinò -
L’associazione corale “I Piccoli cantori” di Salvina Miano, prestigiosa formazione musicale ormai nota per i successi che sta raccogliendo nel territorio nazionale, ha presentato la sera del 24 giugno l’Ensemble Vocale Sirókos, costituito da ex “Piccoli cantori” ormai cresciuti. Il gruppo, nel suggestivo chiostro del Convento di S. Antonino da Padova, con lo spettacolo “Solstizio d’estate” ha offerto un assaggio del proprio repertorio. Si tratta della prima uscita ufficiale da soli, avendo già cantato il 5 giugno scorso assieme ai “Piccoli cantori” nello spettacolo del Teatro Mandanici, in occasione dei festeggiamenti per la vittoria a “Il Garda in Coro”.
Sotto le arcate del chiostro seicentesco, un’oasi religiosa dedicata al santo di Padova, con gli spettatori disposti ad “elle” in due lati del portico (divenuto così uno spazio “altro”), gli otto componenti del Sirókos (Santi Castellano, Sabrina Torre, Consuelo La Spada, Ludovica Calvo, Silvia Biondo, Rossella Campo, Noemi Lisa, Matteo Chiofalo; Maestro preparatore: Santi Castellano; Direttore: Salvina Miano) hanno spaziato dalla musica antica alla musica leggera e al pop. Questi i brani proposti: Tourdion di Pierre Attaignant; Cantate Domino di Hans Leo Hassler; Ave verum di Enrico Correggia; Già mi trovai di maggio di Bruno Bettinelli; Baciami piccina del Quartetto Cetra; Yesterday, arrangiamento di Bob Chilcott; Iris, arrangiamento di Alessandro Cadario; White winter hymnal, arrangiamento Pentatonix.
Salvina Miano, a conclusione dello spettacolo, realizzato in occasione della Festa Europea della Musica, la cui data ufficiale cade il 21 giugno, ha voluto ringraziare i frati francescani, tra i quali è presente anche un musicista, frate Gimmy, per la concessione dei locali. Forse è la seconda volta in assoluto, nella secolare storia del chiostro, che questi suggestivi ambienti vengono utilizzati per uno spettacolo musicale.
La storia della chiesa e del convento
Nel 1622 i frati francescani fondano la chiesa e il convento di Sant’Antonio da Padova. Nella chiesa fa bella mostra di se, sull’altare principale, un prezioso crocifisso ligneo quattrocentesco, attribuito a Pietro della Comunella, mentre alle pareti si possono ammirare gli affreschi raffiguranti tre Sante martiri (Sant’Agata, Santa Apollonia e Santa Lucia) e San Giuseppe, San Michele e San Paolino, del 1733. Il convento, addossato alla chiesa, si caratterizza per il suo aggregarsi attorno ad una corte quadrata provvista di portico scandito da colonne in pietra. Nel corso del restauro, completato nel 2008, sono stati ritrovati gli antichi pavimenti del chiostro, resti di precedenti strutture murarie del convento e tracce di affreschi. Il chiostro ha riacquistato, per quanto possibile, la sua dimensione estetica originaria, con l’area interna liberata dal groviglio di piante e di aggiunte che ne alteravano la spazialità. Tra il 1899 e il 1932 il convento, assieme alla chiesa, fu requisito ai monaci e utilizzato come impianto per la trasformazione del tabacco. In quell’occasione alcune colonne furono pure scanalate per inserire delle tavole per delimitare degli spazi (le scanalature sono ancora visibili) e da allora iniziò il degrado che portò alla scomparsa di gran parte degli affreschi dipinti alle pareti e ricordati anche dallo storico Sebastiano Mazzei (1839-1901). Un’illuminazione moderna, sobria ma efficace, conferisce risalto la sera alla linea delle colonne in pietra emergenti dalla pavimentazione in lastre di pietra ed inserti in marmo.