- di Giuseppe Cavarra -
Nel paese avevano un solo gallo e tutti si alzavano quando lo sentivano cantare la prima volta. Una mattina, non sentendolo cantare, nessuno si mosse dal letto. Aspettarono, aspettarono. Quando il gallo si decise ad emettere il suo chicchiricchì (era quasi mezzogiorno), saltarono tutti giù dal letto e si affacciarono alle finestre.
Dicevano tutti più o meno la stessa cosa: quel birbone gli aveva fatto perdere una giornata di lavoro.
“Giornata rotta, pèrdila tutta”, disse il capo. E aggiunse: «Sapete che vi dico? Raduniamoci in assemblea per stabilire quello che dobbiamo fare».
Quando furono tutti nello stanzone del Palazzo Comunale, il capo parlò chiaro e tondo secondo il suo solito.
Disse:
«Quello che è accaduto non deve più accadere. Nel paese la vita non si può fermare per i capricci di un farabutto. A questo punto una cosa è certa: di un solo gallo non possiamo più fidarci … L’unica via d’uscita mi sembra questa: comprarci un gallo a famiglia».
Tutti fecero quel che disse il capo, ma nel paese perdettero la pace. La mattina con un gallo che cantava di qua e un gallo che cantava di là: non si capì più nulla.
Ma la cosa più grave fu questa: in quel paese nessuno durante la notte chiuse più occhio: non volendosi più fidare dei galli, aspettavano l’alba rimanendo svegli tutta la notte.
Di qui sarebbe nato il detto: “Dove cantano tanti galli mai fa giorno”.