- di Marcello Crinò -
Con un progetto redatto da fra Giacomo della Rocca, “maestro di muro”, nel 1623 i monaci Cappuccini fondarono su una collinetta che domina Pozzo di Gotto, la chiesa di san Francesco d’Assisi con l’annesso convento.
I Cappuccini, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi emanata nel 1866 dovettero abbandonare il loro eremo, che dagli anni Venti agli anni Cinquanta del XX secolo fu adibito a carcere.
Venuta meno questa funzione, iniziò il degrado dell’edificio, tanto che nel 1984, per le precarie condizioni in cui si trovava, l’ex convento fu demolito, mantenendo la chiesa, che in parte era stata restaurata qualche anno prima.
Al suo interno si conservano numerosi dipinti, come la Sacra Famiglia con San Giovannino (Madonna dei Garofani) di Domenico Guargena del 1666, la Madonna e San Felice dello stesso autore, e un altare ligneo di grande pregio del XVII-XVIII secolo, forse opera di Francesco Li Volsi e Domenico Diolosà, due Cappuccini di Castelbuono. Si custodisce pure una pregevole scultura che rappresenta il Cristo caduto sotto la Croce, realizzata dallo scultore messinese Giuseppe Fiorello. Fu presentata all’Esposizione Internazionale di Roma del 1911, dove ricevette il primo premio per la scultura di Arte Sacra. I Padri Cappuccini l’acquistarono per la loro chiesa e dal 1912 fa parte della processione delle varette del Venerdì Santo.
Nel 2004, durante alcuni lavori di scavo accanto alla chiesa, riemersero consistenti resti murari del convento. La chiesa, chiusa per un certo periodo per inagibilità, è stata riaperta al culto il 31 marzo del 2007, dopo interventi sul tetto e la realizzazione di una palificata per frenare lo smottamento della collina. Nello stesso tempo i resti del convento furono ricoperti da terreno vegetale in attesa di un recupero dell’area con la sistemazione a verde salvaguardando i ruderi. Nell’aprile del 2009 è avvenuto il ritrovamento di una cripta sotto la navata.
5 gennaio 2021