- di Marcello Crinò -
Anche quest’anno, a causa dell’emergenza Coronavirus, non si svolgerà la doppia processione delle “Varette” del Venerdì Santo di Barcellona e di Pozzo di Gotto. L’ultima interruzione delle due processioni del Venerdì Santo risale al 1854 (con sicurezza quella di Pozzo di Gotto, con un margine di dubbio per la barcellonese), a causa dell’epidemia di colera. La processione di Pozzo di Gotto fu sospesa, ancor prima, tra il 1783 e il 1800 circa, a causa dei terremoti che danneggiarono il Duomo di Santa Maria Assunta.
La doppia processione delle “Varette” del Venerdì Santo, per le sue peculiarità, è stata iscritta nel Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia (approvazione del 20 ottobre 2008; Gazzetta Ufficiale della Sicilia del 9 maggio 2014, pp. 38-44). I modi di formazione della città (due nuclei originariamente separati dal torrente Longano) hanno fatto sì che a Barcellona, caso unico, si sviluppassero due processioni con ben ventisei “varette”, costituite da sculture ispirate a opere d’arte rinascimentali, manieriste e barocche. I gruppi statuari durante l’anno sono custoditi in parte nelle chiese e in parte in magazzini non molto accoglienti per opere di questo tipo. Da anni si parla invano di trovare uno o due luoghi dove esporre in permanenza le “vare” che stanno nei magazzini, integrando il percorso museale con le foto delle opere invece custodite nelle chiese e quindi sempre visibili.
La processione di Pozzo di Gotto, risalente al 1621, seppur in forma ridottissima rispetto all’attuale, forse con il solo Ecce Homo, si forma nella via Risorgimento, di fronte la chiesa di Gesù e Maria, dove sono custodite le “varette” dell’Ecce Homo e dell’Urna col Cristo morto e prosegue fino al Duomo di Santa Maria Assunta, disponendosi in due file nelle strade che circondano il Duomo. Da qui si snoda lungo la via Garibaldi, raccogliendo durante il percorso altre due “varette” custodite nella chiesa delle Anime del Purgatorio. Le origini di questa manifestazione hanno chiari riferimenti alla tradizione spagnola; addobbate con fiori e luci, spesso solo con candele, hanno mantenuto nel tempo le caratteristiche iniziali.
I gruppi statuari sfilano secondo questo ordine: Ultima cena (rifatta nel 1863 da Carmelo Vanni, il Cristo è stato rifatto nel Novecento; custodita in un magazzino, affidata alla Figlie di Maria); Cristo nell’orto (1864, opera di Carmelo Vanni; magazzino a Pizzo Castello, patrocinatore Salvatore Bellantone); Cristo alla colonna (restaurato nel 1864 da Carmelo Vanni; Oratorio Anime del Purgatorio, patrocinatore famiglia Maio); Ecce Homo (1621, rifatto nella seconda metà dell’Ottocento; chiesa Gesù e Maria, patrocinatore Confraternita S. Eusenzio, rappresentata da Walter Rizzo); Cristo porta la croce (1864; magazzino a Pizzo Castello, patrocinatore famiglia Isgrò); Incontro con le pie donne (1950; magazzino accanto fontana Pizzo Castello, patrocinatore famiglia Cristelli); Cristo caduto sotto la croce (1900; autore F. Giuseppe Fiorello, l’opera fu premiata a Roma nel 1911 e poi acquistata per la processione, chiesa dei Cappuccini, patrocinatore Confraternita dei Cappuccini); Cristo spogliato dalle vesti (1970 circa; magazzino a Pizzo Castello, patrocinatori fratelli Rizzo); Crocefisso (XVII secolo, sostituito nel 1865 con l’opera di Giuseppe Rossitto; Duomo S. Maria Assunta, patrocinatore famiglia Bartolone); Pietà (1921; magazzino accanto fontana Pizzo Castello, patrocinatore Vittorio Spada); I simboli della Passione (1969, altre fonti parlano di 1980-1981; Duomo S. Maria Assunta, patrocinatore famiglia Pettineo); Urna col Cristo morto (XVII secolo, rifatta nel 1895; chiesa Gesù e Maria, patrocinatore Vito Arrico); Addolorata (1658 circa, sostituita nel 1875 con un’opera di Michele Gangeri; Oratorio Anime del Purgatorio, patrocinatori famiglie Romano e De Francesco, il coordinamento era affidato a Saro Cutropia, scomparso nel 2020). L’Urna col Cristo morto è accompagnata dai “Giudei”, in realtà soldati romani caratterizzati da un elmo sormontato da penne di pavone, che sin dal periodo paleocristiano era il simbolo della consacrazione della Chiesa, e le cui carni erano ritenute incorruttibili e pertanto simbolo della Resurrezione. Un simbolismo ormai dimenticato ma ben chiaro a chi per primo li fece realizzare. La processione si conclude con il baldacchino e il parroco (negli ultimi anni è stato padre Santo Colosi) recante la reliquia della Croce, custodita in un ostensorio, e la Banda musicale.
La processione delle “Varette” di Barcellona si forma presso la chiesa di San Giovanni dove si radunano anche le varette provenienti da altre chiese e magazzini. L’origine di questa seconda processione, che presenta caratteri di maggiore sfarzo rispetto all’altra, con addobbi floreali più ricchi, risale probabilmente alla metà del Settecento (con il Crocefisso e l’Addolorata, del 1754), cioè quando la chiesa di San Giovanni fu ingrandita acquisendo l’assetto architettonico attuale, ma si è consolidata nel 1871, tanto che alcuni studiosi ritengono che questa sia la vera data di origine.
I gruppi scultorei si muovono in quest’ordine: Ultima cena (Ottocento, rifacimenti di Matteo Trovato, scultore barcellonese vissuto dal 1870 al 1949; magazzino S. Francesco di Paola, patrocinatore associazione Quartiere S. Francesco di Paola, rappresentata da Nino Azzena); Cristo nell'orto degli ulivi (Ottocento, Matteo Trovato, restaurata da Giuseppe Emma nel 1976; magazzino via Ugo di S. Onofrio, patrocinatori famiglie Fugazzotto, Imbesi, Barbera-Calarco, Lo Presti); Cristo alla colonna (Ottocento, rifatta da Matteo Trovato; chiesa Madonna di Fatima, patrocinatore famiglia Torre); Ecce Homo (Ottocento, rifatta da Matteo Trovato nel 1921; chiesa dell’Immacolata, patrocinatori Confraternita dell’Immacolata e famiglia Alosi); Cristo porta la croce (Ottocento, rifatta da Matteo Trovato nel 1911; magazzino via La Marmora, patrocinatori famiglie Marino, Giunta, Di Paola, Barca, Bisignani); Caduta di Cristo (Ottocento, Cristo è stato rifatto da Matteo Trovato nel 1933, restauro di Pietro Indino 1977 (Pietro Indino, Lecce 1912-1992); magazzino via La Marmora, patrocinatore famiglia Porcino); Crocefisso (1754, rifatto nel secondo Ottocento, figure aggiunte nel 1977 dallo scultore Giuseppe Emma; magazzino Fondaconuovo, patrocinatori maestri falegnami di Fondaconuovo rappresentati da Andrea Scarpaci); Discesa dalla croce (1948, opera di Pietro Indino da Lecce; sagrestia chiesa dell’Immacolata, patrocinatore Pippo Russo); Pietà (1948, opera della Ditta Longo; sagrestia chiesa dell’Immacolata, patrocinatori i pescivendoli rappresentati dalla famiglia Porcino); Cristo portato al sepolcro (1948, opera di Pietro Indino, oppure, secondo altre fonti, opera del leccese Giuseppe Manzo (1849-1942); magazzino via La Marmora, patrocinatori iniziali i macellai, patrocinatori attuali famiglia Pirri e Alizzi); Urna col Cristo morto (secondo Ottocento, rifacimento dell’Urna nel 1929 ad opera di Salvatore Crinò, il Cristo è di Matteo Trovato; l’urna è nel magazzino in via Militi, Cristo è nella chiesa di S. Giovanni, patrocinatore famiglia Brigandì); Addolorata (1754; chiesa di S. Giovanni, patrocinatori famiglie Sidoti e Crinò); ed infine la Banda musicale. Dal 2017 nella processione manca la “varetta” del Pretorio di Pilato (1980 o 1981, opera dello studio d’arte di Pietro Indino). Durante la ricognizione attuata per tempo nel magazzino dov’è custodita, fu trovata rosicchiata dai topi e sembra che sia andata parzialmente distrutta. Anche a Barcellona l’Urna del Cristo morto è accompagnata dai “Giudei”, senza le penne di pavone ma con un semplice elmo con pennacchio. A conclusione della processione si colloca il baldacchino con il parroco di San Giovanni (negli ultimi anni padre Giuseppe Turrisi) recante la reliquia della Croce e la Banda musicale. Dal 2016 viene portata in processione anche una copia della Sacra Sindone, appartenente alla parrocchia di San Giovanni.
Le due processioni, accompagnate dalla “Visilla”, un canto polivocale basato sul testo della Vexilla Regis del poeta latino Venanzio Fortunato, nella serata si incontrano sulla copertura del torrente Longano, percorrendola da nord verso sud quelle di Barcellona, e in senso inverso quelle di Pozzo di Gotto. Durante l’incontro le due processioni si fermano e i gruppi statuari ruotati di novanta gradi, secondo un’usanza iniziata nel 2010. L’incontro delle due processioni del Venerdì Santo sulla copertura del torrente Longano risale al 1968, artefice Don Rodolfo Di Mauro, direttore dell’Oratorio Salesiano di Barcellona dal 1961 al 1968. Alle due processioni partecipano gli Assessori comunali e il Sindaco.
Per realizzare l’evento, molto sentito dai Barcellonesi e dai Pozzogottesi, è necessario un grande lavoro organizzativo. Ogni “varetta”, come abbiamo visto, è patrocinata da una famiglia, spesso sono i discendenti di quelli che l’hanno fatta realizzare, oppure da una confraternita o da un gruppo di artigiani o commercianti, che provvedono alla custodia, all’addobbo floreale, al trasporto, al restauro, all’illuminazione ed alla cena finale. A conclusione della serata a tutti coloro che partecipano al trasporto della “vara” ed al canto della “visilla” viene offerta una cena a base di pescestocco “a gghiotta” innaffiato da buon vino.
Il Giovedì Santo nelle chiese vengono allestiti i cosiddetti “Sepolcri”, definiti dalla Chiesa “Altari della Reposizione”, dove sono presenti vasi con germogli di grano o cereali coltivati al buio per perpetuare, secondo una lettura “laica”, il culto greco arcaico dei Giardini di Adone, legati al mito della rinascita primaverile. A tal proposito in un passo nel Ramo d’oro di James G. Frazer (Glasgow 1854 – Cambridge 1941), uno dei fondatori della moderna antropologia, si può leggere: «I giardini di Adone vengono ancora seminati a primavera e in estate, in Sicilia; possiamo quindi dedurne che forse la Sicilia, come la Siria, celebrasse anticamente una festa del dio morto e risorto. All’approssimarsi della Pasqua, le donne siciliane seminano frumento, lenticchie e miglio dentro vassoi che conservano al buio, annaffiandoli ogni due giorni. Ben presto spuntano le piantine, che vengono legate con nastri rossi. I vassoi sono poi collocati sui sepolcri, allestiti nelle chiese greche e cattoliche il Venerdì Santo; proprio come i giardini di Adone erano collocati sulla tomba del dio defunto. L’usanza non si limita alla Sicilia ma è seguita anche a Cosenza, in Calabria, e forse in altre località. L’intera tradizione – i sepolcri e i vassoi con le piantine germogliate – potrebbe non essere altro che una sopravvivenza del culto di Adone, sotto diverso nome.»
Bibliografia:
A. Saya Barresi, Un caso di “Pietas” collettiva, Quaderni de “lo studente”, Palermo, 1985;
C. Biondo, Chiese di Barcellona Pozzo di Gotto, Grafiche Scuderi, Messina, 1986;
James G. Frazer, Il ramo d’oro, Newton Compton Editori, 2014 (cfr. pp. 392-393);
G. Trapani, A. Italiano, A. Il Grande, Le varette di Barcellona Pozzo di Gotto, Giambra Editori, Terme Vigliatore, 2015;
La settimana Santa a Barcellona e Pozzo di Gotto, pagina facebook;
Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto-Sicilia, pagina facebook;
Vexilla regis, pagina facebook;
Voce Matteo Trovato, Wikipedia.
31 marzo 2021