- di Marcello Crinò -
Il professore in pensione Francesco Lanzellotti, giornalista con un passato al quotidiano “La Prealpina” di Varese e successivamente direttore responsabile del periodico barcellonese “Dalla A alla Z” e collaboratore della Gazzetta del Sud e di RTP, da diversi anni sta portando avanti una riscoperta della storia barcellonese attraverso la pubblicazione di diversi libri. Ha cominciato con un testo sulla rinascita del locale Oratorio Salesiano negli anni Sessanta, ha proseguito con un libro su Don Di Mauro, per poi approfondire alcune scuole cittadine: la Media Giovanni Verga, il Liceo Luigi Valli e il Liceo Scientifico. Adesso ha proposto un affascinante viaggio nel tempo e nella storia del Santuario del Carmine di Barcellona Pozzo di Gotto.
Il libro, dal titolo “O bedda di lu Carminu Maria”, sottotitolo ”Il Santuario del Carmine di Barcellona Pozzo di Gotto” (Giambra Editori), è stato già presentato il 12 luglio 2021 proprio nella chiesa del Santuario, con interventi del Vescovo Ausiliare Monsignor Cesare Di Pietro, di Padre Giuseppe Turrisi, del Priore Padre Alberto Neglia, del Sindaco Pinuccio Calabrò, dell’Assessore alla Cultura Viviana Dottore e dell’autore. Il libro è nato perché quest’anno ricorre il quarantesimo anno della presenza di quattro frati Carmelitani del Convento barcellonese: Padre Aurelio Antista, Padre Alberto Neglia, Padre Gregorio Battaglia e Fra Egidio Palumbo.
I documenti sulla storia del Carmine sono ben pochi e per portare avanti questo impegnativo lavoro, che apre nuovi scenari storici, Lanzellotti è stato guidato da Padre Giuseppe Turrisi, attuale parroco della chiesa di San Giovanni, nella qualità di testimone, avendo seguito sin da giovane le attività del Santuario come Terziario, e nella qualità di esperto, avendo compiuto approfonditi studi raccogliendo molti documenti.
Il primo convento fondato in Europa dai Carmelitani fu quello di Messina, intorno al 1235-1238. Le origini del convento pozzogottese non sono molto chiare. Dall’analisi di tutte le fonti disponibili (non sono molte e sono pure contraddittorie) sembrerebbe che il primo nucleo del convento sia nato nell’antica chiesa di S. Andrea Apostolo di Pozzo di Gotto, nella zona di Piano Portella, a circa trecento metri dal convento attuale. La chiesa di S. Andrea fu concessa nel 1579 a Fra Matteo de Anastasio per fondare il Convento dell’Ordine Carmelitano, dalla nobildonna Silotta Carbone e dal Maestro Francesco Sacco, che ne erano procuratori. Nel 1583 Fra Matteo riceve in maniera definitiva il possesso della chiesa, con la consegna delle chiavi. Lo spostamento del convento dalla chiesa di S. Andrea al luogo attuale è avvenuto in epoca imprecisata, forse nei primi anni del 1600, considerando che la prima lapide sepolcrale custodita in chiesa risale al 1630.
Il convento, a seguito delle leggi di soppressione del Ordini religiosi del 1866, non fu incamerato dalla Stato in quando divenne “Spedale Civico”, mentre i frati continuarono ad occuparsi della chiesa, ma furono costretti a dimorare fuori dal chiostro. Il convento fu restituito ai frati alla fine dell’Ottocento con la concessione del Sindaco Raimondo Pettini.
L’ampliamento della chiesa a tre navate, come si presenta oggi, fu realizzato intorno all’ultimo ventennio dell’Ottocento grazie a Padre Carmelo Calderone, Rettore del Santuario dal 1883, morto nel 1902. Nel realizzare le due navate laterali furono costruiti anche due campanili, danneggiati dal terremoto del 1908 assieme alla due navate. I due campanili non saranno restaurati e neppure ricostruiti, ma sostituiti da un unico campanile posto dietro l’abside, fornito di copertura a “cipolla”, prima in lamiera zincata, poi sostituita da una lamiera di rame nel 2013. Successivi restauri saranno attuati tra il 1947 e il 2017, interessando anche l’interno, con tinteggiature e decorazioni, alcune realizzate dal pittore Iris Isgrò. In questo modo si è configurato uno dei luoghi più suggestivi e densi di fede della città.
La Madonna del Carmelo, si apprende dal libro, è la patrona di Pozzo di Gotto sin dal 1695, come risulta da documenti consultati a Roma da Padre Turrisi. San Vito, comunemente ritenuto il santo patrono di Pozzo di Gotto, lo è solo per “antica tradizione” e non per decreto ecclesiastico. La bellissima statua della Madonna, in legno policromo, è stata realizzata, come suggerisce lo storico dell’arte Andrea Italiano, non più tardi del 1783 dallo scultore palermitano Angelo Occhino. Ma non tutti sono d’accordo su questa attribuzione, ritenendo che sia opera di Gerolamo Bagnasco. La questione al momento rimane aperta. Prima di questa statua probabilmente in processione veniva portata una Madonna del Carmelo del Cinque-Seicento dipinta su legno sagomato, tuttora esistente. Pur ricadendo la festività della Madonna del Carmine il 16 luglio, la processione si svolge l’ultima domenica di luglio, con ampio corredo di banda musicale, di fuochi d’artificio e, fino al 1982, con le corse dei cavalli nel greto del torrente Idria.
Nei primi anni del Novecento Padre Cimino fece realizzare un congegno meccanico dietro l’altare per permettere di fare scendere e salire agevolmente la pesante statua dall’altare. Quando la nicchia della statua rimane vuota è coperta da una tenda dipinta con motivi floreali, realizzata su disegno di Salvatore Crinò.
Addossata alla chiesa si trova la Grotta dedicata alla Madonna di Lourdes, costruita per volontà di Padre Agostino Tornatore nel 1927. Materialmente il lavoro fu eseguito da Giacomo e Emilio Corossi e Vito Russo.
La grande croce esistente accanto al Santuario, demolita nel 2008 perché pericolante, fu realizzata dall’Arcipretura di Pozzo di Gotto su terreno concesso dal Comune, nel luogo dove il 12 agosto 1943, durante i bombardamenti anglo-americani, cadde una bomba rimasta inesplosa, come ringraziamento per lo scampato pericolo. La cerimonia della posa della prima pietra avvenne il 3 maggio 1951. Il progetto fu opera dell’ingegnere Cutroni, il lavoro fu eseguito da Nino Grasso, caposquadra nella Ditta Carbone, con alcuni operai.
Per concludere, il libro dà ampio spazio a tutte le opere d’arte custodite nel Santuario, al ruolo del Terz’Ordine Carmelitano e alla Fraternità Carmelitana oggi. L’autore ricorda che il convento carmelitano di Barcellona Pozzo di Gotto è l’ultimo, su un totale di venti esistenti, rimasto operante in provincia di Messina, che continua a svolgere la sua intensa attività pastorale. Gli altri sono stati tutti chiusi o consegnati alla Diocesi.
- Francesco Lanzellotti, O bedda di lu Carminu Maria. Il Santuario del Carmine di Barcellona Pozzo di Gotto. Culto, storia, società, tradizione, folklore, Giambra Editori, 2021, pp. 402, € 22,00.
30 agosto 2021