Ancora parecchi secoli dopo, malgrado le tante disgrazie, spoliazioní e trasformazioni avvenute, la città risulta dotata di una miriade di sedi consolari delle più lontane nazioni, proprio a conferma della rete capillare di rapporti commerciali intessutì dagli imprenditori locali con mercanti di ogni parte dei mondo. Nella seconda metà dei cìnquecento va ricordato un episodio determinante e significativo nella storia del porto e della città. Nell'estate dei 1571 oltre trecento navi provenienti da varie parti d'Italia e d'Europa si concentrano nel porto dì Messina. E la “Lega Santa" voluta da papa Pio V, che al comando di Don Giovanní d'Austria il 16 settembre lascia il porto per poi ìncontrarsi con la flotta turca nelle acque di Lepanto Il 2 novembre ciò che resta della flotta cristìana viene accolto trionfalmente dai messinesi che, solo un anno dopo, inaugurano l’elegante monumento al figlio naturale di Carlo V. La battaglia di Lepanto sarà seguita da altri episodi di guerra che progressìvamente libereranno il passaggio nel Canale di Sicilia dai rischi che fino ad allora avevano reso pressoché impraticabile quella rotta a tutto vantaggio dello scalo peloritano. Paradossalmente, dalla grande vittoria inizia il lento ma progressivo declino dei nostro porto. Nel XIII secolo prosegue la crisi provocata dall'apertura delle nuove rotte transoceanìche che rivoluzionano le regole dei mercato. Messina si interroga sui motivi della crisi e trova una spiegazione nella mancata attuazione dei suoi antichi privilegi, con H conseguente movimento di rivolta nei confronti della Spagna e del suo sovrano Carlo V le complicate vicende della rívolta antispagnola, inserita nel più vasto ambito della guerra tra Spagna e Francia per il dominio dei traffici nel Mediterraneo, lacereranno la società messinese divisa nelle due fazioni di "Merli" e ""Malvizzi". Alla fine della rivolta la sconfitta è Messina, per quattro lunghi anni impegnata in una vera guerra civile che certamente non contribuì a risollevarne l'economia. Già nel 1695, al dì là della conclamata repressione spagnola, il governo dì Madrid reintroduce il privìlegìo del Porto Franco, concede poco dopo l'indulto ai messinesi "ribelli" fuggiti in Francia, revoca in gran parte la confisca dei beni. L'economia accenna a ripartire quando nel 1743 una nave giunta da oriente nel porto dì Messina diffonde la peste. La popolazione viene ridotta radicalmente. Quando l'epidemia cessa, circoscritta con cordoni sanitari che la isolavano resto del mondo, la città è stremata. Questa volta ì Borboni ed il Governatore Eustachio Lafeìuvìlle ampliano il porto Franco ed agevolano l'economia locale, ma nel 1783 sopraggiunge un terremoto che colpisce soprattutto le cìttà della Calabrìa provocando gravi dannì a Messina, con il crollo dì buona parte della Palazzata che cingeva il porto. Anche in questo caso il governo Borbonico nella persona di Ferdinando IV interviene prontamente in soccorso della sfortunata Messina. Tra l'altro uno specifico decreto reale introduce nuove vantaggiose agevolazioni a quegli imprenditori che "da ogni parte d'Europa e d'ogni religione" sono sollecitati a trasferire a Messina le loro attività economiche. Dal libro "Il Porto di Messina dagli argomenti ai croceristi" di Franz Riccobono edito da Skriba "Si ringrazia Franz Riccobono e l’editore per l’autorizzazione"
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