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Cinquecento - XIII secolo

Scritto da  Apr 26, 2013

Ancora parecchi   secoli dopo, malgrado le tante disgrazie, spoliazioní e trasformazioni   avvenute, la città risulta dotata di una miriade di sedi consolari delle più   lontane nazioni, proprio a conferma della rete capillare di rapporti   commerciali intessutì dagli imprenditori locali con mercanti di ogni parte   dei mondo.
 
  Nella seconda metà dei cìnquecento va ricordato un episodio determinante e   significativo nella storia del porto e della città. Nell'estate dei 1571   oltre trecento navi provenienti da varie parti d'Italia e d'Europa si   concentrano nel porto dì Messina. E la “Lega Santa" voluta   da papa Pio V, che al comando di Don Giovanní d'Austria il 16   settembre lascia il porto per poi ìncontrarsi con la flotta turca nelle acque   di Lepanto Il 2 novembre ciò che resta della flotta cristìana viene accolto   trionfalmente dai messinesi che, solo un anno dopo, inaugurano l’elegante   monumento al figlio naturale di Carlo V.
 
  La battaglia di Lepanto sarà seguita da altri episodi di guerra che   progressìvamente libereranno il passaggio nel Canale di Sicilia dai rischi   che fino ad allora avevano reso pressoché impraticabile quella rotta a tutto   vantaggio dello scalo peloritano.
 
  Paradossalmente, dalla grande vittoria inizia il lento ma progressivo declino   dei nostro porto.
  Nel XIII secolo prosegue la crisi provocata dall'apertura delle nuove rotte   transoceanìche che rivoluzionano le regole dei mercato.
  Messina si interroga sui motivi della crisi e trova una spiegazione nella   mancata attuazione dei suoi antichi privilegi, con H conseguente movimento di   rivolta nei confronti della Spagna e del suo sovrano Carlo V le complicate   vicende della rívolta antispagnola, inserita nel più vasto ambito della   guerra tra Spagna e Francia per il dominio dei traffici nel Mediterraneo,   lacereranno la società messinese divisa nelle due fazioni di   "Merli" e ""Malvizzi".
 
  Alla fine della rivolta la sconfitta è Messina, per quattro lunghi anni   impegnata in una vera guerra civile che certamente non contribuì a   risollevarne l'economia.
  Già nel 1695, al dì là della conclamata repressione spagnola, il governo dì   Madrid reintroduce il privìlegìo del Porto Franco, concede poco dopo   l'indulto ai messinesi "ribelli" fuggiti in Francia, revoca in gran   parte la confisca dei beni.
  
  L'economia accenna a ripartire quando nel 1743 una nave giunta da oriente nel   porto dì Messina diffonde la peste. La popolazione viene ridotta   radicalmente. Quando l'epidemia cessa, circoscritta con cordoni sanitari che   la isolavano resto del mondo, la città è stremata.
  Questa volta ì Borboni ed il Governatore Eustachio Lafeìuvìlle ampliano il   porto Franco ed agevolano l'economia locale, ma nel 1783 sopraggiunge un   terremoto che colpisce soprattutto le cìttà della Calabrìa provocando gravi   dannì a Messina, con il crollo dì buona parte della Palazzata che cingeva il   porto.
  Anche in questo caso il governo Borbonico nella persona di Ferdinando IV   interviene prontamente in soccorso della sfortunata Messina. Tra l'altro uno   specifico decreto reale introduce nuove vantaggiose agevolazioni a quegli   imprenditori che "da ogni parte d'Europa e d'ogni religione"   sono sollecitati a trasferire a Messina le loro attività economiche.
 
  Dal libro "Il Porto di Messina dagli argomenti ai croceristi"   di Franz Riccobono edito da Skriba
  "Si ringrazia Franz Riccobono e l’editore per l’autorizzazione"

Ultima modifica il Domenica, 23 Ottobre 2016 04:57
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