di Alessandra Basile
Il terremoto del 28 dicembre 1908 che devastò la Città dello Stretto, rappresentò per Messina una frattura sociale ed economica. La distruzione totale della città, la perdita del suo retroterra industriale e delle professionalità imprenditoriali legate a essa, segnarono la sua vita economica nei decenni successivi, concentrando nell’attività della ricostruzione edilizia tutti gli sforzi economici. L’economia messinese mostrò dei sintomi di ripresa nel corso degli anni Venti. Per quanto riguarda, in particolare, il ramo dei servizi si riscontrò uno sviluppo consistente nei comparti inerenti alla distribuzione dell’energia elettrica, ai trasporti e alla produzione e distribuzione di gas. Per quanto riguarda l’industria il settore maggiormente sviluppato era quello manifatturiero. Negli anni Trenta, però, Messina fu costretta ad affrontare un nuovo periodo di crisi, provocata dal rallentamento dell’attività edilizia dovuto all’arresto dei finanziamenti statali. Alla crisi del settore edile si aggiunse anche quella dell’industria agrumaria e dei suoi derivati. Ciò provocò una pesante riduzione delle esportazioni, settore trainante dell’economia messinese. Gli anni Cinquanta, per Messina, furono gli anni del sogno, della ripresa economica. "Due erano i nuclei di produzione industriale competitivi sui mercati internazionali: il settore della cantieristica navale e quello dei derivati agrumari". (Guido Signorino- Le attività imprenditoriali). Nel 1956, venne brevettato dall’ingegnere Rodriguez un nuovo mezzo di trasporto marittimo: la "Freccia del Sole", il primo aliscafo commerciale al mondo. Un mezzo leggero e veloce, concepito per affrontare le insidie dello Stretto. L’esportazione delle essenze agrumarie e dei limoni costituì l’altro settore strategico dell’economia messinese. La "Sanderson", azienda leader nel settore, continuò a registrare una notevole espansione anche grazie a una positiva diversificazione produttiva. Un altro settore industriale/artigianale che ebbe un peso notevole nella struttura produttiva della città fu quello delle industrie alimentari: frantoi, industrie dolciarie, pastifici. Inoltre anche il turismo diede i primi segnali di risveglio grazie all’attrazione di Taormina e delle Eolie, che diventeranno negli anni ’60, prestigiose mete del turismo di élite. Gli anni Settanta segnarono la svolta, la metamorfosi della Città dello Stretto. Proprio nei primi anni dei ’70 ebbe inizio, infatti, il declino inarrestabile di Messina che progressivamente perse il suo ruolo, la sua identità e andò verso la stagnazione. Il settore edile, che aveva giocato un importante ruolo nel mercato del lavoro locale, entrò in crisi per l’introduzione di nuove tecnologie che permisero di ridurre il numero di addetti per unità di prodotto. Anche il settore del commercio e del credito, che aveva fatto registrare un incremento occupazionale nel periodo 1951-1971, fu toccato dalla crisi legata alla stagnazione della popolazione e alla scarsa dinamica delle forze produttive locali. Gli anni Ottanta e i Novanta si caratterizzarono per un fenomeno definito dei "nuovi poveri". In sostanza, se nel primo ventennio del Dopoguerra un operaio edile riusciva a comprare una casa e metter su famiglia, negli anni ’90, un operaio edile era costretto a vivere nella casa dei genitori con moglie e figli perché la sua condizione di precario sottopagato non li consentiva di essere del tutto indipendente dai genitori. Il lavoro dei giovani era caratterizzato da: assenza di sindacalizzazione, salario da fame e precarietà assoluta. Accanto a questa massa di giovani precari con contatti a termine, si affiancò, soprattutto a Messina, una massa di giovani ufficialmente disoccupati. Si passò, infatti, nel comune di Messina da un tasso di disoccupazione giovanile del 60,3% al 66,2%. Oggi la provincia di Messina si caratterizza per il grande peso assunto dal terziario, l’84,2% del Pil provinciale. Questo sviluppo va letto in una chiave ben precisa: provincia e città capoluogo, sono crollate sul piano produttivo a vantaggio di un peso crescente di apparati pubblici parassitari e assistiti dall’emergere di una criminalità organizzata che ha dato il colpo di grazia a un tessuto sociale ed economico già profondamente sfibrato. Quella che negli anni Cinquanta era la provincia siciliana tra le più dotate di potenzialità, è oggi diventata una delle aree di maggiore crisi occupazionale.
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