- di Maria Teresa Prestigiacomo -
Roma. Non passa giornata che un siciliano non sia premiato a Roma e ne siamo fieri. Una splendida targa dorata, per la poesia vincitrice del PRIMO premio SEZ Poesia in Lingua, è andata a Maria Vittoria Spinoso, con la poesia dal
titolo FIGLIO MIO. Il Palazzo Maffei Marescotti a Roma, a due passi dal Pantheon, sede del vicariato, Palazzo dello Stato del Vaticano, ha fatto da splendida cornice alla premiazione di questa brillante poetessa palermitana che non è nuova nella classifica dei primi premi, con i suoi versi vibranti di pathos. Maria Vittoria Spinoso di recente, ha presentato il suo libro di poesie al Castello Duchi de Spuches DUCHI di Santo Stefano a Taormina, con la relatrice Argentina Sangiovanni e con lo staff tecnico dell'Accademia Euromediterranea delle arti, con successo di pubblico e di critica. Erano presenti per la premiazione, il maratoneta dr Bonfante e famiglia oltre ad illustri personalità come il giornalista Dante Fasciolo di Linea Blu e la giornalista Francesca Rossetti...La poesia che ha avuto il massimo dei voti della giuria, affronta il tema dell'emigrazione e del dolore nell'abbandono della terra natia. La poetessa traduce con commozione, i suoi versi in immagini di un tempo perduto e ritrovato nella memoria, nel filo rosso del ricordo.
Figlio mio
Così ti chiamerebbe la tua terra
se un giorno tu facessi qui ritorno!Il cielo è di cobalto
e il gelsomino inebria
quando cala la sera!Qui la scogliera è chiara,
quando si scontra al mare
e l’anima esultante vola altrove!I golfi sono bianchi
come sposa all’altare!Nessuna terra al mondo
possiede queste cose!Nel frastuono di città rovinose
non c'è più quel suono di campanelli,
cavalli e carretti,
che tornano alle stalle,
mai più vecchi asinelli,
che sembrano ballare
nel correre festosi
ad aiutare quei padroni stanchi,
che lasciano per strada
un angoscioso canto!E’ bene ricordare…
niente ha qui a che fare
con le città avare.Quaggiù c’è un paese
con case tutte bianche,
blu le finestre a mare;
la sera puoi dormire
con luci di lampare!E’ triste lasciar spoglie
in terra di frontiera,
meglio lasciar ceneri
dove danzano annunci
di primavera, qui nel tuo paese.