- di Rachele Gerace -
Dal racconto delle sagre locali fino al riconoscimento giunto nel 2011 quali enti che forniscono collaborazione e consulenza per la conoscenza e la diffusione del patrimonio territoriale. È cambiata così, nel tempo, l’immagine delle Pro Loco che ancora risulta “una realtà poco conosciuta, nonostante lo Stato abbia demandato anche a noi molte competenze relative al settore terziario lo Stato”, afferma Claudio Nardocci, Presidente dell’Unione Nazionale Pro Loco Italia e autore, con Francesca Guarino del volume “Identità e cultura del territorio”, edito da Franco Angeli con la prefazione di Costantino Cipolla, sociologo dell’Università degli Studi di Bologna. Un racconto semplice che, attraverso un accurato apparato didascalico e fotografico, fornisce una “visione su un’Italia nuova e antica che lotta e s’impegna ogni giorno per non scomparire…da cui zampillano emozioni e cultura del nostro popolo e fonte viva ormai rara a cui dissetarsi in questo deserto globale che tutto uniforma”, si legge nella presentazione.
A discuterne con l’autore, giovedì 14 aprile presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche dell’Ateneo messinese i presidenti delle Unioni Pro Loco Regionale, Nino La Spina e dei comuni del messinese, Santi Gentile, il giornalista Domenico Interdonato e Sara La Rosa, operatrice territoriale.
Il professore Giovanni Moschella, direttore del Dipartimento, nel suo intervento ha fatto riferimento al percorso di trasformazione dell’autonomia territoriale, anche a livello regionale, in seno alla riforma del Governo: “In Sicilia - ha detto - nel triennio 2014/2016 sono state emanate tre leggi (riguardanti la modifica dell’assetto territoriale dalla nascita delle Pro Loco, la Citta Metropolitana e i comuni e liberi consorzi) che ci spingono, oggi, a scommettere sullo sviluppo territoriale anche attraverso l’implementazione delle politiche di sviluppo locali. È necessario, dunque,
riconsiderare il principio di sussidiarietà alla luce dell’esigenza di fare rete con tutte le istituzioni”. Moschella ha elogiato il lavoro editoriale di Nardocci definendolo “un testo intelligente che riesce senza alcuna modalità formale a introdurre il lettore in medias res, facendolo riflettere sul ruolo anche sociologico svolto dalle pro loco”.
Sia Interdonato che la La Rosa hanno sottolineato la necessità di chiarezza delle modalità informative rispetto al soggetto che fruisce dei prodotti della comunicazione, in particolare nell’aspetto divulgativo degli elementi territoriali in ambito turistico.
Tanti gli ospiti intervenuti: il presidente del Gal-Peloritani Giuseppe Lombardo, Giuseppe Morano, presidente del Parco dell’Alcantara, Gaetano Majolino, presidente del Messina Tourism Bureau, consorzio che negli ultimi due anni ha promosso il Cammino delle Vie Francigene in Sicilia, l’assessore uscente alla Cultura Tonino Perna, Tonino Genovese, segretario provinciale della CISL, Michaela Stagno D’Alcontres, rappresentante della delegazione messinese dell’Istituto Italiano dei Castellie Floriana Coppoletta, responsabile del Coordinamento Comuni Unesco di Sicilia (CUNES).
Majolino ha definito le Pro Loco interpreti autentici del racconto del territorio, perché fortemente radicati e capaci di operare da soggetti privati ma anche istituzionali e ha auspicato per il futuro meccanismi di raccordo e di governance più stabili; Tonino Perna, ha manifestato la necessità di dare in adozione i beni culturali materiali per garantire una corretta tutela e corretta fruizione, preservandoli, come ha aggiunto Morano, dall’opera a volte dannosa dell’uomo.
L’evento è stato organizzato e coordinato da Filippo Grasso, docente di analisi di mercato dell’Università di Messina da tempo impegnato, a livello regionale oltre che locale (ha affiancato l’assessore comunale Tonino Perna come consulente), nella promozione di un “turismo associato alla valorizzazione dei beni culturali, binomio che non può prescindere dalla specificità delle competenze, oltre alla passione per i luoghi in cui si opera”, ha detto, in cui il genius loci del territorio si identifica col racconto delle origini di chi quei luoghi li abita.