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Remember Me

Torrente Boccetta

- di piero rotondo -

Divina! Perché solo a te m'ispiro mettendo a fuoco questi lontani ricordi della mia giovinezza a Torrente Boccetta? Tu sola, mia Fata Turchina, puoi restituirmi a quella lontana esistenza che tento di far rivivere! Prestami però ancora i tuoi magici occhi, azzurri come le profondità in cui s'immegeva Colapesce; prestami gli stivali delle Cento Leghe, perché possa ripercorrere a ritroso il mio lungo cammino e ritornare bambino lì, all'isolato 35l , dove mio padre esercitava la sua professione di medico ed io erravo, intanto, nei meandri di Torrente Boccetta, nelle sue strade, per le cave di sabbia che allora lo circondavano, insaziabile esploratore di luoghi e di spazi e frequentatore abituale dell'Oratorio Salesiano S. Luigi.
Sostienimi in questa per me inusitata cavalcata in cui ormai sono impegnato, acrobata senza rete, attore senza palcoscenico, giocatore di scacchi senza avversario, oratore senza pubblico. Come Van Gogh vorrei essere sordo alle vane lusinghe del mondo per riascoltare l'eco del passato, e rivisitare quel lontano angolo di mondo come assieme a te lo conobbi: "Tu che una sera ad Arles mi prestasti i tuoi occhi ...".
Ci separava un tempo un solo isolato e quando, nelle notti d'estate, mi affacciavo al balcone in
cerca di fresco di luna e di stelle, te sola vedevo, inesausta fonte dei miei sogni e dei miei desideri. Ora l'abisso ci separa, la sacralità dei matrimoni, la lontananza fisica, il trascorrere degli anni che rende sempre più improbabile la convergenza degli sguardi e dei ricordi: "Altra luce ti sfoglia lontana dalla terra dove affondo ogni giorno ...".
Per te segrete sillabe nutro che spero in qualche modo ti giungano sulle ali di "PAGNOCCO". Per questo tacerò per sempre il tuo nome: lo affiderò alle onde del Boccetta in piena, perché lo consegni, attraverso la variegata forza delle correnti, "a Muntanti", "a Scinnenti", alla profondità degli oceani. "LORCA" ti chiamerò, nostro amato poeta e quasi anagramma del tuo nome. Dunque Lorca, mio grande fratello, ora che ho preso confidenza con te, come una tigre potrebbe accompagnare un gattino, guidami in questa inconsueta cavalcata. Mentre scrivo, sono proprio le cinque della sera e sento i lontani rintocchi della tua chitarra andalusa. Non vorrei mai più vedere Boccetta sotto lo scempio dei TIR. Mai più leggere quei dolorosi rosari di devastazione e di morte: l'ultimo, per fortuna incruento, grazie alla bravura dell'autista, proprio in quella piazzetta detta ora "Antonio Catalano", tra l'isolato 351 e 352, un tempo teatro delle nostre interminabili partite di calcio. Non vorrei mai più vedere le dolci colline di Scoppo, un tempo meta di scampagnate per allegre brigate, nella morsa dei TIR.
Dalla «Gazzetta del Sud» del 12 Giugno 2004, estraggo solo alcune tappe del doloroso "calvario": 3 marzo 1986: Folle corsa di un autoarticolato senza freni, 33 auto distrutte.
22 aprile 1986: Un tir si ribalta dopo l'incrocio tra il Boccetta e via Vittorio Emanuele, all'altezza dei Canottieri "Thalatta". Nessun ferito.
dicembre 1988: Muore a soli 20 anni una studen-tessa calabrese travolta da un TIR, all'altezza di largo Seguenza.
16 dicembre 1995: Ancora "un miracolo": un tir impazzito tampona otto vetture e si ferma sullo spartitraffico, senza sconfinare sulla corsia opposta. Sarebbe stata una strage.
19 dicembre 1995: A soli tre giorni di distanza un'altra serata di terrore, protagonista un camion carico di traversine di ferro. Solita rottura dei freni e maxitamponamento: 17 auto coinvolte, 9 feriti. luglio 1996: Un TIR si ribalta vicino al Liceo Archimede.
18 aprile 2000: Un camion vola lungo il Boccetta e finisce alla foce del torrente.
3 giugno 2000: Un TIR guidato da un autista polacco rompe i freni e finisce sullo spartitraffico nei pressi dell'Immacolata.
luglio 2000: Si piange la terza vittima del Boccetta: ancora una volta è una donna, la signora Nunziata Aversa, ad essere travolta.
2 agosto 2000: Un mezzo pesante, carico di sostanze tossiche, si ribalta nella curva dello svincolo.
18 ottobre 2000: A ribaltarsi stavolta è un camion pieno di lastre di granito.
aprile 2001: Ennesima carambola infernale: due TIR coinvolti, 23 auto danneggiate, 8 persone soccorse, 2 ferite seriamente.
20 fèbbraio 2004: Sei le auto distrutte dalla furia dell'ennnesimo bisonte della strada impazzito. Anche in questo caso la causa è un guasto ai freni. 12 giugno 2004: Camion rompe i freni e semina il panico: 12 feriti.
Questi scenari apocalittici mi richiamano confusa-mente altri dolorosi ricordi che pensavo fossero ormai definitivamente sepolti nella mia memoria. Avevo appena tre anni nel 1942, quando in quella tragica estate imperversavano i bombardamenti: non c'erano allora le bombe "intelligenti" (se così si può dire, perché tutte le bombe sono il concentrato esplosivo della stupidità umana), per cui, nonostante gli obiettivi fossero il Porto, la Difesa e la Stazione, ogni punto della città poteva diventare un obiettivo non voluto.
Mio padre, allora medico militare, quasi presago di ciò che sarebbe accaduto (come avrei appreso poi da mia madre), prese in affitto una casa a Rodì dove tutti ci trasferimmo.
Probabilmente quella mossa salvò la vita a noi tutti, perché la casa patriarcale di mio nonno all'isolato 350, angolo via Latina, dove noi ci recavamo spesso, venne devastata da una bomba.
Incastonati tra questi apocalittici poli, quello della guerra e quello non meno devastante dei TIR, affiorano per fortuna altri lieti ricordi quasi tutti legati all'Oratorio Salesiano di Boccetta.
Abbozzo qui una ridotta galleria delle persone più care che vi conobbi, in ordine di età non di affetto: Domenico Borgia (Mico della Boccetta), grande nemico del ponte, ispirato poeta satirico e maestro di poesia dialettale, abitante oggi in via Latina (tanto per non perdere la dimestichezza con le bombe).
Erio Marchese, ora apprezzato attore della compagnia di Mollica, al tempo dei Salesiani insuperabile giocatore di carambola.
Bruno Nota, ora dirigente di Banca a Siena, campione di ping-pong e diffusore di questo gioco tra i più giovani nel primo dopoguerra.
Alfredo Santoro, apprezzato e noto poeta messinese profondamente ispirato dai paesaggi mediterranei. Antonio Cambria, mio inseparabile compagno di gioco e di teatro.
Mauro Cambria, oggi neurochirurgo, ottimo conoscitore dei poeti dialettali siciliani che ci recitava con nostro grande divertimento.
Faccio torto agli altri non ricordandoli? Certamente sì, ma troppi sono ora i fantasmi che si affollano nella mia mente e la penna ormai cade dalle mie mani se penso anche a quelli scomparsi. "Why does my pen not drop from my hand..... ?".
Ma ora, caro lettore, da tempo sono trascorse le cinque della sera e si è fatta notte fonda.
È giusto che le divinità che mi hanno assistito ritornino ai rispettivi Olimpi: non ad esse ma all'autore devono essere attribuite probabili carenze in questa testimonianza d'un figlio.
Manchevole forse, ma appassionato amante di quel gentile angolo della nostra città che risponde al nome di Torrente Boccetta.

dal n.4 del "pagnocco" si ringrazia il prof. Giuseppe Cavarra per l'autorizzazione.

Ultima modifica il Giovedì, 06 Ottobre 2016 17:13
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