- di Maria Vadalà -
Nella suggestiva Chiesa di Santa Maria dei Miracoli di Sperone in occasione della solennità di Cristo Re il parroco Mons. Michele Giacoppo ha permesso la realizzazione di un importante incontro culturale per ricordare la figura di Elpide, poetessa e musicista messinese vissuta nel V secolo dopo Cristo.
Eliade Maria Grasso
Ha aperto la serata l’intervento della prof. Eliade Maria Grasso autrice della recensione “Elpide siculae, sicilian poet and composer at the beginning of the middle ages” che è stata presentata con successo nel luglio del 2018 in Irlanda al Convegno sulla Musica medievale presso la Maynooth University. Ha impreziosito questa esposizione il video del Coro dell’Associazione Musicale Parthenia, diretto dal M° Giacomo Arena, che ha interpretato quattro brani musicali attribuiti ad Elpide: “Aurea luce et decoro roseo”; “Decora lux (Alter tonus)”; “Beate Pastor Pedre”; “O Roma nobilis”. Particolarmente apprezzata dal pubblico, sia in Irlanda che a Messina, è stata l’alternanza delle voci femminili con il solista che ha contribuito a creare l’atmosfera solenne e mistica del canto sacro.
Demetrio Chiatto
Il M° Demetrio Chiatto esperto di musica antica, che ha curato la poderosa opera di Musicisti Messinesi dal IV secolo a.C. al 1908, ha esposto una precisa disamina sulle testimonianze a noi pervenute riguardo Elpide. Le origini messinesi della poetessa sono state nel tempo rivendicate dai palermitani, che le attribuivano anche delle opere filosofiche. Elpide pare sia stata anche la prima moglie di Severino Boezio, filosofo e cultore di musica, ed anche la zia di San Placido, compatrono di Messina. Elpide visse a Pavia e morì a Roma, sul portico dell’antica Basilica di San Pietro in Vaticano si trovava il suo epitaffio “Siculae regionis alumna” Alla poetessa sono attribuiti tre inni: “Aurea luce et decore roseo” che si trova nei manoscritti sin dal X secolo, l’incipit divenne poi “Decora lux…” e si esegue anche nei vespri e notturni dell’ufficiatura dei santi Pietro e Paolo. Il M° Chiatto ha spiegato con chiarezza le varianti grafiche riscontrate nei vari codici manoscritti anche dei brani “Felix per omnes festum mundi cardines” e “Roma nobilis”. Di quest’ultimo brano lo studioso ha fatto ascoltare una versione molto interessante, nella sua essenzialità arcaica, per la purezza della linea melodica. La visione dei manoscritti ed il confronto fra le rispettive frasi musicali ci permette di comprendere l’impegno profuso dal professor Chiatto per far luce sulle problematiche della paleografia musicale dal momento che, nel corso dei secoli, i canti della liturgia sono stati modificati ad opera degli amanuensi.