Login to your account

Username *
Password *
Remember Me
rfodale

rfodale

- Di Giuseppe Messina -

 

Gli uomini di cultura e i mezzi di comunicazione di massa devono essere un binomio inscindibile, un unico strumento corresponsabile, operante in sinergia con associazioni socioculturale, in un patto sentito, senza interessi di parte, senza paura di ricercare ed attestare la più scomoda verità, per riscattare la parte migliore della società ed indirizzare i giovani in un futuro di lealtà dove la criminalità, il malaffare non possano trovare umus vitale”.

   Era il sabato del 4 gennaio del 1997 quando pronunciammo con convinzione e forza la suddetta frase, in occasione della manifestazione indetta per il diciassettesimo anniversario dell’istituzione del “Movimento per la Divulgazione Culturale” di Barcellona Pozzo di Gotto, consci di quale indispensabile parte può e deve avere la cultura per la crescita e la moralizzazione della società.

   Naturalmente pensavamo, come vorremmo pensare ancora, che nella categoria degli uomini di cultura dovrebbero essere inseriti anche i giornalisti, tutti i giornalisti. Purtroppo stiamo vivendo una grande delusione dal momento che questi sono rarissimi ed in fase di estinzione. Nessuno si scandalizzi: sono i fatti che portano a tele convinzione. Molti giornalisti non sono degni di questo tradizionale, nobile appellativo. Personalmente non chiamo più giornalisti quelli che un tempo erano così intesi: chiamo divulgatori di verità quelli che un tempo erano indicati come veri giornalisti, mentre definisco mistificatori, storpiatori ed uccisori della verità tutti gli altri ovvero quelli senza dignità, senza rispetto neppure di se stessi, che scrivono e riportano le verità convenienti ai loro datori di lavoro infamante: Spregevoli individui che agiscono con disprezzo per le pochissime basilari regole della nobile arte giornalistica. Per quest’ultimi lo scopo del giornalismo non è quello di concorrere alla formazione della coscienza critica di ogni cittadino, perciò non interessa loro perseguire la verità, ma la deformazione dei fatti.

COLLEZIONE I SICILIANI

   Scriviamo questo oggi, nella ricorrenza del 36 anniversario del barbaro assassinio di Giuseppe Fava, il giornalista fondatore del giornale i Siciliani, morto per avere rispettato quelle poche regole perseguite dai veri giornalisti. E ci piace ricordare ancora una volta proprio Pippo Fava come facciamo da anni.

   Seguivamo Pippo Fava da tempo. Non avevamo mai avuto dubbi; egli rappresentava un uomo particolare, un esemplare ineccepibile di intellettuale a tutto tondo. Quasi unico nel panorama della cultura siciliana e non solo siciliana. All’inizio ci stupiva il suo coraggio di dire, di scrivere, poi abbiamo fatto l’abitudine, anzi ci saremmo meravigliati nel caso in cui, per un qualsiasi motivo avesse cambiato stile. Ma Pippo Fava non cambiò mai. Lui cercò di cambiare gli altri, con i suoi esempi di coraggio, di coerenza, d’impegno sociale e culturale, sfidando chi, un giorno o l’altro, gli avrebbe potuto dare la morte, e la morte arrivò, a tradimento, da esseri spregevoli, infami, indegni di essere catalogati nell’umana razza.

   Era caduto in trappola. L’avevano fregato. Con la complicità di  ciò che egli tanto amava: il suo lavoro di ricercatore di verità, il suo impegno sociale, la sua onestà, il suo essere uomo di cultura. Probabilmente, anzi sicuramente se non fosse ritornato in Sicilia, se non avesse accettato la direzione de “Il Giornale del Sud” la sua vita non sarebbe finita in quella atroce maniera. Ma la tentazione fu molto forte, e poi come si fa a non desiderare di ritornare e mettersi a servizio della propria gente? Era veramente straordinario, ma se ci fossero ancora dubbi per capire chi era e come la pensava basta leggere la risposta data ad un lettore nella “Rubrica  delle lettere al Direttore” de “Il Giornale del Sud” dell’11 ottobre del 1981 con la quale, tra l’altro dice:

   “Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza, la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente all’erta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia. Impone ai politici il buon governo.

   “Se un giornale non è capace di questo si fa carico anche di vite umane. Persone uccise in sparatorie che si sarebbero potute evitare se la pubblica verità avesse ricacciato indietro i criminali; ragazzi stroncati da overdose di droga che non sarebbe mai arrivata nelle loro mani se la pubblica verità avesse denunciato l’infame mercato, ammalati che non sarebbero periti se la pubblica verità avesse reso più tempestivo il loro ricovero. Un giornalista incapace – per vigliaccheria o calcolo – della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze, le sopraffazioni, le corruzioni, le violenze che non è stato capace di combattere. Il suo stesso fallimento!

   “Ecco lo spirito del Giornale del Sud è questo! La verità! Dove c’è la verità si può realizzare giustizia e difendere la libertà! Se l’Europa anni trenta – quaranta non avesse avuto paura di affrontare Hitler fin dalla prima sfida di violenza, non ci sarebbe stata la strage della seconda guerra mondiale, decine di milioni di uomini non sarebbero caduti  per  riconquistare una libertà che altri,  prima di loro,   avevano

ceduto per vigliaccheria”. Etc…

   Il giorno dopo la proprietà della testata giornalistica lo licenziò!

   Da quel momento in poi Pippo Fava diventava un uomo “toccabile”. Ciononostante egli poteva ancora salvarsi, ma certamente avrebbe dovuto rinunciare a ciò in cui credeva, a ciò per cui agiva a ciò per cui, tra l’altro, viveva. Rinunciare dunque, ma rinunciare sarebbe stato un atto di vigliaccheria. No, il suo impegno socio-culturale, il suo credo, il suo essere escludeva un simile atteggiamento. Pippo Fava era deciso, e adesso sappiamo a quale costo, a continuare ad andare avanti seguendo la sua scrupolosa regola dettata dalla rettitudine morale, dal suo coraggio, un bisogno irrinunciabile dell’anima, per il suo vivere e per il suo morire.

   A questo punto, l’uomo irriducibile, a qualunque costo, decise di fare da sé un giornale. Un giornale a sua immagine e somiglianza.

   Nel 1980, Pippo Fava aveva pubblicato “I siciliani” per l’editore Cappelli di Bologna, un volume sanguigno; una vera e propria inchiesta sulla Sicilia realizzata dalla sete di conoscenza e di far conoscere; un lavoro certosino: la sua penna diventa un bisturi che affonda con coraggio e senza reticenze per raccontare meraviglie, vizi, virtù, difetti, malignità, splendore, bellezza, violenza, buffoneria, crudeltà, imbecillità, generosità di gente, buona, cattiva, presuntuosa arrogante, prepotente, amabile, intelligente, ottusa, testarda, orgogliosa, che non ha mai voluto intendere di essere un popolo e come tale comportarsi negli interessi di tutti e non nella meschinità del singolo. Sì, Pippo Fava in quel libro bellissimo racconta ed evidenzia anche questo: l’egoismo, a volte meschino, dei siciliani ciascuno dei quali ha la presunzione di poter fare tutto da solo e anche di poter lottare senza l’aiuto dell’altro e pertanto accade che spesso “più egli ha talento più egli diventa un uomo solo” anche perché, quasi sempre, è lasciato solo. Sicuramente lo spunto gli venne da questo libro quando cercò come chiamare il suo giornale. Così nacque “I Siciliani” che personalmente non abbiamo considerato come tale né come rivista mensile: per noi del “Movimento per la Divulgazione Culturale” di Barcellona Pozzo di Gotto quello era un organo di stampa particolare, formato A4; era un volume d’inchiesta, di verità al servizio di chi voleva la rinascita prima di tutto della Sicilia, ma non solo della Sicilia. Quel formato, quel taglio, quell’impostazione erano quelli di un libro destinato a non essere considerato come il “vecchio giornale del mese scorso”. Era chiaro: quell’organo di stampa, ancora per noi tanto caro, era concepito, fatto per essere consultato ancora oggi da chi ama la ricerca, la dietrologia. Pertanto non finiremo mai di ringraziare Pippo Fava, quell’uomo multiforme che certamente volava tanto più alto di chi già alto volava. Come lui, per certi versi, c’era stato soltanto colui che abbiamo più volte definito “Il profeta del XX secolo” Pier Paolo Pasolini.

 - di Marcello Crinò -

Sabato 4 gennaio 2020 il Coro “Ouverture”, uno dei più prestigiosi cori a livello nazionale, come attestano le prestigiose realizzazioni musicali e le collaborazioni con importanti autori, e non ultima l’incisione dell’inno ufficiale dei Borghi più belli d’Italia, ha festeggiato il venticinquesimo anniversario di attività. Per l’occasione nell’Auditorium San Vito ha eseguito alcuni capolavori della musica barocca, con brani di Händel e Vivaldi. Il coro è diretto  sin dalla sua fondazione dal Maestro Giovanni Mirabile, pianista e didatta, che da molti  anni vive e opera a Roma, ma senza perdere il contatto con il suo coro. Nella capitale è stato maestro collaboratore presso i cori di voci bianche dell’Accademia di Santa Cecilia; attualmente dirige il coro lirico-sinfonico “International Opera Choir”, con il quale collabora con direttori di chiara fama, ed ha registrato diverse colonne sonore di film e sceneggiati come “La porta rossa”. Recentemente ha ricevuto il prestigioso premio “Antonello da Messina” sezione musica.

IMG 1451

Il concerto, presentato dall’attore e regista teatrale Giuseppe Pollicina,  si è avvalso dell’apporto dell’orchestra da camera “Ars Musica”, importante formazione guidata dal primo violino Fabio Lisanti e dal violoncellista Maurizio Salemi.

Ad aprire la serata è stato Zadok the Priest, un brano del grande compositore tedesco naturalizzato inglese Georg Friedrich Händel (1685-1759). Un inno per coro e orchestra  composto nel 1727 ed eseguito ad ogni incoronazione dei sovrani britannici.

E’ seguito il concerto Alla rustica in sol maggiore per archi di Antonio Vivaldi (1678-1741). Poi tre brani ancora di Vivaldi, per per soli, coro e orchestra: Cur sagittas, cur tela, cur faces; estratti dal Gloria, e il Magnificat. Questi tre brani sono stati eseguiti con  la partecipazione straordinaria del controtenore Enrico Torre, già componente del coro "Ouverture", ed oggi cantore pontificio presso il Coro della Cappella Sistina e solista a livello internazionale. E’ uno dei pochissimi contraltisti italiani, e svolge un’intensa attività concertistica che spazia dalla musica rinascimentale e quella contemporanea.

IMG 1465

Per concludere è stato proposto, in prima assoluta, Inno all’amore, scritto appositamente dal compositore  siciliano Giuseppe Mignemi, presente in sala. E’ un brano per controtenore, coro e orchestra, il cui testo è tratto dalla Prima Lettera di S. Paolo ai Corinzi.

Infine un momento più leggero, legato alle festività natalizie, con Happy days, cantato da tutto il coro, assieme a tutti gli ex componenti del coro presenti al concerto.

Per l’Amministrazione comunale era presente l’assessore Nino Munafò; grande la partecipazione del pubblico, peraltro abbastanza qualificato, che ha apprezzato i pur difficili brani con lunghi applausi.

5 gennaio 2020

- di Gennaro Galdi -

Parigi. Scrive così il critico Maria Teresa Prestigiacomo, in occasione della mostra d’arte di Lydia Canclaux che si svolgerà a Parigi dal 12 al 18 febbraio: “Il Centro Culturale cinese LeTemps du Corps, nella capitale francese, sarà protagonista, con Lydia Canclaux, del Grand Prix Excellence Art 2020 Paris. Canclaux, valente pittrice francese, esprime, nelle sue opere, il suo pieno spirito ecologista che mira a veicolare la tutela del paesaggio ed in particolare esaltando la flora ed in special modo, quella tipica del suo territorio amato: la Provenza.

Lydia canclaux petite fille aux cheveux dor

L’artista perviene a questo messaggio ecologiste attraverso un’attenta ricerca tecnica che si dota di mille sfumature di nuances cromatiche; inoltre, le sue opere si velano di una gradevole atmosfera romantica, nostalgica di un passato in cui l’uomo era intimamente immerso nella natura cui fa parte; pertanto, intendo evidenziare quanto il significante ed il significato, nelle opere di Lydia Canclaux, siano in corrispondenza biunivoca, cioè a dire: la brillante tecnica è funzionale al messaggio, al racconto che la pittrice intende declinare nelle sue storie d’arte che rappresentano, chiaramente, una proustiana recherche du temps perdu e du temps retrouvé”. il noto critico d’arte italiano, docente di Scuole Superiori e direttore di Master: la professoressa e direttore di testata giornalistica Maria Teresa Prestigiacomo sarà presente al vernissage per trattare delle opere dell’artista.

Lydia canclauxCoccinele huile sur toile 100 x 90 cm 2500 Euro Julliet 2018

Il 12 febbraio, al vernissage, presso Le Temps du corps , Rue Echiquier, alle ore 18:30, Grand Prix Excellence Paris alla pittrice Lydia Canclaux, proposto dall’Accademia Euromediterranea delle Arti e bene accolto dalla direttrice del centro culturale cinese di Parigi, Maitre Ke Wen che consegnerà il Premio all’artista, alla presenza di ospiti d’onore del calibro di Sherazade Zeroula, hote d’honneur la pittrice Vanecha Roudbaraki ed il pittore italiano Xante Battaglia, docente dell’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano, unitamente alla presenza di numerosi personaggi illustri, come Giovanni Dotoli, poeta e docente presso l’Università della Sorbona. Invitata come sempre, la televisione italiana a Parigi, con il brillante e noto giornalista televisivo Mauro Torta. Ricordiamo le più importanti mostre della pittrice francese:Il noto Salon D’Automne di Parigi, al Grand Palais, nel 2019,il festival dell’Arte Sacra di Senlis e numerose mostre nelle più note gallerie di Parigi, nel 2019;inoltre, oltre alla mostra del 2019 presso l’Università di Terragona in Spagna, occorre aggiungere alcuni dei numerosi premi conquistati dalla valente artista: l’Oscar dell’Arte Sicilia, 2019, la Medaglia d’Oro dell’arte &Design per la qualità e l’originalità dei suoi lavori; ed ancora nel 2018 dalla Società Accademica dell’educazione ed incoraggiamento per le Arti Scienze e Lettere, ha ricevuto il Diploma e Medaglia d’Onore d’Argento presso il Grand Hotel Continental di Parigi

Lydia CanclauxLes champs des fleurs 100 x 100 cm Huile sur toile 2500 Euro

La mostra di alcune opere di Lydia Canclaux si concluderà il giorno 18 febbraio. Nelle foto le opere dal titolo: La petite fille aux cheveux d’or( cm120x100) olio su tela, 2017; Champs de fleurs ( cm 0,99x0,99) olio su tela, 2019; Coccinelle (cm100x0,90), olio su tela, 2018; una foto rappresenta l’artista nell’action painting.

- di Maria teresa  Prestigiacomo -

Messina. 3° Appuntamento con la Rassegna Culturale

4 gennaio 2019 ore 17

via I settembre  117-Palazzo Arcivescovile, Messina

Presentazione del libro “Donna sacra di Sicilia”

a cura di Francesco La Rosa e Mariella Cutrona  

- Sala Lettura (1°piano)

Esposizione : “Donna sacra di Sicilia”

- Salone Eventi (piano terra)

a seguire…

Mostra di testi e tavole della Messina pre terremoto

Momento celebrativo a 111 anni dal 28 dicembre 1908

- Sale della Biblioteca (1°piano)

La Biblioteca regionale “Giacomo Longo” di Messina ha inteso omaggiare la Sicilia declinata al femminile: l’immagine della donna siciliana attraverso un’esposizione di testi antichi e moderni, arricchita da oggetti messi a disposizione da associazioni e da privati, e la presentazione di due libri:”Donna Sacra di Sicilia” e “Il nido nel rosaio”.

Son stati accolti con successo i primi due appuntamenti della rassegna culturale “Donna sacra di Sicilia”. Ha fatto da parterre un nutrito numero di entusiasti partecipanti sia all’incontro del 14 dicembre, per illustrare a grandi linee l’evento e inaugurare l’esposizione bibliografica,documentaria e di oggettistica, che del 20 dicembre, per la presentazione della silloge poetica “Il nido nel rosaio” di Maria Grazia Genovese, Samperi Editore.

La manifestazione culturale che si è, quindi, snodata in tre giornate diverse, per dare il giusto spazio ad ognuna delle componenti dell’evento, è giunta all’ultimo appuntamento. Sabato 4 gennaio 2020, alle ore 17, nella Sala Lettura della Biblioteca, avrà luogo la presentazione del volume, che può vantare anche il patrocinio dell’ARS, “Donna sacra di Sicilia”, curato da Francesco La Rosa e Mariella Cutrona, Direttore Artistico e coordinatrice - editing del Progetto,  CoreBook Edizioni. Interverranno la Dirigente Responsabile della Biblioteca Tommasa Siragusa, il Direttore Unitelma – Sapienza di Messina Domenico Interdonato; il prof. Roberto Sciarrone, ricercatore in storia contemporanea presso il Dipartimento di Storia, Culture e Religioni dell’Università “La Sapienza”di Roma;il Presidente ANCRI di Catania, Giuseppe Adernò; il Presidente della Banca del Tempo, Nina Di Nuzzo; il Presidente del Centro Studi “Maria Costa”, Lillo Alessandro; la Presidente della Fidapa di Messina, Rosa Maria Trischitta e la Presidente del Club per l’Unesco di Messina, Santa Schepis.  L’evento ha ottenuto il prestigioso patrocinio della Università degli Studi di Roma–Unitelma Sapienza e vedrà come ospiti: l’Ambasciatore del Gusto Lillo Freni e il Maestro Umberto Giacalone, che con le loro pregevoli degustazioni esalteranno la sicilianità e addolciranno  l’appuntamento.

A chiusura dei lavori, sarà possibile visitare,nel Salone Eventi sito al pianterreno, l’esposizione a tema di prestigiosi volumi antichi e di testi moderni, patrimonio della Biblioteca. Oggetti, poi, messi a disposizione da privati e da associazioni, impreziosiscono ulteriormente la mostra, tra i quali di maggior risalto i tanti cimeli appartenuti all’indimenticabile poetessa messinese Maria Costa, concessi per l’occasione, anche, dal Centro Studi a Lei titolato.

Partecipando ai tre incontri e durante il percorso di visita  all’esposizione bibliografica,

documentaria e di oggettistica, i partecipanti avranno modo di imbattersi nel racconto della sacralità della Donna siciliana declinata nei molteplici aspetti: da santa a eroina, anche rivoluzionaria, da figura mitologica o leggendaria a personaggio ritenuto esemplare nel comune sentire, e ancora, a angelo del focolare, dimensione quest’ultima, delineata a tutto tondo, di moglie e madre, con i propri affanni, ansie e sogni. Figure dunque tratteggiate in chiaro-scuro che hanno, comunque, lasciato tracce indelebili nella storia ufficiale e non. Anche se, a volte, poco o per nulla ricordate, tra le pagine dei libri riprendono forma e vita, riappropriandosi delle loro identità.

La Biblioteca Regionale di Messina ha voluto, inoltre, partecipare alle iniziative promosse dall’Assessorato alla Protezione Civile e dall’Assessorato alla Cultura della Città di Messina, in sinergia con Enti pubblici e privati, religiosi e laici, indette in occasione dei 111 anni dal 28 dicembre 1908, per non dimenticare il ferale terremoto, considerato il più violento del XX° secolo, che colpì le città di Messina e Reggio Calabria e i territori limitrofi, portando ovunque lutto e distruzione.

Nell’ambito della rassegna culturale “Donna sacra di Sicilia”, verranno, dunque, proposti testi e immagini, attraverso stampe e fotografie d’epoca, ricco patrimonio della Biblioteca, che rispecchiano l’eleganza degli edifici e l’intensa attività della Messina pre terremoto.  

La mostra “Donna sacra di Sicilia” resterà ancora aperta al pubblico dal 7 al 10 gennaio 2020, dalle ore 10 alle13.    

L’ingresso è libero e non occorre prenotazione.

Per info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

- di Maria Vadalà -

La Parrocchia “Santa Maria dell’Arco” di Messina Centro Polifunzionale “Magnificat” il 2 gennaio ha proposto presso la Chiesa di Porto Salvo un Concerto per Canto e Pianoforte. Il parroco Monsignor Letterio Gulletta ha presentato il programma immaginato sulla magica tematica del “Sogno”. lnterprete d’eccezione è stata la giovanissima Amalia Santamaria che si è diplomata con il massimo dei voti presso il Conservatorio “A. Corelli” sotto la guida del soprano Luisa Pappalardo, si è perfezionata con i maestri Corrado Caruso e Desirée Rancatore ed ha poi partecipato a numerose masterclass con esponenti del panorama operistico italiano. Svolge attività concertistica spaziando fra i diversi repertori operistici e cameristici riscuotendo vivi consensi della critica.

IMG 20200102 191655

E’docente presso il Liceo Musicale di Siracusa e, avendo conseguito anche il Diploma di Contrabbasso, ha fatto parte dell’organico di varie Orchestre Sinfoniche. Al pianoforte il valente Maestro Salvatore Messina, artista noto nel panorama musicale della nostra città per la sua versatilità. Si è diplomato cum laude presso il Conservatorio “A. Corelli” allievo della Prof.ssa Caterina Ferrera. A Lausanne si è perfezionato con il M° Fausto Zadra e svolge con successo una intensa attività concertistica sia in formazioni da camera sia come accompagnatore dei cantanti lirici. E’ Maestro Sostituto presso E.A.R. Teatro Vittorio Emanuele ed è titolare della Classe di Accompagnamento pianistico presso il Conservatorio “A. Corelli”. Il Concerto si è aperto con la delicata “Wiegenlied” (Ninna Nanna) di Johannes Brahms. Dall’opera “Il Corsaro” di Giuseppe Verdi è stata quindi eseguita l’aria più famosa “Non riede ancora…Non so le tetre immagini” e la Santamaria, accompagnata in modo impeccabile dal M° Messina, ha ben interpretato l’ansia e l’inquietudine della protagonista con una intensa espressività sia della voce che del viso. Nell’aria “Chi il bel sogno di Doretta” dell’opera pucciniana “La Rondine” è stata ben caratterizzata l’idea del compositore di ricreare lo spirito dell’operetta viennese.

IMG 20200102 194135

L’aria “Caro nome” dal “Rigoletto” di Giuseppe Verdi, con degli acuti limpidi e perfetti nell’intonazione, ha suscitato il plauso del pubblico. La seconda parte del Concerto si è aperta con il delicato brano “Sogno” di F. Paolo Tosti, seguito poi dall’aria del “Guglielmo Tell” di Gioachino Rossini “Ils s’éloignent enfin…sombre forêt”, in cui il canto delicato con un disegno melodico ampio e fluttuante tratteggia l’incanto della foresta illuminata dalla luna. Con l’aria “O mio babbino caro”, dal “Gianni Schicchi” di Puccini, il soprano ha delineato con eleganza il desiderio di Lauretta e la sua preghiera sofferta quando si inginocchia davanti al padre. Ultimo brano in scaletta di Adolphe Adam “Le Cantique de Noël”, Canto natalizio composto nel 1847 nel quale viene ricordata la nascita di Gesù bambino. L’eccellente performance si è conclusa con un bis “Ave Maria” eseguita sulle vibranti note dell’Intermezzo della “Cavalleria rusticana” di Pietro Mascagni.


- di Maria Teresa Prestigiacomo -


Messina. GALA LIRICO il 3 e 5 gennaio al Teatro Vittorio  con musiche di Verdi, Puccini, Mascagni, Giordano e Massenet

soprano Svetlana Kasyan
tenore Zoran Todorovich

direttore Claudio Maria Micheli

Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele

coproduzione E.A.R. Teatro di Messina/Opera Viva C.D.N. Eventi

Prima Parte
G. Verdi “Forza del Destino” Sinfonia
G. Puccini “Tosca” Vissi d’Arte
G. Puccini “Manon Lescaut” Donna non vidi mai
G. Puccini “Manon Lescaut” Intermezzo
G. Verdi “Aida” Ritorna vincitor
G. Verdi “Aida” Se quel guerrier io fossi
G. Verdi “Aida” La fatal pietra

Seconda Parte
P. Mascagni “Cavalleria Rusticana” Intermezzo
U. Giordano “Andrea Chenier” La mamma morta
U. Giordano “Andrea Chenier” Come un bel dì di maggio
G. Puccini “Manon Lescaut” Oh, sarò la più bella…tu, tu, amore
J. Massenet “Thais” Meditation
A. Catalani “La Wally” Ebben? Ne andrò lontana
F. Cilea “Adriana Lecouvreur” L’anima ho stanca
G. Puccini “Madama Butterfly” Bimba dagli occhi pieni di malia

SVETLANA KASYAN
La soprano Svetlana Kasyan è nata in Georgia e si è laureata al Conservatorio di Stato di Mosca nel 2011. Nel 2010 ha vinto il secondo premio al Concorso internazionale di canto Feodor Chaliapin, e nel 2011 ha vinto il primo premio al 5° Concorso vocale internazionale cinese e ha partecipato al Programma per giovani artisti Domingo-Cafritz alla Washington National Opera. Svetlana divenne quindi membro della Bolshoi Young Singers Academy per tre anni, dove i suoi ruoli includevano il ruolo della protagonista, Tosca; Kuma, The Enchantress; Fata Morgana, The Love for 3 Oranges e Kupava, The Snow Maiden. Da quando ha lasciato il Teatro Bolshoi Svetlana ha fatto molti debutti importanti, incluso il suo debutto al Teatro La Fenice come Cio-Cio-San, Madama Butterfly nel 2013 e al Teatro St. Gallen come ruolo da protagonista in Tosca nel 2016, un ruolo che ha ripetuto per lei debutto in casa al Teatro dell’Opera di Roma all’inizio di questa stagione.  Gli altri ruoli di Svetlana includono Elisabetta, Don Carlos per il Teatro Regio di Torino; Amelia, Un ballo in maschera per Dorset Opera; ruolo da protagonista, Tosca per Vilnius City Opera; Odabella, Attila per il Teatro Comunale di Modena; e il ruolo principale, Manon Lescautper il Teatro Regio di Torino. Ha lavorato con direttori tra cui Gianandrea Noseda, Riccardo Frizza, Omer Meir Wellber e Aldo Sisillo. Il repertorio di concerti di Svetlana ha incluso la nona sinfonia di Beethoven, i Four Last Songs di Strauss, il Wesendonck Lieder di Wagner, il Requiem di Verdi e il Requiem di guerra di Britten, con orchestre tra cui la Bournemouth Symphony Orchestra, Berliner Symphoniker, Slovenská Filharmónia e Berliner Philharmoniker. Dopo il suo debutto a Roma all’inizio della stagione 2017/18, Svetlana appare anche in Il Trittico a I Teatri di Reggio Emilia, debutta nel ruolo di Lisa, Pique Dame in una performance speciale dedicata a Dmitri Hvorostovsky alla Krasnoyarsk State Opera sotto il testimone di Dmitri Jurowski, e fa il suo debutto in casa al Teatro Comunale di Ferrara come Giorgetta, Il Tabarro, e nel ruolo di protagonista in Suor Angelica.

ZORAN TODOROVICH
Uno fra i tenori più interessanti della sua generazione, Zoran Todorovich ha calcato alcuni fra più prestigiosi teatri del mondo, fra i quali Wiener Staatsoper, Staatsoper e Deutsche Oper di Berlino, San Francisco Opera, Liceu de Barcelona, Teatro Real de Madrid, Hamburgische Staatsoper, Bayerische Staatsoper di Monaco, Opernhaus di Zurigo, Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles, Opéra de Marseille, Opèra de Montecarlo, Nederlandse Opera di Amsterdam, New National Theater di Tokyo, New Israeli Opera di Tel Aviv, Teatro Regio di Torino, Teatro Massimo di Palermo, solo per citarne alcuni. Interprete dei principali ruoli verdiani, pucciniani e del repertorio verista, ha collaborato con direttori d’orchestra del calibro di Zubin Mehta, Yves Abel, Daniele Callegari, Gianluigi Gelmetti, Pinchas Steinberg, Renato Palumbo e Frédéric Chaslin. Nel corso della stagione 2016/17 ha interpretato Turandot (Calaf) e Otello (ruolo del titolo) alla Deutsche Oper am Rhein di Dusseldorf, La Wally (Hagenbach) all’Opéra de Montecarlo, Otello (ruolo del titolo) ad Anversa e Gent, Fidelio (Florestan) al Teatro Colón de Buenos Aires e Norma in tourné in Giappone con l’Opera di Praga. Fra gli impegni della stagione 2017/18 annovera La Wally (Hagenbach) al Teatro del Giglio di Lucca, Pinkerton in Madama Butterfly alla Deutsche Oper am Rhein, Canio in Pagliacci a Lipsia, Calaf in Turandot alla National Opera di Bucharest e Cavaradossi in Tosca all’Opera Festival di Savonlinna.
Fra i tanti successi si segnalano le interpretazioni de La fanciulla del West (Dick Johnson) all’Opernhaus di Zurigo, alla Deutsche Oper di Berlino, all’Opera di Amsterdam e all’Opéra de Montecarlo, Roberto Devereux (ruolo del titolo) alla Wiener Staatsoper e alla Bayerische Staatsoper di Monaco, Tosca (Cavaradossi) a Tel Aviv con la direzione di Zubin Mehta, La Rondine (Ruggero) alla New Israeli Opera di Tel Aviv, Eine Florentinische Tragödie (Guibo Bardi) all’Opéra di Montecarlo e al Teatro Regio di Torino, La forza del destino al New National Theatre di Tokyo e al Teatro Liceu de Barcelona, Lohengrin (ruolo del titolo) e Cavalleria Rusticana (Turiddu) al Teatro Massimo di Palermo, Carmen (Don José) al Théâtre du Capitole de Toulouse e alla Staatsoper di Hannover, Il trovatore (Manrico) al Grand Théâtre de Genève, Andrea Chénier (title role) all’Opéra de Marseille, Norma alla Bayerische Staatsoper di Monaco, Il tabarro alla Finnish National Opera di Helsinki, Madama Butterfly alla New National Theatre di Tokyo, Cavalleria Rusticana e Pagliacci all’Opernhaus di Zurigo, Fidelio all’Opéra Royal de Wallonie de Liége.

Teatro Vittorio Emanuele
Venerdì 3 gennaio 2020, ore 21:00 - Turno A
Domenica 5 gennaio 2020, ore 17:30 - Turno B

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Giarre, Ct. Il 6 gennaio in Piazza Duomo a Giarre ‘Arriva la Befana…sui trampoli’. ArchiDrama porta in scena gli artisti di strada della compagnia Batarnù.

Acrobati, musici, attori, giullari e trampolieri invaderanno il 6 gennaio, a partire dalle ore 10, la Piazza Duomo di Giarre, dando vita allo spettacolo di teatro circo itinerante Arriva la Befana…sui trampoli, rivolto principalmente ai bambini e alle famiglie. Protagonisti saranno gli artisti professionisti della compagnia Batarnù, che sin dai primi anni della sua attività avvia la sperimentazione nel teatro di strada, iniziando ad utilizzare trampoli, giocoleria ed effetti di fuoco e producendo numerosi spettacoli tra pièce teatrali e performance di circo di strada. Parallelamente è portata avanti la ricerca sul teatro di strada spettacolare, affiancando all'azione teatrale e alla musica dal vivo, le arti circensi, le danze sui trampoli, l'uso di maquine sceniche e strutture mobili, e infine le coreografie di giochi di fuoco, per la produzione di spettacoli d'impatto nei quali i miti e le leggende rivivono tra epica e testi classici, teatro dei luoghi e performance di strada, tra cunto popolare e ricerca storica. La compagnia è composta da artisti poliedrici che, dalla musica, dal teatro, dalla giocoleria e dall'acrobatica, traggono le risorse per un lavoro collettivo che mette in relazione i diversi apporti in un unico progetto artistico e teatrale.
Lo spettacolo che la compagnia Batarnù metterà in scena a Giarre, della durata di tre ore, è incentrato sul personaggio della Befana ed è suddiviso in diversi momenti tra narrazione, musica, giocoleria e danza acrobatica. Il primo momento sarà realizzato in Piazza Duomo. Poi seguirà uno spettacolo itinerante lungo la via Sciuti ed infine il terzo ed ultimo momento si svolgerà nella corte esterna della sala Messina (ex pescheria comunale) in via Calderai, dove si trovano allestite ‘Le Officine di Babbo Natale’, realizzate per queste festività dall'associazione BMA, partner dell'evento insieme alla Confcommercio di Giarre e all'emittente televisiva Radio Universal Tv. Durante la manifestazione sono previste anche diverse uscite di ‘macchine teatrali’ e ‘pupazzi giganti’ raffiguranti diversi personaggi dell’Epifania: befane, Re Magi, cammelli, che saranno accompagnati da musicisti che intoneranno con cornamuse e zampogne le melodie natalizie più conosciute. I bambini, inoltre, riceveranno in dono caramelle, cioccolatini e carbone dolce. Lo spettacolo, organizzato dall’associazione culturale giarrese ArchiDrama e patrocinato dall’assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana e dall’assessorato alla Cultura, Turismo e Spettacolo del Comune di Giarre, sarà liberamente aperto al pubblico. "Anche per la realizzazione di questo evento, che conclude le festività natalizie - dichiara Alfio Zappalà, presidente dell’associazione ArchiDrama - abbiamo voluto tessere una rete di sane e propositive collaborazioni tra partner pubblici e privati, che hanno contribuito a vario titolo e con diversi strumenti con l'obiettivo unico di regalare a Giarre, ai suoi bambini e alle sue famiglie, un piacevole momento di aggregazione sociale attraverso i linguaggi della cultura e dell'arte teatrale. Il cartellone natalizio giarrese di quest'anno dimostra che ci sono tante realtà e soggetti propositivi che hanno a cuore Giarre e che cercano di lanciare segnali di ottimismo e di buona volontà, nonostante il periodo non sia di certo dei più felici. Ma la qualità di vita di un luogo – conclude Alfio Zappalà - la determinano soprattutto le persone che lo vivono."

- La redazione -

Il prossimo 11 Gennaio 2020, alle ore 17, presso il suggestivo seicentesco Oratorio delle Anime Sante del Purgatorio (accanto all’Auditorium di San Vito) si terrà un incontro sul tema: Riforma e Rivoluzione nella Sicilia del XVIII Secolo. Santacolomba, Ajello e Galluppi: intellettuali emergenti del nostro territorio.

L’evento si snoderà attraverso la presentazione di tre figure tra loro legate: il vescovo e abate della prelatura di Santa Lucia del Mela, Carlo Santacolomba, l’abate basiliano Eutichio Ajello e il filosofo Pasquale Galluppi. A partire da queste figure, si cercherà di ricostruire il complesso mondo culturale e politico non solo della Sicilia, ma dell’Europa del tempo, facendo emergere un’epoca estremamente travagliata, in cui tali personaggi si sono distinti per le loro posizioni.

L’iniziativa è promossa da Giambra editori con la collaborazione di Genius Loci, Corda Fratres, della Confraternita del suddetto Oratorio e dell’Arcipretura di Pozzo di Gotto. Dopo i saluti di Luigi Lo Giudice (Genius Loci), Pierangelo Giambra (editore) e Mons. Santo Colosi (Ariciprete di Pozzo di Gotto), relazioneranno il professore Daniele Fazio e l’architetto Marcello Crinò.

Durante la serata, moderata da Laura Mauro, sarà anche presentato il volume di Salvatore Bella, Carlo Santacolomba. Un vescovo illuminato nella Sicilia del Settecento.  

2 gennaio 2020

Calendario

« Novembre 2024 »
Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30