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Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), lunedì 21 marzo, alle ore 18.00, presso l’Auditorium San Vito, all’interno della manifestazione Cristo in croce…e i poveri cristi, appuntamento per la presentazione del libro “Breve viaggio nell’immaginario simbolico della follia” (Corisco Edizioni, Roma-Messina) di Antonino Bucca.

Dopo i saluti del Sindaco e del Professore Vito Natoli, presidente dell’Associazione Ars Vivendi, converserà con l’autore, ricercatore di Filosofia e teoria dei linguaggi presso il Dipartimento di Scienze Cognitive, della Formazione e degli Studi Culturali dell’Università di Messina, la giornalista Rachele Gerace.

Durante la presentazione, ci saranno alcuni interventi di musicali a cura dei cantastorie Fortunato Sindoni e Mauro Geraci.

I linguaggi psicotici, del cui studio l’autore si occupa da anni, è ricco di espressioni e di figure metaforiche. Le storie di follia, infatti, si nutrono di narrazioni, ossia di parole dette e non dette. L’immaginario simbolico della follia è fatto però anche di colori e, come nella storia della psicopatologia esposta in questo libro, anche di parole e di colori scanditi all’unisono.

Attraverso il commento di un corpus iconografico costituito da diverse centinaia di disegni e di emssaggi deliranti prodotti da un soggetto ‘parafrenico’ in oltre trent’anni di vissuti psicopatologici e dunque attraverso un breve viaggio nell’immaginario della follia, vengono esaminati i linguaggi espressivi delle manifestazioni psicotiche assieme alle funzioni liberatorie e catartiche che questi consentono. Tali linguaggi finiscono così per caratterizzare anche gli aspetti più rilevanti della psicopatologia dell’espressione.

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L’Ordine dei giornalisti di Sicilia condanna con forza qualsiasi tentativo di bavaglio o di minaccia. Il clima che si è registrato in questi mesi a Messina è stato costantemente monitorato dall’Ordine.

Abbiamo in più occasioni espresso le nostre preoccupazioni. 

Siamo, oggi, vicini agli operatori Alessandro Silipigni e Giuseppe Bevacqua, vittime di gravi intimidazioni.

Tutto questo ci spinge ad andare avanti e sostenere ancora con più forza coloro che sono chiamati a “fare informazione” in contesti non sempre facili. Siamo al fianco dei giornalisti intimiditi, ma anche degli operatori tv come Bevacqua e Silipigni, oltre che dei fotografi, che, quotidianamente, lavorano per informare e garantire un diritto.

Nel ringraziare ancora una volta il Prefetto, Stefano Trotta, per essere più volte intervenuto in favore dei colleghi e degli operatori dell’informazione messinesi auspichiamo che gli organi competenti facciano chiarezza su quanto accaduto e per impedire il ripetersi in futuro di simili episodi.

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Sarà presentato questa sera, alle ore 17, presso il Palazzo della Dogana di Messina, dal Dott. Carmelo Di Vincenzo, dirigente del Corpo Forestale, congiuntamente ai Presidenti della Legambiente dei Peloritani, del Club Alpino Italiano e della sezione messinese dell’Associazione Nazionale Alpini, il volume “Le Vie dei Forti” Strade e Architettura Militare sui Monti Peloritani, Patrimonio geo-architettonico d’Italia.

Interventi di saluto: Ivan Spina, Dirigente Agenzia delle Dogane di Messina, Giovanni Ardizzone, Presidente Assemblea Regionale Siciliana, Antonella Messina, Direttore del Master "Restauro e conservazione del patrimonio geo-archeologico e geo-architettonico dell'Università di Messina, Gianfranco Zanna Presidente Legambiente Sicilia, Carmelo Ardito Presidente Ordine dei Geometri laureati, modererà l'appuntamento culturale il giornalista Mino Licordari.

Il libro documenta il censimento delle strade e delle opere architettoniche realizzate dal Genio Militare nel tardo ‘800, disseminate sulle Regie Trazzere di collegamento tra i Forti, la loro funzionalità finalizzata alla tutela del territorio e dal rischio idrogeologico.

Il lavoro, pubblicato da Vincenzo Caruso, che si è avvalso della collaborazione dell’Ispettorato delle Foreste e dell’Azienda Forestale, nell’ambito del Dottorato di ricerca in “Turismo, Territorio e Ambiente” dell’Università di Messina, ha lo scopo di portare a conoscenza della città questo peculiare patrimonio architettonico, che si aggiunge al valore paesaggistico, geologico e naturale dei Monti Peloritani, anche come attrattore turistico - culturale del nostro territorio.

 

- di Giuseppe RANDO -

Ho assistito ieri sera, nell’Auditorium del Palacultura “Antonello”, insieme ad un folto, innamorato pubblico, alla messa in scena del terzo libro dell’Eneide di Virgilio, con lettura metrica integrale di Giuseppe Ramires, con le musiche originali di Giovanni Puliafito, con le coreografie di Sofia Zanardi e con la limpida regia di Gabriella Bertuccini: uno spettacolo d’indicibile bellezza, che ha strappato applausi da concerto di musica pop agli spettatori inteneriti e commossi. La felice, insolita commistione di poesia e musica ha inondato l’aria e i cuori per un tempo troppo breve, ma carico, quant’altri mai, di emozioni e di risonanze profonde. Confesso di essermi sentito a Parigi, in uno dei locali del quartiere latino, e comunque cittadino del mondo, sfiorato per un attimo dal mistero dell’eternità che solo la poesia e la musica sanno trasmettere: non eravamo, forse, noi messinesi, ieri, al Palacultura, quegli stessi romani del primo secolo che ascoltavano rapiti nella loro-nostra armoniosa lingua e nei ritmi di una metrica immortale, il poema di uno dei più grandi poeti dell’umanità?

 

E però, se qualche povero  lustro ho aggiunto all’Università di Messina, quantomeno con i miei «innovativi» (Di Benedetto scripsit) studi alfieriani, mi spingo a chiedere al Rettore Navarra e al Senato Accademico di sanare uno dei più clamorosi paradossi del nostro nobile Ateneo. Questo: dopo i fasti del passato (anche recente), l’Università di Messina, nell’ultimo ventennio, ha ‘prodotto’ un latinista accreditato a livello nazionale ed internazionale, Giuseppe Ramires – primo messinese ad aver vinto, peraltro, l’abilitazione nazionale a professore universitario di seconda fascia di Letteratura Latina e di Filologia Classica (nella seconda tornata ha avuto l’abilitazione in Letteratura Latina anche la bravissima professoressa Anita Di Stefano) –, ma Giuseppe Ramires è fuori dell’Università; non insegna nell’Università; trasmette (menomale) il suo sapere, da professore di Italiano e Latino, ai fortunati studenti del “Liceo Ainis” di Messina.

 

Mi chiedo e chiedo: può avallare l’Università del merito e della trasparenza una simile clamorosa aporia (se non vogliamo chiamarla ingiustizia)?

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Normalmente per ottenere una bella distrazione di massa ci si inventa un problema e lo si carica, adeguatamente, per ottenere che l’attenzione dei nostri concittadini si sposti su di esso per distrarli dai gravissimi problemi che attanagliano il nostro Paese, martoriato dalle tasse, che non accennano a diminuire, malgrado le dichiarazioni antigufi del premier Renzi), della grave disoccupazione e della impossibilità di avviare una ripresa che sia realmente tale (e non di qualche zero virgola).

L’ultima distrazione di massa si crede possa essere la decisione del Parlamento Europeo sull’olio tunisino che, con qualche facilitazione può essere esportato nell’Unione Europea, nella misura di 90 mila tonnellate all’anno. Il tutto viene presentato come una vera e propria sciagura per l’economia agricola dell’Italia. Per dargli consistenza vi provvede l’attuale Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, che accompagna la scelta europea con una dichiarazione praticamente negativa.

"Rimango - dice il ministro - fermamente contrario a qualsiasi aumento permanente del contingente di olio tunisino” e aggiunge: “Se non avremo garanzie continueremo a opporci all'adozione del regolamento da parte della commissione”. Non solo distrazione di massa ma pure volgare tentativo di far sapere che se altri votano a favore il Governo Renzi era contrario. Ma dov’è il problema che fa insorgere Coldiretti e Confagricoltura che parlano di ‘colpo mortale all’agricoltura meridionale’?

Fanno tutti finta di non sapere che l’Italia produce attorno alle 330 mila tonnellate di olio extra vergine e che il fabbisogno del paese è di circa 700.000 tonnellate. Ciò significa che già oggi l’Italia importa olio per il proprio fabbisogno e non si capisce perché bisognerebbe opporsi a che l’Europa e anche il nostro Paese debbano rinunciare ad un incremento di quanto già la Tunisia vende agli europei da anni, dato che quello Stato produce 150.000 tonnellate e ne consuma soltanto 40.000. Se c’è qualcuno che ha interesse a protestare esso va trovato tra gli attuali fornitori dell’olio che siamo costretti ad importare che vedrà in parte ridotto il proprio export verso il nostro Paese.

Se l’olio tunisino, quindi, è già sugli scaffali dei supermercati perché allarmare la gente, come fa il Ministro Martina immediatamente ripreso, con toni preoccupati, da trasmissioni radio e dai media in generale. Egli dichiara che "nel frattempo gli organismi di controllo del Ministero, a partire da Capitanerie di Porto, Corpo forestale e Ispettorato repressione frodi intensificheranno le ispezioni ai porti sul prodotto in arrivo… contro possibili frodi…". Il Ministro dovrebbe sapere che l’olio tunisino è già in Italia, e con esso anche altro olio perché quello fornito dalla Tunisia, paese amico, non è sufficiente a coprire il nostro fabbisogno. Forse, finora, le ispezioni non sono state fatte bene?

Invece di farsi strumentalizzare dal titolare delle Politiche Agricole, le Organizzazioni dei produttori italiani (Coldiretti e Confagricoltura) dovrebbero pretendere di far ‘funzionare’ regolarmente l’integrazione del prezzo dell’olio che, da quando è in mano alle Regioni, costringe i produttori a lunghe ed estenuanti attese prima che gli stessi possano vedere accreditato quel misero contributo che la Comunità deve, annualmente, agli olivicoltori. Quest’anno, dopo un acconto nel mese di novembre, e non a tutti, in Calabria non è stato ancora disposto il saldo.

Il Ministro, invece, di ‘fare politica non pulita’, dovrebbe provvedere di conseguenza. E anche le Organizzazioni di categoria perché, da soli, gli agricoltori non hanno potere contrattuale.

                                                                                                    Giovanni ALVARO

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Senso dell’Itinerario/Assaporarne i colori, i profumi nella citta’ perla del cioccolato e del Barocco e patrimonio dell’Umanita’………scoprire piante ornamentali rare e apprezzare l’importanza del vivere immersi nel verde….comprendere come la natura sia essenza e non parte di noi….

I migliori espositori del panorama florovivaistico italiano ed internazionale vi aspettano al Flower Show di Modica.

                     

Modica dal giugno del 2002 è stata dichiarata, assieme agli altri comuni del Val di Noto, dall’Unesco “patrimonio dell’umanità”, per il suo tardo barocco, frutto della ricostruzione post-terremoto del 1693, ma anche per la sua diffusa stratificazione storica e culturale.

Un riconoscimento, quello del Val di Noto e di Modica, unico al mondo: si tratta infatti del sito più ampio e diffuso sul territorio mondiale mai riconosciuto dall’Unesco; un primato nel quale spiccano i due grandi monumenti barocchi della città: la Chiesa Madre di San Giorgio e la Cattedrale di San Pietro.

Ma Modica è anche la città delle “cento chiese”, dei tesori artistici nascosti, dell’”Ercole di Cafeo”, famosa statuetta greca in bronzo risalente al VII° secolo A.C. e custodita nel Museo cittadino, dell’antico tempio bizantino e dell’area archeologica di Cava d’Ispica, la seconda più estesa d’Europa dopo quella ateniese.

Un mix irresistibile di cultura, storia e tradizione che, attraverso le dominazioni fenicie, greche, romane, arabe e poi lungo la straordinaria storia della Contea di Modica, e le cui vestigia sono conservate nell’imponente Castello che sovrasta la città, ha fatto di quest’angolo di Sicilia la sintesi della storia del mondo occidentale.

L’ Italia senza la Sicilia non lascia immagine alcuna nello spirito…W. Goethe.. Viaggio in Italia

Se Modica è un simbolo internazionale di eccellenza, lo deve, oltre al barocco ed all’Unesco, anche ad un prodotto della sua tradizione dolciaria famoso in tutto il mondo: il cioccolato modicano. Qui nell’estremo sud est siciliano viene lavorato ancora oggi il cioccolato alla maniera degli Aztechi, utilizzando solo zucchero e pasta di cacao, e procedendo con una fusione a freddo identica alla tecnica che gli indigeni messicani, in epoca precolombiana, utilizzavano per quello che veniva definito “il cibo degli dei”. Al naturale o al peperoncino, aromatizzata o mista agli agrumi, il cioccolato modicano è un “must” dell’eccellenza gastronomica italiana ed il migliore ambasciatore della città nel mondo.

          

Ecomuseo….. In passato le cucine dei numerosi monasteri delle citta’ sono stati i preziosi luoghi dove si sono tramandate le ricette di una ricchissima tradizione gastronomica che ha trovato nell’arte del cioccolato mischiato a tutti prodotti made in sicily la sua punta di diamante..Ecco che da questa raccolta di memorie storiche nasce L’ECOMUSEO, che non è solo oggetti e pezzi di storia, ma è testimonianza di partecipazione della collettivita’ al recupero storico di pezzi di vita, paesaggi racchiusi in progetti didattici, esperimenti collettivi di attivita’ del passato attraverso la rievocazione orale e manuale.. ogni oggetto luogo e arte racconta un bene che vuol essere messo al servizio della collettivita’ locale e dei visitatori ..         l’ecomuseo è un territorio dai confini incerti e appartiene alla comunita’ che ci vive. Un patto tra il territorio e la comunita’ che si prende cura della sua memoria, dei suoi spazi e del suo vissuto. Arti, mestieri, cibo e poesia, Modica racchiudeva nella sua natura l’essenza della storia e della cultura e cosi’ è nata l’idea di costituire un viaggio nei tempi in "Mùrika,racconti di pietra”…

  

Tipici di Modica sono questi deliziosi dolcetti siciliani che a prima vista sembrano farciti di cioccolato , in realta’ nessuno si immaginerebbe che l’ingrediente nascosto all’interno e sapientemente mischiato sia macinato di carne !

Le ‘ mpanatigghie introdotte in Sicilia durante la dominazione spagnola, utilizzate dagli eserciti del medioevo come scorte durevoli durante le lunghe battaglie, derivano dal termine empanadas che denota come l’uso della combinazione carne macinata/cioccolato non sia raro nella gastronomia spagnola. All’inizio venivano usate carni di selvaggina ma col passare del tempo furono sostituite dal controfiletto di manzo o vitello.. dietro a questa ricetta c’ è una storia singolare….Si racconta che in tempo di quaresima , quando i preti non potevano mangiare la carne le suore le nascondevano all’interno di questi biscotti..ne racconta anche il grande scrittore Leonardo Sciascia che per la loro capacita’ di lunga conservazione, li chiama “ Biscotti da viaggio”….

“Nella barocchissima Modica, un anno fa nasceva il Museo del Cioccolato, per comprenderlo prima di gustarlo…al suo interno, pannelli, arnesi e utensili vari usati nella preziosissima lavorazione del cioccolato, secondo l’antica ricetta Azteca , lavorando a freddo zucchero e pasta di Cacao….Raccontare di un luogo attraverso le sue tradizioni e far rivivere l’evoluzione tecnica nei secoli della lavorazione del prezioso alimento, ci spinge a comprendere come il Museo sia stato allestito nel Palazzo della Cultura in cui sono custoditi tesori come l’Ercole di Modica o la mostra sul Nobel Salvatore Quasimodo . un itinerario che ci mostra come archeologia, poesia e cultura del palato possano convivere e amalgamarsi..

Visite: Corso Umberto I, 149 | Palazzo della Cultura – Modica orario continuato 10/20

                             Tour Sabato 19 Marzo 2016... Partenza ore 8 e ripartenza ore 20…circa..               

 

Partenza da Messina con sosta presso area attrezzata per colazione offerta dall’organizzazione con prodotti tipici messinesi.

Arrivo A Modica e visita del centro storico con i laboratori artigianali del cioccolato e Museo della Cioccolata…

Sosta per pranzo libero…. E nel pomeriggio visita alla Mostra Florovivaistica “ FLower Show”.

In tarda serata rientro per Messina.

Viale San Martino is.56 n° 323

98123 Messina

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Presidente 389 9121152

Tel.090/9433748 ufficio.. Francesco cell.3404067798 Gaetano cell.3387100968

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- di Marcello Crinò -

Sabato 12, nell’auditorium Maggiore Giuseppe La Rosa, la Pro Loco Manganaro e il Comune di Barcellona hanno presentato il volume Sicilia archeologica, scritto dall’archeologo Sebastiano Tusa, e il cui sottotitolo recita: I caratteri e i percorsi dell’isola dal Paleolitico all’Età del bronzo negli orizzonti del Mediterraneo. (Edizioni di storia e studi sociali, Scicli (RG). L’incontro con Tusa ha permesso di mettere a fuoco alcuni problemi in prospettiva di una valorizzazione dei resti archeologici presenti nel territorio. A moderare e introdurre gli interventi la giornalista Patrizia Biagi, la quale ha sottolineato lo spessore della figura di Sebastiano Tusa, una eccellenza mondiale, ricordando il ruolo di Soprintendente del mare e attualmente direttore delle missioni archeologiche in Sicilia, Libia e Giappone, ed autore di oltre seicento opere.

Hanno portato i saluti il sindaco Roberto Materia, il quale ha intenzione di riportare a Barcellona, con la collaborazione degli enti preposti di tutela, i reperti archeologici rinvenuti nel territorio e l’assessore alla cultura Ilenia Torre. Il presidente della Pro Loco Andrea Italiano ha ricordato gli archeologi amatoriali locali che hanno fatto conoscere l’archeologia del territorio, sottolineando la presenza al British Museum di Londra del caduceo bronzeo della fantomatica città di Longane.

Maria Clara Martinelli, del Museo Archeologico Eoliano, si è soffermata su un capitolo del libro di Tusa dove mette a confronto Pantelleria e le Eolie, sottolineando il ruolo del mare come luogo di unione e di scambi.

Gino Sofia, archeologo “classico” e responsabile del Museo di Tripi, ha ricordato la presenza del Museo di Milazzo, dei siti archeologici del territorio come Longane, la Sperlinga di Novara, gli scavi di Bernabò Brea degli anni Cinquanta, la presenza di antichità preistoriche, greche, romane, tali da diventare fattori vincenti per il turismo sul territorio. Franco Cassata, del Museo Cassata, ha ricordato il ruolo di Pietro Genovese nel recuperare nelle colline momenti di storia della nostra civiltà, reperti che devono tornare in città. Inoltre ha paragonato Sebastiano Tusa ad un viaggiatore con sempre nuovi obiettivi da raggiungere e da raccontare.

Gino Trapani, presidente onorario della Pro Loco Manganaro, ha parlato da lettore e da cittadino che ha seguito negli anni le campagne di scavo, e partecipato alla divulgazione degli studi dei concittadini. Anche lui si è augurato un prossimo ritorno in città dei reperti scoperti nel territorio, ricordando i luoghi dei ritrovamenti, come contrada Cavaliere, Maloto, Acquaficara, Monte S. Onofrio, Lando ecc., con l’identificazione di circa centocinquanta tombe a grotticella, e i nomi di tutti gli appassionati che hanno partecipato a queste scoperte, da Nino Famà a Pietro Genovese, a Nino De Pasquale, recentemente scomparso, e via via tutti gli altri.

Sebastiano Tusa, nel ringraziare i presenti, ha evidenziato il suo stretto legame con la città, provenendo da qui metà della sua famiglia. La madre, Aldina Cutroni, importante studiosa di numismatica antica, è proprio originaria di Barcellona, e qui Tusa ha trascorso la sua infanzia. Il libro è in parte autobiografico, non solo un testo scientifico ma anche divulgativo. Ha spiegato che il terreno dello scavo archeologico non parla da solo, ma deve essere l’archeologo a decodificarne i segni, attraverso il background storico. La divulgazione è un fattore importante per porgere ai cittadini le scoperte fatte dagli archeologi per la collettività. Nel corso dell’incontro è stato sollevato l’annoso problema dell’identificazione di Longane (nell’area tra Barcellona e Rodì Milici) e del tempio dell’Artemisio che forse sorgeva nell’area del Mela. Anche lui ha voluto ricordare la figura dell’architetto e archeologo Pietro Genovese, suo collaboratore in una missione archeologica in Pakistan, salutata con un applauso del pubblico.

Per quanto riguarda i reperti archeologici barcellonesi, si è impegnato ad offrire la sua collaborazione per questa città che ama moltissimo, iniziando con una mostra sulla storia della presenza umana sul territorio da arricchire via via con i reperti sparsi nei musei siciliani.

 

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- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Roma. La filosofia e la pittura si incontrano e si uniscono in un mix straordinario che vede protagonista un pittore autodidatta, in un certo senso, che approda all’arte attraverso anni di studi di matematica, è un professore di matematica, infatti. La matematica, nel rigore formale nella coloristica, nell’ uso bilanciato dei colori e nel ritmo, rimanda al rigore matematico; i titoli. Palude astrale onirica, acrilico su tela ed in particolare, il Polittico delle Contaminazioni delle Culture dell’Universo, rimandano ad una approfondita conoscenza non solo dell’astronomia e della scienza senza confini, ma fanno riferimento esplicito alle conoscenze approfondite di filosofia e della storia delle religioni ed inoltre, delle filosofie sottese alle religioni orientali e di tutto i mondo. In Palude astrale onirica vi è la dimensione del sogno che prevale e conduce l’artista verso confini in cui la fantasia non ha limiti. il Polittico su Fogli A4 e Fogli A3 incollati su tela con acrilico e pastello ed acrilico con vernice vinilica, è un omaggio al sogno di tutti, un sogno utopistico del nostro tempo, come quello di Ariosto che sogna di andare sulla Luna. Allo stesso modo, Pellegrino sogna contaminazioni di culture delle Galassie dell’Universo che chissà, un giorno potranno tradursi in realtà, come per il noto scrittore dell’Orlando Furioso, si avverò il sogno dell’uomo di approdare sulla Luna…

L’impianto scenico del Polittico risulta accattivante: certamente è costituito da un mix di pensieri tradotti in immagini, pensieri che condensano in sintesi le culture delle sconfinate Galassie e dell’Universo, un tentativo dell’uomo di guardare positivo verso un mondo etico, migliore, in cui convivere nel massimo rispetto dell’altro e dell’altra cultura o meglio della Cultura Altra, nella considerazione positiva della Cultura della diversità che è sviluppo e crescita sociale pienamente detta. Oggi, Pellegrino approda al Palazzo del Vaticano, nel’anno del Giubileo, a Roma, con successo, in una mostra internazionale che affianca a pittori italiani , francesi, messicani, un tedesco.. la televisione Rete Oro Arte 24 metterà in onda tv l ‘evento da me.

Intervistato, l’ artista risponde: ” Devo al critico prof. Maria Teresa Prestigiacomo il merito di avermi offerto l opportunità di esporre in questo prestigioso palazzo dello Stato del Vaticano nel cuore di Roma, nell’anno del Giubileo.”

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