- di Giuseppe RANDO -
Ho assistito ieri sera, nell’Auditorium del Palacultura “Antonello”, insieme ad un folto, innamorato pubblico, alla messa in scena del terzo libro dell’Eneide di Virgilio, con lettura metrica integrale di Giuseppe Ramires, con le musiche originali di Giovanni Puliafito, con le coreografie di Sofia Zanardi e con la limpida regia di Gabriella Bertuccini: uno spettacolo d’indicibile bellezza, che ha strappato applausi da concerto di musica pop agli spettatori inteneriti e commossi. La felice, insolita commistione di poesia e musica ha inondato l’aria e i cuori per un tempo troppo breve, ma carico, quant’altri mai, di emozioni e di risonanze profonde. Confesso di essermi sentito a Parigi, in uno dei locali del quartiere latino, e comunque cittadino del mondo, sfiorato per un attimo dal mistero dell’eternità che solo la poesia e la musica sanno trasmettere: non eravamo, forse, noi messinesi, ieri, al Palacultura, quegli stessi romani del primo secolo che ascoltavano rapiti nella loro-nostra armoniosa lingua e nei ritmi di una metrica immortale, il poema di uno dei più grandi poeti dell’umanità?
E però, se qualche povero lustro ho aggiunto all’Università di Messina, quantomeno con i miei «innovativi» (Di Benedetto scripsit) studi alfieriani, mi spingo a chiedere al Rettore Navarra e al Senato Accademico di sanare uno dei più clamorosi paradossi del nostro nobile Ateneo. Questo: dopo i fasti del passato (anche recente), l’Università di Messina, nell’ultimo ventennio, ha ‘prodotto’ un latinista accreditato a livello nazionale ed internazionale, Giuseppe Ramires – primo messinese ad aver vinto, peraltro, l’abilitazione nazionale a professore universitario di seconda fascia di Letteratura Latina e di Filologia Classica (nella seconda tornata ha avuto l’abilitazione in Letteratura Latina anche la bravissima professoressa Anita Di Stefano) –, ma Giuseppe Ramires è fuori dell’Università; non insegna nell’Università; trasmette (menomale) il suo sapere, da professore di Italiano e Latino, ai fortunati studenti del “Liceo Ainis” di Messina.
Mi chiedo e chiedo: può avallare l’Università del merito e della trasparenza una simile clamorosa aporia (se non vogliamo chiamarla ingiustizia)?