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L’azienda vitivinicola DAEMONE, nasce nel dicembre 2000 per recuperare e valorizzare un vigneto già esistente dal 1975 sotto l’attenta guida della Cantina sperimentale di Milazzo che sin da allora ha privilegiato varietà autoctone. Il sistema di allevamento del vigneto è a cordone speronato con metodo di coltivazione biologica. La vigna e la cantina sono situate in c.da Ronzino su una collina dolcemente degradante verso il mare e prospiciente le Isole Eolie. Il terreno e calcareo argilloso, non irriguo e ben ventilato, atto ala viticoltura, ne è prova la presenza di una roccia utilizzata in tempi antichi per la pigiatura dell’uva. L’azienda, a carattere familiare, conciliando tradizioni, esperienza e tecnologia, è riuscita, avvalendosi della collaborazione di un enologo e di un agronomo, a produrre, in questa nicchia di paradiso terrestre, dei vini di alta qualità proveniente sia da vitigni previsti nel disciplinare della DOC “MAMERTINO” che da vitigni alloctoni. La titolare coadiuvata dai familiari segue con passione ed impegno il ciclo di produzione, la raccolta manuale delle uve ben selezionate e a perfetta maturazione, l’invecchiamento e l’affinamento.

SI PRODUCE:
- MAMERTINO NERO D’AVOLA D.O.C, da uve della varietà Nero d’Avola,e altre uve a bacca  

   rossa;
- MAMERTINO ROSSO D.O.C. da uve delle varietà: Nero d’Avola,Nocera,e altre a bacca rossa;
- NERAMADRE –Sicilia Rosso I.G.T, da uve delle varietà Merlot,Cabernet Sauvignon;;
- CATARRATTO GRILLO –Sicilia Bianco I.G.p. da uve delle varietà Grillo,Catarratto e Inzolia;

-MERLOT I.G.T.

-CABERNET SAUVIGNON I.G.T.

-ROSATO I.G.P.

LA DITTA OFFRE:
- degustazioni di vini;
- visite ai vigneti;
- visite alla cantina;
- giornate a tema

• DA VEDERE IN AZIENDA:
- palmento storico scavato nella roccia
- rifugio naturale

La SAVER nasce a Gioiosa Mare nel 1986, forte dell’esperienza maturata in tanti anni nel settore della progettazione e costruzione di scafi dal titolare, Giuseppe Sorbera.

Proprio la volontà di rispettare la tradizione costruttiva degli antichi cantieri e di produrre i propri scafi impiegando materiali e maestranze di altissimo livello, ha portato il cantiere ad occupare posizioni di primissimo piano nel panorama cantieristico nazionale ed internazionale. La gamma SAVER si è sviluppata nel tempo prima con la produzione di scafi prettamente open, cui si sono pian piano aggiunti modelli cabinati e successivamente hanno completato la gamma versioni Walk Around e Fisher, capaci di soddisfare le più svariate richieste del variegato pubblico di diportisti. La decisione di non voler superare la soglia produttiva dei dieci metri di lunghezza ha nel tempo pagato il Cantiere anche in virtù della normativa italiana che nel tempo ha sancito proprio nei dieci metri il limite invalicabile per il mantenimento della configurazione di “natante”, ed oggi, l’intera produzione SAVER è non solo identificata quale “natante” ma è anche esente dal pagamento della Tassa di Possesso. LA SAVER è un’azienda a gestione familiare che vanta maestranze specializzate in ogni settore, le quali operano nella moderna struttura sita a Piraino (paese confinante con Gioiosa Marea), all’interno di ambienti spaziosi e studiati ad hoc. 6.000 sono i mq tra spazi coperti e scoperti, ove spiccano aree di falegnameria, aree dedicate interamente all’installazione dei motori entrofuoribordo per le versioni che prevedono tale tipo di motorizzazione ed aree di finissaggio ed allestimento. A questo impianto si affianca poi una seconda struttura a Gioiosa Marea interamente dedicata allo stampaggio delle resine. Sono 4.000 i mq, qui disponibili ed è qui che nascono tutti i modelli attualmente in produzione, per essere poi finiti e preparati per le consegne nella sede di Piraino. La gamma d’imbarcazioni SAVER si offre a ventaglio partendo dal modello più piccolo (520 open) sino a toccare la vetta con l’ammiraglia 330 Sport, un cruiser elegante studiato per le crociere a medio e largo raggio.

Tutti gli scafi SAVER vengono costruiti mettendo in primo piano almeno tre fattori: qualità, sicurezza e longevità. Gli scafi vengono progettati secondo il principio del “confort in mare” e pertanto ogni modello ha nell’ergonomia degli allestimenti e nelle carene un suo punto di forza, con i quali intraprendere senza problemi navigazioni a corto, medio o lungo raggio, a seconda de la tipologia di omologazione e delle necessità della clientela, tutte le carene sono plananti e corredate da pattini idrosostentatori che garantiscono velocità morbidezza d’impatto con le onde e consumi contenuti. Tale gamme emergenti del Cantiere ci sono le famiglie Walk Around e Fisher. La prima è dedicata a coloro non vogliono rinunciare al confort di uno scafo open di giorno ma necessitano di una cabina ove trascorrere la notte, la seconda invece è dedicata agli anglers, a una cabina ove trascorrere la notte, la seconda invece è dedicata agli angler, a coloro che amano la pesca in tutte le sue configurazioni (bolentino, traina, drifting, vertical jogging, etc). a rappresentare il marchio SAVER a livello nazionale ed internazionale contribuisce una fitta rete di dealers seri e preparati, presso i quali trovare non solo un’ampia scelta di modelli esposti ma che svolono anche il ruolo di punti di prima assistenza per qualsiasi necessità.

Salvatore Vinci nell’anno 1968 all’età di diciotto si trasferì a Milano nel comune di Canegrate dallo zio Leone Mola, in cerca di occupazione.

Arrivato in Lombardia iniziò a lavorare come apprendista in una piccola bottega artigianale di scarpe. Dopo otto giorni di prova venne impiegato presso questa. Salvatore soddisfatto, decise che avrebbe imparato bene quel lavoro.

Il capo operaio notando l’educazione e la buona volontà di Salvatore insegnò tutti i particolari del lavoro, tant’è che, quando il capo operaio ricevette una proposta allettante in una bottega più grande, dopo sei mesi a prendere il suo posto fu Salvatore, il quale vi rimase a lavorare per nove anni.

Dopo alcuni anni anche i fratelli Nino e Franco decisero di trasferirsi a Canigrate per lavoro.

Nella bottega si producevano   esclusivamente scarpe sportive su misura per gli atleti della Nazionale di marcia, scherma, calcio, ciclismo e atletica leggera.

Realizzarono scarpe per:

Abdon Pamich  atletaitalianospecializzato nellamarcia, disciplina di cui è stato campione olimpico ed europeo, nonché 40 volte campione italiano su varie distanze;

Gösta Petteesso ciclista svedese ordinava le scarpe anche per la società in Svezia;

Fausto Bertoglio ciclista;

Le scarpe da ciclista per i corridori della manifestazione “I sei giorni di Milano”

I giocatori dell’Inter Indossavano le loro scarpe infatti una volta la settimana Salvatore accompagnava il titolare ad Appiano Gentile per provare o consegnare le scarpe ai giocatori.

Nell’anno 1977 Salvatore insieme ai due fratelli decisero di ritornare nel paese natio,  Sinagra, con un grande progetto, aprire una fabbrica di scarpe sportive.

Arrivati avviarono una fabbrica la VI.PE. SPORT unica fabbrica in Sicilia a produrre scarpe sportive.

Nella fabbrica lavoravano dodici persone, le produzioni arrivavano anche in Calabria.

Le scarpe di Annarita Sidoti atleta italianaspecializzata nella marcia, disciplina di cui è stata campionessa mondiale, europea ed europea indoor su varie distanze sono state realizzate dalla VI.PI.SPORT di Sinagra..

Con l’arrivo dei cinesi varia la richiesta di mercato e nell’anno 2000 la Vi.Pe. si scoglie.

I fratelli Nino e Franco aprirono due piccole fabbriche a conduzione familiare continuando a lavorare nella produzione di scarpe sportive.

a1Salvatore apre una bottega di calzolaio a Capo d’Orlando. Il calzolaio ormai una figura che tende a scomparire, quindi Salvatore, venne bene accolto dalla cittadina, tantè che oltre a riparare tacchi realizzava scarpe, stivali , borse, fruste ecc. sia per i privati che per gruppi: folkloristici, majorette, scarpe medievali, e anche per persone diversamente abili,.

Salvatore da bravo artigiano prima di realizzare una scarpa analizza il fisico della persona.

Inoltre svolgeva l’attività di tappezziere per sedili di macchina, volanti, motorini e motociclette (pelle o eco pelle).

Nell’anno 2010 raggiunta l’età contributiva chiude la bottega e si dedica alle sue passioni e hobby.

Vicino a casa sua ha realizzato una magazzino dove sono messi in bella mostra le macchine, gli attrezzi che adoperava nel corso della sua attività, quando entra nella stanza sogna di lasciare la sua arte ai giovani, per questo sarebbe disposto ad eseguire corsi di formazione.

Per eseguire questo lavoro occorre una grande preparazione.

                                             

      Il Calzolaio                

 Percorrendo a piedi le vie cittadine, nei pressi di Piazza Annibale Di Francia , e precisamente in Via Luciano Manara 104 , è facile notare la bottega di uno dei più vecchi mestieri artigianali, quello del calzolaio, che purtroppo vanno diradandosi.

E’ qui che puoi imbatterti in un alacre artigiano dall’aria mite, barba ispida, che ti accoglie simpaticamente con un semplice sorriso, e ascolta con atteggiamento sornione, le esigenze dei clienti, dimostrando disponibilità alla soluzione delle richieste manifestategli. Di scarpe nelle sue mani ne sono passate tante, dalla normale risuolatura, alla sostituzione di tacchi , alla sistemazione di cerniere per stivali, e soprattutto ricorda quando aiutava il babbo, a costruire le scarpe per i contadini che andavano in montagna ,cucite con spago a otto fili “ impeciato” e per tirarlo, servivano mani di gente adulta e forzuta.

                                               

rig2Si tratta di Emilio Rigoli, nato a Ucria il 10/7/1936, che inizia la sua attività nel comune nebroideo nella bottega del padre Antonino “ Calzolaio ufficiale del paese”, fin da bambino , a cui carpisce i segreti e l’arte del mestiere, e con lui la esercita fino a quando viene chiamato alle armi con destinazione Milano.

Proprio a Milano, finita la naia, si stabilisce, e rispolverando l’antico mestiere artigianale apre una bottega in Via Camperio vicino il castello Sforzesco dando modo di farsi valere nell’arte di costruire scarpe su misura, che continua poi a Binasco e Lacchiarella, sempre nel Milanese.

Vince un concorso al Ministero della Pubblica Istruzione, come applicato di segreteria, e pertanto negli anni settanta ritorna a Messina, conciliando il lavoro primario, con quello artigianale prestando attività collaborativa presso il negozio Tacco a vista in Via Cesare Battisti. Nel momento in cui va in pensione, decide di riaprire una bottega in proprio, visto che innata è in Lui l’indole dell’esercizio di calzolaio, e che continua ad esercitare nell’ attuale bottega.

Ha un hobby , che esercita nel costruire scarpe per “Giganti” la prima l’ha fatta di 50 cm. , la seconda di 60 cm. E la terza di 80cm. Conoscendo che il record è detenuto da un calzolaio che ne ha costruita una di 130 cm, conoscendo il suo hobby chissà che prima o poi non riuscirà a superarlo.

Al Museo di Ucria , sono in esposizione quanto Lui ha donato, naturalmente le sue mega scarpe, e molti dei suoi attrezzi , “ lesine, trincetti, tenaglie e arnesi vari .

                                  

 

 Aperta a Messina, da  FABRIZIA  NUCCIO, in Via T. Cannizzaro , 54/56 angolo P.zza Cairoli Tel. 090673826 www.agrobistronomia.it ,dall’inizio del mese di Aprile 2015, la  pret a porter, integra in un unico locale bistrot e market all’insegna del cibo buono e fresco a prezzi accessibili.

Un locale informale e gastronomia intesa come alta cucina, a mettere d’accordo i palati più esigenti di critici e appassionati di buon cibo con i portafogli dei clienti risolvendo appieno la famosa question: si può mangiare veramente bene spendendo poco!

Fulcro del locale è il banco attorno al quale è situato il market: qui in bella vista prodotti cotti e crudi da consumare in loco o da asporto.

Nel banco potete trovare i prodotti in assortimento magistralmente cucinati dalle abili mani dello chef Nannino con cura, etica, naturalità, informalità e gusto. Qui,comodamente seduti grazie ai 16 posti a sedere, potete gustare   le specialità tipiche dell’alta gastronomia AGRO’: pesce fresco, carni pregiate, verdure fresche e tanti contorni tipici della cucina siciliana: caponatina, parmigiana, peperonata, patate lesse e al forno, carote, melanzane e zucchine grigliate. Per i primi piatti potete scegliere a base di pesce o a base di carne.

 

vescovo

Con profondo dolore e sgomento apprendo quanto i mass media in questi ultimi giorni stanno diffondendo circa presunti comportamenti assunti da un frate domenicano, temporaneamente inserito in una comunità religiosa del suo ordine presente nella nostra Arcidiocesi, che certamente, se fossero confermati, sarebbero incompatibili con la vita cristiana e con la vita religiosa.

Si tratta evidentemente di fatti di estrema gravità che però non devono farci cedere alla tentazione di giudizi sommari o scambiare le opportune indagini con sentenze di condanna definitiva.

Desidero inoltre precisare, per evitare inopportune confusioni, che si tratta di un frate (non sacerdote) appartenente ad un ordine religioso di diritto pontificio e quindi non sottoposto all'autorità del Vescovo diocesano ma soltanto a quella dei suoi legittimi superiori religiosi. Sono in contatto continuo, pertanto, con il superiore provinciale dell'Ordine dei Padri domenicani che sta valutando la situazione con assoluta serietà in vista di eventuali provvedimenti canonici da prendersi dopo aver accertato i fatti. Come Padre e Pastore di questa Chiesa messinese seguo personalmente l'evolversi della vicenda, con preoccupazione e serietà, nell'attesa che le autorità competenti, nelle quali ripongo la massima fiducia, accertino la verità.

Invochiamo con forza il Signore perché doni pace alla sua Chiesa ed aiuti quanti si sono smarriti a trovare la via della verità, dell'amore e della giustizia.


+ Calogero La Piana

Arcivescovo Metropolita

 

Messina, sabato 25 aprile 2015

don Giuseppe Lonia

Direttore dell'Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali

tel. 090.6684203 – fax 090.6684202 - 340.3912080

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.    www.diocesimessina.it

pontee

- di Giovanni ALVARO e Cosimo INFERRERA -

Qualcuno, anzi più di uno, passata la festa ha bollato l’iniziativa di Accorinti e Falcomatà (sindaci di Messina e Reggio) come una vera e propria sceneggiata. Hanno colto nel segno quanti hanno voluto prendere le distanze da ciò che è avvenuto nei giorni scorsi nelle acque dello Stretto su una nave traghetto, gentilmente messa a disposizione dalla RFI. Toh, guarda caso! Quanta smanceria proprio da parte di chi non vuol nemmeno lontanamente sentir parlare di Ponte sullo Stretto e, soprattutto, da parte di chi non ha la pur minima intenzione di portare l’AV/AC ferroviaria non diciamo in Sicilia, ma nemmeno fino a Reggio Calabria. Dove esiste un aeroporto che dovrebbe servire almeno cinquecentomila persone e non è collegato all’A/V. Qualcuno sicuramente ricorderà che il collegamento aeroporto/AV ferroviaria è stata la condizione tassativa posta dagli Amici arabi per sancire l’accordo con Alitalia: ma quel che vale per Roma e Milano – ohibò! - può mai valere per Reggio Calabria?

Di fronte a tutto questo fa venire il sangue alla testa l’impeccabile coreografia con la quale si è consumato il rito dei sindaci con fascia tricolore, canti, musica, mostre, degustazioni varie, insieme con i tradizionali suoni di sirena. Ma a conti fatti è sorta spontanea la domanda se l’eventuale riconoscimento allo Stretto di Messina d’essere luogo “Patrimonio dell’Umanità” serva a qualcosa che possa aiutare i territori circostanti a uscire dal sottosviluppo, dalle eterne difficoltà economiche e dall’isolamento che patiscono come se fossero territori di una nazione straniera e non del Paese dove vivono anche milanesi, torinesi e fiorentini, veneziani e romani? La risposta non può non essere che negativa. Quel riconoscimento non serve a questo. E allora perché tanto can can?

I motivi sono almeno due e, meglio ancora, si tenta di prendere due piccioni con una sola fava. Si vuol dare l’impressione che si stia lavorando con ambiziosi progetti per coprire il vuoto finora registrato nell’attività delle amministrazioni - in particolare delle due città capoluogo di provincia - e che si tenti con la dichiarazione di ‘Patrimonio dell’Umanità’ di bloccare, o comunque di rendere più difficoltoso l’iter per la costruzione del Ponte sullo Stretto. In sostanza un tentativo di “incaprettare” la grande infrastruttura dell’area che il mondo intero ci invidierebbe.

Lo scrittore Marco d’Eramo parlando della etichetta “Patrimonio dell’Umanità” ha sempre sostenuto che “Il tocco dell’UNESCO è letale: dove appone il suo label, letteralmente la città muore. È sottoposta a tassidermia”. E continua: “Questo vero e proprio urbanicidio (brutta parola, ma sempre meglio dell’orribile ‘femminicidio’) (…) è commesso (…) per preservare (appunto) un ‘patrimonio’ dell’umanità. Ma, come dice la parola, preservare vuol dire imbalsamare, o surgelare, risparmiare dall’usura e dalle cicatrici del tempo: vuol dire, letteralmente, fermare il tempo, fissarlo come in un’istantanea fotografica, sottrarlo quindi al cambiamento, al divenire”. Nel nostro caso si potrebbe parlare di “ponticidio”, talché dove si appiccica l’etichetta ‘Patrimonio’ si blocca tutto, perché l’Unesco non può concedere il nulla-osta paesaggistico per nessuna possibile realizzazione.

Il Ponte che serve al profondo Sud serve anche all’intero Paese, poiché con l’A/V estesa fino in Sicilia si entra nel ‘core’ del business del trasporto container che l’Europa intrattiene con l’Estremo Oriente. Con il Ponte si induce la ripresa in grande della produzione di acciaio per la megastruttura, per la nuova linea ferroviaria da Palermo fino a Salerno (TEN-T 5), per l’adeguamento delle gallerie alle dimensioni dei nuovi teu-container nel tratto tosco-emiliano e alpino, e per gli enormi introiti per il trasporto merceologico su rotaia. Mentre Sicilia e Calabria godrebbero del lavoro per la costruzione e per l’impulso a nuove produzioni da realizzare in loco, anziché importarle. A seguire tutto ciò, finalmente sarebbe immancabile il rilancio turistico verso il più grande bacino archeologico, artistico, paesaggistico del Mediterraneo che si chiama Sicilia, agevolato dall’A/V. Ma soprattutto il Ponte porrebbe le basi per la fruizione armonica delle risorse delle Regioni Sicilia e Calabria - Basilicata inclusa - in campo culturale, museale economico, socio-sanitario con la moltiplicazione degli scambi interattivi e delle sinergie.

Solo allora si potrà parlare di vero Aeroporto dello Stretto, di reale sfruttamento del patrimonio naturale, storico, paesaggistico e archeologico, dei musei e degli scambi culturali in genere e della grande Università dell’Area. Pensare che possa avvenire, attraverso ‘ponti metafisici’, ciò che nei secoli non è mai avvenuto, significa distorcere la realtà con un lampante esempio di scambio patologico degli effetti per la causa, un epifenomeno di colossale ignoranza che si aggroviglia sullo iatus tra conoscenza teorica e formazione professionale. Il che è esiziale, proprio sul punto critico che fa primeggiare le Università dei Paesi anglo-sassoni rispetto alle nostre: nel 1761 fra le prime al mondo, oggi al 150° posto o giù di lì. Insomma con un fritto misto che si illudono di presentare come Mecca nell’Area dello Stretto mentre con l’iniziativa Unesco contribuiscono ad incaprettare il Ponte, che apporterebbe un patrimonio immenso di “know how” alla grande “Università dello Stretto”, tale da farne leader mondiale nel campo dei ponti sospesi!

E se poniamo mente al fatto che l’Università degli Studi di Messina detiene nel suo parco scientifico una delle due apparecchiature a livello europeo necessarie ed utili alla costruzione di ponti sospesi ci rendiamo conto di quale orribile effetto di trascinamento all’indietro il territorio stia esercitando sulle sue Università, sulla qualità della ricerca, sull’aggiornamento dei docenti, sul livello della istruzione universitaria e della formazione professionale.

Per questo, permettetecelo almeno una volta, diciamo NO e ci batteremo sempre contro la medaglietta dell’Unesco che, per lo Stretto di Messina, è sinonimo di cristallizzazione della miseria, dell’abbandono e della fame che la parata dei giorni scorsi rivendica per affossarci sempre di più, e ad alta voce auspichiamo che le Università meridionali all’unisono si tengano lontane da questa palese eterogenesi dei fini istituzionali, almeno fin quando il Ponte per statuto non venga compreso ab initio in questo nuovo sito Unesco.

                                                        

 

Palazzo Municipale

Venerdì 24 aprile, alle ore 9:30 presso il Salone delle Bandiere del  Municipio, si terrà  la conferenza  stampa di presentazione della Rassegna Musicale "Carmelo Puglia".

La manifestazione, in programma il 28 aprile al Palacultura "Antonello", è organizzata dall' XI Istituto Comprensivo Gravitelli con il patrocinio del Comune di Messina.

Alla Rassegna oltre all'Istituto  Comprensivo  Paino - Gravitelli   parteciperanno anche gli istituti comprensivi D'Acquisto, Mazzini-Gallo, Foscolo, Vittorini, Vann'Anto' , Da Vinci,  Leopardi e Martino.

Alla fine della rassegna sarà prevista una premiazione.

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