Login to your account

Username *
Password *
Remember Me
rfodale

rfodale

 

- di Antonio DELL’AVERSANA -

  (m.40 s.l.m.)

Abitanti: Santarpinesi (14.404 unità nel 2009)

Territorio e risorse: Il paese è situato a metà strada tra le Città di Napoli e Caserta. Ha un territorio di soli 3,2 kmq ed una densità demografica di quasi 5.000 persone per kmq.

Il suo abitato è, ormai, saldato con quelli dei Comuni limitrofi di Succivo, Orta di Atella, Frattaminore, Cesa (la cosiddetta “conurbazione atellana”) assieme ai quali fa parte dell’”Unione dei Comuni ATELLA”.

Il suo sito occupa gran parte della superficie dell’antica città osco-etrusca di ATELLA di cui è riconosciuto  essere storicamente la continuità temporale. Il paese, infatti, “ nasce” ufficialmente con questo nome nel 455, dopo la distruzione di Atella ad opera del Re Vandalo Genserico. Gli atellani superstiti, sotto la guida del loro Vescovo di origine africana (Mauritania) ELPIDIO, ricostruirono un borgo di Atella cui, successivamente, diedero il nome di S.ELPIDIO . Il nome attuale è la corruzione volgare di S.Elpidio che è anche il Santo Patrono.

Nella Storia Sant’Arpino ha vissuto  tutte le vicende susseguitesi nella Campania, appartenendo ora ad uno ora ad altro dei popoli invasori. Nei secoli ne sono stati feudatari  diverse Famiglie Nobili, tra cui i CARAFA, i SANCHEZ DE LUNA D’ARAGONA, i CARACCIOLO.

I Sanchez De Luna , alla fine del 1500, vi costruirono un bellissimo Palazzo Ducale il cui ultimo proprietario, tra il 1903 ed il 1932, è stato il messinese Giuseppe MACRI’, singolare figura di Garibaldino.

Nel Centro storico degni di nota sono: il Palazzo Ducale (sec.XVI), la Chiesa di S.Elpidio Vescovo

(sec.XVI), Chiesa di S.Francesco di Paola (sec.XVI), Romotorio di S.Canione ((sec.VI), Palazzo Zarrillo (sec.XVII), Palazzo Magliola (sec.XVI).

Abbandonata da quasi un cinquantennio la vocazione agricola, vista la quasi totale scomparsa di aree da coltivare, Sant’Arpino è diventato attivo  soprattutto nel campo del terziario, con fabbriche di abbigliamento, liquori, dolciumi, scarpe.

Tradizioni e prodotti tipici:

Il paese non ha prodotti tipici locali. Mantiene viva, però, la tradizione del CASATIELLO, tipica torta rustica campana del periodo Pasquale, con una Sagra giunta alla XVIII edizione.

Da 12 anni esso è diventato anche una tappa importante  del Teatro Scuola con la Rassegna Nazionale “PULCINELLAMENTE” , che si volge sotto l’alto patrocinio della Presidenza della Repubblica.

I locali dove si possono degustare le specialità campane sono:

-          Ristorante  “LA MANDRAKATA”;

-          Ristorante   “LA CASTELLANA”;

-          Pizzeria      “VESUVIO”.

CITTANOVA

Nov 24, 2024

- di Rocco Giuseppe TASSONE -

            Ai piedi di Zomaro, a 400 mt s.l.m. immersa in un mare d'ulivi secolari e castagneti a 23 Km dal golfo di Gioia Tauro, c'è Cittanova (RC) una amena cittadina di circa 10.000 abitanti. Edificata nel 1618 come risulta da atto presente nell'archivio di stato di Napoli, dal principe di Gerace Grimaldi con  il nome di  Nuovo  Casal di Curtuladi, distrutta dal terremoto del 1638 venne ricostruita come Casalnuovo e dopo il terremoto del 1783 che la vide completamente rasa al suolo e nel quale morì la principessa Grimaldi in visita ai suoi poderi, venne ricostruita e ribattezzata successivamente, 1852 con decreto di Ferdinando II di Borbone, con l'attuale nome di Cittanova. La cittadina è racchiusa tra le fiumare Vacale e Serra a carattere torrentizio. Cittanova ha un centro storico di grande valore architettonico ed artistico. Da visitare palazzo Germanò, palazzo Calfapietra, palazzo Adornato e palazzo Muratori con i loro portali in pietra  e balconi ed inferriate in ferro battuto. Di grande valore le numerose chiese di cui la più bella è senza alcun dubbio la Chiesa del Rosario ricostruita in stile neoclassico ai primi dell'ottocento dal sacerdote Siciliani e che dal 1999 è elevata a Santuario. Anche la Chiesa Matrice di fine settecento è un pregevole monumento artistico-architettonico che conserva opere di grande valore scultoreo come la statua di S.Girolamo, patrono, dello scultore calabrese Domenico De Lorenzo. Interessanti anche le "Varette", statue lignee realizzate tra il 1821 ed il 1893 da Francesco e Vincenzo Biangardi e che vengono tutt'oggi utilizzate per la processione del venerdì santo. Nella stessa chiesa riposa la sventurata principessa Grimaldi morta in occasione del terremoto del 1783. Anche la chiesa di San Rocco ha il suo valore artistico-architettonico e per le sue dimensioni viene considerata la più grande chiesa a navata unica presente nella Piana di Gioia Tauro. Abbiamo ancora la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano della prima metà dell'800, la Chiesa della Catena costruita tra il 1851 e il 1860 dall'arciprete Luzio in corrispondenza dei resti della Chiesa di Santa Maria di Campoforano (1600-1783). Ed ancora la Chiesa di S.Giuseppe e S.Giovanello del 1865, quella della Sacra Famiglia del 1884 (voluta da Rosa Tarsitani), la Chiesa del Calvario ad opera dell'ing.Avenoso del 1912, la chiesa del Crocifisso, la Chiesa della Madonna delle Grazie e della Misericordia che conserva un dipinto del messinese Giuseppe Bonaccorsi del 1901. Altra opera fondamentale di Cittanova sono le fontane disperse per la città grazie all'abbondanza delle sue acque. Tra queste ricordiamo la fontana dei marmi all'interno della villa comunale, la fontana Masotta, la fontana dell'Olmo. Da visitare il museo di storia naturale aperto nel 1996 dove troviamo la sezione di zoologia, quella di paleontologia, di geologia, petrografia e mineralogia, quella botanica e micologica. Ma la caratteristica principale di Cittanova e la grande Villa comunale, un vero e proprio polmone per la piana, e riconosciuta come Monumento Nazionale di interesse storico-naturalistico dal Ministero per i beni culturali ed ambientali. La Villa è stata fortemente voluta da Carlo Ruggiero ed è stata progettata dall'ingegnere svizzero Fehr tra fine ottocento e primi del novecento. Ha un patrimonio botanico di grande valore come il Ginepro della Virginia, la Cycas revoluta, il Cedro del Libano, la Sequoia gigante, il Tiglio argentato, il Pinus pinea, la Palma delle Canarie, la Quercia rossa, ed all'esterno i giardini inglesi. Il  Santo patrono è  San Girolamo ma vengono festeggiati anche S. Rocco (festa principale), i SS Cosma e Damiano e la Madonna della Catena. E' sede del liceo classico "V.Gerace" , del liceo artistico e del liceo scientifico "Guerrisi". Tra i suoi personaggi sono da ricordare: Vincenzo Gerace, poeta (1876-1930); Alberto Cavalieri, poeta (1897-1967) autore della chimica in versi; Domenico Muratori (1771-1850) eroe di Vigliena, avvocato e deputato; Luigi Ghitti (1784-1853) economista; Giuseppe Raffaele Raso (1788-1861) medico,deputato, patriota; Domenico Tarsitani (1817-1873) ostetrico fondatore della clinica ostetrica università di Napoli; Diomede Marvasi (1823-1875) senatore; Vincenzo Colucci (1844-1918) professore scienza zooiatrica; Vincenzo de Cristo (1860-1928) storico;Vincenzo Toscano (1862-1932) drammaturgo; Michele Guerrisi (1893-1963) scultore; Arturo Zito de Leonardis (vivente) storico.

BIBLIOGRAFIA:

R. G. Tassone: Miraculu di Ddiu chira matina viaggio etnografico-glottologico tra preghiere e canti religiosi in Calabria vol I ed. Pr. U.F.C. e Comune di Candidoni 2002

R.G. Tassone: E Jeu no’ mi movu di cca’ si Maria la grazia no’ mi fa’ viaggio etnografico-glottologico tra preghiere e canti religiosi in Calabria vol II ed. Pr. U.F.C. 2007

CANDIDONI

Nov 24, 2024

- di Rocco Giuseppe Tassone -    

Lungo i confini Nord della Piana di Gioia Tauro, ai piedi delle Serre, a separare la provincia di Reggio Calabria da quella di Vibo Valentia troviamo il piccolo ed ameno paese di Candidoni che da un altura di 239 m ed un territorio ampio 26,8 kmq, dai piedi dei monti si proietta conquistando dolcemente il mare Tirreno, rappresentando, il centro abitato, un vero e proprio balcone sulle Valli del Mesima, del Metramo e del Petrace.

     Di origine sicuramente greca come vuole la tradizione che racconta la leggenda di un nobile guerriero, che a seguito dell’invasione della vicina Medma da parte dei Longobardi e Saraceni, scappò verso l’interno fino a raggiungere un affaccio sul mare ma sufficientemente lontano a cui diede il proprio nome: Kandidus da cui Candidoni.

     Le vicende storiche vedano il centro muoversi su e giù su una scala di valore e di importanza politico-economica che ha seguito le sorti della vicina e più importante città di Borrello.

Appartenne al gran Giustiziere di Calabria Giovanni Candida e ai suoi eredi. Nel 1054 Unfrudo il Normanno acquistò il paese con le sue terre e due anni dopo lo cedette al fratello Roberto conte di Calabria. Passò qualche anno sotto Gualtiero Appard, poi sotto Carlo d’ Angiò, Tommaso d’ Argot e Ruggero di Lauria, i Sanseverino, casa d’ Aragona e quindi, come contea di Borrello passò ai Pignatelli che governarono fino al 1806.

     Il legame con Borrello non è stato solo politico, ma anche nella sorte. Il terremoto del 1783 ha cancellato definitivamente Borrello e devastato gravemente Candidoni che ha avuto in quell’occasione 40 morti di cui 22 maschi e 18 femmine. Tra i morti si annoverano i nomi del notaio Pasquale Insardà, del fisico D. Carlo Antonio Cognetti, del rev. D. Domenico Loschiavo e del rev. D. Francesco Spanò il cui corpo venne trovato tra le macerie solo quattro mesi più tardi.

Gravi i danni anche al patrimonio artistico: distrutti diversi conventi e le cinque chiese nel centro abitato. Dieci anni più tardi grazie all’ operosità della gente, veniva consegnata al culto la nuova chiesa parrocchiale dedicata a San Nicola che portando la data del 1793 è, oggi, una delle chiese più vecchie della Piana di Gioia Tauro ed è anche una delle più ricche di opere d’ arte come l’altare marmoreo d’ imponente maestosità, le due grandi statue raffiguranti Pietro e Paolo e le numerose statue lignee ed arredi risalenti ai secoli XVII-XVIII. Oggi, purtroppo, la chiesa, dopo un restauro “assassino” di qualche anno fa, è stata ripulita e messa al sicuro ma necessita di ulteriori interventi altrimenti rischia di polverizzarsi nell’abbandono e nell’ indifferenza al pari dei ruderi di Borrello il cui territorio ricade nel comune di Candidoni.

     L’ economia del centro è prettamente agricola con produzione di olio, agrumi, latticini e sfruttamento forestale.

     Tra i personaggi che hanno dato lustro a Candidoni vogliamo ricordare: padre Bonaventura Bardasci, ministro provinciale e commissario generale dell’ Ordine dei Minori Conventuali di S. Francesco nella provincia di Calabria Citra ed Ultra, maestro e fine compositore musicale da noi scoperto qualche decennio addietro anche se ricordato per la sua barbarie nei processi dell’inquisizione; Antonio Cantucci anche egli provinciale dei Minori Conventuali e maestro latinista; Domenico Simonelli presente ai moti risorgimentali del 1848; Teresa Cognetta (1895-1996) prima ed unica a tutt’oggi centenaria del luogo e come poeta, cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica, Rocco Giuseppe Tassone ricordando soprattutto le poesie “ Vecchio Paese”  e  “ Commiato ” dedicate a Candidoni. Come storico del luogo è da ricordare Ferdinando Mamone, in campo pittorico Gregorio Simonelli.

     I cognomi ancora presenti: Albanese, Alifraco, Alvaro, Aruta, Barbalace, Bellissimo, Cacciatore, Calzone, Cannatà, Cavallaro, Ciccarelli, Cognetta, Corbo, Cuccione, Di Giglio, Eburnea, Fialà, Fiumara, Frisina, Fruci, Furfaro, Ganino, Garisto, Gatto, Giordano, Gucciardi, Iaconis, Lacquaniti, Lamanna, Lamberti, Larocca, Lentini, Lovece, Loverso, Macrì, Maio, Mamone, Massara, Masso, Mazzitelli, Monea, Montorro, Muratore, Nicolaci, Nocera, Ozimo, Ozzimo, Pavone, Proto, Rachele, Rafele, Riniti, Riolo, Russo, Scarfò, Scarmato, Sibio, Simonelli, Sorbara, Sorrenti, Soverino, Spanò, Tartaria, Tassone, Varatta, Vinci, Vona, Zirino, Zuppardi.

     I cognomi scomparsi: Almaviva, Armenio, Beniamina, Calimera, Callà, Campisi, Capria, Carbone, Catalano, Cavallari, Chiniamo, Crocitta, D’Agostino, De Luca, Distasio, Facciolo, Franzè, Curuli, Gagliardi, Gallo, Gallucci, Golotta, Grillea, Ioculano,  Laccisani, Lamari, Lascala, Lisotti, Loielo, Longo, Luppino, Luzza, Malvaso, Mannella, Marazzita, Micali, Mileto, Monfilier, Paglianiti, Palaia, Parrotta, Pascale, Pasalia, Polito, Primavera, Pompeo, Prossomariti, Quaranta, Raffaele, Restuccia, Riga, Romano, Sarleti, Sarlo, Simonetti, Sofrà, Soraci, Taverniti, Vigliarolo e Zurzulo.

     I soprannomi più comuni: Allampata, a rizza, a tenenta, a topa, barilla, buttazzeru, cacacicca, caneva, cataciu, catalanisa, cerameraru, ceru i timpa, cicca-cicca, cinesi, cipurazza, cipuragghj, coddararu, donnacicca, fischiottu, focumavi, giacca di ferru, giratesta, guccera, locchiuna, lucertera cu dui cudi, mangiaruga, mascialai, mazza, mbumba, misefari, modulu, mulinara, mussu pilusu, mussu stortu, ndanni, neus, nizza, ntrupati, pacchiana, parlicchiara, perbacco, perciapitta, pirria, pistolu, rizzonisu, rollu, ruvasciaru, ruvettu, salinaia, scoquecchiu, sparetta, spicchisi, tabaccu, tamba, taraciccu, tarramotu, teravrasci, tricchiuppi, u giallu, u lepru, u zzoppiceru, ciciiu.

I Caduti: Riolo Giovanni guerra 1911-12/Alvaro Giuseppe guerra 1915-18 / Golotta Giuseppe idem / Lamanna Antonino idem / Luzza Domenico idem / Massara Francesco idem / Riolo Giuseppe idem / Sofrà Giovanni idem / Tassone Francesco idem / Riga Pietro guerra 1936/ Bellissimo Michelangelo guerra 1940-45 / Calmera Filippo idem / Campisi Gaetano idem / Corbo Giacomo idem / Gatto Antonino idem / Gatto Vincenzo idem / Mannella Nicola idem / Malvaso Bruno idem / Montorro Domenico idem / Riolo Giovanni idem / Scarfò Gregorio idem / Simonelli Rocco idem-

 Ben 24 sono stati i Cavalieri di Vittorio Veneto nominati ai sensi della legge 263 del 18.3.1968 dal Presidente della Repubblica tra cui Michelangelo Giuseppe Bellissimo croce al merito di permanenza in campo di combattimento.                                                                                                                                   Patrono di Candidoni è San Nicola ma la festa religiosa principale è San Gaetano che cade il 7 agosto. Tradizione è la sagra della nacatola che si svolge in occasione della festa di S. Gaetano.     Da visitare, oltre la chiesa parrocchiale, quello che rimane del palazzo Golotta, la biblioteca comunale, la Fontana vecchia, il monumento ai Caduti, il Calvario, il Tempio nel vecchio cimitero e i ruderi di Borrello e dei conventi di santa Lucia e sant’ Andrea. Perduto per sempre il bellissimo palazzo Laccisani ( sec. XVI-XVII ). Dal punto di vista speleologico interessante sarebbe una ispezione alla “Fossa di Crudo” e alle vecchie “Carcari”.

- di Rocco Giuseppe Tassone -

            Il patrimonio culturale-popolare delle tradizioni religiose è veramente immenso.

- di Rocco Giuseppe Tassone-

 

Gioia Tauro (RC) è oggi il principale centro della Piana il cui abitato si chiude tra i fiumi Budello e Petrace. Poche sono le notizie storiche ma si sa che nasce come Metauros quale colonia magno-greca. Ebbe varie incursioni da parte dei saraceni. Nel corso dei secoli appartenne a diverse signorie come i Lauria, i Joinville, i Sanseverino, i Santangelo, i Caracciolo, i Correale, i Cordova, i Marinis ed infine i Grimaldi. Nel 1799 viene inserita nel cantone di Seminara dipartimento della Sagra, mentre il 19 gennaio 1807 viene elevata ad Università del governo di Casalnuovo ( oggi Cittanova). Con decreto del 4 maggio 1811 viene declassata a villaggio di Seminara mentre il primo maggio 1816 è resa comune autonomo col nome di Gioia. Il 26 marzo 1863 al nome di Gioia si aggiunge Tauro.

Da sempre attivo nel commercio che rappresenta la maggiore attività della città. Sede del porto commerciale internazionale sorto negli anni settanta in località Lamia tra i comuni di Gioia Tauro e San Ferdinando ed andando ad occupare con le sue acque il sito della frazione di Eranova.

Le chiese: il Duomo (1933) dedicato a S. Ippolito martire e che conserva le reliquie ossee di San Pacifico; San Francesco di Paola (anni ottanta dello scorso secolo); Maria SS di Portosalvo ( anni ottanta-novanta del 1900); Sagra Famiglia (anni settanta dello scorso secolo); San Gaetano Catanoso ( in attesa di costruzione è ospitata in una tenda); Sant’Antonio ( la più vecchia); Immacolata (inizi 1900).

Le feste religiose principali sono quella in onore di Sant’Ippolito che cade il 13 agosto e quella a Maria di Portosalvo l’8 settembre.   

Da visitare: palazzo Baldari, palazzo le Cisterne (ormai per poco ancora), il Piano delle Fosse con l’affaccio Barone (centro storico), i ruderi della Gaslini, la villa comunale e il parco delle Rimembranze sede dell’antico cimitero oggi terrazza sul Tirreno. Interessante sarebbe

un’ escursione lungo il Petrace dove secondo leggenda Oreste lavò le mani sporche del sangue della madre. 

Personaggi: il più noto personaggio gioiese o meglio nato a Metauria è Stesicoro (Tisia) figlio di Eufemo. Poeta e cantore della magna grecia i cui pochi scritti pervenuti a noi lasciano vedere una mano certa ed una voce soave nella poesia classica.   La data di nascita si pone attorno al 626 a.C.

Ebbe anche dei fratelli che si dedicarono alla cultura come Mamertino e Ameristo che si interessarono di geometria, Elianacte legislatore. Mentre le figlie si dedicarono alla poesia.

Altro poeta gioiese è Donato Antonio Acquaviva del XV secolo ma di cui non rimane nulla. Da ricordare il missionario Giuseppe Silipigni vissuro tra il XIX ed XX secolo; lo scienziato Giovanni Scaramozzino (1921-1950) morto a Mede Lomellina nell’atto di compiere un esperimento chimico-fisico il 26 maggio 1950 e che ha lasciato un volume: Gli isotopi radioattivi e le loro applicazioni in medicina e biologia; patriota risorgimentale è stato il canonico Francesco Gullace ed ancora l’eroe Antonio Barone; la medaglia d’oro Giuseppe Lomoro; Fortunato Formica (1901-1960) scrittore giornalista; Maria Antonietta Passarelli (vivente) pittrice; Rocco Giuseppe Tassone (vivente) poeta, saggista e storico candidonese ma residente a Gioia Tauro, che ha pubblicato molti libri di poesia, teatro, storia e scienze nonchè numerosi articoli su Gioia Tauro ed è stato nominato Cavaliere della Repubblica su richiesta dei suoi alunni.     

Tra le più importanti associazioni culturali che operano in città abbiamo l’Università Ponti con la società per il tempo libero e la socializzazione (Presidente Prof. Cav. Rocco Giuseppe Tassone – mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it ); ADIC (Presidente Prof. Luigia Morgante); Kairos (Presidente Prof. Milena Marvasi).

 

- di Rocco Giuseppe Tassone -

                      Nella genuina e schietta cultura tradizionale d’un popolo grande importanza rivestono le preghiere e i canti religiosi.

 

 - di Rocco Giuseppe Tassone -

                     Nella genuina e schietta cultura tradizionale d’un popolo grande importanza rivestono le preghiere e i canti religiosi.

 - di Giuseppe Ugo Amodeo -

Dopo l’Islanda ed il Portogallo anche la Sicilia si accinge a trasformare l’energia derivante dal moto ondoso del mare in energia elettrica.  

Il Ministero dell’Ambiente, nell’ambito dei finanziamenti relativi al fondo per i progetti innovativi e le energie rinnovabili, per il 2010 ha stanziato 239.250 euro per il progetto Impetus.

Impetus, acronimo di Idrogeno Marino per Energie Terrestri Utilizzabili e Sostenibili, è un progetto proposto dal Dipartimento di Ricerca Energetica e Ambientale dell’Università di Palermo, dal Consorzio Universitario della Provincia di Trapani e dalla Società SGES.

Il progetto prevede un generatore elettrico da moto ondoso e con l’energia elettrica prodotta sarà effettuata l’elettrolisi dell’acqua, cioè la scissione nei due componenti idrogeno ed ossigeno. L’idrogeno ottenuto dovrebbe servire per alimentare servizi di trasporto pubblico.

Gli impianti dovrebbero sorgere a Trapani nelle vicinanze di Torre di Ligny, eretta nel 1671 a difesa della città contro le incursioni saracene, e dedicata al viceré Don Claudio La Moraldo, principe di Lignè, da cui il nome.

Si precisa che il finanziamento prevede anche lo studio del moto ondoso nel litorale, che partendo appunto da Torre di Ligny arriva fino a Marsala e la successiva costruzione dell’impianto.

Nell’isola scozzese di Isley, è sorto all’inizio del 2000, un impianto che è stato denominato “Limpet” (patella) per produrre energia elettrica dal moto ondoso.

La centrale consiste in una struttura di cemento, larga 20 metri, ed una turbina. La struttura in cemento ha la forma di una patella attaccata ad uno scoglio. La “patella” sembra respirare affannosamente. Si tratta dell’aria che entra ed esce dalla turbina. L’apparecchio trasforma la forza delle onde in aria compressa. Le onde in arrivo penetrano nell’immensa camera di cemento armato e comprimono l’aria che si trova al suo interno. Quando l’acqua esce dalla camera, l’aria si espande ed entra con violenza nella patella. La corrente d’aria così generata mette in moto una cosiddetta turbina Wells, dal nome dell’ideatore, che si trova all’imbocco superiore della patella. Questa turbina mantiene la sua direzione di rotazione sebbene la direzione della corrente d’aria cambi periodicamente. L’impianto descritto immette energia elettrica nella rete con una potenza di 250 KW.

Oltre alla “patella” originale lunga dieci metri, si sta ora sperimentando una turbina di tre metri che, con una potenza nominale di 18,5 chilowatt, che produce quasi la stessa quantità di energia elettrica della precedente.

L’impianto in Portogallo è entrato in funzione nel 2008 ad Aguçadoura. E’costituito da tre “salsicciotti” o “serpentoni marini” ognuno lungo 143 metri e largo 3 metri e mezzo posti a tre miglia dalla costa ancorati al fondale in modo da permettere il rollio e il beccheggio. La sezione del tubo si oppone al movimento indotto dal passaggio delle onde provocando così al proprio interno il movimento di pistoni idraulici. che alimentano un sistema idraulico con olio pressurizzato per la produzione di energia elettrica. L’attuale impianto e’ in grado ogni anno di fornire energia elettrica a 500 case. Il progetto e’ della Pelamis wave power.

Ci sono allo studio ipotesi per concentrare e focalizzare le onde in modo da aumentarne l’altezza e il potenziale di conversione in energia elettrica. Altre ipotesi prevedono invece di utilizzare le variazioni di pressione che sì riscontrano al di sotto della superficie del mare, altre utilizzano dei galleggianti che "copiano" il moto ondoso trasferendolo a dei generatori per mezzo di pistoni idraulici.

Un altro progetto è di un sub finlandese, Rauno Koivusaari che ha ricevuto l’ispirazione tuffandosi nel Mar Baltico per esplorare il relitto di una nave. Il suo capo andò ad urtare una porta che la corrente faceva costantemente oscillare. E infatti il progetto WaveRoller può essere descritto come una porta basculante sommersa che con il suo movimento mette in moto un generatore di energia elettrica.

Siamo in attesa di conoscere quale nuovo tipo di progetto il fulgido ingegno dei ricercatori siciliani ci proporrà, ma soprattutto nutriamo la speranza che almeno venga realizzato un progetto pilota. Se la somma stanziata dal Ministero dell’Ambiente, alla fine, dovesse servire per studi teorici per noi siciliani sarebbe una grossa delusione.

Calendario

« Novembre 2024 »
Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30