- di Giuseppe Ugo Amodeo -
Dopo l’Islanda ed il Portogallo anche la Sicilia si accinge a trasformare l’energia derivante dal moto ondoso del mare in energia elettrica.
Il Ministero dell’Ambiente, nell’ambito dei finanziamenti relativi al fondo per i progetti innovativi e le energie rinnovabili, per il 2010 ha stanziato 239.250 euro per il progetto Impetus.
Impetus, acronimo di Idrogeno Marino per Energie Terrestri Utilizzabili e Sostenibili, è un progetto proposto dal Dipartimento di Ricerca Energetica e Ambientale dell’Università di Palermo, dal Consorzio Universitario della Provincia di Trapani e dalla Società SGES.
Il progetto prevede un generatore elettrico da moto ondoso e con l’energia elettrica prodotta sarà effettuata l’elettrolisi dell’acqua, cioè la scissione nei due componenti idrogeno ed ossigeno. L’idrogeno ottenuto dovrebbe servire per alimentare servizi di trasporto pubblico.
Gli impianti dovrebbero sorgere a Trapani nelle vicinanze di Torre di Ligny, eretta nel 1671 a difesa della città contro le incursioni saracene, e dedicata al viceré Don Claudio La Moraldo, principe di Lignè, da cui il nome.
Si precisa che il finanziamento prevede anche lo studio del moto ondoso nel litorale, che partendo appunto da Torre di Ligny arriva fino a Marsala e la successiva costruzione dell’impianto.
Nell’isola scozzese di Isley, è sorto all’inizio del 2000, un impianto che è stato denominato “Limpet” (patella) per produrre energia elettrica dal moto ondoso.
La centrale consiste in una struttura di cemento, larga 20 metri, ed una turbina. La struttura in cemento ha la forma di una patella attaccata ad uno scoglio. La “patella” sembra respirare affannosamente. Si tratta dell’aria che entra ed esce dalla turbina. L’apparecchio trasforma la forza delle onde in aria compressa. Le onde in arrivo penetrano nell’immensa camera di cemento armato e comprimono l’aria che si trova al suo interno. Quando l’acqua esce dalla camera, l’aria si espande ed entra con violenza nella patella. La corrente d’aria così generata mette in moto una cosiddetta turbina Wells, dal nome dell’ideatore, che si trova all’imbocco superiore della patella. Questa turbina mantiene la sua direzione di rotazione sebbene la direzione della corrente d’aria cambi periodicamente. L’impianto descritto immette energia elettrica nella rete con una potenza di 250 KW.
Oltre alla “patella” originale lunga dieci metri, si sta ora sperimentando una turbina di tre metri che, con una potenza nominale di 18,5 chilowatt, che produce quasi la stessa quantità di energia elettrica della precedente.
L’impianto in Portogallo è entrato in funzione nel 2008 ad Aguçadoura. E’costituito da tre “salsicciotti” o “serpentoni marini” ognuno lungo 143 metri e largo 3 metri e mezzo posti a tre miglia dalla costa ancorati al fondale in modo da permettere il rollio e il beccheggio. La sezione del tubo si oppone al movimento indotto dal passaggio delle onde provocando così al proprio interno il movimento di pistoni idraulici. che alimentano un sistema idraulico con olio pressurizzato per la produzione di energia elettrica. L’attuale impianto e’ in grado ogni anno di fornire energia elettrica a 500 case. Il progetto e’ della Pelamis wave power.
Ci sono allo studio ipotesi per concentrare e focalizzare le onde in modo da aumentarne l’altezza e il potenziale di conversione in energia elettrica. Altre ipotesi prevedono invece di utilizzare le variazioni di pressione che sì riscontrano al di sotto della superficie del mare, altre utilizzano dei galleggianti che "copiano" il moto ondoso trasferendolo a dei generatori per mezzo di pistoni idraulici.
Un altro progetto è di un sub finlandese, Rauno Koivusaari che ha ricevuto l’ispirazione tuffandosi nel Mar Baltico per esplorare il relitto di una nave. Il suo capo andò ad urtare una porta che la corrente faceva costantemente oscillare. E infatti il progetto WaveRoller può essere descritto come una porta basculante sommersa che con il suo movimento mette in moto un generatore di energia elettrica.
Siamo in attesa di conoscere quale nuovo tipo di progetto il fulgido ingegno dei ricercatori siciliani ci proporrà, ma soprattutto nutriamo la speranza che almeno venga realizzato un progetto pilota. Se la somma stanziata dal Ministero dell’Ambiente, alla fine, dovesse servire per studi teorici per noi siciliani sarebbe una grossa delusione.