Altitudine: m. 616 s.l.m.
Etimologia: dal latino “castru longum” per via della forma del suo territorio.
Abitanti: longesi (1.614 unità nel 2008)
Densità: 38 per Km/q
Patrono: S. Leone Vescovo 720-785 (festa il 22 e 23 agosto)
Ambiente e risorse: il territorio di Longi è caratterizzato da forti contrasti; dove tra i possenti ed accidentati rilievi delle Rocche del Crasto, rifugio di avvoltoi Grifoni ed Aquile Reali, è molto ricca la presenza di acque e una fitta vegetazione boschiva (bosco di Mangalaviti) che rappresenta il cuore del Parco dei Nebrodi. Di notevole fascino è la cd. “Stretta” di Longi costituita da due pareti rocciose che sovrastano il Fiume Fitalia e che scendono a strapiombo a formare una spettacolare gola che rappresenta una meta per gli appassionati di alpinismo. Da ammirare sono anche i due affascinanti laghi di montagna: il Maulazzo ed il Biviere ricchi di specie vegetali ed animali di particolare valore naturalistico. L’economia di Longi è basata sull’agricoltura ove si evidenzia la qualificata ed intensa produzione di nocciole. Frutta, agrumi, ed uva sono le colture più diffuse. L’allevamento del bestiame bovino, ovino e suino (tra cui il noto ed apprezzatissimo suino nero dei Nebrodi) offre una ottima produzione di carni e di manufatti caseari.
Curiosità: Ogni anno, a gennaio, viene organizzata la “Sagra del Suino Nero dei Nebrodi”, manifestazione a livello nazionale in collaborazione con l’Università di Messina e di organizzazioni ed associazioni del settore alimentare che tra le iniziative specifiche prevede anche momenti di confronto fra tecnici, studiosi e politici finalizzati alla discussione di problemi inerenti la salvaguardia degli animali autoctoni come serbatoio di biodiversità.
Storia
L’insediamento originario è da ricollegare al popolo dei Sicani, cui fecero seguito i Greci che lo chiamarono “Crastos” per la sua posizione situata su di una roccaforte naturale che si affaccia sulle Valle del Fiume Fitalia. Questo insediamento nel sec. IX venne conquistato e distrutto dagli Arabi che lo fecero risorgere più a valle intorno ad un loro castello dando origine all’attuale città. Sotto la dominazione dei Normanni si ebbe uno sviluppo del perimetro urbano e anche il castello fu ampliato.
I primi Signori di Longi furono la Famiglia Lancia, di origine piemontese trasferitasi in Sicilia al tempo di Federico II di Svevia (Bianca Lancia era sua moglie). Nel XVII secolo la città visse un periodo di prosperità arricchendosi di chiese e di un monte frumentario. Dal 1692 si instaurò il dominio dei baroni Napoli-Papardo. Nel Settecento lo sviluppo architettonico del borgo vide anche la costruzione di una cinta muraria e lo stesso castello fu trasformato in palazzo fortificato. Altre famiglie che nel corso dei secoli dominarono Longi furono i Calcagno, i D’Ossada ed i Loffredo di Cassibile.
Beni Culturali
La Chiesa Madre dedicata a San Michele Arcangelo, sovrasta la piccola piazza antistante da cui si accede al portale attraverso due monumentali scale simmetriche in pietra marmorea locale. Essa risale al sec. XVIII e presenta una pianta latina a tre navate terminanti con absidi contenenti altari minori. Il presbiterio è delimitato da un grande arco trionfale decorato con stucchi. Bellissimo il coro ligneo finemente intagliato, realizzato dall’artista messinese Cristoforo Venaria nel 1654, e il soffitto a cassettoni dipinto dell’abside centrale. L’organo è del 1631 e presenta una paratia suddivisa in pannelli dipinti e decorati. Arredano le pareti due belle tele di G.Tomasi da Tortorici raffiguranti le “Anime del Purgatorio” e la “SS.Trinità” nonché una tela di P.Novelli raffigurante il “Martirio di San Sebastiano” e una commovente “Deposizione”. Da ammirare ancora una bellissima statua marmorea di scuola gaginiana (sec.XVI) della Madonna col Bambino ( chiamata del Perpetuo Soccorso), una lignea di San Michele Arcangelo ed un SS. Crocifisso, a grandezza naturale, attribuito allo scultore palermitano Vincenzo Genovese. Infine la statua di San Leone Vescovo che risale al sec.XVIII , chiusa in una teca, che raffigura il Santo benedicente seduto su di un trono con vestito di preziosi paramenti vescovili.
La chiesa dell’Annunziata risale al 1857 e presenta un impianto di tipo paleocristiano con un bel portale in marmo con timpano sormontato da una finestra in stile. La sola navata termina con un’abside sul cui altare si trova la fine statua in marmo della Madonna Annunziata di Antonello Gagini e completata dai figli Antonio e Giacomo nel 1534.
La Chiesa del SS.Salvatore era ancora in costruzione quando venne interessata da una frana nel 1851. I lavori non furono mai più completati. Era impostata su tre navate ed otto altari laterali. Il campanile era con tetto a cuspide piramidale. Oggi viene utilizzata come spazio per eventi e manifestazioni varie.
Il castello risalente tra l’VIII ed il IX secolo è stato in seguito ingrandito e trasformato nel ‘700 in palazzo fortificato. I resti di una finestra ad arco a sesto acuti mette in evidenza le sue origini normanne. La parte artisticamente più importante è quella settecentesca all’interno della quale vi sono due grandi stanze con pregevoli affreschi ed una porta intercomunicante intagliata e decorata. Annessa ad esso è la coeva Chiesetta di S. Caterina.
Da segnalare infine il suggestivo Monumento ai Caduti in guerra realizzato nel 1920 . Consta di un basamento in marmo bianco su cui è collocata una statua di donna simboleggiante la “Vittoria”. Ai lato del monumento sono posti die pezzi di artiglieria da 47 mm quali residuati bellici.
Tradizioni
Le tradizioni più importanti di Longi sono legate alle ricorrenze della Settimana Santa. Si inizia la Domenica delle Palme quando ha luogo la processione di Gesù con gli Apostoli impersonati dai confrati del SS. Sacramento. Tra essi si distingue Giuda che viene ripetutamente colpito dai fedeli con rami d’ulivo per indurlo al pentimento. A fine processione, giunti sulla soglia della Chiesa Madre, gli apostoli si inginocchiano e baciano un fazzoletto sul quale sono sparse alcune foglie di ulivo. Anche Gesù lo bacia ma a quel punto Giuda gli getta in faccia le foglie a simboleggiare l’avvenuto tradimento. Il Giovedì Santo dopo il rito della “lavanda dei piedi” il Cristo con una croce sulle spalle inizia il suo cammino lungo le vie del paese seguito da tre incappucciati “afflizianti” e dai fedeli in processione che intonano canti dialettali e preghiere.
La mattina del Venerdì Santo i confrati del SS.Sacramento danno vita alla “cerca” un rituale che prevede una autofustigazione con catene mentre sono alla ricerca del Cristo Morto. La sera invece si svolge la commovente processione dell’Addolorata che accompagna l’Ecce Homo, la Croce e Gesù riposto nell’urna; il tutto alla luce di fiaccole e lumini che due ali di fedeli portano in mano.
Nel giorno di Pasqua un momento di particolare suggestione è quando avviene nella piazza centrale del paese l’incontro “u scontru” tra la Madonna Addolorata e Gesù Risorto, evento che genera un momento di intensa commozione generale tra i tantissimi devoti che vi assistono.
Ma la festa più importante dell’anno, anche perché contemporanea ad altre manifestazioni estive di spettacoli , sagre, serate danzanti ed altro, ricorre il 22 e il 23 agosto quando vengono portate in solenne processione congiuntamente le tre statue di San Francesco di Paolo, Il SS. Crocifisso ed il Patrono San Leone Vescono.
Quest’ultimo viene portato in processione anche il 20 febbraio e la prima domenica di maggio su un artistico Fercolo, per le vie principali del paese, seguito da numerosissima e devotissima folla.
Mazzi di spighe, intrecciati con perizia ed arte e offerti dai contadini in segno di ringraziamento per il buon raccolto, ornano la "vara", sulla quale stanno seduti i bambini che vengono affidati al Santo mentre gli uomini assolvono il voto portando a spalla nuda la pesante "vara", mentre le donne seguono scalze (un tempo andavano nude, avvolte in lunghi, ruvidi e pesanti mantelli di feltro).
I longesi tributarono onori divini a San Leone poiché il 15 marzo del 1851, dopo averlo invocato, il Santo bloccò una terribile frana che aveva compromesso gran parte dell’abitato. Da allora ne diventò Patrono.