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Galati Mamertino

 

di Michele Cappotto

 

 

Altitudine: 790 s.l.m.

Etimologia: Il nome Galati deriva dall'arabo “Qual'at'” che vuol dire "rocca" e si riferisce all’acrocoro su cui sorge il castello quale nucleo originario del borgo. L'appositivo "Mamertino" invece si ricollega agli antichi guerrieri di origine campana che nel III sec. a.C. si impadronirono della colonia greca di Messina e che professandosi discendenti del dio Mamerte (o Marte), assunsero la denominazione di “Mamertini”.

Abitanti: galatesi (2.907 unità nel 2009)

Densità: 74 Km/q

Patrono: S. Giacomo Apostolo (festa il 13 agosto);

Ambiente e risorse:
Galati Mamertino presenta come attività economica principali l'agricoltura ed l’artigianato. Le colture prevalenti sono le nocciole, le castagne e le olive. Di qui una eccellente e rinomata produzione di olio. Notevole, per qualità e quantità, è poi la coltivazione della vite, buona da mangiare ma anche per il vino che se ne ricava. In primavera caratteristiche sono le raccolte di fragole, fichi, mele, e fichi d'India. Nei boschi si scoprono i deliziosi funghi porcini dal gusto insuperabile. È presente inoltre l'allevamento di bovini ed ovini grazie alle numerose aree adibite a pascolo, da cui si ricavano ottime carni e prodotti caseari di vario tipo. Galati Mamertino fa parte del Parco dei Nebrodi che vanta una particolare caratterizzazione per la varietà delle culture e della fauna.

Personaggi illustri:
Giovanni Crimi, abate e patriota, nato a Galati Mamertino il 16 Dicembre 1794, consacrò tutta la sua vita alla fede e alla causa dell'indipendenza italiana.
Protagonista come carbonaro durante i primi moti insurrezionali in Sicilia, il Crimi fu ferito nel 1823, ed insieme ad altri compagni, fu condannato a morte, pena che successivamente gli venne trasmutata in ergastolo. Rimase per 24 anni nel carcere duro di Santo Stefano dove subì le più terribili angherie e le umiliazioni. Fu scarcerato nel 1845 e gli fu concesso di tornare nel suo paese, dove trovò con amarissima sorpresa che i suoi beni erano stati depredati e venduti e per due anni dovette "mendicare un pane dalla pietà dei fedeli". Il I° Settembre di due anni dopo, partecipò ai moti di Messina e Reggio. Catturato e ancora condannato a morte, gli fu sospesa la condanna in occasione del Genetliaco del Re Ferdinando. Partecipò pure a una seconda sommossa a Messina. Invecchiato dalle lotte sostenute, provato dal carcere duro e dal crollo del sogno dei suoi ideali, tornò sui monti di Galati per chiudere nel 1854 la sua tormentata esistenza.

Gero Costanzo cantante lirico di fama internazionale esibitosi con grande prestigio nei più grandi teatri del mondo. Dopo gli studi a Palermo e a Milano, debuttò a Trapani. Fu poi ingaggiato dal Teatro Reale dell'Opera, a Roma, nel Rigoletto, nella Boheme e nel Don Pasquale. I successi di Venezia (La Fenice), Palermo e Bari si aggiunsero ben presto all'elenco dei teatri che lo osannarono ed acclamarono. Alla Scala di Milano si esibì nei Pescatori di Perle di Bizet.
Il tenore Costanzo incise numerosi dischi per la Casa Cetra e dappertutto gli furono riconosciute doti di alta classe, tanto da essere considerato uno dei più grandi cultori dell'arte lirica.
Volle trascorrere gli ultimi anni della sua vita nel suo paesello, Galati Mamertino, dove visse da bambino e da dove emigrò in America.
Persona garbata e socievole, non ostentò mai i suoi grandi meriti, anzi la modestia, forse a volte eccessiva, fu tra le più belle qualità che lo distinsero per tutta la vita.

Curiosità: un piatto tipico della cucina galatese è  le “Frittole con fagioli” : esso consiste in fagioli bolliti insieme a pomodoro, carote, patate, sedano ed altre verdure a cui sono aggiunti i piedi, la lingua e la parti grasse del maiale.

 


 Storia

Il borgo sorse in età araba attorno al castello (890) difeso da una cinta muraria nel breve tratto accessibile a sud.

Nel 1124 Adelasia, moglie di Ruggero I Gran Conte di Sicilia, vi fece costruire il priorato dedicato a S. Anna, a cui lei era devota. Nel 1320 fu ceduto da Federico II d’Aragona, a Blasco Lancia. A questi seguì la Famiglia degli Squilli fino al 1664 quando fu acquistato da Don Filippo Amato, il quale nello stesso anno ottenne il titolo di Principe dal re di Spagna.

Divenuta principato Galati ebbe in seguito altre tre baronie i "Capritti", i "Marchiolo" e i " Parrinelli" infine il titolo principesco passò alla famiglia De Spuches. Nel 1912 al termine Galati fu aggiunta la denominazione di Mamertino.

 


 

 Benti Culturali

La Chiesa Madre, di stile rinascimentale, sorge nella piazza principale della cittadina ed è dedicata all'Assunta. L'interno è a tre navate su colonne a croce latina. In essa si conservano importanti opere d'arte tra le quali spiccano due gruppi marmorei bianchi della Bottega dei Gagini: il primo raffigura “l'Annunciazione” (1552), il secondo “la Trinità” (1535). Di notevole pregio sono anche una tela di Gaetano Mercurio (1774) raffigurante l'Immacolata e una tela raffigurante il Martirio di Sant'Agata di Pietro Novelli. Si possono poi ammirare varie tele firmate e datate da Giuseppe Tresca (1753-1818) una statua barocca di San Giacomo Apostolo, una di S.Rocco ed una scultura lignea di scuola fiammingo-renana raffigurante San Sebastiano (1480) collocata nell’Altare del Sacramento anch’esso in legno risalente al XVII secolo.

Castello Arabo-Normanno fu per quattro secoli la vita feudale di Galati. Si tratta di una imponente costruzione posizionata su di uno spuntone roccioso. Di esso oggi esistono solo i ruderi poiché tutto è andato in rovina a causa del tempo e dell’abbandono avvenuto nel corso del XVII secolo. Esso fu edificato dagli Arabi (sec.XI) sotto la dominazione dei quali potrebbe aver preso il nome l'intero abitato. Il castello aveva molte stanze e cisterne ed anche le prigioni. Nella parte di nord est esistono i ruderi dell'abside di una cappella normanna interna ad esso dedicata all'Arcangelo San Michele. Dal castello si poteva controllare tutto il territorio circostante fino alla costa, di concerto con quello di San Salvatore di Fitalia (Bufana) e di Frazzanò (Beddumunti).

La Chiesa di S. Caterina è molto antica, fu restaurata nel 1581. All’interno tra eleganti colonne in stile corinzio, custodisce una statua gaginesca della Santa titolare (1550), una statua lignea dell’“l’Immacolata” (1808) opera di Girolamo Bagnasco, un Crocifisso ligneo del XVII secolo della bottega di Frà Umile di Petralia dall'anatomia precisa e commovente, forse l’opera più bella del Frate madonita, e alcune ammirevoli tele, tra cui la “Madonna col Bambino” del Tresca (1753) ed il “Trapasso di S.Anna” (ignoto del sec.XVIII).

Chiesa del Rosario (già chiesa di S.Martino) è una semplice realizzazione novecentesca. Essa tuttavia contiene varie opere antiche e di pregio, tra cui, la statua marmorea della Madonna delle Grazie (o della Neve), bellissima opera di Antonello Gagini (1534), la statua barocca di San Rocco, il gruppo scultoreo in legno raffigurante Gesù che consegna le chiavi a San Pietro (opera di Gabriele Cabrera di Naso del 1666). Da ammirare altresì un armadio in legno di artigianato locale, posto in sacrestia, realizzato nel 1831, il coro ligneo, il pulpito e la “Porta Santa”. La Chiesa di S. Luca, in stile rinascimentale, è da tempo sconsacrata. Imponente la sua elegante scalinata realizzata in pietra locale.

Nell'ambito del patrimonio architettonico civile troviamo il Palazzo De Spuches (Palazzo del Principe) sontuosa costruzione del 1622 che Don Filippo I Amato fu il primo ad abitare. Essa rimane isolata rispetto agli altri coevi palazzi baronali (Palazzo Marchiolo e Palazzo Parisi) che a seguire delimitano da un lato l’ampia piazza S. Giacomo formando nel loro insieme la cd. “Palazzata baronale”. Il Palazzo è formato da numerose stanze, compreso il grande salone dove il Barone o il Principe oltre alle feste, teneva i suoi consigli di governo insieme coi Nobili e i Dignitari e dove nominava i Magistrati. D

al cortile interno dove si affaccia l’elegante e famosa loggia con “bifora” che si ispira al Montorsoli, si accedeva alle scuderie , ai magazzini e alle abitazioni delle servitù.  Successivamente fu residenza di altri rinomati casati nobiliari quali gli Squiglio, i Lanza, i De Spuches, i Marchiolo e infine i fratelli Stazzone. Questi ultimi vendettero il palazzo alla Regione Siciliana che lo cedette all'Amministrazione Comunale per l'esercizio delle attività culturali e per essere adibito a sede del centro Museografico Polivalente della Valle del Fitalia, con sale riunioni e convegni, Biblioteca Comunale ed archivi vari. In posizione dominante sui quartieri del paese ma meno elevata rispetto al castello (in evidente subordinazione) si trova la sede della storica Universitas Galatensis edificata nel secolo XIII di cui oggi rimane solo la cd. Loggia dei Bandi formata da tre archi romanici rivolti ai tre quartieri che costituivano l’antico centro medievale interno alla cinta muraria. Da questa loggia venivano letti i bandi dei Signori del paese per essere portati a conoscenza dei sudditi.

Oggi sono ancora visibili due due dei tre archi mentre del terzo ne rimangono tracce inglobate all’interno dell’adiacente fabbricato cinquecentesco. Il panorama culturale infine offre altri due siti di grande rilievo: il Museo di oggetti di vita contadina sito presso il “ Palmento” cioè una serie di antiche strutture ed ambienti usati per la lavorazione dell’uva e vinacce; la Sezione Paleontologica del Museo Geologico Gaetano Giorgio Gemellaro di Palermo ove sono visibili interessantissimi reperti preistorici del mondo minerale, vegetale ed animale tra cui spicca un esemplare di Elephas Mnaidriensis vissuto in Sicilia circa 200.000 anni fa.

 

 

 

 

 

Ultima modifica il Domenica, 09 Ottobre 2016 09:38
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